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Autore: ferretrade    18/08/2014    3 recensioni
Sono solo bambini quando si incontrano. Eppure Combeferre e Courfeyrac avvertono subito che l’uno non riuscirebbe più a sopportare di restare senza l’altro. Ed é così perché loro sono Legati e ciò significa che sono destinati a trascorrere insieme il resto della vita.
Giocano, crescono, imparano ad amarsi attraverso gli anni che hanno davanti. Semplicemente, vivono. E lo fanno insieme.
Soulmate!AU
Traduzione della fan fiction di ferretrade su Tumblr, al momento senza ancora un vero e proprio titolo.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Courfeyrac, Enjolras
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Qui é Pandora Dixon che vi parla con un account appositamente creato per tradurre questa long-fic. Purtroppo devo rubarvi un minimo del vostro tempo per introdurre un attimo questa fan fiction. 
Sono un tantino emozionata perché questa é la prima volta che mi cimento in una traduzione e devo ammettere che la fatica non é stata poca (sempre meno che scrivere da sola, comunque).
Ho scelto questa storia perché, come ho detto all’autrice, me ne sono innamorata. In particolare mi ha colpito il modo in cui racconta della crescita di Combeferre e Courfeyrac come bondmates (ovvero due persone destinate a condividere per sempre il resto della vita) che si incontrano da bambini ed esplorano questo Legame nel corso degli anni.
E, soprattutto, perché la mancanza di long su questo pairing come coppia principale é semplicemente disgustosa. Quindi mi sembra giusto che il fandom italiano meriti una long tutta Courferre.
In realtà sto ancora portando avanti la lettura della storia su Tumblr, così come l’autrice sta ancora aggiornando, quindi non so dirvi con certezza se vi é un minimo di accenno ad altre coppie, ma sinceramente non m’interessa.
Ammetto che i capitoli introduttivi sono piuttosto lenti, ma tutto si fa alquanto interessante quando i due diretti interessati cominciano a crescere. Spero davvero che questa storia vi piaccia, a me ha colpito moltissimo e ci tenevo a condividerla nella nostra lingua.
Per quanto riguarda me, dovrei tornare presto con il nuovo capitolo di Jeunes Volcans, ma questa é un’altra storia.
 
NOTA ALLA TRADUZIONE: ho dovuto adattare alcuni termini specifici collegati all’universo Soulmate. Ad esempio To be bonded l’ho tradotto con il letterale Essere Legati o Avere il Legame. Il sostantivo Bondmate é, invece, diventato il sostantivo Vincolo.
 
Link per leggere la storia in lingua originale: http://ferretrade.tumblr.com/post/65287767144/i-never-intended-to-write-this-au-at-all-but-hey 

 
*** 
 
Combeferre ha cinque anni quando si incontrano.
C’é una festa –c’é sempre una festa- e i suoi genitori lo hanno agghindato con i suoi vestiti migliori. Lo lasciano con sua sorella più grande una volta che la cena formale é terminata, ordinando a entrambi di stare buoni al loro tavolo. Lui ci prova, ovviamente, ma si annoia, la sua camicia gli provoca prurito e sente il suono di un piagnucolio provenire da sotto il tavolo lì accanto, nonostante sia vuoto.
Quando Combeferre é sicuro che sua sorella sia distratta mentre parla con qualche ragazza della scuola che conosce, si accuccia sul pavimento e scivola sotto il tavolo vicino.
Lì nascosto c’é un bambino dai capelli scuri e riccioluti. Le lacrime scorrono lungo le sue guance paffutelle e lui continua a tirare su col naso. É piccolo, più piccolo di Combeferre, eppure qualcosa cambia proprio nel secondo in cui lui lo vede: Combeferre sente un peso sul cuore, una specie di dolore –ma un bel dolore. E, improvvisamente, tutto quello che conta per lui é far sorridere il piccolo.
Il bambino ha smesso di piangere, per il momento, e guarda Combeferre un po’ interessato e un po’ sorpreso.
Lui gli si avvicina e gli sorride amichevolmente.
«Ciao, io sono Combeferre» lo saluta «Stai bene?»
Il bambino scuote la testa, tremante: «Ho paura.»
In un istante, invade lo spazio di Combeferre e quasi gli si piazza in grembo. Stringe la sua camicia e tira di nuovo su col naso contro la sua spalla.
Combeferre lo circonda con un braccio, accarezzandogli la schiena.
«Ssssh» sussurra, come fa sua sorella ogni volta che piange «va tutto bene. Ci sono qua io.»
Questo fa calmare immediatamente il bambino; ma Combeferre non si chiede cosa significhi.
«Come ti chiami?» domanda, mantenendo un tono di voce calmo e rassicurante –almeno per un bambino della sua età.
«Courfeyrac» mormora lui contro la sua spalla.
«Vuoi diventare mio amico, Courfeyrac?»
Il bimbo lo guarda. Ora non piange più, ma i suoi occhi sono ancora pieni di lacrime.
«Sì» annuisce, prontamente.
«Bene» Combeferre sorride, soddisfatto, mettendo in mostra un piccolo spazio dove ha perso il suo primo dente «e se siamo amici, significa che non c’é niente di cui devi avere paura. Ti proteggerò io.»
La tensione che era rimasta in Courfeyrac sparisce all’istante e si sporge per abbracciare Combeferre.
Lui lo stringe più forte, incapace di smettere di sorridere: «Ora verresti fuori da sotto il tavolo? Puoi sederti con me e mangiare anche il mio biscotto.»
Courfeyrac lo guarda con gli occhi spalancati: «Davvero?»
«Ma certo. Sei mio amico.»
Courfeyrac sorride, compiaciuto: «Okay.»
Combeferre lo guida fuori da sotto il tavolo fino al posto dove era seduto con sua sorella. Lei sembra arrabbiata, ma si tranquillizza non appena il fratellino riappare al suo fianco. Ma, prima che possa dire qualcosa, lui le indica Courfeyrac, spingendolo avanti.
«Questo è il mio nuovo amico» le dice, orgogliosamente «viene a sedersi con noi.»
Courfeyrac si tira un po’ indietro, timidamente, così Combeferre gli afferra la mano.
«É tutto okay, Courfeyrac. Questa é mia sorella Brigitte. É brava» lo rassicura.
Brigitte sospira, poi sorride: «D’accordo. Non lo dirò a mamma e papà, ma tu vedi di non sparire di nuovo.»
Combeferre annuisce e fa sedere Courfeyrac sulla sedia vuota accanto alla propria, prima di riprendere posto. Non appena si siede, il bambino cerca di nuovo la sua mano e a Combeferre non dispiace affatto.
«Dove sono i genitori di Courfeyrac?» chiede improvvisamente Brigitte.
Combeferre si spaventa per un attimo: dapprima perché é preoccupato per il suo piccolo amico, poi al pensiero di Courfeyrac che viene separato da lui, costretto a sedersi al proprio tavolo anziché al suo. Non sa nemmeno perché, ma non vuole altro che Courfeyrac resti seduto accanto a lui. Il ché é sciocco, si ritrova a pensare, dopotutto conosce appena il bambino e quest’ultimo é davvero piccolo. Ma é così.
«Courfeyrac?» insiste Brigitte e Combeferre nota subito quanto Courfeyrac sembri spaventato. Non gli piace. Fa stare male anche lui.
«Sono qui» gli sussurra Combeferre, stringendogli la mano.
Courfeyrac sembra calmarsi e abbassa lo sguardo: «Non so dove sono. Avevo paura e mi sono nascosto. Ci sono troppe persone.»
«Va tutto bene, adesso sei con noi» Il tono di Combeferre é deciso e protettivo. Poi aggiunge, più dolcemente: «Vuoi il mio biscotto?» E con la mano libera afferra il dolce dal piatto.
Courfeyrac annuisce e lo guarda con un misto di gioia e adorazione che fa sentire Combeferre orgoglioso.
Ma quando gli passa il biscotto, il bambino sembra riluttante.
«Possiamo dividerlo?» domanda «Voglio che lo mangi anche tu.»
«Ma certo» sorride Combeferre e, cautamente, lo rompe in due, premurandosi di dare il pezzo più grosso a Courfeyrac che, questa volta, accetta e mangia soddisfatto.
Non appena Combeferre dà il primo morso, nota che Brigitte li sta fissando in modo strano. Pensieroso. É quasi tentato di chiedere spiegazioni, ma ha paura che questo possa far sentire a disagio il suo nuovo amico.
Tuttavia, questi si dimostra subito curioso e attira l’attenzione di Combeferre tempestandolo di domande.
 
Quanti anni hai? Ti piacciono i Vendicatori? Qual é il tuo preferito? Sai leggere?
 
Combeferre risponde allegramente a tutte e insiste perché anche Courfeyrac gli racconti qualcosa di lui. Ormai nota a malapena Brigitte al tavolo, troppo assorto dal suo nuovo amico. Di certo non nota il modo in cui il tempo corre via fino a quando non tornano i suoi genitori. Entrambi hanno un’espressione sorpresa sul volto.
«Chi é questo piccolino?» chiede sua madre con un sorriso.
«Il mio nuovo amico Courfeyrac» risponde orgogliosamente Combeferre.
«E dove sono i suoi genitori?» domanda suo padre.
Non appena lo dice, vedono una donna che si affretta verso di loro e Courfeyrac grida: «Mamma!»
«Eccoti, finalmente, ti ho cercato dappertutto!»
Lo prende in braccio e lo stringe forte: «Avresti dovuto restare con Enjolras e gli altri bambini, ricordi?»
Courfeyrac si dimena tra le sua braccia: «Comferre…»
Solo a quel punto, sua madre sembra accorgersi della famiglia attorno a loro. Sorride, molto graziosamente, come a scusarsi: «Mi dispiace se ha per caso dato fastidio…» Courfeyrac continua ad agitarsi.
Combeferre si sente male. Malissimo. Il suo stomaco si fa pesante e sembra attorcigliarsi.
«Oh, niente affatto» risponde la madre di Combeferre, ricambiando con lo stesso sorriso «sembra che nel frattempo i nostri bambini siano diventati ottimi amici»
«Davvero?» La madre di Courfeyrac continua a sorridere «Bene, adesso però é ora di andare. Di’ ciao al tuo amichetto, tesoro.»
Ma, a quelle parole, Courfeyrac sembra farsi rigido tra le sue braccia. La sua espressione sul viso é sconvolta.
«No!» urla, tornando a divincolarsi, più forte di prima «No! No! No!»
Anche Combeferre vorrebbe urlare. Si sente come se il suo cuore fosse stato spezzato in due. Vuole che Courfeyrac resti con lui.
«Io…»
Non riesce ad aggiungere nient’altro. I genitori sono sorpresi da quella reazione. La madre di Courfeyrac tenta inutilmente di calmare il figlio:
«Suvvia, tesoro, é ora di andare a casa. Non ci si comporta così. Ci saranno altre feste»
«Sono sicuro che vi rivedrete, qualche volta» aggiunge il padre di Combeferre.
Ma ancora non funziona, anzi, Courfeyrac piange sempre più forte.
Le orecchie di Combeferre ronzano e comincia a fargli male la testa. All’inizio non se ne accorge, ma le lacrime hanno cominciato anche a scorrere lungo le sue guance.
Combeferre, alla fine, si mette in piedi sulla sedia e raggiunge Courfeyrac. Appena le loro mani si toccano, Courfeyrac smette di urlare. Emette ancora piccoli singhiozzi spezzati, ma é comunque un netto miglioramento. Il mal di testa di Combeferre sembra placarsi.
I loro genitori li fissano, sorpresi.
«É come pensavo!» esclama improvvisamente Brigitte e l’attenzione di tutti cala su di lei «Sono Legati!»
Combeferre non ha idea di cosa questo voglia dire, ma Brigitte sembra emozionata.
Sua madre sussurra un debole: «No»
«Effettivamente, avrebbe senso» azzarda suo padre.
«Ma sono solo dei bambini!» protesta la madre di Courfeyrac, la fronte aggrottata e un leggero tremolio alle labbra.
«Ti colpisce la prima volta che incontri il tuo Vincolo, l’età non conta» ribatte Brigitte «Ce lo hanno insegnato a scuola.»
Courfeyrac ricomincia a contorcersi e, finalmente, sua madre lo lascia andare, esitante. Non appena Combeferre scende di nuovo dalla sedia, Courfeyrac lo circonda con le braccia.
«Sei il mio più migliore amico, non voglio andarmene» mormora e Combeferre gli dà leggere pacche sulla schiena.
Non sta più ascoltando quello che dicono gli adulti. Piuttosto, si sta preoccupando di quel dolore che sente al cuore che gli dice che deve far stare meglio Courfeyrac. Ma sente comunque suo padre bofonchiare: «Dobbiamo seriamente parlarne.»
Combeferre ancora non capisce: spera di non essere nei guai, ma pensa che comunque valga la pena farsi punire per Courfeyrac.
Gli adulti si voltano nuovamente verso di loro e, ancora una volta, Combeferre sente il terrore afferrarlo.
«Amore» sua madre si rivolge a lui in tono gentile «adesso devi dire al tuo amichetto di andare a casa con la sua mamma. Ti prometto che vi rivedrete presto, ma per adesso tutti devono andare a casa propria.»
Combeferre si morde un labbro: «Domani?»
Sua madre esita e guarda per un attimo gli altri adulti: «Se farete entrambi i bravi, allora forse domani.»
Combeferre resta immobile per un attimo, poi annuisce. Abbassa lo sguardo su Courfeyrac, le guance arrossate e gli occhi umidi, e non se la sente proprio di dire quello che deve dire. Ma sa perfettamente che i suoi genitori l’avranno vinta in ogni caso e lui può comunque fare in modo che Courfeyrac si senta meglio.
«Fey, devi andare a casa, okay? Basta piangere»
É davvero difficile provare a essere forte quando anche lui ha tanta voglia di piangere. Ma sa che deve essere lui quello forte. È il bambino più grande, dopotutto.
«Ma-»
«Ssssh» lo tranquillizza Combeferre «Siamo migliori amici, giusto?»
Courfeyrac annuisce.
«Ti fidi di me?»
Annuisce di nuovo.
«Allora ascoltami, va bene? Giocheremo insieme molto presto. Magari domani, se fai il bravo bambino» prova a dirgli Combeferre.
Courfeyrac si rilassa e annuisce ancora una volta.
«Okay» risponde e stringe forte Combeferre, per poi lasciarlo con riluttanza «Ciao, Comferre.»
Non piange, ma sembra comunque devastato quando sua madre lo riprende in braccio. E non smette di guardare Combeferre fino a quando non é troppo lontano per vederlo.
Solo allora Combeferre smette di essere forte. Allora sua madre gli afferra la mano, dicendogli che andrà tutto bene, ma Combeferre continua a soffrire. Si sente come se una parte di sé stesso fosse sparita, e questa sensazione non gli piace. Specialmente perché non sa quando si sentirà nuovamente completo. Quando rivedrà Courfeyrac.
Comincia a piangere silenziosamente una volta che é nell’auto con la sua famiglia e non smette fino a quando quella sera si sdraia nel letto e si addormenta. 
   
 
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