- Vento d’Autunno
- Mi inchino…
- Questo è il vostro modo di
salutare.
- C’è un rispetto profondo nelle
vostre usanze.
- Tu… Indossi il kimono
tradizionale.
- Non alzi mai lo sguardo…
- E anche questo fa parte della
vostra tradizione.
- Anche se sono una ragazza… Tuo
padre ti ha imposto il massimo riserbo… Quasi mi volesse trattare come un uomo…
Forse così mi avrebbe accettata meglio… Avrebbe faticato meno a lavorare con
me…
- La tua famiglia è molto
tradizionale.
- Io sono qui solo perché devo
svolgere il mio lavoro.
- Sono stata scelta tra tanti
concorrenti…
- Mi hanno considerato la
migliore… ed eccomi qui.
- Io e tuo padre scambiamo
qualche parola.
- Mi sono sforzata di imparare
qualche parola della tua lingua.
- Gli voglio dimostrare che
vengo con il massimo rispetto.
- Gli porgo alcuni doni.
- Mi sono informata anche sui
suoi gusti.
- Sembra gradire…
- Mi ringrazia.
- Ti fa un cenno e mi chiede se
voglio bere del tè…
- Quando dico di si tu ti alzi e
scompari dietro quella porta scorrevole.
- Un attimo dopo ritorni con un
vassoio.
- Ti avvicini a me e mi porgi la
tazza di tè… In quel attimo…
- Ti sfioro la mano… Tocco per
un attimo la tua pelle…
- Mi guardi per un momento…
- Poi ti allontani da me… Vai da
tuo padre.
- Io rimango a guardarti…
- Ti osservo mentre ti rialzi ed
esci dalla stanza…
- Adesso devo parlare con tuo
padre di lavoro.
- C’erano i fiori di ciliegio
quel giorno…
- Alla fine tuo padre mi ha
stretto la mano
- “Non sono molti gli uomini
dotati del senso dell’onore… E non avrei mai creduto di trovare una giovane
donna con uno spirito da Samurai… Sarò lieto di lavorare con lei.”
- Mi ha appoggiato una mano
sulla spalla ed ha sorriso.
- Questo per me è stato un
grande onore.
- Avevo la sua fiducia…
- Non lo disturbava più lavorare
con me.
- Ero ospite in casa sua…
- Il lavoro procedeva bene.
- La sera io e tuo padre ci
fermavamo spesso a parlare.
- Avevamo molte cose in comune.
- Mi insegnò l’arte della spada…
- Era strano sentirsi trattare
alla pari in un paese dove era così forte la differenza tra uomo e donna.
- Per molto tempo io e te non ci
siamo viste.
- Sembrava che il destino avesse
scelto di non farci incontrare…
- Per tutti quei mesi ci eravamo
solo sfiorate.
- Poi, quando il mio lavoro
stava per finire…
- Una sera…
- Tuo padre mi ha consigliato di
fare un bagno all’aperto…
- “Non lo avete mai provato fino
ad oggi… Io non capirò mai il vostro strano senso del pudore di voi
occidentali. Comunque, se vi è gradito, questa sera dirò che nessuno vada a
fare il bagno…”
- Accettai il suo invito.
Sarebbe stato scortese da parte mia rifiutare…
- Cominciava a essere piuttosto
fresca la sera.
- Stava per arrivare l’autunno.
- Qualche foglia cominciava ad
ondeggiare trasportata dal vento autunnale…
- E proprio una di queste
foglie…
- L’ho seguita con lo sguardo
mente si avvicinava all’acqua…
- Leggera danzava con il vento.
- Piano piano si è appoggiata
sull’acqua.
- Osservavo quella foglia
d’acero quando… Ho visto te.
- Non ti eri accorta di me.
- Rimasi senza fiato.
- Paralizzata dalla tua
bellezza.
- Mi cadde dalle mani il sapone
e l’asciugamano.
- Allora tu ti accorgesti di me…
- “Scusami” sussurrai.
- Me ne andai subito… Ero
terribilmente imbarazzata.
- Rimasi un momento fuori dalla
porta per riprendermi.
- Poi…
- Sentii la porte che si apriva.
- Eri tu, avvolta in un
asciugamano bianco…
- Mi venisti vicina…
- “Tutto bene?”…mi chiedesti.
- No, avrei voluto risponderti…
Ma…
- Ti ricordi di quei giorni?
- Chiudo gli occhi e sento
questo vento che ritorna…
- Il vento d’autunno…
- Ti ricordi?
- Quel tempo ormai andato…
- Lontano.
- Io sono ritornata qui… nel tuo
paese.
- Ma tu…
- Anche l’autunno sta per
ritornare…
- Ma tu…
- Vorrei averti ancora qui con
me.
- Ti ricordi la magia di quei
giorni?
- Adesso non c’è più…
- È ritornato il vento
d’autunno… mi ha portato il profumo di quei giorni… il tuo profumo…
- Tra le mani il foglio su cui
ho scritto per te, di te…
- L’ultima lettera che ho
scritto per te.
- Questo foglio bianco…
- Lo strappo e lo getto al
vento…
- I frammenti di carta si
mescolano al fumo dell’incenso.
- …In questo vento d’autunno…
- Porta le mie parole da lei, ti
prego…
- Ricordale di me… di quei
giorni, dei nostri giorni.
- Vento d’autunno… impetuoso,
corri da lei.
- Tu sai dove trovarla…
- Ti prego, ricordale di me…
- Dille che non mi sono
dimenticata di lei…
- Dille… che ha ancora il mio
cuore.
- Ti prego va da lei e dille che
dopo tutto questo tempo la amo ancora.
- Mi avevi evitata per tutto quel tempo.
- Avevi paura di quello che sentivi.
- Non potevi accettare di esserti invaghita di
me.
- Quella sera…
- Dopo tutto quel tempo impiegato a scappare
da me…
- In un attimo tutto l’imbarazzo, tutte le
paure sparirono.
- I nostri cuori si erano riconosciuti
all’istante.
- Un attimo…
- Da quella sera cominciammo a conoscerci.
- Scoprii che tuo padre ti aveva parlato molto
di me.
- Piano piano cominciammo ad avvicinarci.
- E così… Un giorno mentre stavamo
passeggiando nel giardino di casa tua… Mancava poco al mio ritorno a casa.
- C’era la mia tristezza mescolata a quel
vento autunnale.
- …Era bello stare in tua compagnia.
- Camminavamo da un po’ quando una folata di
vento ti portò una foglia di acero rossa tra i capelli…
- Io mi avvicinai per togliertela…
- Le nostre mani si sfioravano di nuovo… Come
nel nostro primo incontro.
- Ti guardai… Con l’altra mano ti sfiorai il
viso.
- Mi avvicinai a te.
- Volevo baciarti…
- Ma…
- Fosti tu a infrangere le barriere che avevo
costruito tra noi due… per rispetto a tuo padre.
- L’ultimo passo lo facesti tu…
- Eravamo un soffio l’una dall’altra.
- …Quel bacio.
- Il tuo primo bacio… il nostro unico bacio…
- Non andammo oltre. Dopo pochi giorni io
dovevo ritornare nel mio paese e… Non volevo tradire la fiducia di tuo padre.
- Non volevo disonorarti ma… Sapevamo tutte e
due ciò che provavamo l’una per l’altra.
- Quando partii ti feci una promessa… “Ti
scriverò tutti i giorni”
- …E così fu.
- Nelle nostre lettere potevamo scrivere dei
nostri sentimenti.
- Il nostro era un amore a distanza.
- Un giorno mi dicesti che tuo padre era
incuriosito da tutte quelle lettere che ricevevi e tu gli raccontasti che a
scrivertele era un uomo… Un ragazzo che si era innamorato di te.
- Lo avevi conosciuto durante un viaggio con
tua madre.
- Tuo padre lo voleva conoscere…
- “Papà, non serve: sono solo delle lettere. È
un occidentale e lo so benissimo che non ci potrà mai essere niente tra noi…
Sono delle semplici lettere. Fantasie di una bambina, tutto qua”
- “Un occidentale?... Che coincidenza…” Ti
rispose…
- Forse sospettava qualcosa?
- Cominciai a scriverti usando il maschile…
- Una delle nostre lettere fu letta da tuo
padre.
- Te lo aveva chiesto perché voleva essere
sicuro della storia che gli avevi raccontato.
- Mi dicesti che rimase senza parole per un
po’ e poi…
- “Peccato che tu non abbia trovato un ragazzo
così qui”
- Potevamo continuare la nostra
corrispondenza.
- Era come averti sempre con me.
- …Ci stavamo scrivendo da un anno quando…
- Quando mi arrivò quella tua lettera…
- Quelle parole…
- Le ho ancora impresse nella memoria.
- Mi ricordo che quando avevo finito di
leggerla la prima volta… Avevo le guance bagnate dalle lacrime.
- Non potevo credere a quello che mi avevi
scritto.
- Ti avevano diagnosticato una malattia
incurabile…
- Eri condannata.
- Mi dicevi che ti avevano visitato tutti gli
specialisti del tuo paese.
- Non c’era niente da fare: ti rimanevano due
mesi di vita.
- Io…
- Io non sapevo cosa fare.
- Volevo prendere il primo aereo e venire da
te.
- Ma…
- Ero disperata.
- Telefonai due giorni dopo aver ricevuto la
lettera.
- Feci finta di non sapere niente.
- Finsi di chiamare dopo tutto quel tempo solo
per sentire come stava tuo padre…
- Gli ho mentito.
- Dalla sua voce sentii subito la sua
disperazione.
- Stava per perdere la sua bambina…
- Gli dissi che avrei potuto prendermi dei
permessi dal lavoro e venire da voi.
- Volevo rivederti.
- Quando mi disse di venire subito… Beh, in
quel momento ho capito che lui sapeva di noi due.
- Aveva capito che ero io a scriverti quelle
lettere.
- Sapeva che ti amavo.
- …E non mi impedì di venire da te!
- Arrivai…
- Tu non lo sapevi che sarei arrivata.
- Non dimenticherò mai la tua espressione quando
mi hai vista.
- Quando comparii sulla soglia della porta di
casa tua…
- C’era tuo padre dietro di me…
- Lo guardasti per un istante e poi… Venisti
subito ad abbracciarmi.
- Ti aggrappasti a me.
- Io ti stringevo forte.
- Avrei voluto tenerti stretta a me per sempre.
- Due mesi.
- Avevamo due mesi.
- Non c’era altro tempo per noi.
- Rimasi al tuo fianco per tutto il tempo.
- Io e tuo padre ci osservavamo… ci studiavamo
a vicenda.
- Eravamo lì accanto a te, insieme.
- Non parlammo mai di cosa ci legava.
- Non era necessario.
- Bastavano i nostri sguardi per scoprirci.
- …Ti accarezzavo la mano.
- Giocavo con le tue dita. Poi…
- “Potresti aprire la finestra?”
- Mi alzai e andai verso la finestra…
- Era di nuovo autunno…
- Respirai a fondo quell’aria fresca.
- Ritornai da te.
- Tu mi sorridevi…
- Quel sorriso d’addio.
- Allungasti la mano verso di me.
- Eravamo solo in quel momento.
- Io e te…
- Per un momento.
- Ti tenetti la mano e…
- Non so per quanto tempo…
- So solo che ad un certo punto ho sentito una
mano posarsi sulla mia spalla.
- Tuo padre si era inginocchiato accanto a me.
- Tua madre era rimasta sulla porta… piangeva.
- Anche tuo padre piangeva, silenziosamente.
- Solo allora mi accorsi cosa era successo.
- Ti tenevo stretta la mano… e mi ero chinata
su di te… piangevo.
- Te ne eri andata…
- In un attimo.
- Ero accanto ai tuoi genitori durante il tuo
funerale.
- Mi tennero accanto a loro…
- Non mi ricordo molto bene cosa accadde…
- Il mio pensiero era rivolto solo a te.
- Pensavo solo al tuo sorriso, a quel sorriso.
- Non so chi incontrai, con chi parlai…
- Ricordo solo che ad un certo punto mi sono
risvegliata davanti a quella pietra bianca con il tuo nome inciso…
- Avevo un mazzetto di incenso in mano, lo
accesi e lo poggiai su quella pietra.
- Era un addio.
- Avevo deciso di ritornare a casa.
- In realtà stavo scappando dal tuo paese.
- Ritornai a casa tua per salutare i tuoi
genitori.
- Tua madre mi abbracciò… “Torna a trovarci”
- Non risposi.
- Tuo padre aveva una scatola in mano.
- Era un regalo per me.
- La aprii… C’era un kimono, il tuo kimono.
- Mi tremavano le mani.
- “Io non posso…”
- “Certo che puoi. Anzi devi accettarlo. Mia
figlia avrebbe voluto così”
- Lo ringraziai.
- Il tuo kimono… Sentivo ancora il tuo
profumo.
- …Mi inchinai per salutare tuo padre.
- Tuo padre mi fissò per un momento e poi mi
abbracciò.
- Mi sussurrò “lo so che sei tu il giovane
occidentale che ha rubato il cuore di mia figlia”
- Gli dissi di perdonarmi per quello che avevo
fatto…
- “Non ti devi scusare. Non approvavo ma… Tu
non hai disonorato mia figlia e di questo ti ringrazio”
- Non dissi più nulla.
- Quando sciolse l’abbraccio mi disse “Quando
questa ferita sarà diventata una cicatrice torna a trovarci”
- Eccomi con
una nuova fanfiction… Questa volta è scritta di getto (per cui scusate gli
eventuali errori). Spero riesca ad emozionarvi.
- Ringrazio
di cuore per le recensioni alle mie altre fanfiction (se volete lasciare un
commento anche a questa ve ne sarò grata ;) ). Bene, alla prossima.