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Autore: ellephedre    19/08/2014    14 recensioni
1. Minako al settimo giorno di vita del suo bambino.
2. Ami al secondo mese di vita del suo bambino.
3. Ami e Rei (prima della nascita). Una chiacchierata a quattro con Usagi e Makoto.
4. Minako al settimo mese di gravidanza. È un pochino giù, ma sa come consolarsi.
5. Usagi e Mamoru, al sesto mese di Chibiusa, a Natale.
6. Yuichiro e Rei (alla nascita di Iria).
....
18. Gen babysitter (con Adam, 1 anno, e Iria, 8 mesi)
19 - Profetessa (Iria, 7 mesi)
20 - Nato per essere padre (Iria, 2 mesi)
21 - Rei e l'istinto materno (7 mesi)
22 - Halloween (Adam, 1 mese - Rei incinta di otto mesi)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Maternità 3

 

Maternità

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

3 - Ami e Rei (prima della nascita)

 

 

«Grazie per essere venute a casa mia, ragazze.»

«Andiamo!» Rei si sporse sul tavolo per guardare Ami negli occhi. «Non potevamo farti salire le scale del tempio nelle tue condizioni.»

«Esatto» le fece eco Makoto, tornando dalla cucina con una carraffa di tè freddo. Usagi mandò avanti il suo bicchiere e Rei la guardò male. Incurante, Usagi le fece una piccola linguaccia e, appena ebbe il bicchiere riempito, lo passò ad Ami.

«Grazie.» Ami si reclinò sulla sedia, spostando sulla schiena il peso della grossa pancia rotonda.

Rei strinse inconsciamente il proprio ventre. A trentasette settimane di gravidanza Ami era radiosa, ma anche enorme. Con le sue diciotto settimane appena compiute, Rei la guardava e vedeva il suo prossimo futuro in tutta la sua temibile realtà.

Appena ebbe il tè nel bicchiere, lo mandò giù in un colpo solo.

Accorgendosi della sua attenzione, Ami sollevò un sopracciglio. «Sì» dichiarò. «Forse diventerai anche tu una mongolfiera.»

«Ma tu non lo sei!» la rassicurò Usagi, mentre Rei deglutiva. La pacatezza di Ami diminuiva alla velocità con cui aumentava la circonferenza del suo punto vita.

Rei provò a sorridere. «Ormai sono le ultime settimane, no?»

«Scherzi?» fu lapidaria Ami. «Potrebbe mancare quasi un mese se lui tarda. Alla prima gravidanza è normale andare oltre il termine.»

Rei non seppe cosa dire.

Ami inspirò un'enorme boccata d'aria. «Perdonami. Con questo caldo, e con questo peso addosso...» Si massaggiò la pancia. «Scusa» ripeté, rivolgendosi al suo bambino. «È solo che... Ecco. Devo andare di nuovo in bagno.»

Usagi e Makoto le furono subito accanto. «Ti aiutiamo ad alzarti. Appoggiati.»

Sollevarla delicatamente fu una piccola operazione di scarico merci. In piedi, Ami emise un profondo sospiro. «Torno subito.» Deambulando lentamente, si diresse verso la toilette di casa.

Makoto si abbassò verso il centro del tavolo, chiamandole tutte a raccolta. «Ami è depressa» bisbigliò. «Forse dovremmo anticipare la festa pre-bebè.»

«Noo» si lamentò Usagi. «Minako non riesce a venire domani! Ha detto che è libera solo la prossima settimana.»

«Ma dobbiamo fare qualcosa.»

«Ami ha solo bisogno di più compagnia» disse Rei. «Stavo già per proporvelo, o meglio, stavo per dirlo a Usagi.» Guardò lei. «Makoto ha la sua pasticceria a cui badare, ma io e te dobbiamo solo prepararci per gli esami. Abbiamo del tempo libero. Ora che Ami è tornata da Izu, non è bene che stia da sola. Potrebbe partorire da un momento all'altro.»

Usagi annuì. «Però penso che Alexader non dovrebbe più lavorare così tanto.»

«Gliene ho parlato» sussurrò Makoto, chiudendo ancora di più con la testa il cerchio che avevano formato. «Ha detto che ha in mente qualcosa, ma preferisce dirlo ad Ami solo quando riuscirà a concretizzarla.»

«Che cosa vuole fare?»

Makoto scrollò le spalle.

Rei scosse la testa. «Non è importante. Ami non ha solo un marito, ha anche delle amiche. Le staremo vicine.»

Usagi le accarezzò una spalla. «Certo! E staremo vicine anche a te, Rei!»

«Io ora sto benissimo.»

«Lo so. Ma molto presto...»

Rei le coprì la bocca. «Non dirlo!» Era venuta a patti con l'incredibile rivoluzione che stava per sconvolgere la sua vita, ma l'idea di cambiare fisicamente era una cosa che stava ancora accettando, settimana per settimana.

Usagi annuì. «Allora io posso essere qui lunedì mattina. Lunedì pomeriggio puoi venire tu?»

«Certo. Mi distrarrà dalle pagine di Diritto Contrattuale.»

Alle loro spalle udirono un sorriso. «Lunedì pomeriggio viene a farmi compagnia Shoko-san.»

Rei, Usagi e Makoto saltarono in piedi.

Ami scostò tranquilla una sedia. «Mi fa piacere se state con me, ma non trascurate lo studio a causa mia.»

Rei la sostenne nel sedersi di nuovo. «Priorità, Ami. Adesso per noi è importante starti accanto.»

Ami guardò il soffitto. «Ma sono noiosa in questi giorni; Non è divertente stare con me. E poi... sto bene. Anche se entrassi in travaglio, ci vorrebbero ore perché succeda qualcosa. Avrò tutto il tempo di chiamare Alexander, voi, mia madre, i genitori di lui in America e persino Minako, prima di andare all'ospedale.»

Sorridendo, Usagi tirò fuori una salvietta umida dalla borsetta e bagnò la fronte di Ami. «Ecco, così stai più fresca.»

«Non c'è l'aria condizionata?» domandò Makoto.

«Mi sono dimenticata di accenderla. Fino a poco fa si stava bene.» Ami osservò mesta la finestra.

In quei giorni l'afa cominciava a farsi sentire già alle dieci di mattina. Nonostante stesse per iniziare settembre, il caldo non se n'era ancora andato.

Makoto si era diretta a prendere il telecomando dell'impianto di condizionamento.

Rei guardò l'abbronzatura delicata di Ami. «A Izu hai preso un bel colore.» Si picchiettò il braccio. «Grazie a te, anche noi ci siamo goduti dei bei weekend.»

Ami tornò con la mente a quei giorni. «Sarei rimasta là per il bel tempo che c'era, ma non volevo più stare lontana da Alex. Per lui era faticoso affrontare il traffico del fine settimana per venire a Izu.»

«Ma no» intervenne Makoto. «Due settimane lì con te sono state poche anche per lui. Prolungare lo svago e il mare gli ha fatto bene.» Si guardò intorno. «A proposito, perché stamattina non c'è? È sabato.»

«Non lo so» sbadigliò Ami. «Stanno lavorando a qualcosa di particolare. Ha detto che cercherà di tornare prima di cena.»

Usagi la guardava preoccupata. «Hai sonno?»

«Mi sono svegliata alle sei. Con questa luce mi alzo a quell'ora tutti i giorni, senza sveglia.»

Usagi fece una smorfia sofferente.

«Inoltre, devo sempre fare pipì. Non mi ricordo l'ultima volta che ho dormito per otto ore consecutive.»

Osservando la reazione costernata di Rei, Ami le prese la mano. «Non preoccuparti. Queste settimane non sono semplici, ma la sensazione che ne ricavi è unica.» Sgranò gli occhi e si sollevò. «Eccolo! Guarda, senti!» Posò la mano di lei sulla pancia e senza chiedere ebbe anche quelle di Makoto e Usagi.

«Dove?!» Usagi era entusiasta.

«Dove sto tenendo la mano di Rei» rispose Ami. Sorrise quando sentirono entrambe un colpetto da sotto la pelle.

Non era la prima volta che Rei sentiva i movimenti del figlio di Ami, ma più passava il tempo, più si inteneriva. Ormoni. «È il piede?»

«Sì. È forte, vero?»

«Tanto.» Meravigliata, ritrasse il palmo, lasciando che Usagi prendesse il suo posto.

C'era una persona dentro il corpo di Ami, così come dentro di lei.

Ami non aveva smesso di guardarla. «Da un giorno all'altro dovresti sentire la bambina anche tu.»

«Ti è venuta qualche altra idea per il nome?» le domandò Makoto.

«Ancora no.»  Era una scelta difficile. Non aveva ancora sentito muovere sua figlia, ma aveva una percezione di lei intensa, molto particolare: sentiva l'essenza della persona che la sua piccola sarebbe diventata, la forza di lei e il fatto stesso che, un giorno, sarebbe diventata una donna con un potere di preveggenza simile al suo. Più forte, temeva.

Voleva che la sua bambina fosse una creatura che non si sarebbe fatta intimorire dalla propria natura. Voleva crescerla decisa e meravigliosa.

Non aveva ancora un nome adatto a simili aspirazioni: non le sembrava che ce ne fosse uno all'altezza. Aveva cominciato a guardare liste di nomi in lingue diverse, spulciando significati, in cerca di qualcosa che la attirasse. Yuichiro non era d'aiuto: suggeriva nomi belli, ma troppo dolci. In fondo, a Rei non dispiaceva: quella loro figlia avrebbe avuto bisogno di dolcezza per diventare una persona sicura che si sarebbe sempre sentita amata. Non avrebbe avuto un padre come il suo a farla sentire ripetutamente un peso nella sua vita.

Ami le stava sorridendo. «Quando sentirai che si muove, potrai dedurre la sua personalità. Magari sarà più chiaro come chiamarla.»

Forse.

Notò Makoto, che dietro di loro era rimasta in silenzio e che solo in quel momento si stava avvicinando di nuovo alla pancia di Ami.

Con Usagi non dissero nulla. Quell'argomento era una sorta di tabù, perché se di Usagi potevano dire che un giorno - nel giro di qualche anno - sarebbe arrivata Chibiusa, per Makoto c'era solo la certezza che non avrebbe potuto avere figli con Gen. A prescindere, probabilmente non ne avrebbe avuti per molto tempo.

Anche per questo a suo tempo Rei si era sentita male: era stata lei a dire a Makoto che cose simili non contavano, che si stava benissimo anche senza figli. Lei e Yuichiro le avrebbero fatto da esempio, poiché sicuramente non ne avrebbero avuti prima dei trent'anni. Senza volerlo, assolutamente senza programmarlo, si era smentita da sola.

«Eccolo qui!» Makoto scoppiò in un sorriso sentendo sulla mano, attraverso il vestito di Ami, un piccolo colpo. «Sarà un calciatore!»

Ami annuì felice. «Magari. Di certo gli insegneremo a nuotare.»

Commossa, Makoto si sedette. «Sono sicura che vi somiglierà tanto, Ami. Avrà gli occhi di Alex, il tuo sorriso e i capelli di... Hm, facciamo un mix di tutti e due.»

«Anche a me piace immaginare queste cose!» Usagi saltellò sul divano vicino. «Per me avrà i capelli di Ami e una faccina che non si riconoscerà per niente all'inizio, perché lui sarà bellissimo e paffutello!» Arrossì nell'accorgersi della sua gaffe. «Non lo dicevo perché sei grossa, Ami!» Scattò a coprirsi la bocca con le mani.

Sorridendo, Ami sospirò. «Mako-chan, mi aiuti ad alzare le gambe su quella sedia?»

«Certo! Vuoi che ti faccia un massaggio ai piedi?»

«Oh... grazie.»

Rei si sistemò accanto a loro, posizionando le mani sulle spalle di Ami. Iniziò a muovere con delicatezza i pollici sui muscoli di lei. «Possiamo fare qualunque cosa per te.»

«Certo!» Usagi s riprese. Corse alla sua borsa e tirò fuori un ventaglio. «Guerriere Sailor alla riscossa! Ti tratteremo come un pascià!» Iniziò a fare vento ad Ami, che scoppiò a ridere.

«Non preoccuparti. Si sta già diffondendo l'aria fresca del condizionatore. Piuttosto, anche se fa caldo, possiamo comunque uscire da qualche parte tutte insieme.»

Makoto era perplessa. «Sicura di volerti muovere?»

«Sì. Magari più tardi, ma devo muovermi. Stare ferma non fa bene né a me né ad Adam.»

Rei si decise a essere schietta. «Ami, ma... tu come ti stai sentendo in questi giorni?» Voleva saperlo da amica e per curiosità personale.

«Mi sento come mi vedete, ragazze. Sono un pallone.» Zittì in anticipo la loro protesta. «Mi sento piena fino a scoppiare; non so come farò ad arrivare fino alla fine. Temevamo che potessi soffrire di qualche problema di salute, ma all'ultimo check-up la ginecologa ha confermato che sembro così grande perché Adam ha già un buon peso per lo stadio in cui si trova, e anche se non sono bassa, io ho un tronco abbastanza minuto. Coincidenze, Rei, vedi? Magari la tua che sarà una bambina sarà più facile da portare.»

Tipo una borsa?, pensò Rei, condividendo un sorriso segreto con Ami.

«A parte questo» continuò Ami, «ho sempre fame. Ho sempre voglia di andare in bagno. Voglio sempre dormire... Ma quest'ultima cosa non è così male: in questo stato mi sembra di poter ascoltare i bisogni del mio corpo quando voglio e come voglio. Se ho sonno, semplicemente... dormo.»

In passato Ami non si era mai permessa di essere tanto pigra.

Ora invece era serena. «Mi è passata la voglia di cibi specifici, per fortuna. Adesso mi va bene di tutto; mi è persino venuta voglia di provare cose nuove. E poi... be', anche se sono diventata il doppio di me stessa, forse Alexander non lo pensa.»

«Certo che no.» Makoto non capì la ragione del commento.

Ami guardò lei e le altre negli occhi prima di socchiuderli e mordersi le labbra. «Non vorrei che mi giudicaste troppo sfacciata...»

«Ma figurati!» Usagi era già curiosa.

Rei non se ne stupì. «Per Usagi non esiste una cosa del genere.»

Ami aveva ancora dei dubbi. «È solo che... mi sono sempre vergognata a parlare di cose 'fisiche', però...» Si accarezzò la pancia. «Da quando c'è lui mi sembra che il mio corpo non sia più una cosa tanto privata. E provo sensazioni che... Vorrei parlarne.»

Usagi le prese entrambe le mani. «Sì, per favore!»

Makoto era meravigliata. «Stiamo parlando di... sesso

Avvampando, Ami franò a terra con gli occhi.

«Oh, Ami, non ti vergognare! Tra donne possiamo dirci tutto.»

«Sì, sì!» le fece eco Usagi. «Vuoi che cominci io?»

Ami occhieggiò Rei in cerca di aiuto e Rei non si tirò indietro. «Ma se non sai neanche di cosa vuole parlarci.» 

«Ma è facile! Di sesso in gravidanza, no?» Usagi si sistemò compìta sulla sedia. «Voi due dovete insegnarmi, sono curiosa! Faccio io le domande!»

Rei non ebbe neppure il tempo di mandare avanti una protesta, Usagi si era già lanciata. «È vero che le sensazioni diventano più forti

Ami iniziò a giocare con le dita. «Ho letto che è diverso da persona a persona...»

Rei capì il dilemma di lei: Ami voleva parlare dell'argomento, ma essere la prima ad affrontarlo, e con riferimento alla propria relazione, andava oltre i suoi limiti.

Rei capì di doversi sacrificare. «Sì. E no. O almeno per me è così per ora. Fino a qualche settimana fa non era cambiato niente, anche se c'erano giorni in cui ero così scocciata che l'idea del sesso non mi passava nemmeno per l'anticamera del cervello. Ma da un mesetto a questa parte...»

«Ah!» sobbalzò Usagi. «Sei diventata una maniaca?»

Rei represse il rossore alle guance e sorrise con Usagi della battuta. «A giorni alterni. Il mio corpo segue la mia testa, o viceversa. Nei giorni in cui non penso ad altro, le sensazioni sono davvero molto più forti.» C'era una cosa che voleva chiedere a quell'enciclopedia vivente che era Ami. «Io sono solo agli inizi. È chiaro che c'entrano gli ormoni, però mi sembra di sentirmi già fisicamente diversa.»

Ami fu finalmente a suo agio col discorso. «Il muscolo uterino comincia a prendere più massa. L'aumentata vaso-congestione può amplificare le sensazioni.»

Usagi stava aggrottando la fronte. «Cioè? Siete troppo tecniche.»

Sorridendo, Makoto sospirò condiscendente. «Vogliono dire che, come durante certi periodi del mese, sono più strette.»

Costernata, Ami si coprì gli occhi con le mani.

Rei dovette deglutire il proprio ritegno per trattenerlo in sé. «Non è solo questo! È diverso quello che provo in tutto il corpo. Sembra che abbia più terminazioni nervose.»

Ami sollevò giusto un dito. «Se non stai parlando del seno, quelli probabilmente sono solo ormoni.»

«Uhi!» Usagi era affascinata. «Mi sembra che descriviate come mi sentivo quando avevo quelle strane crisi pro-concepimento-Chibiusa. Mamo-chan mi toccava e io mi sentivo un fuoco.» Guardò sconsolata il cielo. «Come mi mancano quei momenti.»

Makoto si divertì. «Ma se hai detto che non potevi controllarti.»

«Era questo il bello! Non lo apprezzavo abbastanza mentre stava succedendo. Cioè, lo apprezzavo, e molto vocalmente, ma...»

Ridendo, Makoto le indicò di fermarsi. Ci ripensò dopo un momento. «Be', anche io sono vocale. A volte.»

Rei ed Ami si scambiarono un'occhiata attonita.

Makoto non aveva intenzione di fermarsi. «Ci sono posizioni che sono davvero il meglio

Usagi stava scrutando Ami con occhi furbi. «Andiamo, so che vuoi liberarti e parlarne. A te non è mai successo?»

«... sì.» Fu un mormorio.

«Coraggio, un passetto in più: quando?»

Persino Rei non resistette dallo sporgersi verso Ami.

Lei tremava, guardandole tutte come se fossero i suoi carcerieri. «Quando...» Sprofondò nell'imbarazzo. «Quando... con la bocca lui... su di me...»

Usagi spalancò gli occhi. «Sì! Ti capisco, è normale! Esprimersi a voce aiuta perché lui non ti può sempre vedere in faccia.»

L'analisi tecnica spinse Ami ad aprire un occhio.

Usagi si batté piano il petto. «La vostra Sensei-Usagi ha molta esperienza.»

«Ma smettila» sbottò Rei. «Comunque questi discorsi mi sembrano troppo dettagliati.»

«La tua è solo finta vergogna! Da tutte le chiacchierate che abbiamo fatto quando siamo da sole, so che a te piace da morire stare sopra, sotto, a carponi, di lato...»

Rei le tirò una coda. «Ehi!»

Makoto non credette alle sue orecchie. «Perché questi cose non le dici mai a me, Rei?»

«Tu non insisti abbastanza!» spiegò Usagi. «Con Rei la tecnica è svelarsi per prime! Poi lei si scatena a parlare di sesso peggio che in uno di quei romanzi rosa che una volta ci hai prestato!»

Ami lanciò a Rei un'occhiata sghemba.

Rossa in volto, Rei mise le mani sui fianchi. «Io sono una persona passionale!»

«Io ti apprezzo per questo!» Usagi la abbatté al suolo con una pacca sulla spalla. «Ami! Ma tu cosa volevi sapere? Non ci saranno segreti tra noi - e Minako, che naturalmente dovrà venire a sapere tutto!»

Rei rimase seduta a terra, una mano sulla fronte. Anche Minako sapeva di lei?

Ami cercò di rimettersi dritta. «Non è che... volessi sapere qualcosa. Volevo parlare di...» Inspirando, si decise. «Be', con questa pancia mi sento sempre più ridicola. Fino a che era piccola mi sentivo quasi più bella, ma ora... Eppure mi piace davvero tanto avere relazioni di quel tipo in questi giorni. È come se lì avessi solo vasi sanguigni che... pulsano.» Divenne porpora in viso. «Però mi chiedevo se... Voi avete mai sentito che lui non ha molta... voglia?»

Makoto sollevò le sopracciglia.

Ami si incurvò nelle spalle. «Ho dei dubbi perché non so distinguere bene. Alex fa molto piano - chiaramente perché c'è il bambino -  ma prima non era così. Non so se viene da me perché lo vuole, o perché sa che lo voglio io. In questi giorni farebbe tutto quello che desidero, anche sforzandosi.»

Makoto era perplessa. Fu schietta. «Non succede praticamente mai, ma quando Gen non vuole - perché è troppo stanco - noi non lo facciamo. Per un uomo è ovviamente più difficile costringersi.»

«Lo so. Dico che... Alexander lavora molto di immaginazione. Se vuole convincere la sua testa a fare qualcosa, ci riesce.»

Stiamo parlando di 'testa'? meditò Rei. Comprese il problema. «Credi che non pensi a te durante quei momenti?»

Ami sospirò. «Per via della pancia, non riesco più a guardarlo in faccia. Non possiamo stare uno di fronte all'altra, perciò faccio fatica a capire.»

«Ma è assurdo!» Usagi disse quello che tutte stavano pensando. «Non serve il contatto di occhi per comprendersi, no? Lui non ti accarezza? Non ti bacia sulle spalle, sul collo? Non dice il tuo nome?»

«Sì, ma...»

«Sono tutte tue idee, Ami-chan! Scommetto che ti osservi allo specchio e pensi che sei inguardabile!»

Rei si sorprese: quando Usagi voleva essere spietata...

Usagi afferrò Ami per le spalle. «Sei rotonda, ma è perché hai un regalo per lui là dentro! Non posso credere che Alexander non la veda in questo modo. Inoltre...» Si allontanò, seria. «Gli uomini hanno una mente selettiva, soprattutto quando fanno sesso. Vedono quello che vogliono vedere! Lui non si sta immaginando te qualche mese fa o chissà quale altra cosa che ti è venuta in mente!» Infervorata, la squadrò. «Starà pensando a quella quarta di seno che ti è cresciuta sul petto!»

Ami spalancò la bocca, mortificata.

«Seriamente, Ami-chan! A parte la pancia, è la prima cosa che noto quando ti vedo! Come stai facendo coi reggiseni?»

«Prendo quelli pre-maman...»

«Nonono. Sono tutti bianchi e di cotone! Comodi, certo, ma devi prenderne almeno uno carino. Te lo regalo io! Devi bearti al massimo delle tue qualità temporanee!»

Colpita, Ami iniziò a ridere.

Rei non resistette e la abbracciò. «Ha ragione lei. Comunque, in questi giorni sei davvero carina, Ami. Hai la pelle più bella che abbia mai visto.»

«È vero.» Makoto la sfiorò su un braccio. «Sei così morbida...»

Ami si rannicchiò su se stessa, contenta. «Grazie. Mi ha fatto bene parlarne con voi.»

Usagi era fiera di se stessa. «Si capisce. E appena ti va di uscire, andiamo a prenderti quel regalo!»

Ami provò ad alzarsi. «Mi è venuta voglia di muovermi. Adesso.» Si appoggiò a Makoto per tirarsi su. «Prima che arrivi il caldo di mezzogiorno, coraggio. Se ci coglie fuori, possiamo sempre mangiare in qualche ristorante.»

Usagi fece brillare un sorriso. «Ti abbiamo fatto venire energia!»

«Sì.» Ami si picchiettò la pancia. «Ne approfitto finché ancora posso camminare bene.» Scuotendo la testa, strinse il pugno. «Ma presto sarò di nuovo agile e scattante! Girerò per la città da sola con Adam!»

«Yay!» Usagi le fece battere il cinque. «Così, si parla! Ragazze, andiamo!»

Mentre Ami andava in camera sua a prepararsi, Usagi puntò Rei con un dito. «Visto come funzionano bene i miei discorsi?»

«Brava.»

«Se ti sentirai insicura, dovrai venire da me anche tu.»

«Penserà Yuichiro a farmi sentire sicura.» O lei lo avrebbe strozzato con le proprie mani.

«Buh» rifletté Usagi e abbassò la voce. «Com'è che Alexander lascia che Ami si faccia venire certe idee?»

«Sta per diventare un papà anche lui» le ricordò Makoto. «Avrà tante cose per la testa.»

«Inoltre» disse Rei. «Ho l'impressione che Ami avrà bisogno di sentire discorsi come questi tutti i giorni, fino alla fine.» Lei ne sapeva qualcosa. «Ormoni. Ti fanno venire strane insicurezze.»

Usagi si indignò. «Ma non avevi detto che tu non avevi problemi?»

«Usagi, io sono ancora nel pieno delle mie facoltà. E se ho qualcosa da dire, lascia che almeno ne parli a Yu, prima.»

«Ma poi ne parlerai anche con me, vero?»

Rei non riusciva a resistere di fronte a quegli occhi da coniglietto. «Certo.»

«Non posso saperti infelice.»

«Non sono infelice.»

«Non sei nemmeno un pochino depressa?»

«No» decretò Rei.

«Guarda che se mi nascondi qualcosa, lo scopro.»

Rei la spinse via con un dito sulla fronte. «Tu non hai idea dei limiti personali, vero? Anzi, ce l'hai quando si tratta di te.»

«Eh?»

«Makoto. Tutte le volte che non ci ha parlato dei suoi mille pensieri?»

«Hai ragione.»

«Ma quelle erano cose diverse!» protestò Usagi.

«Erano cose importanti.  Mi sa che attuerò questa tattica: niente discorsi sul sesso finché tu non parli di tutto. Crollerai in pochi giorni.»

Ami era tornata in salotto e rise. «Parliamo mentre camminiamo.»

«Ecco la borsa» Makoto gliela passò.

Usagi danzò verso la porta. «Io sono un osso duro.»

Rei rise. «La vedremo.»

Sorridendo, uscirono tutte e quattro di casa.

FINE

 


NdA: Oh. Questa storiella mi piace. Se vi ha fatto venire qualche pensiero, mi piacerebbe un mucchio sentirlo :)

 

Elle

 

 

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

 

 

   
 
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