Serie TV > The White Queen
Ricorda la storia  |      
Autore: Ormhaxan    18/08/2014    4 recensioni
Dal testo: "In questi anni ho scoperto che fare il prete può essere un lavoraccio alle volte, ma più di ogni altra cosa ho realizzato che essere un fratello – maggiore o minore non importa – è il mestiere più faticoso di tutti."
Una OS senza pretese, leggera, con protagonista un inedito Edmund Plantageneto che, spero, vi farà ridere e apprezzare il quarto figlio di York.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edmund Plantagenet, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 







 

Yorkshire, paese non specificato nella campagna inglese, anni ‘60
 
 
 
 

Alzo il capo e respiro a pieni polmoni l’aria fresca del mattino. Una piacevole brezza mi accarezza il viso, mi scompiglia i ricci biondi e i raggi caldi e obliqui del sole illuminano le vetrate della chiesa di cui sono parroco da quattro anni. Il mio nome è Edmund York, e sono il terzo figlio di Richard York, Conte di Rutland, e Cecilia Neville, sua contessa, moglie e madre dei suoi sette figli. Ho due fratelli più grandi, Anne ed Edward, e quattro più piccoli; sono anche il loro parroco, ovviamente, il loro consigliere, il custode dei loro segreti. Quando i miei fratelli hanno problemi, si cacciano in qualche pasticcio, vengono sempre da me, a volte in cerca dell’assoluzione, altre semplicemente per sfogarsi e cercare consiglio da una persona – ovvero il sottoscritto – che considerano più saggia di loro. Io, personalmente, non mi sento affatto saggio, e spesso vorrei non essere prete, vorrei non avere una famiglia così complicata, piena di drammi e tragedie di ogni tipo. Ma per quante ne abbia viste e sentite, niente è paragonabile a ciò che mi sarebbe capitato in quella apparentemente tranquilla giornata primaverile, quando mio fratello Edward arrivò da me con un sorrisetto stampato in viso che non prevedeva nulla di buono e una richiesta che non avrei potuto mai e poi mai rifiutare.

“Conosci Elizabeth Gray, fratello?” mi chiede Ned mentre siamo seduti al primo banco della chiesa vuota, mentre mi accingo ad ascoltare le sue confessioni in quella sottospecie di confessione improvvisata.
“La vedova Gray, intendi? - chiedo, mentre nella mia mente si forma il bel viso della giovane donna rimasta vedova da qualche anno e con un figlio da mantenere - Viene spesso in chiesa, quasi tutte le domeniche, ma non vedo come questo possa interessarti, fratello.”
Ned ritorna a sorridere, ancora una volta percepisco una brutta sensazione, un sesto senso che mi mette in guardia: “Io e Mrs Gray ci frequentiamo di nascosto da qualche mese.” Rivela, come se fosse una cosa da nulla.
“Tu cosa? - i miei occhi si sgranano, probabilmente ho alzato troppo la voce, e mi faccio il segno della croce chiedendo scusa al Signore - Sei serio, sei impazzito?” chiedo in un bisbiglio, accertandomi che nessuno sia entrato.
“Più che serio, fratellino. La amo, sono follemente innamorato di lei e la voglio sposare.”
“Tu sei pazzo, Ned, completamente folle se pensi che i nostri genitori acconsentiranno a un matrimonio del genere. Quella donna è vedova, la sua famiglia ha umili origini, mentre noi… voi – mi correggo, poiché io ho rinunciato ai titoli e alle ricchezze quando ho deciso di prendere i voti – siete una delle più ricche famiglie dello Yorkshire.”
“Non mi importa, e poi non posso più tornare indietro: Elizabeth è incinta, e dobbiamo sposarci al più presto, entro la fine del mese.”
“Ossignore!” esclamo, facendomi il segno della croce: “Tu sei completamente pazzo, un irresponsabile senza nulla in testa. Come diavolo… come – scuoto la testa: parlare con Ned è come parlare al muro – Lascia perdere! E, dimmi, sei venuto qui per chiedermi cosa?”
“Per pregarti di celebrare le nozze. – mi posa una mano sulla spalla, mi guarda con i suoi occhi verdi, con quello sguardo a cui nessuno resiste, a cui io non ho mai saputo dire no, e so di essere spacciato – Ti prego, Ed, fallo per me. La amo moltissimo, nonostante tutto, e voglio renderla una donna onesta.”
Sospiro, rivolgo il mio sguardo all’altare, alla croce su cui c’è nostro signore, e so già quello che devo fare, quello che lui farebbe: “Bene, va bene, ma prima voglio parlare con lei, voglio che venga a confessarsi e voglio conoscerla.”
“La farò venire oggi stesso, per l’ora delle confessioni.” Ned si alza dalla panca, mi abbraccia con trasporto e sorridendomi dice: “Grazie, Ed, grazie per non avermi girato le spalle.”
“Dovere. E, Ned, tutto quello che ci siamo detti rimane nel confessionale.” Dico, tranquillizzandolo, facendogli capire che non lo dirò a nessuno, tantomeno a nostra madre.
Nostra madre: quando lo verrà sapere andrà su tutte le furie, e io prego di essere il più lontano possibile dalle sue ire quando questo accadrà.


 
**



“Perdonatemi, padre, perché ho peccato.” La donna appena entrata nel confessionale si fa il segno della croce e congiunge la mani mantenendo il capo basso.
Nonostante il velo nero che le copre i capelli color dell’oro, riconosco subito Elizabeth Gray, la donna di trent’anni che ha stregato mio fratello.
“Mrs. Gray, la stavo aspettando con impazienza. – confesso con una punta di sarcasmo, osservandola attraverso la grata che ci divide – Ditemi, mia cara, quali sono i vostri peccati?”
“Ho giaciuto con un uomo più giovane di me, ho ceduto alla lussuria, e ora il Signore mi fa pagare il prezzo: aspetto un figlio da questo uomo, e anche se dovrei esserne pentita non lo sono. Ne sono felice, felice come da tempo non mi sentivo. Amo tantissimo Edward, con lui mi sento nuovamente una donna, mi sento amata e anche se alcuni pensano che io sia maledetta, che mia madre sia stata una strega e che io sia come lei, posso giurare che non lo sono.”
“Ma certo che non lo siete, Elizabeth: siete solo una donna innamorata.” Dico, sorprendendo anche me stesso: nel vedere i suoi occhi blu illuminarsi mentre parlava di mio fratello ho capito immediatamente che i suoi sentimenti sono puri, che l’amore che mio fratello nutre per lei è ricambiato.
“Però questo bambino non può e non deve nascere al di fuori del sacro vincolo del matrimonio – avverto severo, sempre più convinto a celebrare il matrimonio di mio fratello – ed è per questo che tra una settimana verrete da me, alle prime luci dell’alba, a celebrare la funzione. Con voi, voglio che vengano due testimoni.”
“Posso chiedere a mia sorella Kat di accompagnarmi. Lei è l’unica che sa…”
“Molto, molto bene. Anche Ned sicuramente troverà qualcuno, magari Will o nostro fratello Dickon.”
“Grazie, padre, per essere stato così comprensivo e aver capito. - ringrazia, mentre un sorriso compare sul suo bel viso - Ma come dovrò chiamarla dopo: padre o fratello?”
“Come più le farà piacere, mia cara sorella.” Sorrido a mia volta, e dopo aver perdonato i suoi peccati la lascio andare, lascio che vada dal suo futuro sposo che di sicuro la starà aspettando da qualche parte, forse sotto quella quercia di cui Ned mi ha parlato il giorno prima.



 
**



Alla fine si sono sposati, mio fratello ed Elizabeth Gray, e hanno avuto la loro bambina, chiamata anche lei come sua madre, Elizabeth, ma che tutti chiamiamo Lizzie. Ovviamente, mia madre ha dato di matto, e mio padre ha minacciato Ned di diseredarlo e di averlo coperto di vergogna. Mio fratello, in effetti, era stato promesso alla figlia maggiore di Richard Neville, Isabel, di cinque anni più giovane di lui e coetanea di mio fratello George, ma il “colpo di testa” – come lo aveva definito mio padre – aveva mandato a monte tutti i piani e ferito nell’orgoglio Mr. Neville, il quale per vari mesi non ha più scambiato parola con mio padre. Neanche Ned e i miei genitori si sono parlati per molti mesi, e solo due mesi dopo la nascita di Lizzie hanno tentato e stanno tentando tutt’ora una riappacificazione che, lentamente, sta iniziando a dare i suoi primi frutti.

E’ inverno adesso, è il 1967, e non manca molto a Natale, alla nascita di Nostro Signore. Quella mattina, mentre sono indaffarato con il coro della chiesa, mia sorella Margaret, affettuosamente chiamata Maggie, entra di soppiatto nella chiesa e chiede di poter parlare con me, di potersi confessare con il suo “adorato” fratello. Maggie è sempre stata brava con le adulazioni, sa di essere la mia preferita tra le mie sorelle, e quindi sono costretto a scusarmi con il coro e prendere congedo per dedicarmi alla mia sorellina.

“Allora, sis, qual è il problema che tanto ti affligge?” chiedo, mentre passeggiamo sottobraccio nel giardino innevato antistante alla chiesa.
“Hai presente Charles Martin, il francese che si è trasferito con la famiglia dalla Borgogna  una decina di anni fa?”
“Non starai parlando di Charles “il temerario”*, quel pallone gonfiato di un damerino da strapazzo?” chiedo, non avendo mai sopportato quel francesino e la sua famiglia sin da quando ero un ragazzo.
“Ed!” Maggie mi riprende, sembra irritata: “Non parlare così di lui: Charles è gentile, affettuoso, e molto, molto bello.”
“Ossiognore!” esclamo, mentre una tremenda voglia di strapparmi i capelli mi assale: “Non ti sarai innamorata di quel damerino, vero?”
“E invece sì!” risponde, piccata, e vorrei prendermi a sberle nella speranza che sia un sogno. Perché, tra tutti quanti, proprio Charles? “E lui ha chiesto la mia mano l’altro giorno. Tra una settimana andrà da papà a chiederla ufficialmente, ed io…. – sospira e si tormenta le mani, nervosa – Io ho una paura tremenda, Ed! E se rifiutasse?”
“Non rifiuterà.” Rispondo, circondandole le spalle con un braccio e cercando di tranquillizzarla: “I suoi antenati erano dei Duca, loro sono dei Baroni, e papà non si farà scappare un tale pretendente per la sua bambina, non dopo quello che ha combinato Edward l’anno scorso.”
“Ne sei sicuro?” chiede ancora e annuisco. Un istante dopo, Maggie mi butta le braccia al collo e mi abbraccio: “Oh, Ed, sapevo che venendo da te avrei trovato tranquillità. Tu sei sempre così saggio e hai una risposta a tutto.”
“Sì, è vero. – rispondo, mentre mi strofino le unghie all’altezza del petto con fare superiore – Modestamente, sono il migliore!”


 
**



“Devo parlarti!” George non si perde in chiacchiere, arriva subito al punto com’è sempre stato solito fare.
Il mio fratello minore George non ha mai avuto peli sulla lingua, esternamente può sembrare ruvido, saccente e polemico, ma io so che ha un cuore d’oro e che ama la sua famiglia quanto la amo io.
“Buongiorno a che a te, fratellino. Io sto bene, tu come stai?” chiedo, provocandolo deliberatamente e ridacchio quando la sua fronte si aggrotta.
“Non burlarti di me, Ed, non oggi!” esclama impettito.
“Perché non oggi? E’ una così bella giornata estiva: il cielo è blu, i prati sono in fiore e gli uccellini cinguettano sugli alberi.”
George si guarda attorno con aria furtiva, si avvicina a me e bisbiglia: “Ho bisogno di parlarti, di una confessione. Per favore, spostiamoci in un luogo appartato, magari nel confessionale.”
Roteo gli occhi, sospiro e con un cenno del braccio lo invito ad entrare in chiesa, a seguirmi fino al confessionale.
“Allora – riprendo, dopo essermi seduto e aver aperto la grata che ci divide – cosa ti affligge così tanto, fratellino?”
“Hai presente Isabel Neville, vero?” chiede in modo retorico e ovviamente io annuisco. Conosco Isabel da quando è nata, lei e sua sorella Anne sono un po’ come delle sorelline per me: “E sai anche che da qualche mese nostro padre si è ricongiunto con Richard Neville.” continua e ancora una volta annuisco.
“Arriva al punto, Georgie, non tergiversare e non fare drammi inutili: cosa sei venuto a dirmi?”
“Hanno combinato un matrimonio tra di noi, per me e Isabel. Io, per volere di mio padre, dovrò sposare quella ragazzina.”
“La ragazzina, come la chiami tu, ha solo un anno meno di te, ed è una delle ragazze più dolci che abbia mai conosciuto. Inoltre, ha da sempre un debole per te, proprio come Anne ha un debole per Dickon.”
“Già, ma la differenza è che io non sono Dickon, io non ho un debole per lei. Insomma, è così frivola, alle volte sciocca, e poi ogni volta che mi vede mi sta sempre addosso, non mi lascia un attimo libero e mi da il tormento.”
Trattengo malamente una risata, scuoto la testa: “Oh, George, ed io che pensavo che l’adulazione fosse ciò che adori di più.”
“Io lo chiamerei tormento più che adulazione.” Precisa, incrociando le braccia al petto e sbuffando: “Non la sopporto!”
“Ma davvero?” chiedo retoricamente, inclinando il capo: “Io, invece, credo che tu abbia solo paura di te stesso, dei tuoi sentimenti. Credo che hai paura di mostrarti umano, credo che tu abbia paura di ammettere a te stesso che con Isabel saresti felice, molto felice, che quando sei con lei stai bene, che ti lusingano le sue premure e le sue attenzioni.”
“Io…” George cerca di ribattere, prova disperatamente a negare, ma alla fine ci rinuncia e sbuffa: “Dannato te, Ed, dannato te per avere sempre ragione su tutto.”
“Allora lo ammetti: ti piace?” lo sto provocando, gli sto facendo saltare i nervi, ma non posso farne a meno: ho sempre adorato farlo innervosire.
“Certo che mi piace. Insomma, l’hai vista? Occhi da cerbiatto, lunghi capelli biondi e un sorriso che scioglierebbe anche la neve. Ned è stato uno sciocco a farse la scappare, ma io non sarò altrettanto sciocco.”
“Allora vai, cosa stai aspettando? Vai da lei e dille quanto sei contento di essere il suo fidanzato, di sposarla. Sono sicura che la renderai la ragazza più felice dello Yorkshire, dell’Inghilterra intera.”


 

**


“Ed?” non sento quella timida voce da un po’ di tempo, ma questo non mi impedisce di riconoscerla subito.
“Izzy!” abbraccio lo slanciato corpo di Isabel Neville, bacio entrambe le sue guance e le dico: “Che piacere vederti. A cosa devo questa visita?”
“Volevo ringraziarti – risponde, abbassando lo sguardo e fissandosi la punta dei piedi – Sai, l’altro giorno George è venuto da me, e mi ha finalmente confessato i suoi sentimenti, quanto sia contento all’idea di sposarmi, e quando gli ho chiedo chi o che cosa lo avesse spinto a tale atto lui ha indicato il cielo e mi ha sorriso. Da là ho capito che eri stato tu, e volevo ringraziarti.”
“Non c’è bisogno, mia cara, io non ho fatto nulla. Ho soltanto adottato le mie doti di fratello maggiore e l’ho stuzzicato per un pochino.” Sorrido sornione e poso una mano sulla sua spalla: “Sono molto felice per voi.”
“Lo so, ed è per questo che vorrei chiederti di celebrare il nostro matrimonio. – mi sorride dolcemente e chiede: “Vorresti celebrare le mie nozze, Edmund?”
“Ma certo, certo che sì. Ne sarei più che onorato, mia cara Isabel. Dopo tutto, ti ho sempre considerato come una quarta sorella e so che renderai George molto, molto felice.”


 
**


“Non posso crederci, ancora non posso e non voglio crederci! - esclama mio fratello Richard, mettendosi le mani nei capelli - E’ venuta al matrimonio con quell’idiota, quel Lancaster, quel cocco di mamma psicopatico. Anne, la mia Anne, si frequenta con quello sfigato.”
“Dickon, fratellino, non vorrei essere indelicato, ma ti ricordo che quando hai avuto la tua possibilità, la tua occasione di stare con lei, ti sei messo con Cat e lei hai spezzato il cuore.”
“Ma non lo sapevo, non avevo idea, e poi lei aveva solo diciassette anni, non… - sbuffa pesantemente, si morde un labbro - All’epoca per me era solo Annie, la mia migliore amica, una ragazzina, mentre ora…”
“Ora ha vent’anni ed è una donna fatta e finita. Ora hai capito di amarla da sempre ma non puoi averla.”
“Ha ragione George: quando fai il saccente sei insopportabile!” esclama, piccato: “Eppure hai ragione, come sempre.”
“Come sempre.” Concordo, anche se mi pento subito di aver sottolineato troppo la cosa quando vedo il suo viso affranto.
Ho sempre avuto una predilezione per Dickon, per quel ragazzo taciturno così simile e me in tutto, e vorrei tanto aiutarlo in qualche modo: “Sei sicuro che sia una cosa seria, che non sia solo una frequentazione?”
“N-non so… forse, potrebbe essere. So che suo padre non lo ha in simpatia, che odia quella donna senza scrupoli di sia madre, ma non so altro.”
“Allora, forse, dovresti giocare d’anticipo.” Un’idea improvvisamente si accende nella mia mente, una soluzione al problema.
“Conosco quell’espressione: cosa ti frulla nella testa, Ed?”
“Potresti chiedere a Richard Neville la sua mano, chiedigli di fidanzarti con Anne. Lui ti considera come il figlio che non ha mai avuto, e da sempre spera di vedere le sue figlie sposate con due dei figli di York.”
“Ma Anne non acconsentirà mai e poi mai, mi urlerebbe dietro, sarebbe persino capace di darmi un ceffone o spintonarmi come faceva quando eravamo piccoli.”
Le immagini di loro due, bambini, che giocavano insieme nelle tenute dei Neville e dei miei genitori mi fanno sorridere; Richard veniva costretto da Anne alle peggiori torture, e lui in risposta le tirava le trecce e la diceva che era una piccola strega.
“Forse, ma è un tentativo che va fatto. Te la senti di rischiare, Dickon, di metterti in gioco per vincere la mano e il cuore della tua amata Anne?”
“Certo che sì. Farei di tutto per lei, e se il premio è il suo cuore, il suo amore, non saranno certo minacce, urla e qualche schiaffo a fermarmi!”



 
**



“Tuo fratello è impazzito!” esclama Anne, entrando come una furia nel confessionale. Non mi sorprende vederla, a dire il vero la stavo aspettando da qualche giorno.
“I miei fratelli sono tutti pazzi a modo loro: tu di quale stai parlando?”
“Di Dickon, ovviamente! Di chi altri potrei mai parlare?” sembra trafelata, i suoi occhi blu sembrano aver visto un fantasma.
“Cosa ha fatto il mio fratellino questa volta per farti arrabbiare, dolce Annie?”
“Lo sai!” esclama, assottigliando lo sguardo e corrugando la fronte: “Non fare finta di nulla, Ed, perché non ci casco. Lui sarà sicuramente venuto da te, prima, a confidarsi. Tu sai cosa ha fatto, cosa ha chiesto a mio padre.”
“E…?” la invito a continuare, ammettendo indirettamente la veridicità delle sue accuse.
“Vuole sposarmi, Ed, vuole che diventi sua moglie. Mi ama, lo ha detto a mio padre e anche a me poco dopo.”
“E tu, tu cosa gli hai detto?” chiedo curioso: questa confessione si sta trasformando in un gossip e la cosa non mi dispiace.
“Gli ho detto che è pazzo, e poi gli ho dato una sberla e l'ho spintonato!” risponde e io scoppio a ridere benché questo non sia un atteggiamento professionale, da confessore: “Ed!”
“Scusami, scusami Annie, è solo che…” abbasso lo sguardo, mi ricompongo: “Avevo previsto una cosa del genere, e non mi stupisco. Quello che non so, però, è cosa pensi tu. Un tempo lo amavi, Richard, e ora?”
“Ora mi frequento con Edouard, lo sai benissimo. Richard ha avuto la sua occasione, e ora non può… lui non ha il diritto, lui…”
“Lo ami ancora, vero?” chiedo con dolcezza e compassione, osservo Anne stringere i pugni e abbassare lo sguardo: “Non hai mai smesso.”
“Mio padre approva, desidera questo matrimonio ma l’ultima parola sta a me. Sono io che devo scegliere, che devo seguire il mio cuore.”
“E cosa ti dice il tuo cuore?” chiedo, senza giri di parole, senza addolcire la pillola.
Anne alza lo sguardo, i suoi occhi sembrano velati ma non so se per tristezza o per gioia, a causa di un sentimento a cui neanche lei sa dare un nome. Prende un respiro profondo, sorride lievemente, e guardandomi negli occhi finalmente ammette: “Richard.”

 

**


E così tra qualche mese dovrò celebrare un altro matrimonio, il quarto dopo quello di Ned, Maggie e George, e non potrei esserne più lieto. Tutti i miei fratelli hanno trovato la loro anima gemella, e posso dirmi orgoglioso di loro e prendermi un piccolo merito per averli indirizzati sul sentiero giusto, verso la felicità. In questi anni ho scoperto che fare il prete può essere un lavoraccio alle volte, ma più di ogni altra cosa ho realizzato che essere un fratello – maggiore o minore non importa – è il mestiere più faticoso di tutti.  



____________________________________________________________________________________________________________

*Charles I di Borgogna, marito di Margaret York, venne chiamato "The Bold", il Temerario.


Angolo Autrice: Questa è davvero una follia che mi è uscita parlando in chat con Vale (theIrydioner) e che le dedico, quindi prendetevela anche con lei se partorisco queste follie. Non c'è molto da dire: spero che vi sia piaciuta, che vi abbia strappato almeno un sorriso, e ringrazio coloro che sono giunti alla fine e che lasceranno una recensione. Alla prossima ;)
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The White Queen / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan