Le riconosci due persone innamorate; si guardano e non possono fare a meno di sorridere. Una cosa tremendamente sdolcinata, pensavi, se ti capitava di vederle.
Poi è arivata lei, mischiando l'ordinato mazzo di carte che era la tua vita e cambiando le regole del gioco.
Era così diversa, il giorno in cui si presentò sulla soglia di casa. Aveva le mani piene di fogli e libri, un classico, ma il volto di una donna che barcolla e non molla. Ben presto ti consegnò la chiave dei suoi ricordi, quelli troppo pesanti perché potesse sostenerli da sola e che eri in grado di comprendere meglio di chiunque altro. Quando ti mostrò il suo marchio, la scritta "Nata-Babbana", quasi piegasti il cucchiaio che tenevi in mano.
La odiavi. Ti aveva reso partecipe di un dolore non tuo ma che, maledettamente, non ti era indefferente. Non volevi che diventasse come te e non potevi fare a meno di proteggerla.
Stavate completando la ricerca per il Ministero, nel momento in cui la radio Babbana regalatati da Albus trasmise quella canzone.
Ma come fai, risolvi i guai anche se poi lo neghi.
Ma come fai, non dormi mai, forse è per me che preghi.
Se volo su ci pensi tu.
Mi spieghi come fai a sopportare tutti i miei 'perchè'?
A non urlare se ce l'ho con te?
Combinazione senza nome,
come due anellii, quasi fratelli.
I vostri occhi si erano incrociati. E sorridevate.