Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: IMmatura    18/08/2014    4 recensioni
Ormai il mondo sembra sempre più ruotare intorno al denaro, e il potere delle Nazioni dipendere dalla loro economia...ma un giorno tutte le più potenti Nazioni vengono private della loro ricchezza, e il denaro stesso viene svuotato del suo valore. Inizia così un sadico gioco in cui ogniuno dovrà lottare per vincere tutto o per non perdere la ricchezza, il potere...e forse la vita stessa. Chi c'è dietro tutto questo? Come uscirne vincitori e soprattutto...a che prezzo?
Ognuno sarà costretto a fare i conti con se stesso, e con la parte peggiore di se, in un gioco di egoismi e interessi dove l'inganno sembra essere l'unica risposta...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Gioco d'inganni

 

 

Se credi ai sogni sei un uomo ricco; se credi al mondo sei un uomo ricco di sogni. (Anonimo)

 

IX

Si osservavano, quasi sfidandosi ad un duello di sguardi. Le iridi violacee del russo brillavano appena di soddisfazione, mentre stringeva tra le mani quella nuova cassetta. Inizialmente aveva deciso di non dedicarsi più personalmente alla ricerca, ma quel tesoro gli era capitato tra le mani per uno scherzo della sorte, lasciandolo piacevolmente sorpreso. Era un affare di cui voleva occuparsi personalmente. Un affare di tale urgenza da spingerlo a cercare immediatamente Cina, anziché mandarlo a chiamare e portarlo, come aveva fatto con Lituania, troppo vicino al suo nascondiglio. In fondo quell’operazione aveva, si, grande effetto scenografico, ma era anche piuttosto rischiosa. Qualche orecchio indiscreto avrebbe potuto scoprire quanti gettoni fossero stipati nel suo pozzo segreto...

Yao aveva un’espressione indecifrabile. Non ne era ancora certo, ma probabilmente stava per accadere qualcosa di assolutamente inaspettato, ad uno di loro. E quel qualcuno non era lui.

-Sembra che io abbia vinto questa partita.-

-Ne sei sicuro, aru?-

-Eh?- chiese, confuso. -Cosa vorresti dire?-

-Apri lo scrigno...-

Ivan si affrettò a farlo, preoccupato, per scoprire che la scatola era piena di semplici ed inutili sassi. La scagliò a terra. Il contenuto si sparse e il legno stesso andò in pezzi. Feceun passo avanti, calpestandone le schegge e poi, inaspettatamente, sembrò ricomporsi.

-Bel tentativo, aru! Ma devi sapere che mi ero premunito: in una specie di seminterrato ho trovato del materiale avanzato, lo stesso con cui, probabilmente, sono state realizzate le cassette originali. Prendendo la mia a modello ne ho realizzate altre, e le ho sparse per il giardino...anche se ricominciassi a cercare, le probababilità che trovi la cassetta giusta sono poche.- spiegò intanto l’altro.

Un bel piano, bisognava ammetterlo. L’esperienza millenaria di Cina, unita alla sua strabiliante velocità nelle attività manuali, si erano rivelate vincenti.

-Sono impressionato, devo ammetterlo...- riconobbe Ivan, tornando a sorridere. -Vorrà dire che gli altri avranno del lavoro in più da fare.-

-Gli altri?-

Rimase senza parole quando il russo rivelò, con finta noncuranza e un sogghigno leggermente soddisfatto, di avere già tre altri giocatori completamente alla sua mercè. Yao era abbastanza sveglio da intuire chi potessero essere...

Tuttavia non riusciva a capacitarsene: chiunque in una situazione del genere si sarebbe ribellato. L’essenza di quel gioco era proprio poter assumere il potere sufficiente a ribaltare gli equilibri vigenti. Era questo che, nel bene e soprattutto nel male, aveva mosso finora i giocatori. Possibile che Ivan riuscisse ad esercitare un dominio psicologico così forte sugli Stati baltici anche in quelle condizioni. O più semplicemente essi erano talmente abituati a subire da non provarci nemmeno? Erano dubbi che Yao era seriamente interessato a chiarire. Se era vero il detto “il nemico del mio nemico è mio amico”, Cina doveva assolutamente scoprire se in quella coalizione forzata c’era ancora qualcuno disposto a lottare. Soprattutto adesso che era stato evidentemente “preso di mira”.

-Se dovessero trovarli...i gettoni, intendo, ti farò avvisare prima. Nonostante tutto, voglio che tra noi sia uno scontro leale...-

“Sempre che quattro contro uno sia uno scontro leale.” pensò l’asiatico. Il tentativo di fargli abbassare la guardia era tanto evidente da risultare offensivo. Forse vi era anche della sottile provocazione, che preferì non raccogliere. Che andasse a fare con America quei giochettiSi pentì subito di quell’ultimo pensiero, e si morse la lingua. Ci mancava solo una Terza Guerra Mondiale, in quella situazione d’inferno.

Ivan interpretò diversamente quel silenzio. Si adombrò leggermente.

-Non hai alcun motivo per credermi, ma preferirei lo facessi. Il discorso di quel tipo...- iniziò -Sono sicuro che ha risvegliato qualche ricordo anche in te.-

Ideali sepolti, errori, ma anche speranze...tante memorie attraversarono la mente di Cina, che annuì greve. Il movimento fu stentato, quasi meccanico, accompagnato da un deglutire a vuoto. Cosa c’entrava tutto questo?

-Chiunque sia questa persona, non è la prima a credere in un’utopia, non credi? Come non è il primo ad aver aperto gli occhi su come funziona il mondo, e ad aver avuto schifo di ciò che ha visto. Mi sono chiesto come tu abbia fatto, dopo aver capito quel che ho capito anch’io, a rimanere ottimista sulle altre Nazioni. Su quei pagliacci che mi additano come il mostro della situazione, quando sono tutti mostri di egoismo. Non scuotere la testa, ti capisco. Anzi, quasi ti invidio per come riesci ancora a dar loro una possibilità.-

-Se davvero non approvi la sopraffazione degli altri, perché tu per primo...-

-Perché no?- chiese semplicemente Ivan -Perché sorrido mentre lo faccio? Perché ammetto di provare piacere? O perché non sono abbastanza ipocrita da nascondermi dietro discorsi “rispettabili”? La sostanza è sempre la stessa...mi adeguo.-

-Ci si può adeguare anche in altro modo!- protestò Cina. La sua voce era acuta, ma non per questo meno decisa, nell’affermalo. C’era anche tanto di bello da imparare dagli altri. Non era sempre semplice stare al passo, ma era possibile anche farlo con le proprie forze, con i propri sacrifici. Lui aveva guadagnato così il suo riscatto economico, e non gli piaceva sentirsi dire che l’unica strada era, invece, il sopruso. Era incredibile come una rivoluzione partita da pensieri simili si fosse divaricata sempre più fino a portare a risultati così diversi. Yao, quando finalmente aveva abbracciato l’economia di stampo occidentale, l’aveva fatto con entusiasmo, lasciandosi coinvolgere da ogni cosa (fino al punto di imitare un po’ troppo spudoratamente gli altri...), con curiosità verso ciò che gli avrebbe riservato il futuro. Ivan era solo ferito, cupo e disincantato. Chiuso in se stesso e nella sua rabbia che sfogava contro chi poteva, quando poteva. Anche lui adesso era ricco, ma si era inaridito dentro. Era, in fondo, qualcosa di molto triste.

-Vedremo chi di noi due ha ragione. Questo gioco sembra fatto per far soccombere i deboli. Spero per te che essere ancora fiduciosi verso il prossimo non sia quel genere di debolezza fatale...-

 

§§§

 

-Devo ammetterlo. Questo bottino è più che degno della mia magnificenza.- disse Gilbert sogghignando, chino accanto a Matthew sulla buca. Dentro, quattro scintillanti cassette facevano mostra di se, e l’albino sembrava già pronto ad allungarvi mani rapaci quando Matthew lo fermò.

-A-aspetta. Non puoi prenderli adesso!-

-Non avrò un’altra occasione. Se adesso hai scrupoli di coscienza peggio per te, dovevi pensarci prima. Non farmi perdere altro tempo o non avrai la tua parte della torta...- sibilò stizzito l’albino. Proprio non riusciva a capire cosa passasse per la testa di quel tipo. Era rimasto silenzioso per tutto il tempo, dopo aver dato questa fantastica dritta al suo stesso aguzzino, e adesso cercava di fermarlo. O era leggermente dissociato mentalmente, oppure c’era sotto qualcosa. E Gilbert ne aveva abbastanza di rimanere fregato da gente insospettabile. Voleva sapere subito cosa.

-Non voglio nessuna fetta di nessuna torta. Voglio finire il gioco coi miei gettoni, niente di più, niente di meno. Ma non voglio neanche che Russia esca di qui così potente, perché sarebbe un pericolo.-

-Kesesesese! Tutto questo è molto nobile...- lo derise -...ma credo che tu sia un po’ troppo altruista per questo gioco, allora. Così vorresti salvare il mondo dal terribile russo delle nevi, o qualcosa del genere?-

-Non il mondo.- ammise Matthew, con fatica, decidendo di essere il più sincero possibile. -America. Lo so che mi lascia sempre da parte, che è egoista, fastidioso e tutto il resto...ma è mio fratello. Gli voglio bene comunque...un po’...-

-Aspetta, frena...non ti seguo.- ammise Gilbert, prendendosi finalmente il tempo di fissare l’altro negli occhi. Sembrava sincero. Aveva un’espressione dimessa, ma in qualche modo determinata.

-Alfred è ingenuo. Non so come se la stia cavando, ma ho paura possa uscire da qui molto debole. Russia invece sta vincendo alla grande...se dovesse ottenere davvero tutti questi soldi, come pensi li spenderebbe?-

-Vodka.- rispose di primo acchito, per poi aggiungere -...ed armi. Non necessariamente in quest’ordine.-

-E sappiamo entrambi su chi le userebbe per primo...le armi intendo.-

-Oh.-

Già. “Oh.”. Dalla bocca del magnifico lui non era uscito altro.

-Per questo ti chiedo, anzi, ti prego di aspettare. Vorrei che Russia lo scoprisse il più tardi possibile. Che non avesse il tempo materiale di rifarsi, capisci? P-potresti aiutarmi? Non ti chiedo in cambio niente di più di ciò che è mio, puoi tenerti tutto il resto.-

Raramente Gilbert si era sentito così disarmato. Quel ragazzo sembrava un pulcino spaurito che cercava di sbattere le ali per rimanere al di sopra di una fossa di leoni. La cosa incredibile era però che, fino ad ora, sembrava quasi esserci riuscito. In fondo aveva saputo cogliere una buona occasione per ottenere il suo scopo, ed aveva riflettuto bene sul da farsi. Ancora non riusciva a capire fino in fondo se fosse molto stupido o molto furbo. In ogni caso, un’idea bislacca gli attraversò la mente.

-Però, sei un tipo sveglio, eh? L’hai pensata bene...-

-I-io...v-volevo solo...-

-Rilassati. Anch’io ho un fratello, lo capisco benissimo...però, non ho intenzione di ridarti i tuoi gettoni senza un indennizzo. Non posso permettermi cedimenti adesso. Niente di personale. Anzi, in futuro potresti essere un valido alleato per la Magnifica Prussia.-

-Grazie...credo...-

- Non mi sembra tu abbia afferrato...ti ridarò i tuoi gettoni solo ad affare concluso. Inoltre ho da aggiungere una condizione: ti aiuterò a patto che anche tu aiuti me. Una specie di alleanza. Anch’io tengo a West, e per questo sto cercando di non coinvolgerlo...ma un complice potrebbe tornarmi utile. Inoltre quando dominerò l’Europa mi farebbe comodo avere una persona fidata che tenga d’occhio le cose di la dell’Atlantico...Matthew, giusto?-

Aveva ancora in mano i suoi gettoni, ma i suoi discorsi erano evidentemente folli, quasi a livello di delirio. Canada non poteva accettar...aspetta, l’aveva chiamato col suo nome proprio? Era un dettaglio stupido ed insignificante, su cui non avrebbe dovuto concentrarsi, ma che, messo su una bilancia in equilibrio tra il rischio di non rivedere i suoi soldi, e quello di rivederli, ma vedere suo fratello fatto a pezzi da Russia, fece pendere la bilancia dalla parte più impensabile e pericolosa. Accettò, fissando quegli occhi spiritati e di nuovo persi. Come prima, provò una sensazione di empatia. Da qualche parte, in un angolo della sua coscienza, nacque la voglia di aiutare anche lui. Un po’ della sua rabbia, Matthew la capiva. Il timore verso quello strano tipo dall’aria spavalda, ma in fondo sofferente, si era sostituito alla curiosità di scoprire chi era davvero uno dei pochi che, tra le Nazioni, si era ricordato di lui.

 

§§§

 

Dove cavolo si era cacciato quello stupido di suo fratello? Eppure gli aveva detto di non andarsene in giro come nulla fosse. Sicuramente era andato a cercare quel bastardo di un crucco. Romano tirò un calcio ad una pietra per la stizza. Rotolò lentamente sul prato, seguendo la curva declinante del terreno. Era quasi sera, ormai. Il sole si stava a poco a poco nascondendo dietro le colline. Proprio quando stava per iniziare ad imprecare, vide Feliciano venirgli incontro trafelato.

-Ve, scusami, fratellone...mi sono fermato a...-

-Hai fatto tardi per colpa di quel bastardo, non è così? Che ti ha fatto? Ti ha chiesto dei tuoi gettoni?-

-No, niente del genere!- rispose prontamente il minore, sostenendo le domande con aria quasi indignata. -Ludwig non è interessato a queste cose.-

-E ci mancherebbe altro! Non è che gli manchino, i soldi...-

-Non essere così cattivo, Germania sta facendo una cosa molto, molto importante.-

-E cioè?-

-Sta cercando di capire che sta succedendo. Ed anche Inghilterra. Ed io ho fatto tardi per dare loro una mano a esplorare la villa. Domani controlliamo il seminterrato, che è l’unico posto dove non siamo ancora stati, ve...-

-Tu non controlli proprio un cazzo di niente.- sbottò.

-Cosa?-

-Ascoltami.- disse, prendendolo per le spalle, e cercando di non urlare troppo. Non voleva spaventarlo, voleva solo la sua attenzione per fargli un discorso molto, molto serio. -Non mi interessa cosa ha in mente il crucco, o quell’altro bastardo sopracciglione. Tu adesso non muovi un passo senza di me, chiaro. Stavo crepando di ansia prima, e di tutto il tuo discorso ho capito solo una cosa: Germania ti sta di nuovo tirando dentro in un casino.-

-Ci siamo già dentro, da quando siamo arrivati.- protestò Feliciano. Il fratello esitò un attimo, non si aspettava ribattesse. Si aspettava che iniziasse a piagnucolare, o che gli dicesse quanto era “fantastico” il mangia patate. Se non altro, aveva capito che non era il momento di fare gli idioti.

-Appunto non voglio che ti infili ancora di più nei guai. Ogni fottuta volta che sei andato appresso a quello li, sei finito in un casino, e non puoi negarlo. Guardami in faccia, non fare quell’espressione da cane bastonato, perché con me non attacca. Non c’entra niente, adesso, il fatto che Germania mi stia altamente sulle scatole. Esserci amico è una tua scelta, non la condivido, ma ormai c’ho rinunciato a farti cambiare idea. Se, però, per colpa di quello stronzo ti succede qualcosa gliela faccio pagare, sappilo...e stavolta non è una minaccia a vuoto, giuro che lo faccio!-

-Mi sono offerto io. Ho deciso io che voglio aiutare, voglio essere utile, l’ho deciso io!- gridò in risposta Italia, esasperato. -Voglio che questa situazione finisca, così da non dover più far preoccupare te, ne lui, ne nessuno. Anche questa è una mia scelta, ed io ci vado, domani!-

-No!-

-Invece si, ve!- si impuntò. Battè persino il piede a terra con l’aria di un bambino capriccioso. -Ho fatto tutto quello che mi hai detto finora, non ho detto a nessuno dove sono i miei gettoni, non ho detto niente a Germania di Prussia...mi sono fidato di te. Adesso per favore, fidati tu. Non finirò nei guai, te lo prometto.-

Quell’ultima frase la disse con più dolcezza, tendendo una mano verso il fratello che, però, non era proprio in vena di ricevere carezze. Si scostò con uno scatto felino, sbuffando.

-Romano io...ho avuto una piccola idea. Se te la dicessi, sono sicuro che ti sembrerebbe stupida, ma secondo me può funzionare. Non ne ho ancora parlato con nessuno, ma ci ho pensato tanto. Ti prego...lasciami provare a...-

-Vengo con te.- lo interruppe il fratello, stizzito.

-Eh?-

-Domani io vengo con te, che di quella gente non mi fido.-

Italia sorrise felice. Ce l’aveva fatta. Ancora non l’aveva convinto, ma era sulla buona strada, ed era la cosa più importante. L’avrebbe anche abbracciato, ma non aveva molta voglia di ricevere una testata, per cui si trattenne. Tornò a riflettere sulla sua piccola, stupida idea, mentre il fratello lo fissava. Più ci tornava su, più si convinceva che quella strada apparentemente così ovvia, proprio perché nessuno l’aveva considerata, potesse essere quella giusta.

 

 

 

Quando si ha fiducia di poter fare una certa cosa, si acquisterà sicuramente la capacità di farla, anche se, all’inizio, magari non si è in grado. (Ghandi) 

 

 

 

 

 

 

Angolino del disimpegno (presso il Mind Palace di IMma)

La prima scena è quel che è, serviva principalmente per introdurre l’elemento del magazzino, che mi servirà anche nel prossimo capitolo. Inoltre mi piace pensare che, in qualche modo, Ivan abbia un minimo di rispetto in più per Yao. Così ho iniziato a farlo parlare e la cosa si è trasformata in una specie di delirio headcanon. Scusate. Comunque bisogna ammettere che la trovata di Cina è ingegnosa. Non a caso è il più vecchio li dentro...un minimo di esperienza in più lo avrà, no?

Passando a commentare l’improbabile alleanza (non del tutto volontaria) tra Prussia e Canada...visto? Ve l’avevo detto che Canada è buono! Adesso speriamo solo che Prussia non lo rovini. E che la smetta di minacciarlo di non ridargli i gettoni, tanto Matthie è talmente di buon cuore che lo prenderebbe a compassione comunque. u.u

Passando alla terza scena...sappiate che è stata una vera impresa scriverla...ho cambiato idea tante volte su come strutturarla...ma finalmente ce l’ho fatta. Che ne pensate, secondo voi Feliciano è OOC? Ma soprattutto, cosa ha in mente?

A settembre

IMma

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: IMmatura