Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Rosalie97    18/08/2014    1 recensioni
Erano finiti in quell'orribile e scomodissima situazione. Se se ne sarebbero tirati fuori non lo sapevano, ma una cosa era certa, non volevano arrendersi. Il cielo era nero, stava salendo una tempesta con i fiocchi, e dentro di sé, Heather si sentiva morire. La paura aveva preso possesso di lei, l'aveva avvolta come un manto. L'incubo di quegli uomini in nero era tornato nella sua mente, solo che stavolta con lei non c'era la sua famiglia, ma il suo peggior nemico.
One shot song-fic Aleather ispirata alla canzone Amaranthine del gruppo Amaranthe.
Spero d'aver fatto un buon lavoro ^^
Genere: Comico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - Il tour
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Time
Is the reason why we fight to stay alive
Until the morning comes
Stavano correndo veloci come mai prima in tutta la loro esistenza. In diciotto anni di vita, nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare di poter provare un simile terrore, soprattutto Heather, che pareva estranea a quell’emozione. La paura la teneva fuori delle mura che aveva costruito attorno al suo cuore molto tempo prima, quando tutto era cominciato ad andare in pezzi. Nessuno dei concorrenti del reality lo sapeva, non aveva mai dato la possibilità ai suoi nemici di scoprire quel terribile segreto che l’aveva segnata quando era stata ancora una bambina. Metà della sua famiglia era stata sterminata da dei pazzi vestiti di nero che li avevano derubati della maggior parte dei loro averi, oltre che delle vite di suo padre, di sua sorella e di sua cugina. Restavano solamente lei, la madre ed il fratello, che ogni volta tentava in ogni modo di prendersi cura di Lyanne Li mentre Heather partecipava ai reality. I soldi non li aveva mai voluti per sé, ma per poter avere la possibilità di ricostruire una vita alla sua famiglia. Ma questo, nessuno l’avrebbe mai scoperto, sarebbe morta prima di rivelarlo. Sarebbe sembrata debole, soprattutto agli occhi di quell’odioso di Alejandro, che in quel momento era al suo fianco, mentre scappavano dal grave pericolo che stava dietro di loro.
Il volto del giovane latino-americano era il ritratto del puro terrore. I bei lineamenti erano distorti in un’espressione terrorizzata che stonava così tanto con la sua personalità. Ma chiunque si sarebbe spaventato in una situazione del genere, persino Duncan Oh-io-non-ho-paura-degli-horror.
“Vorrei vederlo in questa situazione, quel punk vandalo da quattro soldi” pensò Heather digrignando i denti, mentre continuava a correre senza fermarsi. Non voleva fermarsi, e non poteva, o quei pazzi l’avrebbero uccisa, anche se pensava che Alejandro non ne sarebbe stato dispiaciuto più di tanto.
Era colpa sua se erano dovuti scappare via. “Perché non tengo mai la bocca chiusa?!” urlò nella propria mente, continuando a digrignare i denti.
Il vento Dio solo sapeva quanto fosse freddo, soffiava contro di loro con grande forza, ed Heather si sentiva gli occhi bruciare, mentre correva contro le raffiche gelide. Le alzavano alcune ciocche scappate dalla sua alta coda di cavallo, ed i capelli le sfioravano il viso, che quasi non sentiva più sempre per colpa di quel vento congelante. Il cielo era buio, di un scurissimo blu, ed ogni tanto veniva illuminato da lampi accecanti, che rendevano visibili i grandi cumulonembi nerastri che coprivano la vista delle stelle. Sarebbe scoppiato un temporale, e di quelli brutti. Heather non sapeva se sperare di più in una tempesta di fulmini oppure in una tradizionale piovuta in grande stile. In ogni caso, sarebbero stati fregati. Nel primo, avrebbero potuto beccarsi un fulmine in pieno e morire sul colpo, nel secondo, si sarebbero ritrovati completamente fradici, ed avrebbero rischiato comunque di essere colpiti da un fulmine. La situazione non era delle migliori, ma almeno, i loro inseguitori li avrebbero lasciati andare, o almeno, lei sperava sarebbe stato così.
<< Perché dovevi proprio rispondergli così, vero? >> La fulminò Alejandro mentre continuavano a correre.
Heather indossava una canotta color terra bruciata e dei lunghi jeans blu aderenti. Per proteggersi dal freddo portava una giacca di pelle di una tonalità un po’ più scura di quella della canottiera ed ai piedi aveva degli stivaletti neri.
<< E dovevi anche sputargli in faccia, vero?! >> Alejandro era praticamente furioso, come mai lei lo aveva visto. In confronto all’ira che provava ora, la rabbia che lui aveva provato durante la semifinale della terza stagione di Total Drama era una bazzecola.
<< Ci hanno rapiti, che diavolo. >> Rispose furiosa pure lei. << Cosa dovevo fare? Dargli una medaglia?! >> Urlò, ed in quello stesso momento un lampo illuminò il cielo, seguito subito dopo da un potente rombo di tuono. La tempesta era vicina, sopra le loro teste. Alzarono di colpo gli occhi al cielo, con puro terrore dipinto sul volto.
<< Sì, ho capito, ed hai ragione su questo punto >> lui si fermò per qualche istante, rendendosi conto di aver dato ragione alla sua peggior nemica, e poi scuotendo la testa, ignorando il grande sbaglio che aveva fatto. In quel momento, loro due non erano più nemici, erano alleati, dovevano fuggire dalle grinfie di quel pazzi assassini che volevano ucciderli. << Ma dovevi proprio sputargli in faccia?! >> Spalancò le braccia con fare teatrale e drammatico.
<< Quello è stato uno sfizio che mi sono dovuta togliere >> replicò lei alzando il mento e le spalle, e l’altro sospirò. Anche se erano molto simili, non l’avrebbe mai capita, quella ragazza.
<< Ad ogni modo, Sputatrice, >> la prese in giro lui, << dobbiamo trovare un posto dove ripararci. Qui scoppia una tempesta con i fiocchi, e non so te, chica, ma io non ci tengo ad essere fulminato vivo. Mi si rovinerebbe la piega >> disse sfiorandosi le ciocche dei capelli castani con fare  altezzoso e da ragazzetta superficiale, mentre Heather scuoteva il capo ed alzava gli occhi al cielo: doveva rinunciarci, non sarebbe mai riuscita a capire cosa passava per la testa di quel ragazzo.
<< Anche se trovo che tu non sia del tutto normale, concordo, incredibile a dirsi, sul fatto che dobbiamo trovare un riparo. >> Commentò lei con fare intelligente ed un tono alla maestrina molto stile Courtney.
<< Grazie della gentile concessione >> replicò lui fulminandola. << Sì, ma dove lo troviamo un riparo? Qui non c’è niente! >>
Il sentiero che stavano seguendo era deserto, a parte loro due ed i pazzi assassini che li stavano seguendo non c’era nessun’altro. Ed era anche sensato, chi mai sarebbe uscito con una tempesta come quella pronta a scatenarsi in tutta la sua furia?
<< Ah, ma che diavolo, non potevi aspettare domattina per sputargli in faccia? >> Replicò lui, non volendo mettere fine al discorso. Lo sbaglio era stato di Heather, e lui doveva ricordarglielo, doveva ricordarle che se si trovavano in quella situazione era colpa sua.
<< Ci avrebbero torturati, non vedevi che stavano preparando quegli strani arnesi? Scusa tanto, sai, ma io non ci tengo a farmi togliere i denti con una pinza! O magari un braccio con una diavolo di sega elettrica! >>
L’altro alzò gli occhi al cielo.
<< E poi comunque è colpa tua se ci troviamo in questo casino >> gli disse.
<< Mia?! >> esclamò Alejandro, sconvolto, con gli occhi spalancati.
<< Sì, tu e quel diavolo di biglietto! “Ci vediamo nel vicolo alle nove e mezzo, da Alejandro” >> disse scimmiottandolo e imitando la voce di un uomo.
<< Ehi, io non parlo così! E poi tu non eri costretta ad incontrarmi! >> Disse in sua difesa il ragazzo.
<< Già, così avrebbero torturato solo te e tra giorni, forse, perché non si sa quelli che fanno finito il lavoro, si sarebbe trovato il tuo cadavere. Allora avrei riso. >> Heather era rabbiosa, ma si rese conto che l’ultima parte della frase era stata esagerata.
Lui ignorò quello che lei aveva detto e replicò con un: << E poi non è colpa mia se quelli pensano che teniamo un tesoro nascosto da qualche parte o… >>
<< Che siamo una specie di agenti segreti di qualche stupida organizzazione? >> finì lei.
<< Esattamente >> rispose il ragazzo per poi venire interrotto nuovamente da un rumoroso tuono, preceduto pochi istanti prima da un luminoso lampo. << Diavolo >> disse poi, << dobbiamo trovare un riparo! >>
<< Guarda che anche se continui a ripeterlo, non è che magicamente appare dal nulla! >> Urlò Heather furiosa. Ora come ora, avrebbe potuto mettersi a urlare contro Alejandro ignorando il fatto che dei pazzi che volevano ucciderli li stessero inseguendo. La rabbia dentro di lei era quasi oltre il limite possibile.
Alejandro si voltò a guardarla con un’espressione furiosa e scura in volto, ma prima di dire una qualsiasi cosa tra quelle che aveva in mente, che di sicuro l’avrebbero messo nei guai con Heather, nel momento nel quale il cielo venne illuminato da un lampo, spalancò gli occhi ed esclamò: << Lì! >>
<< “Lì” cosa? >> Replicò Heather in modo acido, per poi voltarsi e cercare di capire cosa stesse guardando quell’idiota di Alejandro. Dal momento che non vide niente, si voltò nuovamente verso il latino-americano, che le afferrò il polso e si lanciò tra gli arbusti ed il fogliame al lato del sentiero. Heather proprio non capiva cosa potesse aver visto, ma si limitò a sbuffare mentre gli correva dietro.
D’un tratto Alejandro si fermò e cominciò a guardarsi attorno.
<< Si può sapere che hai adesso? >>
<< Mi pareva di aver visto… Eccoli! >> Riprese a correre e pochi secondi dopo i due erano in piedi davanti a sei grandi tubi di cemento posti tra le erbacce e gli alti alberi.
<< Che diavolo sono? >> Chiese l’asiatica, e per tutta risposta, Alejandro si guardò attorno. Tra le alte chiome degli arbusti, in lontananza poteva vedere delle giostre in disuso.
<< Doveva essere un luna park… >> commentò tra sé a voce alta. << E questi, sono la nostra ancora di salvezza. >> Disse, dopodiché indicò alla ragazza di entrare in uno dei due grandi tubi posti sopra ad altri tre, grande abbastanza per permettere loro di nascondercisi, e lei fece come detto.
Il tubo era aperto solo da una parte, e quindi, Heather si trovò intrappolata lì dentro con Alejandro alla sua sinistra, la schiena poggiata contro la parete curva.
Passò qualche momento, nel quale scoppiò una violenta pioggia che occludeva qualsiasi altro suono e nel quale né l’uno né l’altra dissero niente. Poi, d’un tratto e dal nulla, Heather disse: << Che schifezza, bloccata in un tubo di cemento mentre fuori piove a dirotto, inseguita da dei sociopatici da manicomio e con il mio peggior nemico. >>
<< Vedi il lato positivo, almeno sei viva >> commentò l’altro facendo spallucce.
<< A ‘sto punto immagino sarebbe stato meglio se m’avessero sparato >> replicò lei lanciando un’occhiataccia a ciò che vedeva fuori dal tubo. Quella pioggia, quel temporale, quella situazione ed il ragazzo che aveva accanto a sé le davano sui nervi.
<< Oh brava, certo, così non avresti dovuto passare dei guai, ottimo modo di affrontare i problemi >> disse l’altro prendendola in giro.
<< Siamo bloccati qui. Se non ora ci verranno a cercare domattina! Non abbiamo i nostri telefoni, non abbiamo soldi, non sappiamo dove ci troviamo e non sappiamo come tornare indietro! Appena metteremo piede fuori di qui saranno pronti ad aspettarci, stanne certo! >> Disse contando tutto sulle dita di una mano.
<< Non possiamo arrenderci. Gliela daresti vinta così facilmente? >> replicò Alejandro, ed Heather sbuffò. Non voleva ammetterlo, ma il giovane latino-americano aveva ragione.
<< No… >> mugugnò e l’altro sorrise soddisfatto.
<< Non dobbiamo arrenderci. Combattiamo, sono il tempo e la dignità ciò per cui dobbiamo combattere. >>
<< Il tempo? >> Chiese lei confusa e guardandolo esasperata.
<< Sì, il tempo che ci serve per fuggire di qui e vivere le nostre vite liberi da quei pazzi. Dobbiamo resistere finché non arriverà il mattino, domani fuggiremo. >>
Il tono di voce di Alejandro era talmente serio, talmente convincente, che quasi Heather si lasciò trasportare dal coraggio che animava il latino-americano.
It's a strife
But the shimmer in your eyes just makes me know
That you and I belong
Passò qualche tempo, ma né Alejandro né Heather seppero dire quanto. I minuti parevano ore in quel silenzio interrotto solamente dal rumore della pioggia scrosciante che cadeva e dal rombo dei tuoni. Ogni volta che il buio veniva illuminato da un lampo accecante, nemmeno cinque secondi dopo un tuono faceva tremare la consistenza di quel mondo. Una volta, per sbaglio, le loro mani si sfiorarono, ed entrambi si scansarono in imbarazzo.
“Fortunatamente” pensò Heather allora, “c’è buio e non può vedere il mio viso.” Le guance di lei erano rossissime, ma mai avrebbe ammesso che quello sfiorarsi di pelle l’aveva messa in imbarazzo. “Noi siamo nemici, siamo perennemente in lotta. Devo piantarla, che diavolo!” aggiunse poi tra sé, annuendo decisa, proprio mentre una serie di lampi illuminava ogni cosa. Tutto accadde velocemente. Alejandro la stava guardando, e grazie alla luce dei fulmini intravide il lieve rossore sulle guance ed il gesto del capo di lei. Senza pensare, agì. Scattò verso la ragazza, le afferrò il volto tra le mani, bloccandola, e poggiò le labbra su quelle di lei, che, sorpresa, non si tirò indietro.
Heather non si sarebbe aspettata quel comportamento, e quando si accorse di ciò che stava accadendo si scostò e cominciò a colpire Alejandro con una serie infinita di pugni, a cui lui rispose con un altrettanto infinita serie di: << Ahi! >>
<< Che diavolo fai, ma sei scemo?! >> Urlò, e lui la guardò, scoppiando a ridere.
<< Oh, avanti, ammetti che ti è piaciuto >> negli occhi di Alejandro c’era una luce birichina ed il suo sorriso malizioso fece venir voglia ad Heather di ridere a sua volta. Ma non lo fece, non poteva permetterselo. Si limitò a tirargli un ennesimo pugno, mentre mentalmente si diceva: “Non posso, no. Quest’idiota continuerei a picchiarlo fino a domattina!”
Gli lanciò un’occhiataccia, cosa che lo fece scoppiare nuovamente a ridere.
Loro due erano sempre in una lotta continua, ma lei vedeva come la guardava, ed in qualche modo sapeva che se non fosse riuscita a trattenersi lei stessa l’avrebbe guardato così, o baciato. Lo sapeva, ma non l’avrebbe mai ammesso.
<< Lo so che ti è piaciuto >> disse l’altro sornione.
<< Nei tuoi sogni forse, chico >> rispose.
<< È così palesemente palese! >> Esclamò il latino-americano, << Avanti, chica, lo sai anche tu che noi due ci apparteniamo >> le disse con un altro sorriso sornione, e lei scosse la testa alzando gli occhi verso il cielo, bloccato alla vista dal tubo di cemento, e gli tirò un buffetto su una guancia, esasperata.
And you can light the dark all by your own
So let us show the world our love is strong
<< Lo sai che noi siamo fatti l’uno per l’altra >> disse lui stiracchiandosi per quello che poteva, seduto dentro al tubo e circondando le spalle di Heather con un braccio. Lei sospirò disgustata. << Lo sai che saremmo perfetti, nessuno potrebbe batterci, saremmo invincibili insieme. >>
Heather digrignò i denti, mentre lui sorrideva. Alejandro sapeva quali erano i tasti giusti, il modo per convincerla. Il potere era ciò che lei desiderava, e lui stava dicendo esattamente quello che lei voleva sentirsi dire, che sarebbe stata invincibile e nessuno sarebbe stato meglio di lei. Il piccolo prezzo da pagare era quello di tenersi accollato lui.
Like a sign, like a dream, you're my amaranthine
You are all I needed, believe me
Like we drift in a stream
Your beauty serene
There's nothing else in life I ever need
My dream amaranthine
Alejandro cominciò a ridere vedendo l’espressione di lei e capendo di essere riuscito nel suo intento, ma Heather gli mise una mano sulle labbra e gli fece segno di tendere le orecchie. Lui fece come detto e poi scosse la testa, sentiva solamente la pioggia, mentre l’asiatica aveva udito rumore di passi e di voci.
Alejandro si liberò della mano e la scansò, ma prima che potesse parlare, Heather lo prese per la camicia e lo trascinò verso di sé, più dentro al tubo, e facendolo ancora tacere si sedette sopra le sue gambe.
<< Ma che fai? >> le sussurrò, e lei gli fece segno di tacere per l’ennesima volta.
<< Ascolta, c’è qualcuno. >>
Alejandro fece come detto da lei e spalancò gli occhi per lo stupore e la paura quando udì le voci ed il suono simile ad uno “splat splat” sul terreno fangoso.
<< Non si sono tirati indietro, ci cercano ancora! >> Sussurrò alla ragazza, e lei annuì. Erano dannatamente vicini, ed Heather sentiva il proprio cuore battere all’impazzata, proprio per colpa di quella vicinanza pericolosa. << Pensi che restare qui sia una mossa intelligente? >> chiese, ed Heather cominciò a mordersi il labbro. Se fossero rimasti lì avrebbero rischiato di farsi trovare facilmente, ma se fossero usciti allo scoperto li avrebbero presi subito e circondati. E dopodiché li avrebbero riportati al magazzino in disuso dove li avevano chiusi, e li avrebbero torturati per sapere qualcosa di cui loro non erano minimamente a conoscenza.
Almeno, però, se fossero rimasti lì avrebbero avuto più tempo a disposizione.
Diavolo, era come trovarsi in un profondo acquitrino stagnante, senza via di fuga, mentre qualcosa nelle profondità di quelle acque li afferrava e li portava giù con sé.
Time
Goes by as day and nights are turning into years
<< Pensi dovremmo uscire di qui? >> le sussurrò.
<< Se rimaniamo qui dentro avremo più tempo a disposizione, e come hai detto tu, il tempo è ciò per cui dobbiamo combattere, bla bla e altre cazzate varie >> replicò lei, e lui la fulminò con lo sguardo. << Dovremo essere certi che non siano nei paraggi prima di uscire di qui. >>
<< Lasciami andare, ho un’idea >> lui si divincolò e lei lo lasciò passare e raggiungere l’entrata del tubo di cemento. Il ragazzo si acquattò e rimase lì a guardare ciò che c’era fuori. Dopo qualche minuto di completo silenzio, in cui gli unici suoni che Heather aveva udito erano lo scrosciare della pioggia ed il battere accelerato del proprio cuore, lui intervenne con un: << Okay, se ne sono andati. >> Dopodiché, agilmente, fece un salto ed uscì dal tubo.
Si voltò e le disse di seguirlo. E così, dopo un primo momento di incertezza, Heather fece come detto, seguendo quel ragazzo che era il suo peggior nemico ed al tempo stesso colui senza cui la vita sarebbe stata fin troppo monotona.
Quella notte pareva stare diventando eterna, quanto era passato? Heather non sapeva dirlo, perché, come sempre, quando era accanto a lui, il tempo non era importante, anche se ciò non l’avrebbe mai ammesso. Ed in più, come se non fosse bastato, ci si mettevano di mezzo l’ansia e la paura.
But I'm lying in your arms
It's the place
Where I know that I am closest to your heart
Where the dark is torn apart
Cominciarono ad allontanarsi da quel luogo, cercando di fare il più piano possibile, di evitare di fare un qualsiasi rumore che li avrebbe smascherati e portato da loro quei pazzi assassini.
<< Oddio, spero non ci trovino, non voglio che mi tolgano il cervello con un uncino dal naso! >> Disse Heather, ed Alejandro la guardò con una chiara espressione da “ma-che-mi-prendi-in-giro-?” dipinta in volto ed alquanto preoccupato. << Che c’è? >> Lo fulminò lei.
<< Ehm… E questa come ti è venuta? Il cervello con un uncino? Dal naso? >> Inarcò uno dei suoi folti sopraccigli castani e perfetti e la guardò negli occhi.
<< Si? Che c’è? Gli Egizi lo facevano >> replicò allora l’asiatica alzando il mento con fare da maestrina ed un tono acido.
<< Si, ma con i cadaveri. Se devono interrogarti per scoprire ciò che sai non penso che ti cavino il cervello dal naso! >>
<< Oh… Già, è vero >> rispose, per poi riprendere a camminare, fare un salto e ritrovarsi sul sentiero che avevano seguito fino a qualche tempo prima. La pioggia continuava a cadere, ma in un qualche strano modo, in quel corto lasso di tempo si era calmata, ed ora il cuore le batteva meno forte di prima. La vista, in ogni caso, era offuscata.
Beh, questo andava a favore loro. Così, i pazzi assassini non li avrebbero visti e magari, nemmeno presi.
<< Pensi che siano anche maniaci? >> Chiese Heather d’un tratto, dal nulla, ed Alejandro la guardò confuso.
<< Ma che ti prende oggi? Hai battuto la testa o insieme alla saliva hai anche sputato l’ultimo neurone nell’occhio di quel pazzo? >>
<< Ha-ha-ha, che ti credi spiritoso? Dimmi ancora che ho sputato il mio ultimo neurone e te lo faccio mangiare, il tuo! >>
Alejandro per tutta risposta scoppiò a ridere. Quella ragazza era esilarante.
<< Dai avanti, Miss Neuronica, >> disse Alejandro afferrandola per il polso e tirandola con sé, << andiamocene da qui. >>
Cominciarono a correre, avvolti dal buio, che a Heather pareva quasi pronto a spaccarsi a metà solo per loro. Quella situazione era alquanto strana, surreale, non avrebbe mai detto che le sarebbe potuta succedere una cosa simile. In confronto, però, quei pazzi non facevano un baffo a Chris. Il conduttore televisivo era il sadico per eccellenza.
Aveva dipinto un sorriso felice sul volto quando dovette bloccarsi di colpo. Il suo cuore andò in mille pezzi in un sol istante. Davanti a lei, c’era uno di quei sociopatici. Le sorrideva con un sorriso inquietante, simile a quello di Jack Nicholson in The Shining.
<< Ciao, dolcezza >> le disse con una voce vellutata, fin troppo per sembrare normale. Era vestito di nero, aveva dei capelli castani lunghi fino alle spalle e completamente umidi, oltre che uno sfregio orribile che gli attraversava il viso dall’occhio sinistro fino all’angolo destro della bocca. In mano stringeva un’ascia a prima vista pesante ed apparentemente molto, molto pericolosa.
<< No… >> sussurrò Heather, cercando di indietreggiare e colpendo la schiena di Alejandro.
<< Chica…? >> la chiamò lui, e lei fece un verso spaventato simile ad uno squittio.
<< Sì? >>
<< Siamo circondati… >>
<< Già, siete circondati >> disse l’uomo sfregiato mentre Heather si guardava attorno. << Ora dovrete dirci perché vi hanno mandato. Che piano hanno? Ci hanno trovati, quindi? >>
<< Ma cosa diavolo state dicendo?! >> esclamò Heather. << Siamo solo due ragazzi! Ci avrete anche già visti in televisione, abbiamo partecipato ad un reality show chiamato Total Drama! >>
<< Non vi crediamo >> disse uno degli uomini. << E ci siamo stancati delle bugie >> non appena ebbe pronunciato la frase, afferrò Alejandro e lo strattonò in avanti, verso di sé, allontanandolo da Heather, che quasi cadde a terra. Gli occhi di lei non erano mai stati pieni di paura come in quel momento. Non aveva mai provato tanto terrore come allora.
L’uomo colpì Alejandro con un destro alla bocca dello stomaco e con un sinistro in pieno viso, ed il ragazzo cadde a terra. Alla mano destra, l’aggressore portava un tirapugni color oro sporco di sangue rappreso. Quando si stava apprestando a riprendere a colpire il giovane, Heather scattò e cercò di fermarlo.
<< No! Fermo! Non fargli del male! >> Urlò per poi inginocchiarsi accanto al latino-americano e voltarlo a pancia in su. Alejandro stava respirando velocemente, il naso sanguinava e lei già sapeva gli sarebbe spuntato un grande livido violaceo in pieno viso. Non sapeva nemmeno come facesse ad essere ancora vivo, dopo i colpi che l’uomo gli aveva tirato. Forse, non aveva usato tutta la sua forza, fortunatamente.
<< Diteci la verità! >> Urlò quello con l’ascia.
<< Ma è questa! Cercate in Internet Total Drama e cercate Heather Wilson e Alejandro Burromuerto! Io sono presente dalla prima edizione, e lui quella precedente a quella che trasmettono ora. Se non mi credete cercate, troverete tutto! >> Era disperata, avevano colpito Alejandro, il suo Alejandro, nessuno poteva colpirlo a parte lei. Odiava quegli uomini per ciò che stavano facendo loro. Delle lacrime calde cominciarono a scenderle sulle guance, la tensione accumulata era troppa, e mischiata alla paura aveva creato un mix letale per il suo orgoglio.
Uno degli uomini estrasse un cellulare da una tasca e cominciò a cercare ciò che Heather aveva detto, mentre lei sorrideva triste e piangendo ad Alejandro.
<< Stai piangendo >> le disse lui senza fiato, << non sembri nemmeno tu. >>
<< Shh, non parlare >> gli sussurrò lei, facendo fermare le lacrime con grande sforzo di volontà ed asciugandosi il viso con il dorso delle mani.
<< Dice il vero >> constatò l’uomo, e tutti scoppiarono a ridere. I due ragazzi si guardarono attorno, mentre lui se ne stava tra le braccia di lei. I loro occhi erano pieni di paura, ed Alejandro, con il capo poggiato contro il petto di Heather, poteva sentire il cuore di lei battere rapidamente.
I know you feel the same as I inside
It feels like in a dream where we can fly
Lo sfregiato con l’ascia fece un vago gesto con il capo e tutti gli uomini scoppiarono a ridere cattivi. Cosa avevano in mente?
<< Preparatevi >> disse passando loro accanto. << Non ci interessa chi siete, sapete già troppe cose su di noi. Dobbiamo eliminarvi, ma poiché siamo magnanimi e voi non siete due agenti, ho deciso che vi lasceremo un po’ di tempo. Ora noi ce ne andremo, ma torneremo qui tra due ore a cercarvi, ed è meglio per voi se vi allontanate il più in fretta possibile da qui. >> Concluse il discorso con un sorriso maligno e schioccò la lingua facendo l’occhiolino, in un modo veramente viscido e disgustoso, ad Heather. << Lo so, prego, non c’è di che >> disse, ed ognuno di loro si allontanò velocemente.
Presto, rimasero solamente i due giovani, soli nella notte e sotto il temporale. Qualcuno, come per esempio, Sierra, Gwen, Bridgette o Courtney l’avrebbe trovato molto romantico il trovarsi soli sotto la pioggia, l’una abbracciata all’altro. Beh, ovviamente senza il sangue, il countdown di due ore che avrebbe segnato la fine delle loro vite e quegli uomini pazzi che volevano le loro teste. Qualcuna di loro avrebbe detto che sarebbe stato “romantico da pazzi”, come un sogno, ma Heather in quel momento aveva solo voglia di scattare in piedi e urlare contro la tempesta, facendo rabbrividire lo stesso Zeus per la rabbia che aveva dentro se stessa. Che diavolo stava succedendo? Che diavolo era successo alle loro vite? In una notte, tutto era cambiato.
<< Ehi, chica >> sospirò lui, dolorosamente. Quel pugno doveva avergli lesionato qualcosa.
<< Tranquillo, non parlare, ce ne andremo >> disse lei guardandosi compulsivamente attorno, facendo scattare la testa di qua e di là.
<< No, vai tu. Io cercherò di alzarmi e li condurrò a una falsa pista. Scappa. >>
<< Oh no, te lo puoi scordare, altrimenti vincere quel milione alla prossima edizione sarà fin troppo facile. >>
Per tutta risposta, l’altro scoppiò a ridere, ma la risata si concluse con un verso pieno di dolore.
I due si guardarono negli occhi ed Heather capì che lui, dentro di sé, si sentiva esattamente come lei: aveva paura, sapeva che la fine era vicina. E stavolta non c’era nessun reality di mezzo, nessuno a tutelarli e a impedire che venissero brutalmente uccisi.
Like a sign, like a dream, you're my amaranthine
You are all I needed, believe me
Like we drift in a stream
Your beauty serene
There's nothing else in life I ever need
My dream amaranthine
<< Vai >> disse nuovamente, ma lei si fece seria e si scostò di scatto, facendogli battere la testa per terra. << Ahio! >>
<< Te lo meriti, così impari e smetti di dire queste immense cavolate. >>
<< Ehi! Io non dico cavolate! >> Alejandro pareva star bene ora, ma lei sapeva che era solamente tutta una scena.
<< Sì invece. Non ti mollo qui, è inutile che tu dica altro. Te lo puoi scordare. >>
<< Lo sapevo, lo sapevo che ti importava di me >> disse lui sorridendo compiaciuto, e lei sospirò passandosi una mano sul viso.
<< E va bene, sì, mi importa. Ed ora o alzi quel culo latino o giuro che te lo rompo con un calcio! Stupido bell’imbusto! >> Alejandro scoppiò a ridere, e lei tentò invano di non sorridere, non riuscendo però a trattenersi.
<< Sai qual è il mio fiore preferito? >> Chiese poi lui d’un tratto sfiorandole il braccio, e lei tornò seria.
<< No, perché mai dovrei saperlo? E poi, che diavolo fai? Che ti metti a parlare di fiori, ora?! >>
Lui sorrise, << È l’amaranto >> disse.
<< Il fiore eterno >> disse lei seria.
<< Sì, non appassisce mai, è simbolo di eternità, immortalità. >>
<< Lo so, è anche il mio fiore preferito. >> Il volto di Heather era privo di emozioni e la sua voce era calma, come mai lo era stata quando parlava con lui.
<< Ecco, sai, io penso che il nostro rapporto sia come l’amaranto. >>
<< Il nostro rapporto è come un fiore? >> replicò lei confusa. << E poi, che rapporto scusa?! >>
Lui rise, << Il rapporto di amore e odio che abbiamo >> Heather impallidì e lui sorrise: << Oh avanti, lo sappiamo entrambi qual è la realtà >> disse, e lei dopo un momento di incertezza annuì. << Ecco. Ed anche tu sei come l’amaranto, sono sicuro che la tua bellezza sarà immortale >> le carezzò la guancia con la mano destra, delicatamente, ancora disteso a terra.
It's a strife
But the shimmer in your eyes just makes me know
You're my amaranthine

Like a sign, like a dream, you're my amaranthine
You are all I needed, believe me
<< E sarà per sempre una lotta. Noi saremo sempre in contrasto, non ci sarà mai la svolta che desidero. >> Si era deciso a dire tutto ciò che pensava, oramai, perché era convinto di ciò che voleva fare. Si sarebbe sacrificato per lei.
<< Ma cosa diavolo… >> cominciò la ragazza.
Lui le fece cenno di tacere. << Ci sarà per sempre una lotta di mezzo tra noi due, ma di una cosa sono certo. Proprio come l’amaranto, io… >> inspirò piano dal naso, cercando il coraggio che non aveva mai trovato per dire quelle parole. << Heather, io ti amo, ti ho amato dal primo momento in cui ti ho vista. Adoro il tuo modo di essere, la tua cattiveria e la tua freddezza. E sono sicuro che questa cosa non cambierà mai. Il mio amore per te sarà per sempre come l’amaranto, eterno, finché la morte non mi coglierà proprio come fossi lo stesso fiore che viene colto dalle mani di qualcuno. >> La guardò negli occhi, e vide la sorpresa lampeggiare in quelle iridi nerissime. << Credimi, prima di te la mia vita era monotona. Sei sempre stata tu tutto ciò che cercavo >> dopo aver concluso la frase, scattò in avanti e la baciò sulle labbra, poggiando le dita della mano destra sul collo di lei, facendo una lieve pressione.
Like a sign, like a dream, you're my amaranthine
You are all I needed, believe me
Like we drift in a stream
Your beauty serene
There's nothing else in life I ever need
My dream amaranthine
Quando si scostò sorrise triste. << Mi deve aver colpito gravemente >> faceva fatica a parlare, fitte gli attraversavano il corpo ogni volta che dava suono ai propri pensieri. Il suo corpo, il suo tempio. Ma lui cercava di far finta di nulla per lei. << Devi andare senza di me, io penserò a depistarli. Trova un riparo, scappa, corri lontano. >>
Non appena ebbe finito quella frase, una fitta dolorosa lo costrinse a tirare indietro il capo e gli distorse il viso in una pura espressione di dolore.
<< Ah no, che diavolo, te lo scordi. >> Heather scattò in piedi. << La mia esistenza ha sempre fatto schifo, dannazione! Finalmente ho trovato ciò che cercavo nella mia vita e tu vuoi mollarmi così? Oh no, no no no! Non sono né Courtney né Gwen, non mi faccio prendere in giro. No, signorino. Tu adesso ti alzi e vieni con me, altrimenti altro che pazzi sociopatici, ti faccio vedere io che brutta fine farai! >> Il tono di voce di Heather era talmente serio e pericoloso che Alejandro scoppiò a ridere tra fitte dolorose.
<< Immagino di non avere scelta. >>
<< Esatto, fiorellino, non ne hai. >> Allungò il braccio verso di lui e si guardarono. Al sorrise, per poi allungare il braccio a sua volta ed afferrare la mano tesa della sua peggior nemica.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Rosalie97