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Autore: gleebrittanastories    19/08/2014    0 recensioni
La Brittana in un mondo parallelo, dove Santana e Brittany si conoscono molto dopo il liceo. Entrambe vivono a New York e sono due donne in carriera. Due come loro sono destinate a incontrarsi, McKinley o meno.
Presenza Quick, Klaine, Samcedes, Will-Holly
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell'autrice
Questa è la mia prima ff in assoluto, i capitoli sono brevi e poco impegnativi. Conto di riuscire a pubblicare un capitolo ogni 2-3 giorni al massimo. Spero davvero che vi piaccia dato che la Brittana è la mia OTP, fatemi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi cosa mi trovate qui: http://earth-without-art-is-only-eh.tumblr.com/
Buona lettura

Ti dispiace?”. Lei aveva sorriso e aveva avvicinato le ginocchia il più possibile al sedile per farla passare. E lei si era seduta e aveva guardato fuori dal finestrino. 

Lei, Santana Lopez, aveva cortesemente chiesto di sedersi su un autobus? Non solo lei non prendeva mai l'autobus, ma se lo faceva di sicuro non doveva chiedere niente a nessuno. Avrebbe al massimo pronunciato uno sgarbato “permesso”, per poi andarsi a sedere noncurante dell'altro passeggero. 

Eppure in quel momento le era sembrata la cosa giusta da fare, quando si era ritrovata la bionda tra se e il posto vuoto. E quando, mentre stava andando a sedersi, lei le aveva sorriso guardandola con quei occhi glaciali ma allo stesso tempo dolci e ingenui, era rimasta imbambolata. Aveva sorriso di rimando senza pensarci. 

Una volta seduta aveva guardato la ragazza con la coda dell'occhio, stava ancora sorridendo. 

 

“LOPEZ”, era Sue Sylvester. Il capo. 

Santana si riscosse dai suoi sogni, o ricordi? Aveva ripetuto quella scena nella sua mente talmente tante volte da non sapere più se fosse realmente accaduta. 

Decise che non doveva pensarci più, sarebbe stato controproducente avere distrazioni. Soprattutto in quel periodo in cui aveva molto più lavoro e intenzione di chiedere un aumento. 

Si alzò e uscì dal suo ufficio al 17° piano con ampie vetrate su New York. Da quella posizione si sentiva potente, al di sopra. Ma c'era qualcuno ancora sopra Santana. 

“Dimmi Sue” arrivò nell'ufficio della direttrice. 

“Fai uso di sostanze stupefacenti per caso?”. Santana era abituata a quelle domande, decisamente inaspettate. 

“No” rispose, in attesa di spiegazioni. 

“Allora perché le entrate da giovedì hanno subito un calo del venti per cento?” 

“Non saprei” 

“Allora lascia che te lo spieghi io. Passi il tempo su quella sedia con la testa tra le nuvole invece che allargando il mio impero. E non è la caduta di un asteroide a occupare i tuoi pensieri perché sono la nuova proprietaria della stazione di avvistamento. Quindi se non è una catastrofe di livello mondiale, spiegami per quale motivo le nostre azioni rasentano l'inattività” 

Santana era abituata anche a quelli, quei monologhi assurdi. 

“Non so come sia successo ma non succederà più” rispose sicura. 

“Sarà meglio. A meno che tu non ti sia stufata di stare al 17° e voglia trasferirti al piano terra, fuori dal portone, in una coperta”. Accennò un sorriso e tornò nel suo ufficio. 

Basta, disse a se stessa. Aveva guardato negli occhi una ragazza per qualche secondo, neanche ci avesse fatto sesso. Si concentrò sul computer e riuscì ad essere efficiente. Aveva lavorato più in quelle ore che in tutti i giorni successivi a quel giovedì, quando aveva dovuto prendere l'autobus. Infatti la sua macchina era praticamente distrutta, quella mattina aveva avuto un incidente. Naturalmente l'altro conducente coinvolto avrebbe preferito non essere nato quando Santana Lopez era uscita della sua Porsche nera. Sue sapeva essere una iena, Santana preferiva definirsi una pantera. Era meglio non farla arrabbiare se si teneva alla propria incolumità fisica e mentale. Anche il suo sguardo era felino, con quegli occhi neri penetranti e le ciglia lunghe. 

Per fortuna pagando qualche migliaio di dollari in più la sua Porsche era come nuova già quel giorno, lunedì. 

Venerdì e sabato l'aveva accompagnata Quinn, che lavorava vicino a lei. Quinn era la sua migliore amica storica. Si conoscevano da quando erano nate abitando in due case indipendenti una di fronte all'altra. Così erano andate a scuola insieme fino al liceo, e neanche concluso questo la loro amicizia era finita. Anzi, si era rafforzata e spostata a New York dove le due si erano trasferite. 

Ma in quei giorni non riusciva a non pensare che se avesse preso l'autobus forse l'avrebbe rivista. 

Lavorò per più di tre ore tra e-mail, chiamate e grafici . Doveva distribuire le azioni della Sue&Co sul mercato in modo da aumentarne il valore. Era una lavoro rischioso ma le piaceva e le piaceva avere un intero team di informatici azionisti che ubbidivano ai suoi ordini. 

Riuscì a riportare la pendenza del grafico in positivo e decise di concedersi una pausa caffè. 

“Lopez! Vai da Starbucks qui sotto e prenditi qualcosa di più decente di questo petrolio che ci rifilano come caffè queste macchinette. Ottimo lavoro.” 

Santana non se lo fece ripetere due volte e salì in ascensore. Guardò l'iPhone, erano le 11:30 e pensò che avrebbe potuto mangiare qualcosa. Aveva staccato da cinque minuti e aveva già 23 mail da leggere. Non le aprì, decise di aspettare di avere qualcosa nello stomaco. 

Optò per un brownie al cioccolato e un caffè lungo, molto lungo. Si sedette in uno dei tavolini e scorse le e-mail dei suoi collaboratori con il caffè in mano. 

Poi sentì una voce provenire da qualcuno di fronte a lei. 

“Ti dispiace?”.

  
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