Sonetto 116
 
Non sia mai ch'io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è Amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.
 
                                      -William Shakespeare

Eli stava per conoscere quella che sarebbe stata finalmente la sua nuova scuola.
Si preparò meglio che poteva, voleva fare una buona impressione ai professori.                                                                                                                  
Il suo obbiettivo era una borsa di studio per un buon college.
Non voleva finire come sua madre sempre in cerca di un lavoro e non intendeva
continuare a vivere senza l'ombra di un quattrino.

《Loren!》urlò Eli.
             
 Non era abituata a chiamarla mamma.
Loro si volevano bene ma Loren era più un'amica che una madre e aveva difficoltà ad interpretare quel ruolo.  
                
《Ancora cinque minuti...》Loren brontolò da sotto il piumone.

《Sono le sette, vuoi farti licenziare il primo giorno di lavoro?!》Eli scostò le tende per
far entrare luce nella stanza. Lei e Loren si somigliavano molto, capelli  rossicci e occhi color ambra.                                   
Dopo che Loren si alzò Eli si avviò verso il grande edificio bianco pieno di possibilità
e… di idioti comunemente chiamati "Adolescenti".

 
Dopo aver ritirato l’orario in segreteria e aver posato alcuni oggetti
ESSENSIALI nell’armadietto era corsa nella classe per la prima ora.
Aveva il professor McCol che insegnava letteratura.

《Buongiorno ragazzi, è il quarto anno che vi reggo,
cerchiamo di renderlo sopportabile…
Quest’anno, per garantire la mia integrità mentale
metteremo alcune regole da rispettare:
1° Rispetto per tutti,
2° Non voglio ritardatari, vabbè questa vale solo per Irwin, il ritardatario cronico,
3° E soprattutto, niente casini che possono comportar problemi salutari o mentali
a qualsiasi esser di quest’aula. Mi sono spiegato? 》disse un uomo alto, sotto la quarantina con capelli neri.

《Bello vero?》mi chiese una ragazza prima di sedersi vicino a me nella penultima fila a sinistra.

《Ehm… di cosa parli? Dell’inizio della scuola,
delle regole o del mio jeans?》le chiesi sorridendo.
Era una bella ragazza, capelli lunghi neri, non molto alta e occhi scuri.

 《Ovviamente del prof, è così secsi!》

《Ovviamente…che stupida》dissi sbattendomi la mano sulla fronte in modo teatrale.

《AHAHHAHA, Christy, piacere. Sei nuova?》mi domandò allungandomi la mano.

《Eli. Mi sono appena trasferita da…》cominciai.

《Pff… FATE SILENZIO, Oh è la nuova.
Visto che non lo sa ora la informo,
ho problemi a trattener gli impulsi perciò se dovessi legarla
e imbavagliarla non si scandalizzi, il mio subconscio soffre di anti-logorroicesimo,
tu parli, io ti imbavaglio, così funziona.
Ora che anche lei sa il mio piccolo e insignificante difetto,  
le va di presentarsi alla classe?》mi domandò quello che avrei dovuto
sopportare come professore per un anno.

《Sono Ophelia Hyde e sarò la vostra compagnia di classe nell’ora di letteratura,
sarò onorata di superar le torture indenne
e spero che l’infermeria rimanga aperta spesso. 》Mi tornai a sedere sentendo delle risate.

 
Le ore passarono in fretta. Era ora di pranzo,
Eli decise di andarsi a sedere all'unico tavolo vuoto della mensa.
Mentre si avvicinava  gli sguardi la incenerivano.
Che avevano tutti da guardare? Poi vide Christy in piedi,
i suoi occhi neri erano visibilmente preoccupati, strano.


Eli si sedette e incominciò a leggere il suo libro colmo di poesie.
"Meteore pallide
Pianeti spenti...
Ci fu un tonfo accanto a lei quando si voltò verso sinistra l'unica
cosa che vide fu un sorriso reso più brillante da un Piercing.
"Cadono gli angeli
  Da i firmamenti. "

《Non è questo il tuo posto.
Se ti piace fissarmi puoi farmi una foto, un ritratto...》disse divertito il ragazzo.                   
                                 
《È l'unico posto libero,
e sinceramente non vedo il tuo nome sul tavolo》Eli rispose in modo sgarbato.

Il ragazzo sorrise prendendogli il mento con la mano
e le fece notare i quattro nomi incisi sul bordo del tavolo.
L'ultimo era cancellato.

"Luke ~ Michael ~ Ashton~ Calum"
Indicò il suo. Il ragazzo riportò lo sguardò della ragazza sul suo volto.
  
《E dove dovrei andare precisamente...Luke? 》 Eli lo guardò male.

《Non sono affari miei》gli lasciò il volto e spinse le sue cose a terra seccato
mentre stringeva il libro della ragazza tra le mani sotto al tavolo per non farsi scoprire,
quando se ne andò guardò il nome che c'era scritto sula copertina.

《Ophelia》
Poi aprì la pagina segnata da una foglia secca.
William Shakespeare, sonetto 116.
Luke non credeva nelle coincidenze, sorrise in modo trionfante
mentre dall'altra parte della mensa Calum osservava la sua nuova preda.
 
 
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SALVE GENTEEE, SIAMO LULU E MICH.
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...meglio smetterla di scrivere in maiuscolo >.<