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Autore: Hi Hood    18/08/2014    0 recensioni
[tratto dalla storia]
“Ash, l’ho perso per sempre ed è colpa mia. Lo so che non ti interessa e che tu mi odi ma ti prego, adesso ho bisogno di te. Sei l’unico che mi capisca” disse Jo singhiozzando.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Broken Heart.


Erano le dieci e mezza del mattino quando qualcuno suonò il campanello di casa Hood, all’interno della quale Calum era ancora comodamente sdraiato nel suo morbido letto. Aspettò qualche minuto prima di alzarsi, sperava che qualcun altro lo facesse al posto suo ma evidentemente era l’unico rimasto in quella casa. Si alzò controvoglia mentre il suono del  campanello continuava a stordire il ragazzo assonnato. Aprì la porta e si ritrovò davanti una ragazza minuta dalla pelle bianca come il latte, i boccoli castani le cadevano morbidi sulle spalle e gli occhi, del color del mare, fissavano divertiti quelli marrone scuro di Calum.

“Ciao Cal!” trillò la mora entrando in quella casa come se fosse sua “Stavi ancora dormendo eh, pelandrone che non sei altro” disse tirandogli un leggero pugno sul petto.

Calum sbuffò, aveva ancora sonno, ma ormai lei era lì e non poteva né voleva mandarla via, così si limitò a rispondere

“Ciao anche a te Jo” per poi stringerla a sé come faceva ogni qualvolta la vedesse. Si vogliono così bene quei due che è quasi impossibile credere al fatto che ai primi anni del liceo si detestassero, la cosa divertente è che nessuno aveva mai capito il perché di quell’odio che nutrivano l’uno per l’altra. Probabilmente non ne conoscevano la ragione nemmeno loro, i diretti interessati.

“Cal” disse Jo ricambiando l’abbraccio “posso stare un po’ qui con te oggi? Non voglio stare a casa con quel coglione di mio fratello, ti prometto che vado via presto anche perché mi devo vedere con Mikey.” Appena finì di parlare fece gli occhi dolci al ragazzo, il quale si lasciò scappare una risata.

“Da quando chiedi il permesso per rimanere in questa casa? Sai che puoi stare qui tutte le volte che vuoi, sei ben accetta in casa Hood” disse il moro sciogliendo l’abbraccio e pizzicando le guance soffici della ragazza, poi proseguì “Quindi vai da Mike dopo?” le chiese dirigendosi verso il salotto e sedendosi, poco delicatamente, sul divano. Jo seguì le mosse dell’amico per poi annuire, le guance le si colorarono leggermente di rosso.

Calum sapeva che la ragazza non voleva più parlare dei suoi sentimenti per Michael, poiché ogni volta che ne parlava o semplicemente ci pensava, la paura che lui non provasse lo stesso aumentava e non le andava proprio di starci male in continuazione.

Per questo Calum si limitò a sorriderle per poi accendere la televisione posta davanti a loro e chiedere all’amica quale film volesse vedere. Nessuno aveva idee e, sinceramente, non avevano proprio voglia di fare niente, nemmeno guardare un film. Si misero a guardare il primo che trovarono e pian piano si addormentarono, uno abbracciato all’altra come sempre.
 
Quando Jo si svegliò erano le tre del pomeriggio, così decise di lasciare casa Hood per recarsi da Michael. Si alzò dal divano facendo attenzione a non svegliare Calum, anche se dormiva così profondamente che nemmeno una trombetta da stadio suonata ripetutamente nelle orecchie lo avrebbe svegliato.
Jo gli lasciò un leggero bacio sulla fronte ed uscì di casa, stava per chiudersi la porta alle spalle ma venne fermata dalla voce di un ragazzo, Luke.

“Hey piccoletta, non chiudere!” urlò Luke correndo verso di lei.

“Ciao LuLu” Jo sorrise all’amico, felice di vederlo.

“Che sta facendo quel babbeo di Calum?” chiese il biondo.

“Sta dormendo Lukey, come al solito” disse la ragazza ridendo mentre l’amico le si avvicinava per salutarla con un bacio sulla guancia sinistra.

“Sbaglio o sei sempre più bassa?” disse Luke osservando quanto piccola fosse Jo in confronto a lui.

“Divertente Hemmings, davvero divertente” in realtà non le dava alcun fastidio essere così piccola, anzi le piaceva pensare a come sembrasse scomparire tra le braccia dei suoi amici, così dannatamente più alti di lei.

Lo vide poi entrare in casa Hood e chiudere la porta, Jo sapeva che il biondo avrebbe svegliato Calum in modo poco carino e che in seguito il moro gliel’avrebbe fatta pagare. In fondo erano fatti così, avevano diciotto anni ma ne avrebbero sempre e solo dimostrati tre. No, probabilmente ancora di meno.

Si diresse con tranquillità a casa di Michael, la quale non distava molto dalla casa in cui Calum stava probabilmente rincorrendo Luke per vendicarsi del modo poco gentile in cui il biondo lo aveva svegliato.

Una volta arrivata entrò in casa senza neanche bussare, la porta era infatti socchiusa. Un giorno o l’altro entreranno dei ladri in quella casa, Michael era forse la persona più sbadata del pianeta.

La ragazza si diresse tranquillamente al piano superiore aspettandosi di trovare un Michael alle prese con la sua playstation oppure stravaccato sul suo letto a due piazze, mentre dormiva russando appena. Per questo, quando aprì la porta della camera dell’amico, rimase stupita nel vederlo intento a dare una sistemata a quella stanza della quale non si vedeva più il pavimento talmente tanti vestiti vi erano sparsi sopra.

“Michael Gordon Clifford!” disse Jo avvicinandosi a lui precipitosamente e appoggiando delicatamente la sua mano destra sulla fronte del ragazzo dai capelli lilla.

Michael la guardò stranito per poi dire “Jo, potrei sapere esattamente cosa stai facendo?”

“Dovrei essere io a chiedertelo, stai riordinando la tua stanza! Eppure non hai la febbre, ho controllato” disse la ragazza strofinandosi il mento cercando un’altra possibile spiegazione a ciò che ‘il suo Mikey’ stesse facendo poco prima.

Michael nel vederla così pensierosa scoppiò in una fragorosa risata, aveva le lacrime agli occhi quando si diresse verso l’amica per abbracciarla e “Scema” le disse in modo giocoso “in realtà non stavo riordinando, stavo cercando il mio cellulare. Non lo trovo più, eppure ero sicuro di averlo messo qui da qualche parte” interruppe, in seguito, l’abbraccio per portarsi entrambi le mani sui fianchi e guardarsi attentamente intorno in cerca dell’oggetto smarrito.

“Michael sei stupido o cosa? Ce l’hai in tasca” Jo non poteva credere che un tale idiota potesse piacerle davvero, al solo pensiero si schiaffeggiò la fronte mentre scuoteva la testa, prima a destra e poi a sinistra.

“Oh” rispose lui per poi sfoggiare uno dei suoi bellissimi sorrisi “Come farei se non avessi te, mia piccola Jo?” la abbracciò di nuovo. Lei amava così tanto quando la chiamava così. ‘Mia piccola Jo’ era piccola ed era anche Jo, ma non era sua. Questo era certo, lui non l’avrebbe mai voluta in quel modo, nel modo in cui la mora avrebbe voluto avere lui.

Passarono diverse ore tra film, risate e coccole. Perché si, Michael forse non avrebbe mai amato Jo ma le voleva un gran bene e non l’avrebbe mai abbandonata, non avrebbe mai potuto farlo perché lei era l’unica a farlo sentire così bene.

Ad un certo punto il ragazzo decise che era arrivato il momento del solletico, si divertiva da matti a sentirla ridere e implorarlo di smetterla perché “Michael mi serve aria per vivere e a meno che tu non voglia che io muoia in questo istante dovresti smetterla!” gli disse una volta.
Questa volta, senza accorgersene, per farle il solletico si sistemò sulla figura minuta di Jo.
Appena cessò di torturarla, la ragazza lo guardò a lungo in quei suoi occhi così belli che non le potevano sembrare reali, lui faceva lo stesso e forse fu proprio questo a far andare la mora fuori di testa. Jo seppe cosa stava facendo solo nell’esatto momento in cui prendendo l’iniziativa, le sue labbra incontrarono quelle del ragazzo sopra di lei. Si soprese di essere riuscita a fare una cosa simile e si sorprese ancora di più sentendo che Michael stava ricambiando il bacio, per poco credette che lui ricambiasse i suoi sentimenti ma sarebbe stato troppo bello per essere vero. Michael interruppe il bacio e si mise velocemente a sedere sul bordo del letto, imprecando sottovoce e passandosi una mano tra i capelli.

“Piccola ascolta...” Jo sentì metà del suo cuore sgretolarsi a quelle parole, i suoi occhi si spalancarono e lo stesso fecero le sue soffici labbra. Le stesse labbra che avevano appena incontrato quelle morbide del ragazzo che amava. Michael proseguì “Non credo di poter pensare a te in quel modo io…” ed anche la seconda metà del cuore fragile della mora si sgretolò “non voglio farti stare male però non pos-” ma non gli diede il tempo di finire la frase che scappò via da quella casa.

Si vergognava, eccome se si vergognava. Aveva rovinato tutto, ma d’altra parte quando mai era filato tutto liscio nella sua vita? Aveva vissuto quasi sei anni con la consapevolezza che lui l’avrebbe rifiutata e pur di non perderlo si era ripromessa di non fare mai niente che potesse allontanarlo, si era ripromessa che non gli avrebbe mai detto nulla di ciò che lei realmente provava. Avrebbe potuto anche morire senza dirgli nulla pur di non perderlo e invece aveva ceduto, che stupida era stata. Si sentiva distrutta, nonostante sapesse che sarebbe finita così.

Aveva cominciato a correre lontano da quella casa, lontano da lui. Lontano da tutto e da tutti. C’era solo una persona che voleva vedere ed abbracciare in quel momento.

Arrivò davanti ad una casa e bussò insistentemente, nessuna lacrima aveva solcato il suo volto fino a quel momento ma le sentiva, lì pronte a bagnare la sua pelle candida e sporcarla del trucco nero che non mancava mai sul suo dolce viso.
La porta si aprì rivelando un ragazzo biondo, riccio e muscoloso.

“Chi dannazione bussa a quest’ora a casa della gente” disse strofinandosi gli occhi stanchi, era evidente che Jo lo avesse svegliato. Il ragazzo guardò distrattamente l’ora e si accorse che erano solamente le nove e mezza di sera e si mise a ridere scusandosi con chi aveva bussato, si perché ancora non aveva guardato con chi stesse parlando. Non appena vide la figura di Jo fece una smorfia, non avevano esattamente un buon rapporto quei due.

“Ash posso entrare?” chinò la testa verso il basso

“Se devi” disse lui spostandosi di lato e permettendole di entrare in casa sua.

Ashton chiuse la porta e quando si girò si stupì della scena che gli si parò davanti. La prima lacrima era scesa sul viso della piccola ragazza e lui si sentì una persona orribile per come l’avesse trattata pochi secondi prima.

“Hey Jo, che succede?” disse preoccupato prendendole il viso tra le mani.

Lei lo abbracciò forte per poi iniziare a raccontargli ciò che era successo con Michael poco prima. Jo si sentì stringere dalle possenti braccia di Ashton, si sentì al sicuro per un momento ma il ricordo di Michael la travolse di nuovo ed un’ondata di tristezza e dolore le attraversò il corpo.

“Ash, l’ho perso per sempre ed è colpa mia. Lo so che non ti interessa e che tu mi odi ma ti prego, adesso ho bisogno di te. Sei l’unico che mi capisca” disse Jo singhiozzando.

“Non ti odio Jo, sono solo un coglione. Ti ho sempre trattato male perché sei così dannatamente simile a lei in tutto quello che fai che… che speravo di dimenticarla prendendomela con te. La verità è che non posso dimenticarla..” nel dire queste parole la voce di Ashton cominciò a tremare e Jo per la prima volta lo vide, il vero Ashton. Non quello che la trattava sempre male ma quello ferito, quello debole. Quello che aveva un tremendo bisogno di sfogarsi.

Le lacrime ormai non rigavano più solo il viso di Jo ma anche quello di Ashton.

Ashton la ricordava bene la sua Becky, i bei momenti passati insieme. Non importava dove andassero, trovavano sempre il modo di divertirsi e di creare nuovi e bellissimi ricordi. Quei ricordi che ormai uccidevano Ashton ogni giorno. Ricordava le serate passate insieme a guardare qualche film e quelle passate a fare l’amore. Le risate, Dio, quanto amava il suo modo di ridere e la luce che aveva negli occhi quando era felice. Non riusciva ancora a spiegarsi per quale motivo lo avesse lasciato, così di punto in bianco. Senza un biglietto, un messaggio… perché, parliamoci chiaro, “E’ finita” scritto su un tovagliolo di carta non poteva essere considerato un biglietto.
Non avrebbe mai dimenticato tutto quello che avevano passato insieme  perché lui l’amava, perché lui le aveva dato tutto se stesso per renderla felice.

Ashton tornò alla realtà e si accorse di quanto stesse male quella ragazza così piccola e dolce e decise che avrebbe dovuto fare qualcosa, che lei non si sarebbe mai dovuta sentire come si stava sentendo lui in quel momento. Triste. Sola. Distrutta. Vuota. Perché alla fine, se lo domandava sempre il biondo, ‘Ne vale la pena? Vale la pena stare male per persone che non lo meritano affatto?’

I suoi pensieri vennero interrotti dallo sguardo stanco della ragazza che teneva stratta tra le sue forti braccia.

“Posso stare qui per stanotte Ash?” chiese Jo singhiozzando.

“Puoi stare qui fin quando vorrai piccoletta” le posò un bacio sulla fronte e la portò con sé nel suo letto, al piano superiore.

Si addormentarono abbracciati quella sera, il ragazzo e la ragazza dal cuore in frantumi. Quasi a volersi fare forza a vicenda, come se in quel modo non potessero cadere e spezzarsi del tutto.

E chissà che un giorno, i pezzi dei loro cuori spezzati, non si possano unire per dar vita ad un cuore più forte e vivo che mai.

 
  
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