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Autore: Sora_D_Aoi    18/08/2014    4 recensioni
Marineford: l'imminente esecuzione del prigioniero Portgas D. Ace ha portato l'Imperatore Edward Newgate a intervenire con tutte le sue flotte per salvarlo. La battaglia si dimostra fin da subito violenta e senza esclusione di colpi. Inoltre, l'intervento di una delle Undici Supernove Monkey D. Rufy complica ulteriormente la situazione. Tuttavia, nello scontro fra Marina e pirati, una terza persona si unisce segretamente, nascosta da un cappuccio nero, e inizia a fare strage di marines. Il suo scopo? Liberare il condannato. Perché? Semplice, se proprio quell'idiota deve morire lo farà per mano sua, quando lo prenderà a sberle per il macello combinato. E lo stesso vale per Mugiwara.
[Sì, so che l'ambientazione è stata usata fino allo sfinimento, ma ci sono troppe persone che amano quel fiammifero, e io sono tra loro (perché ci hai fatto questo, Oda ç_ç?!)]
Nient'altro aggiungere... Spero che la storia sia di vostro gradimento!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo essere giunto a Marineford perché intenzionato a dare un suo contributo nella guerra, Trafalgar Law accoglie sul suo sottomarino Rufy, Ace, Aoi e Jinbē, ai quali presta subito le dovute cure.

Ace, essendo il primo dei tre fratelli a svegliarsi, viene divorato dai sensi di colpa per la scomparsa di Barbabianca e di molti dei suoi compagni e per aver portato alla perdita di coscienza Rufy e Aoi che, scopre da Law, essere entrambi ancora vivi ma sotto terapia intensiva.

Rimasto solo, Pugno di Fuoco si concede un pianto liberatorio, cadendo nuovamente in un sonno profondo.

Il giorno dopo è Aoi a svegliarsi, e capisce di essere stata portata via dal Chirurgo della Morte, artefice del suo salvataggio dopo la sua fuga da Marijoa tre anni e mezzo prima e con il quale ha instaurato un particolare rapporto di amicizia.

Ancora stanca e stravolta dalla lunga guerra a cui è scampata e preoccupata per la ciurma di Barbabianca e per i suoi fratelli Aoi decide di rimanere nella vasca di rigenerazione in cui Law l’ha messa per curarla, addormentandosi nell’attesa di raggiungere un’isola a lei ignota.
 
 - ARRIVO AD AMAZON LILY!
IL CALORE DI UN ABBRACCIO FRATERNO E L'AMORE TRAVOLGENTE DI UNA KUJA

Il suo sonno venne interrotto da delle urla piene di rabbia e dolore, facendola trasalire. Si accinse ad uscire dalla vasca, quando un violento scossone la fece nuovamente ricadere in acqua.

“Che accidenti sta succedendo?!”

Rimase in ascolto, tesa, mentre gli scossoni cessarono al contrario delle urla. Si sentì mancare quando riconobbe quella voce: “ACEEE!!! AOIII!!! DOVE SIETEEE?!”

“R-Ru... Ru... fy...”

Si levò la mascherina e uscì di corsa dalla vasca e dalla stanza indossando la prima cosa che trovò, ovvero una grande maglia nera che le arrivava alle ginocchia, la quale le era stata messa a disposizione sulla sedia accanto alla vasca. Il sottomarino pareva deserto, e la cosa la inquietò non poco.

Seguì le urla, rimanendo shockata quando notò un enorme buco sul tetto dell’imbarcazione. Ringraziò che fossero riemersi, perché altrimenti sarebbero morti tutti affondando con l’intero sottomarino. Saltò fuori dal buco senza pensarci troppo, vedendo subito tutto l’equipaggio di Law, Jinbē e Rufy sulla costa di un’isola che non conosceva. Considerando la posizione del sole doveva essere pomeriggio inoltrato.

Il suo fratellino continuava a correre da una parte all’altra, come indemoniato, urlando a squarciagola il suo nome e quello di Ace e continuando a scaraventare via i poveri Pirati Heart che tentavano di fermarlo: “DOVE SONO ACE E AOI?! LORO... LORO NON SONO MORTI!!! DEVO ANDARE DA LORO!!!”

Con un balzo arrivò fino alla costa, proprio alle spalle di Rufy. Per un attimo ebbe il timore di non avere voce, ma fortunatamente si sbagliò: “Rufy... Calmati, Rufy...!”

Il moro a quella voce si fermò con un sobbalzo, per poi girarsi lentamente verso di lei. Era bendato come una mummia, e la faccia era smunta e bianca come un cadavere. Il suo quasi perenne sorriso non c'era, così come assente era il suo inseparabile cappello di paglia. Si chiese cosa accidenti potesse essere successo dopo che era svenuta per ridurre il suo fratellino in quello stato.

Gli occhi neri di Rufy divennero lentamente lucidi, mentre il ragazzo di gomma si morse le labbra per trattenere le lacrime, che però scesero prepotentemente rigandogli il viso: “A... A-Aoi... Aoi... A-Aoi...!!!”

Nel vederlo in quello stato gli sorrise nel modo più dolce che poté, avvicinandosi piano a lui. Venne travolta da una stretta disperata, avvertendo subito tutta la paura e l’angoscia che Rufy doveva aver provato nel vederla ridotta a quel modo. Lo strinse forte a sua volta, sollevata come non mai di poterlo riabbracciare dopo così tanti anni e soprattutto lontani da ogni pericolo.

Lo sentì singhiozzare senza sosta il suo nome e quelle calde lacrime bagnarle la spalla. Gli accarezzò delicata l’arruffata zazzera corvina, la felicità e il sollievo superiori a qualsiasi altro sentimento. Non credeva che dopo così tanti anni di lontananza si ricordasse ancora come fosse essere una sorella maggiore, così come non pensava che l’abbraccio di un proprio caro potesse essere così rassicurante. Da piccola non le era mai piaciuto quel tipo di effusioni essendosi abituata ad essere trattata come un animale, mentre quando avrebbe potuto cominciare ad apprezzarle era stata portata via da quei maledettissimi Draghi Celesti. Aveva perso tanti aspetti preziosi e importanti della sua vita a causa di quei bastardi.

“Stai tranquillo... Sono qui... e non me ne vado... Accidenti... avresti potuto bussare e chiamarmi, anziché fare una simile scenata... Mi pareva di averti detto che non sarei morta laggiù... Lasciarti alle cure di quello stupido fratello maggiore non era nei miei progetti, soprattutto dopo il macello che ha combinato...”

“P-però... però...! I-io... t-tu... H-ho... sognato che il tizio di magma... e Ace... e-e poi... e-e poi non c’eravate più...!” farfugliò in modo confuso Rufy, affondando il viso nella sua lunga chioma umida “I-io... io odio... stare da solo...!” concluse con lo stesso tono di quando era bambino, facendola sorridere. La sua parte di moccioso piagnucolone era rimasta invariata.

“Lo so... Su questo sei rimasto tale e quale a dieci anni fa... Se Ace ti vedesse ora non so se riuscirebbe a non innervosirsi...”

Quell’abbraccio sembrò non finire mai, ma ad Aoi non importava, perché parte della sua tristezza e frustrazione evaporarono come acqua a contatto col fuoco. Tuttavia sarebbero del tutto scomparse solo una volta riabbracciati anche quello stupido di un fratello maggiore, il Babbo e la sua nuova ciurma, sempre che la sua richiesta fosse ancora valida.

Lentamente Rufy si calmò e si staccò gradualmente dall’abbraccio della sorella, asciugandosi poi le lacrime e trattenendo a fatica i singhiozzi: “... P-però... A-Ace... A-Ace è...”

“Ace-San è vivo, Rufy-Kun. Non preoccuparti.” lo rassicurò Jinbē accennando ad un sorriso “Evidentemente i ricordi di tutte le atrocità a cui hai assistito durante la guerra ti hanno procurato un incubo particolarmente realistico.”

“D-davvero?! A-Ace... A-Ace è... vivo...” ripeté sollevato come non mai, mentre le ginocchia gli cedettero facendolo cadere a terra e altre piccole lacrime gli rigarono le guance.

Aoi scattò accovacciandosi accanto a lui, apprensiva come una madre: “E-ehi! Ti senti male...?!”

“N-no... S-sono... sono solo stanco e sollevato!” sorrise a trentadue denti il giovane tamponando quegli ultimi piccoli rivoli d’acqua salata sul viso, la tristezza di poco prima già divenuta un ricordo.

Aoi sospirò, rincuorata che non gli fosse accaduto nulla di grave. Lentamente, però, quel sollievo si trasformò in una specie di rabbia con una punta di rammarico: “Dannazione...! Sei il solito incosciente, Rufy! Quando accidenti imparerai a contare fino a dieci prima di fare la prima cazzata che ti viene in mente?!”

Di tutta risposta il ragazzo di gomma piegò la testa di lato, perplesso: “Cosa intendi?”

“Cosa inte... ma non vedi come accidenti sei ridotto, brutto babbeo che non sei altro?! Uno zombie di Moria è messo meglio di te! Che cazzo ti è saltato in mente di infiltrarti ad Impel Down e poi di venire a Marineford?! Ti rendi conto che hai sfiorato la morte almeno una trentina di volte?!”

“E che cosa avrei dovuto fare?! Lasciare che facessero del male ad Ace senza fare niente?! E poi anche tu sei arrivata per salvarlo, e fino a non so quanto tempo fa eri in una pozza di sangue con soltanto metà del corpo! Tu più di tutti hai rischiato di morire!” ribatté l’altro, arrabbiato “I-io... non me lo sarei mai perdonato se ti avessi persa di nuovo dopo averti creduta morta per dieci anni! Sei tu l’incosciente!!!”

“Tsk! Come se fossi potuta morire contro quel botolo di magma! Io posso rigenerare anche il cuore se ho dell’acqua a disposizione! Tu sei soltanto un Moccioso di Gomma che non sa quello che fa!” gli rimbeccò lei.

“Intanto sono sicurissimo che potrei batterti senza problemi!”

“Non sfidare la sorte, marmocchio! Devo ancora farti il culo a strisce porpora per tutte le emerite cazzate che hai combinato da quando sei diventato un pirata!!! Mai una volta che la tua taglia sia aumentata per piccolezze!!! Possibile che non potessi accontentarti di distruggere un paio di Basi della Marina?! Prima hai bruciato la bandiera del Governo e sconfitto la CP9, poi hai dato un pugno ad un Drago Celeste e adesso hai fatto quel macello a Impel Down e Marineford! E poi che hai intenzione di fare?! Sfidare a duello uno dei Quattro Imperatori, per caso?!”

“Lo farò se ne avrò voglia, perché io sono l’uomo che diventerà Re dei Pirati!!!”

“E dove saresti uomo, Moccioso di Gomma...?!”

“Ok, basta così. Se volete fare a botte dovrete aspettare fino a che non sarete del tutto guariti!” s’intromise Jinbē dividendoli “Non c’è dubbio che siate stati entrambi due emeriti incoscienti...! Rufy-Kun, ho davvero apprezzato tutto quello che hai fatto per me, per Ace-San e per la ciurma del Babbo, ma ora come ora devi solamente riposare! Se ti agiti troppo le tue ferite rischiano di riaprirsi, e tutto il lavoro fatto da Trafalgar-San andrà buttato al vento! E lo stesso vale per te, Aoi-San! Certo, con l’idroterapia a cui sei stata sottoposta le tue ferite si sono totalmente rimarginate e il tuo corpo è di nuovo intero, ma lo capisco dai tuoi movimenti e dalla tua faccia come la stanchezza ti stia cadendo addosso tutta in una volta, adesso che è tutto finito. E non sono l’unico che la pensa così!”

“Tsk! Ma se sto benissimo! Potrei fare il culo a quel bastardo di magma altre dieci volte!” si vantò la biondina, esibendo un ghigno strafottente e incrociando le braccia al petto come quando era bambina.

“A proposito di ‘culo’, Aoi-ya... Per quanto tu sia attraente nella mia maglietta, ti converrebbe metterti qualcosa sotto... è sufficiente una raffica di vento...” intervenne con un ghigno divertito e perverso il Chirurgo della Morte, accentrando così gli sguardi perplessi e leggermente imbarazzati dei presenti su di lei.

“... Intendi dire... che sotto Aoi non ha le mutan”-

“RUFYYY!!! CHIUDI QUELLA BOCCA!!!” strillò indemoniato l’oggetto della discussione tirando un duro calcio sul muso del moro, facendolo rimbalzare per via del suo corpo gommoso.

“COSÌ LO UCCIDI!!!” urlarono in coro i Pirati Heart.

“Date la colpa al vostro Capitano bastardo!!! Dove cazzo sono i miei vestiti, Law?!”

Il sogghigno del Chirurgo della Morte si allargò: “Semplice, mia cara Aoi-ya... essendo stata colpita per metà da del magma puro, la parte destra di tutti i tuoi indumenti è andata bruciata, compresa la tua deliziosa biancheria intima, mentre quella sinistra era un ammasso di stracci. Ho buttato tutto poco dopo averti messa nella vasca per l’idroterapia.”

“Tu... Tu... avresti buttato i miei vestiti...?!” ripeté a denti stretti la ragazza, il viso più rosso della camicia di Akainu.

“Puoi pure perlustrare il mio sottomarino, se non mi credi. Ma anche se ne trovassi i resti dubito che potresti indossare le tue mutandine come sono adesso...”  

“Un giorno di questi io ti...”-

“RUFYYY ♥?!” chiamò all’improvviso una voce femminile dal tono melodioso e felice, mentre dalla selva uscì una bellissima donna, alta e dal fisico prorompente, con lunghi capelli corvini e seducenti occhi azzurri dalle lunghe ciglia. Indossava un’elegante camicetta rossa a maniche lunghe rosa che le arrivava poco sopra l’ombelico, con una mostruosa scollatura che le lasciava scoperto gran parte del florido seno candido, assieme ad una lunga gonna rossa, rosa e verde decorata da motivi molto particolari, la quale metteva in mostra le lunghe gambe. Infine sulle spalle portava un lungo mantello bianco, molto simile a quello dei Viceammiragli della Marina, e ai piedi un paio di scarpe rosse dai tacchi vertiginosi. Sulle orecchie pendevano due bellissimi orecchini dorati a forma di serpenti arrotolati, ed era sempre un enorme serpente anche quello che sembrava quasi fasciarle il sinuoso corpo, bianco a chiazze rosse con in testa uno strano copricapo simile a un teschio, da dietro il quale scendeva un’eccentrica criniera celeste.

Alle sue spalle apparvero presto altre donne, tutte vestite con degli attillati bikini di pelle di vari colori abbinati a delle gonne esageratamente corte e tutte con un serpente avvolto attorno alla vita. Due di loro, probabilmente delle gigantesse, avevano appresso anche due enormi carriole piene di ogni tipo di frutta, verdura e carne immaginabili.

Aoi trattenne il fiato, quando si rese conto di avere davanti nientedimeno che la famosa Imperatrice Pirata, indiscussa sovrana di quell'isola e unico membro femminile degli Shichibukai, Boa Hancock.

Il modo in cui Rufy la salutò la lasciò ancor più interdetta: “Ah! Hancock! Ciao! E ciao anche a voi, ragazze!”

“Ciao, Rufy!” lo salutarono entusiaste le donne, sorridendogli. Aoi cominciava seriamente a non capire che accidenti stesse succedendo. Ad un certo punto una consapevolezza la travolse con una potenza pari ad un colpo di Barbabianca: se come aveva capito la guerra era finita Boa Hancock non sarebbe potuta apparire così, benché meno portandosi dietro quelle donne vestite in quei modi così tribali quanto in un certo senso sensuali, a meno che... non fossero stati portati proprio su quell’isola.

La donna in questione la scrutò, sospettosa, prima di rivolgere uno sguardo amorevole e luminoso al fratello: “Oh, Rufy! Allora ti sei davvero ripreso! Come sono sollevata!” esclamò con un tono dolce come il miele, portandosi timidamente le mani alle guance che si erano imporporate “Ero così in pena per te, quando ti ho visto svenire durante la battaglia!”

“Ah! Quindi siamo su Amazon Lily! Ecco perché mi pareva familiare!” ridacchiò il suo fratellino come se nulla fosse, confermando in pieno la sua deduzione. Si sentì quasi mancare il respiro.

“Sì! Ho detto ai pirati che hanno curato te e tuo fratello che potevano portarti qui, in modo che la Marina non potesse seguirci! Puoi trattenerti qui per tutto il tempo che vuoi, e lo stesso vale per tuo fratello! A proposito... dov’è?”

“Ah, Ace? Beh, Jinbē mi ha assicurato che sta bene, però... non è ancora uscito...”

“Conoscendolo se la starà dormendo nella grossa...” meditò ad alta voce l'ex assassina, ancora leggermente scossa.

“Shi, shi, shi! Mi sa che hai proprio ragione!”

Aoi sobbalzò appena quando si sentì addosso lo sguardo indagatore della bella Principessa Serpente. Si sentì subito in dovere di chinarsi al cospetto di quella donna, per la quale sentiva di nutrire un enorme rispetto poiché sovrana della tribù di guerriere da cui discendevano anche sua madre e lei, le Kuja: “L... L-la ringrazio infinitamente per aver deciso di ospitare i miei fratelli nonostante le vostre durissime leggi...! È soltanto grazie a lei se siamo ancora tutti vivi e al sicuro...!”

Si sorprese, nel sentire la melodiosa voce della Principessa tremare leggermente: “H-hai detto... fratelli...?!”

“Sì! Aoi è mia sorella maggiore proprio come Ace! Come con lui non abbiamo legami di sangue, ma siamo fratelli di principio, anche se siamo stati divisi dopo poco tempo...! Ha un anno in più di me!” spiegò allegro Rufy lasciando tutti senza parole, a parte Jinbē e Law che lo sapevano già.

Le Kuja iniziarono a bisbigliare tra loro, mentre Aoi fece appena in tempo a tirare su il capo che le sue mani vennero avvolte da quelle candide dell’Imperatrice Pirata, la quale la guardò dritta negli occhi: “Ti prego di perdonare la mia ignoranza, Onee-Sama! Non sapevo che Rufy avesse anche una sorella maggiore... ma avrei dovuto riconoscere subito la prode fanciulla che è andata in soccorso suo e di suo fratello! È un onore per me fare la tua conoscenza, e non ti ringrazierò mai abbastanza per quello che hai fatto!”

L’espressione che si dipinse sul volto della giovane assassina fu molto simile a quella fatta tre anni e mezzo prima alla vista di Bepo, l'orso della ciurma di Law: “O... O-Onee... Sama...?”

“Ah... Ho conosciuto anche la sorella maggiore del mio Rufy... la mia amatissima e futura sorella...!” si disse fra sé e sé Hancock con uno sguardo sognante, lasciandola sempre più... stordita, ecco, stordita era la parola adatta.

“... SORELLA?!”

Una possibile risposta a tutta quella situazione le nacque quasi spontanea, ma la accantonò subito per la sua stessa inconcepibilità. Insomma... la bellissima e fortissima sovrana delle Kuja... n-non poteva essersi presa una cotta per il suo stupido e ingenuo fratellino con la faccia da scimmia!!! Era una cosa impossibile!!!

Boa Hancock le rivolse uno sguardo ammirato e amorevole, scrutandola poi da capo a piedi con espressione sconvolta: “M-ma... Ah! Non oso immaginare come devono averti trattata quelle belve!!! La lunga chioma piena di nodi, e addosso quell’orribile straccio puzzolente! Povera sorella mia! Provvederò subito a procurarti dei vestiti e a prepararti una stanza nel mio castello!”

“C-che... m-ma... ma non è...”-

“Che la metà di voi torni al castello per preparare la più bella delle stanze a disposizione e un bagno caldo! E procuratevi anche le stoffe e le pelli più pregiate per cucirle degli abiti degni di una Principessa! Voialtre iniziate subito a servire Rufy e la sua amabile sorella! Sbrigatevi!!!”

“Agli ordini, Hebihime-Sama!!!” annuirono le Amazzoni, di cui la metà tornò indietro come ordinato. Le altre portarono i grossi carri a Rufy, che iniziò a mangiare con foga prendendo fiato soltanto per chiacchierare con una Kuja bionda dai capelli a caschetto e dall’aria gentile.

Aoi rimase basita, ma nonostante ciò cercò di controbattere: “M-ma... ma non è assolutamente necessario, Hebihime-Sama...! I-io... n-non posso soggiornare nel suo...”-

“Ti prego, Onee-Sama, dammi del ‘tu’ e chiamami Hancock!” le sorrise solare quella “Non posso permettere che una fanciulla di tale dolcezza e coraggio soggiorni in mezzo a quelle bestie disgustose!” sbraitò poi guardando in cagnesco l’equipaggio di Law prima di sorriderle di nuovo.

“EHI!” si lamentarono in coro i pirati venendo zittiti da un’altra occhiataccia.

“La nostra Imperatrice è proprio innamorata...” sospirò la più anziana delle Kuja, una bassa vecchietta dalle grosse labbra che usava il suo serpente a mo’ di bastone “Perdona i suoi modi, figliola... ma i suoi sentimenti la travolgono più del dovuto. Per una Kuja innamorarsi è qualcosa di raro e sconvolgente.”

Con quell’affermazione ogni pensiero razionale andò a quel paese, facendole, tanto per cambiare, ripetere incredula: “I... i-innamorata...?!”

Quella sarebbe stata solo la prima di tante sconvolgenti sorprese.
  
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