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Autore: Schifottola    19/08/2014    5 recensioni
Kurt, nato e cresciuto a New York, vive solo con la madre, Elisabeth Calhoun, ma dopo che lei muore scopre di essere figlio di Burt Hummel, un meccanico nella cittadina di Lima in Ohio. Costretto a seguire il padre si trova catapultato in una realtà provinciale e bigotta in cui la sua omosessualità non è ben vista e crea motivo di attrito e non accettazione nella sua nuova e detestata famiglia. Un giorno incontra Blaine, un ragazzo ingestibile, spesso protagonista di episodi spiacevoli. Kurt, scoprirà che a Lima, dove la gente non fa altro che parlare, colui che ha più da dire è proprio Blaine, muto selettivo che pur non usando la parola è capace di discorsi che sanno arrivare al cuore.
Tra situazioni tragicomiche Kurt e Blaine si conoscono, stringono amicizia, si innamorano e scoprono che il passato di Lima e di Elisabeth Calhoun e la Banda, i suoi amici di gioventù, è pieno di fatti mai sopiti che influenzeranno il loro presente portando delle conseguenze sull’intera cittadina.
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Carole Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Un palloncino sopra le nuvole.

 
 
 
“Se non puoi essere mio … Allora non sarai di nessun altro!”
Kurt spalancò i suoi occhi color del mare. Fu un attimo non capì bene quello che successe. Sentì solo un rumore fortissimo e un dolore sordo, mentre nella sua mente apparve l’immagine di un ragazzo dai capelli neri con ricci indomabili, occhi color dell’ambra e un sorriso contagioso.
Un ragazzo che era che era tutto il suo mondo...       
 
 
 
 
 
 
 
 “Pronto chi parla?” domandò incurante Richard Anderson, un uomo alto e decisamente affascinante dai folti capelli ricci castani ma ampiamente striati di grigio, ma chiunque lo incontrava, dopo essere rimasto conquistato dal suo aspetto, notava specialmente i suoi tristi occhi azzurri.
 In quel momento l’uomo stava  finendo di sistemare la spesa che aveva fatto di corsa al supermercato appena aveva finito il suo turno in ospedale: era un medico chirurgo, ed  molto rispettato nella piccola cittadina di Lima in Ohio.
“Iqba Figgins. ” rispose una voce decisamente scocciata.
“Merda!”soffiò al ricevitore Richard mentre sbatteva con mala grazia sul tavolo della cucina un pacco di riso e si passava una mano sul viso stropicciandoselo.
“Come?!”
“Niente!-si affrettò a dire Richard sperando che l’uomo davvero non avesse capito l’esclamazione colorita che gli era sfuggita involontariamente.- Preside Figgins che piacere sentirla! Mi dica: qual buon vento la porta   a chiamarmi?” parlò in modo cordiale e allegro sperando che almeno quella volta il preside del McKinley High School  gli telefonasse per dirgli qualcosa di positivo su suo figlio più piccolo, Blaine.
“Senta signor Anderson lo sa benissimo perché la sto chiamando, non giriamoci attorno!” rispose spazientito Figgins.
“Che ha combinato stavolta Blaine?” chiese sconfitto, preparandosi all’ennesimo racconto da parte del preside con voce irata.
“Con un pennarello indelebile ha scritto delle volgarità nello spogliatoio maschile della scuola, indirizzate alla squadra di football! Davvero inammissibile un comportamento del genere!”
Richard prese una delle sedie del tavolo della penisola della cucina e si sedette, passandosi  una mano fra i capelli per il nervoso e sospirò stanco, ma non poi così basito dell’azione del figlio, lui odiava metà degli sportivi della sua scuola!
“Che avrebbe scritto? Che prove ci sono che è stato lui? Ha per caso confessato?!” domandò sarcastico.
“Confessato? Che battuta davvero spiritosa signor Anderson! ”
“Senta Figgins, mio figlio fa parte della squadra di football, che senso ha che scriva delle cose anche contro se stesso!?”
“ Senta lei signor Anderson! Quella sugli armadietti è la calligrafia di suo figlio, ed era così orgoglioso della propria bravata che ha anche firmato ciò che ha scritto!”
Richard nascose il volto nella propria mano e fece un respiro profondo, quella era una cosa decisamente da Blaine.
“Non mi ha ancora detto che ha scritto sugli armadietti!”
Richard sentì il preside che faceva un verso imbarazzato come se cercasse un po’ di coraggio per ripetere ciò che aveva letto.
“I Titans hanno i cazzi piccoli, Azimio e Karofsky poi li hanno microscopici! Invece, Blaine Anderson è super, super, super dotato! Firmato il super,  super, super dotato B.A.”
Figgins aveva detto la frase incriminata in modo veloce e con una voce decisamente più bassa rispetto a poco prima.
Richard Anderson alzò gli occhi al cielo, trattenendosi dal tirare fuori un'altra espressione colorita come poco prima, chiedendosi perche suo figlio dovesse sempre fare cazzate del genere.
“Mi dispiace davvero! Pagherò la pulizia degli armadietti e parlerò con mio figl-”
“Richard, posso chiamarla Richard?” domandò il preside bloccandolo.
“Certo.”
“Se tuo figlio continua su questa condotta, sarò costretto a prendere in considerazione di espellerlo! Non posso permettere che continui a comportarsi così! L’anno scorso è stato un continuo richiamarlo e metterlo in detenzione! Aggredisce in continuazione i suoi compagni di scuola!”
“Aggredisce solo chi abusa del proprio status e si beffa degli altri e in genere si tratta solo dei giocatori della squadra di football che poi, per essere più precisi, sono sempre i soliti quattro studenti!”
“Non è una scusa! Avanti di questo passo prima o poi qualcuno si farà male seriamente!”
“ Blaine non attacca senza motivo! Se prende dei provvedimenti così drastici su mio figlio sappia che a quel punto pretendo che li prenda anche per Azimio, Karofsky, Williams e Tisley e i loro continui atti di bullismo!”
“Nessuno li ha mai denunciati per atti di bullismo però!” controbatté Figgins con calma e Richard si innervosì ulteriormente.
“Chieda ai ragazzi del Glee club o ai poveri nerd della scuola se quei raga-”
“Richard non possiamo cadere nei soliti discorsi! So benissimo quello che mi ha ripetuto mille volte ed io le ripeto per l’ennesima che, se nessuno li denuncia, ho le mani legate! Ho chiesto a Schuester di parlare con i ragazzi del coro, ma nessuno di loro è venuto a denunciarli, nemmeno tuo figlio!” gli rispiegò pazientemente il preside.
“Non c’è nessun altra scuola nella città di Lima che offre quello che offre il McKinley! Se viene espulso l’unico altro posto che potrei mandarlo, sperando che venga accettato, è alla Dalton Accademy! A due ore di distanza da casa! Non voglio e non posso mandare mio figlio via di casa a 16 anni e nemmeno posso prendere in considerazione di trasferirmi! ” ribatté l’uomo con forza e rabbia.
“Richard lo so che non puoi e so che non è per una questione di soldi, dato tutte le generose donazioni  che fai alla scuola. So benissimo tutta la delicata situazione tua e di tuo figlio, proprio come chiunque qua in città! Ed è per questo che tutti chiudiamo un occhio sul comportamento di Blaine, anche il consiglio scolastico, ma non possiamo farlo per sempre!”
“Ho capito, stasera parlerò con Blaine.”
“Ti prego fallo! Non pretendiamo che diventi un angelo dall’oggi al domani, ma che almeno dimostri che può migliorare il proprio comportamento! Solo facendo così il consiglio scolastico, il corpo insegnati ed io continueremo a chiudere quell’occhio sui comportamenti sopra le righe di tuo figlio!”
Richard chiuse la telefonata con Figgins con un senso di amarezza che gli attagliava lo stomaco, non poteva farsi prendere dallo sconforto, non ne aveva il tempo! Lo doveva fare per lui, per Blaine e per Cooper.
Sentì la porta di casa chiudersi e poco dopo sulla soglia della cucina apparve suo figlio minore Blaine con i ricci esattamente come i suoi che lo fissava con sguardo incuriosito attraverso i suoi occhi di quella tonalità indefinita così identici a quelli della sua defunta e amata moglie, Melanie.
“Blaine vieni qui che io e te dobbiamo parlare!”



 
“Salve. Parlo con il signor Burt Hummel?” Chiese una voce di donna fredda e pratica.
“Sì, sono io. Che desidera?”
“Sono, Johanna Sullivan del reparto dei servizi sociali della città di New York.”
“Mi scusi?”Burt era incredulo, che diavolo volevano da lui i centri sociali di New York?
“Lei conosce Elisabeth Calhoun?”
Il cuore dell’uomo ebbe un sussulto, era da otto anni che non sentiva più nulla della sua ex moglie, da quando c’era stato il funerale di Malanie Andesorn che aveva avuto quella triste fine.
Lui ed Elizabeth all’epoca si erano quasi ignorati, anche se si erano rivisti dopo otto anni da quando l’aveva lasciata per mettersi e sposarsi con la vedova Carole Hudson.
“È la mia ex moglie. ” rispose con qualche tentennamento dato dallo stupore.
“Mi dispiace informarla che è morta la settimana scorsa.  Un auto l’ha investita.”
Burt sentì una fitta di dispiacere a venir sapere che Elisabeth era morta, ma dopo tutti quegli anni di silenzio e un cordiale rapporto rancoroso per una rottura non esattamente facile dopo una vita matrimoniale incompatibile non riusciva a provare altro.
“Ok è davvero una notizia inaspettata. Quello che non capisco e perché mi state contattando?”
“La signora Calhoun aveva un figlio e nel testamento che ha lasciato sostiene che lei è il padre.”
“No, no, no, no, no! Aspetti un secondo!” Burt avvertì la buffa sensazione che la vita che avesse vissuto fino a quel momento gli si stesse sgretolando sotto i piedi.
“Dalle informazioni che ho raccolto sono consapevole che lei non era a conoscenza dell’ esistenza di questo figlio. Se la consola nemmeno il ragazzo era a conoscenza di lei. Non sapeva nemmeno che la madre fosse mai stata sposata.”
Burt ascoltava la donna al telefono, ma al contempo sentiva il suo cuore che batteva all’impazzata e le ginocchia che a stento lo sorreggevano.
“Ci deve essere un errore quando Elisabeth ed io ci siamo lasciati lei non era incinta!” gli uscì in tono sgarbato.
Sentì un sospiro al telefono.
“Ascolti, non è il primo caso che mi capita con una situazione come questa. Potrebbe anche essere che lei non sia il padre del ragazzo, anche se la vostra defunta ex moglie vi ha indicato come tale. Non sarebbe la prima volta che succede. Per questo la procedura che si applica per legge in queste situazioni è di verificare un’ eventuale parentela tramite un test del DNA.”
“Le ripeto io non posso essere il padre di quel ragazzo! Soffro e ho sempre sofferto di Oligozoospermia Severa! Ho seguito tutte le cure possibili e inimmaginabili. Pensi che mi hanno anche operato, ma, lo stesso, mia moglie in quindici anni di matrimonio non è rimasta incinta! E prima Elisabeth nel nostro anno e mezzo di matrimonio non lo rimase neppure.” ribatté acido e anche arrabbiato.
 “Senta, guardi mi dispiace, ma Oligozoospermia non significa sterilità! C’è una possibilità che il ragazzo che la sua ex mog-”
“Le ripeto soffro di Oligozoospermia SEVERA! In quindici anni di matrimonio mia moglie, che ha un livello normale di fertilità, non è rimasta incinta! Cosa altro le devo dire per dimostrarle che io non posso avere figli!”ringhiò Burt al telefono.
“Venire a New York e fare il test del DNA!” ribatté con ardore la donna.
“QUANDO LASCIAI ELIZABETH LEI NON ERA INCINTA!”
“Ascolti, non voglio litigare con lei! La signora Calhoun non ha parenti in vita e nel suo testamento l’ha indicata come padre di suo figlio! Ora la legge impone che lei venga a fare il test del DNA. Se risultasse non essere legato al ragazzo, come lei sostiene, i servizi sociali si occuperanno di lui. Se invece risultasse esserne il padre biologico, deciderà lei se riconoscerlo o meno, decidendo, inoltre, se vuole occuparsene o lasciare il ragazzo al nostro sistema.” Gli spiegò accorata la donna.
Burt avvertiva la rabbia che fluiva nel suo corpo e la colpa era di Elisabeth, che diavolo le era venuto in mente a quella donna per tirargli un tiro del genere?
“Senta, ascolti! L’ultima volta che io ed Elizabeth abbiamo rapporti di quel tipo sono passati sedici anni. Quanti anni avrebbe questo fantomatico figlio?” domandò in maniera beffarda, lui era sicuro di non esserne il padre.
Ci fu un attimo di silenzio e Burt per un attimo pensò che fosse caduta la linea, quando però Johanna Sullivan ricominciò a parlare e il suo tono era davvero arrabbiato:
“Lei qui al telefono può raccontarmi ciò che vuole, anche che lei e la sua ex moglie non avete mai consumato il matrimonio o che addirittura lei non ha mai conosciuto la signora Calhoun! Non sta a me giudicare! La legge parla chiaro: lei deve venire a fare il test del DNA! La defunta lo indica come padre di suo figlio! Stia pur certo che io non la sto chiamando per farle un orrido scherzo, ma sto facendo il mio lavoro, cercando di  capire se quel povero ragazzo di soli quindici anni che è rimasto orfano ha ancora qualcuno! Ora se è possibile vorrebbe farmi la cortesia di collaborare? ”
Burt ascoltò in silenzio la donna e rimase in un qualche modo colpito nel sentire il figlio della sua defunta moglie avesse quindici anni, un anno in meno di Finn, il figlio di Carole che lui aveva adottato e cresciuto come suo da quando aveva che pochi mesi.
“Mi dispiace signora?”
“Sullivan. Johanna Sullivan.”
“Signora Sullivan, non volevo mancarle di rispetto in alcun modo, ma onestamente la prego di mettersi nei miei panni, dopo quello che le ho detto... come avrebbe reagito lei? ”
“Non ha importanza questo signor Hummel. Io devo solo occuparmi di quel ragazzo e di tanti altri con situazioni terribili alle spalle. Si metta lei nei miei panni. Io cerco di fare il mio lavoro con tutto il cuore possibile e, lei, non penso capisca quanto avvilimento provo a fare telefonate come questa dove vengo solo attaccata e dove non c’è il minimo interesse per un minore che ha appena perso tutto ciò che aveva più di caro al mondo: sua madre. Anche se lei potrebbe non esserne il padre, la pregherei di almeno mostrare un po’ di pietà! Il ragazzo non centra con le azioni della madre.  Deve solo venire a sostenere un esame per saperlo. Non ci vorranno più di tre giorni!”
“Parole accorate e sono sicuro che lei è bravissima nel suo mestiere, ma ora la invito come poco fa a mettersi nei miei di panni! Mi creda, mi dispiace per quel ragazzo, davvero moltissimo! Ma, per tutta la serie di motivi che le ho spiegato prima,io non sono il padre . Inoltre,  dato che la mia ex moglie, che ho mollato sedici anni fa,  m’indica come padre di suo figlio, mi tocca: prendermi dei giorni dal lavoro e con tutto i casini che questo comporta, spendere circa cinquecento dollari fra andata e ritorno di viaggio, pagarmi un posto dove dormire dove partiranno perlomeno altri due o trecento dollari! In più in quei giorni che starò lì dovrò pur mangiare... mettiamo che partirà almeno un altro centinaio di dollari?! In tre giorni spenderò, se mi va bene, mille dollari per dirmi poi che cosa?! Scusi ci siamo sbagliati, aveva ragione lei quel ragazzo non è il suo! Mille dollari che lo Stato con le sue politiche sociali non mi risarcirà! Ed io sono un modesto meccanico e mi spacco la schiena con sudore e fatica per quei soldi che servono a mantenere la mia famiglia!” ringhiò Burt al telefono.
Johanna chiuse gli occhi stanca e arrabbiata di quel comportamento, ma se voleva arrivare da qualche parte con quell’uomo doveva mordersi la lingua ed evitare di urlargli tutto quello che pensava.
“Mi spiace signor Hummel che le politiche sociali degli Stati Uniti non la soddisfino, ma si figuri che io mi trovo a combatterci ogni giorno!- gli ribatté ironica- Non volevo sembrare superficiale a sottovalutare la sua situazione economica e mi scuso per questo. Però le devo chiedere quando pensa di poter venire qui a New York a risolvere la faccenda.”
Burt strinse gli occhi in modo rabbioso e dentro di sé maledì Elisabeth con le peggiori parole che conosceva.
“Dunque oggi è Martedì... diciamo... non prima di Lunedì prossimo. Mi serve tempo per organizzarmi con tutto.” Disse alla donna con evidente malumore.
“Va benissimo! Signor Hummel posso chiederle se ci scambiamo dei contatti per tenerci aggiornati?” chiese esausta ma sollevata Johanna.
Burt di malavoglia lasciò i propri numeri di telefono e si tirò giù quello dell’ufficio e quello personale della donna e quando chiuse la telefonata sentì un enorme peso che gli si era posato sul cuore.
Voleva tornare a casa da Carole e farsi dire che tutto andava bene; voleva abbracciare Finn, suo figlio, e farsi raccontare la sua giornata di scuola, di come era andato l’allenamento con la squadra di football... sarebbe stato felice di sentire anche se Anderson, come al solito, aveva dato problemi o se Santana Lopez era stata scorbutica e antipatica come al solito.
Voleva solo sentire notizie normali della sua solita e a volte monotona vita.
In quel momento odiò Elisabeth come mai l’aveva odiata prima.
Non voleva credere che la donna, nonostante tutto quello che era successo tra loro e l’antipatia reciproca che si era venuta a creare, gli avesse negato consapevolmente, per tutto quel tempo, ciò che aveva desiderato di più in vita sua: un figlio.
Lei lo sapeva...
E lui sapeva che la sua condizione gli rendeva impossibile averne uno proprio.
Burt lo sapeva e per questo non poteva essere il padre di quel ragazzo.
 


 
Johanna Sullivan quando abbassò la cornetta del telefono sospirò distrutta.
Lei sperava con tutto il cuore che quell’uomo fosse il padre di quel ragazzo anche se finita la telefonata lei non poté fare a meno di essere indisposta verso quel Burt Hummel.
Era chiaro che l’uomo non voleva nemmeno prendere in considerazione che il figlio della sua ex moglie avrebbe potuto anche essere il suo. Non gli aveva nemmeno chiesto come il ragazzo si chiamava e lei nemmeno glielo aveva detto. Lo aveva fatto apposta sperando in un piccolo barlume di interesse, ma niente.
Johanna ripensò a Kurt, così si chiamava il figlio di Elisabeth Calhoun. Un ragazzo di una bellezza fiabesca,  ma con gli  occhi chiari, grandi ed espressivi, pieni di spavento e dolore.
 
Guardò ancora una volta il fascicolo che si era fatta arrivare dal dipartimento su Burt Hummel, cercò la foto dell’uomo e quando la trovo prese a osservarla come aveva fatto quella mattina.
Un semplice uomo di paese dal viso buono, grandi spalle e che, a differenza dell’adolescente mingherlino, sembrava di corporatura robusta, ma essendo una foto a mezzo busto era difficile dirlo.
Quell’uomo non sembrava poter essere il padre di Kurt.
Johanna, dentro di lei, pensò che forse Burt  aveva ragione...

 


L'angolino della tazza di caffè...

Rieccomi tornata con questa nuova storia con questi Klaine adolescenti, dai quali dovrete aspettarvene delle belle, ma che conosceremo meglio nel prossimo capitolo!

Intanto vi auguro la buona notte e vi lascio l'indirizzo della mia pagina Facebook!


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Un bacio


 
   
 
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