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Autore: Pedio Uichi    19/08/2014    2 recensioni
”Se non esistesse la sveglia, i sogni sarebbero infiniti”
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza motivo alcuno, si sa che i sogni sono come quando giochi a nascondino. Sei con gli occhi tappati e con la mente cerchi di creare il mondo che é intorno a te, precisamente dentro la tua testa. Un modo migliore o peggiore, nel caso di incubi. Ma in ogni caso non é un incubo quello che ti sto per raccontare.
I sogni sono un mondo in cui credo che ultimamente sto, giocando.
Ti é mai capitato di andare a dormire e continuare qualcosa che hai visto o ti é successo durante l'arco della giornata?
Beh, non é questo il mio caso. Strano a dirsi ma nei sogni non c'è un introduzione. O un narratore che dir si voglia. Ci sono eventi.
Possono essere o meno concatenati ma alla fine, se ricordi qualcosa di quello che hai sognato, hai trasformato parte del sogno in realtà.
{Inizio sogno}
Dal buio della mente riemergo in una casa, non poco distante dalla mia attuale abitazione. Un posto che, seppur molto simile a qualcosa già visto, mi sembrava una continua novità.
Forse, la stessa novità, é stata quella che ha deciso di farmi entrare dentro.
Da fuori sembrava una piccola e modesta abitazione a due piani, con fuori un lungo balcone che girava tutto intorno. Qualcosa che potesse vagamente farmi pensare che in quell'istante, quel posto, potesse essere realmente casa mia. Ma non lo era affatto.
Entrando dentro, la cosa stupefacente erano le scale. Come una lunga collana a girocollo, stavano lì abbracciate al lungo e bianco muro che sosteneva tutto quanto.
La curiosità era talmente tanta che iniziai a salire le scale. Un gradino alla volta.
Tutto sembrava sempre più nitido. Tutto ad un tratto, un rumore.
Mi giro e dietro di me il buio. Come se qualcuno volontariamente avesse staccato la luce. Sembrava quasi uno scherzo. Ma alla fine un grande botto.
Nella testa pensavo: forse mi hanno già sparato e vedo nero.
Ma alla fine era solo un dannato temporale che si stava abbattendo fuori.
Nel momento in cui realizzai che il buio era il mio compagno di viaggio, mi presi di coraggio e cominciai la scalata.
Gradino dopo gradino, mi accorgevo che qualcosa non andava.
Quelle scale, facevano un eco quasi assordante. Come se per la prima volta in vita mia, sentissi i miei passi.
La scala sembrava interminabile. E si sa che quando hai un chiodo fisso in testa, non c'è nulla che te lo può togliere. Mi sentivo seguito. Inseguito.
La paura era dietro l'ombra del buio. Tutto ad un tratto, il mio respiro era più forte del vento che soffiava fuori. La tempesta fuori casa, la tempesta dentro me stesso. Un uragano di paura si insediava dentro di me. Il respiro un uragano di emozioni terrificanti. Più salivo e più il respiro era assordante. Un'orchestra musicale. Passi e respiro, la combinazione perfetta per un infarto al buio. Calmati. Calmati.
Manca poco e arrivi.
Ancora qualche gradino e arrivi alla porta principale.
Toc, toc.
Non apriva nessuno. Ma nonostante tutto, si scorgeva una luce al di sotto della porta grigio scuro. Forse era uno scherzo o era un riflesso incondizionato della mia mente che in quel momento cercava uno spiraglio di luce in quel momento di assoluta oscurità.
Due pizzicotti potrebbero essere al caso giusto.
Zap, zap.
Si, sono sveglio, almeno nel sonno.
E ora? Come faccio? Entro senza dire niente a nessuno?
Il buio mi ha spinto. Chissà se realmente lo ha fatto qualcuno. La mia ombra ne saprà qualcosa. Chissà chiederò a lei una volta uscito di casa. Entro. Come un abile lupin di soppiatto e mi avvicino in quello che sembrava il salotto della casa. Un grande divano rosso mi guardava con fare indiscreto. Quei pomelli rossi sembravano fissarmi. A dire il vero, le cuciture mettevano ansia. Sembrava stessero ridendo.
Pensavo, chissà come era il tizio che l'ha costruito. Cosa poteva aver pensato in quel momento?
Mi siedo.
Nonostante tutto, il buio metteva più soggezione di quel sorriso cucito su tela.
{Zzz zzz}
Vibra qualcosa.
Il telefono! É in tasca. Lo prendo.
Un messaggio mi avverte:

Da: Sconosciuto
Sto arrivando
Ricevuto alle 22.12

Bello. Non mi aspettavo uno sconosciuto. Avrà sbagliato numero.
Di nuovo (booom)
Salta via la corrente.
Sento dei passi. Qualcosa sta per avvicinarsi a me.
Nei momenti di panico, il miglior modo per farsi prendere dal panico é immaginarsi le cose e credo che in quel momento, non stavo immaginando nulla.
Una.
Era solo una.
Sentivo che una persona si stava avvicinando. Contavo i passi. Non poteva che essere qualcuno.
Un buio pesto.
Qualcuno che vive qui, spero almeno di si. Tutto ad un tratto, si mette dietro di me. Con fare sicuramente da chi vive al buio, con un'abile mossa, tira fuori dalla tasca o da chissà dove una benda.
Me la mette sugli occhi. Mi sento imprigionato.
L'ansia era tanta. Il respiro era sempre più forte. Mai avuto due polmoni di questa portata. Sembrava che fossero due camere d'aria che si svuotavano alla velocità della luce.
Tutto ad un tratto, mi bacia sulle labbra.
Il sapore era la parte poco meno interessante del momento.
Le sue labbra erano gelide.
Come se fosse viva di emozioni e poco viva come essere vivente.
Un'emozione vagante che mi bacia nel buio di una casa, nella quale sono entrato qualche ora fa.
Un bisbiglio.
”Tranquillo é tutto finito”.

Una donna.
Lei, si! Una voce calda e soave. Ma gelida come un cubetto di ghiaccio.
Disse ancora: ”un bacio é solo un gesto per esprimere la mia gratitudine nei tuoi confronti. In fin dai conti, ci conosciamo benissimo. Mi hai generato tu, sono il frutto della tua mente o forse no”?

La benda scivola giù. La testa pulsava per il mal di testa che stava arrivando e a quanto pare il nodo non ha retto.
E ad un tratto...

Lei.
La ragazza più bella di sempre. Mi guarda e mi dice:
"Si mi piaci, ma non capisco cosa sei entrato a fare a casa mia senza avvertire nessuno."
Io: "veramente ho bussato e non ha aperto nessuno".
Lei: "Va bene. Sei perdonato.
Ma una cosa, non é che puoi scendere le scale con me un attimo?"
Chiude la porta e finalmente ho tutto più chiaro. Le scale erano adornate di fiori.
Il buio ha vinto su tutto quello che ci stava intorno.
Ci fermiamo poco prima di raggiungere la porta, mi guarda e mi dice:
Grazie di cuore per avermi pensato, adesso chiudi gli occhi e svegliati. Sono già le 9 devi fare colazione, hai dormito abbastanza.
#Tuttacolpadellasveglia
Fine.
  
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