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Autore: Sselene    19/08/2014    1 recensioni
Il tuo ritorno sembra cambiare l'intera faccia della città, ancora una volta, proprio come quando venivi ogni anno e, tra tutti i turisti, tu eri l'unico di cui davvero ci curassimo in qualche modo. Ti alzi, ridendo con chissà chi, alzi lo sguardo sul mio, mosso chissà da quale istinto, e per un attimo restiamo lì a guardarci e tu hai di nuovo vent'anni - no, meno, sedici, come quando ti vidi la prima volta e il mio mondo si congelò nei tuoi occhi. Per un istante è proprio come allora.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tuo ritorno sembra cambiare l'intera faccia della città, ancora una volta, proprio come quando venivi ogni anno e, tra tutti i turisti, tu eri l'unico di cui davvero ci curassimo in qualche modo. Oggi come allora, non saprei spiegarmi il perché di questa predilezione. Eri uno come tutti gli altri, di quelli che passava le estati sulla nostra spiaggia, a godersi il nostro sole, a sfruttare il nostro mare, con la convinzione che in inverno quel luogo si gelasse nel tempo, e con esso tutti noi. Eppure tutti noi fummo da subito più attratti da te che da chiunque altro - o forse solo io ricordo così, forse solo il mio interesse era così evidentemente dedicato a te.
 
Ricordo che la prima volta che ti chiesi da dove venivi, mi dicesti Las Vegas. Era una balla, come la maggior parte delle cose che raccontavi, eppure ho sempre pensato ti stesse meglio della verità, di Londra, come se in qualche modo la tua anima fosse stata prelevata da lì per essere infilata in un corpo inglese.
 
Eri Las Vegas per molti di noi, di certo non solo per me, anche se, forse, fui l'unico ad accorgersene - allora come adesso. Eri Las Vegas, sogno vago e lontano di ricchezza e felicità eterna, di Sfingi e Piramidi e alberghi tanto lussuosi da essere decorati in oro, eri il desiderio del lontano, di un luogo sempre vivo, che non si fermasse in inverno. Tu eri sempre vivo, sempre sveglio e attivo, pronto a dedicarti ad una nuova avventura.
 
Fa strano pensarci, che esistevi davvero, che i ricordi conservati in questi dieci anni di lontananza non sono illusioni - almeno non del tutto.
 
Oggi in particolare si sente, il tuo ritorno, vibra nell' aria, vola di bocca bocca. Sento il tuo nome seguirmi e addosso gli sguardi di coloro che sanno di più, che sono quasi tutti, perché le voci corrono ed io mi feci notare, chiudendomi in casa per mesi. Mi imbarazza pensarci, ad essere sinceri, il modo eccessivamente melodrammatico in cui reagii allora; ma avevo sedici anni e tu te n'eri andato e mi sembrò la fine del mondo.
 
Forse lo fu, in un certo senso, tante cose cambiarono dopo quell'estate.
 
So che sei rimasto in contatto con qualcuno degli altri, per quanto si possa definire 'rimanere in contatto' il seguirsi a vicenda su facebook e mettere una volta ogni tanto un mi piace a stati e foto. Non mi hai mai aggiunto, non so se perché non ti interessava ricordarti di me o se perché ti ha confuso il diverso cognome che porto lì. Non mi è mai interessato, in effetti; neanche io ti ho mai richiesto l'amicizia.
 
Vedo la tua presenza, ancor prima che te: il capannello creato dal vecchio gruppo, quello che frequentavamo insieme nonostante i quattro anni che ci separavano, attorno al tavolino del bar non può che essere dovuto a te; niente ha mai fatto tanto scalpore qui. Non sono tutti, alcuni sono andati via, altri, forse, hanno semplicemente deciso che non eri importante abbastanza, sono rimasti a farsi gli affari loro con mogli e figli.
 
Ti alzi, ridendo con chissà chi, alzi lo sguardo sul mio, mosso chissà da quale istinto, e per un attimo restiamo lì a guardarci e tu hai di nuovo vent'anni - no, meno, sedici, come quando ti vidi la prima volta e il mio mondo si congelò nei tuoi occhi. Per un istante è proprio come allora, i tuoi occhi sono carichi di un'energia furiosa che non ho mai pienamente compreso, i tuoi capelli ancora scombinati dal vento, la tua vita ancora tutta da vivere; poi qualcuno degli altri mi chiama e il presente torna ad opprimere i ricordi, i tuoi occhi sono stanchi, i tuoi capelli ben sistemati, il tuo viso solcato dai segni dell'esperienza.
 
"Richard." Il tuo nome è un suono estraneo nella mia bocca, lascia un retrogusto amaro di nostalgia. Ripenso all'ultima volta che lo usai, mormorato sulla tua pelle mentre mi facevi tuo, e so che stai ricordando anche tu. "Mi fa piacere rivederti. Ti vedo bene."
 
"Mi vedi vecchio," commenti tu e il mezzo sorriso con cui pronunci quelle parole è sbagliato, non ha niente del ragazzo dei miei ricordi.
 
"Hai solo trent'anni, Ricky!" Dice ridendo qualcuno degli altri.
 
"Me ne sento cinquanta," mormori tu e nessuno risponde, perché ti si legge in viso ogni singolo giorno di quei vent'anni in più e lo sappiamo tutti, sono chiari nei tuoi occhi troppo spenti, nelle tue rughe troppo evidenti.
 
"Stavamo pensando di andare al cinema," mi informa Chris, stravaccato su una delle sedie. "Vieni con noi?"
 
"Certo, ma devo andare a prendere la macchina."
 
"Puoi venire con me," dici tu e una canzone a due voci inizia a risuonare in me.
 
Da un lato mia madre e il suo secolare avviso di non accettare passaggi dagli sconosciuti; dall'altro, una qualche parte di me che cerca di convincersi che sei ancora il ragazzo a cui sono stato accanto per cinque anni. Solo che non lo sei, non mi sei più familiare di uno qualsiasi dei turisti che quest'estate hanno deciso di passare le vacanze sulle nostre spiagge.
 
"Ok."
 
Sembri rilassarti al mio assenso, ma non è una reazione che ho voglia di analizzare. Attorno a noi gli altri stanno già organizzandosi ed io li osservo, in questa routine che improvvisamente ha cambiato forma, in cui abbiamo fatto entrare un estraneo, fingendo sia ancora quel vecchio amico che riportava a casa i più piccoli del gruppo.
 
La tua macchina è una Viper e quasi mi viene da ridere: è quella che hai sempre desiderato, quella a cui hai affidato il simbolo del successo della tua vita; "Un giorno avrò una Viper tutta mia," dicevi, anche se non ho mai capito quale fosse il problema nel fartela comprare dai tuoi.
 
Io, la Viper non l'ho mai apprezzata, come tutte le macchine dueposti. Sono macchine egoiste, te lo dicevo allora e lo penso ancora adesso. Sono inadatte ad uscire in gruppo, o in famiglia, improbabile usarle per dare un passaggio a qualcuno a meno che non siate entrambi soli. Ma d'altronde, le nostre idee sulla famiglia sono sempre state molto diverse, e non so se le tue siano cambiate col tempo, ma che tu sia qui solo è certamente significativo.
 
Vorrei sorprendermi, quando prosegui dritto invece di svoltare per il cinema, ma non ci riesco - mi aspettavo qualcosa di simile.
 
Non ci metti molto a trovare un posto isolato in cui fermarti. Newquay è fatta così, immersa nel nulla. Mi ricorda Las Vegas, in effetti, e il suo deserto; ma Las Vegas è più piena e questo rende il suo vuoto ancora più vuoto.
 
Mi volto a guardarti, ad osservare il tuo sguardo fisso davanti a te, le tue mani strette sul volante di pelle, ripenso a solo poco fa, te circondato dal gruppo; e ancora mi sorprendo a notare quanto di quella città ci sia in te. Forse l'hai sempre sentito anche tu, per questo la scegliesti come patria immaginaria.
 
"Mi sei mancato," dici ed io rimango in silenzio.
 
Dieci anni fa sarei stato felice di sentire queste parole, dieci anni fa avrei avuto qualcosa da risponderti, ma il tempo ha cancellato tante cose, tra cui le parole che avrei voluto dirti.
 
"Mi sei mancato," ripeti.
 
Il tuo movimento, mentre ti spingi verso di me, è rapido e aggressivo, proprio come quando eri più giovane, ma se prima era l'entusiasmo a muoverti, il desiderio di vivere e assaporare, adesso c'è solo disperazione dietro i tuoi gesti.
 
Non è difficile ritrarsi alle tue labbra, piegare il viso. La mia mente si perde un attimo a ricordare il ragazzo a cui diedi tutto per la prima volta, ma la mia mano è salda contro il tuo petto.
 
"Per favore," implori, la mano sulla mia. "Dammi una possibilità."
 
"Sono fidanzato."
 
So che adesso lo senti, l'anello che porto al dito, che ora finalmente lo noti, nonostante sia stato lì sin da quando ci siamo rivisti. Sei sempre stato così, troppo concentrato su te per pensare veramente a ciò che ti circonda. Sono certo che tu non pensassi neanche che mi avresti fatto soffrire, costringendomi a svegliarmi solo nel letto dove mi ero concesso a te, mentre tu già ti trovavi sulla strada per casa.
 
Ritiri la mano come se bruciasse, quella conferma del tempo trascorso, delle occasioni perdute.
 
Mi viene da pensare agli altri, da chiedermi se ci stiano aspettando, ma probabilmente lo sapevano, che non saremmo arrivati al cinema, sin da quando tu mi hai offerto il passaggio e io l'ho accettato. Forse da prima, anche, quando abbiamo scoperto che intendevi tornare.
 
"Com'è lui?"
 
È pelle abbronzata da ore di lavoro sotto il sole; è spalle larghe che sono andate avanti nonostante le frustate subite e che continueranno ad andare avanti nonostante le frustate che subiranno; è sorrisi grandi e sinceri, di quelli che nascono solo nell'animo di chi conosce il suo posto nel mondo, il suo ruolo nella vita.
 
"È la persona giusta per me."
 
Non dici niente, né lo faccio io - non c'è più niente da dirsi, ormai.
 
Las Vegas luccica e brilla, ma rimane circondata dal deserto.
   
 
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