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Autore: vagabondspirit    16/09/2008    2 recensioni
Siamo in Giappone. Un inchino... e... adesso segui il vento d'autunno. Lui ti porterà da lei. Ti guiderà in questa storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vento_d’Autunno
Vento d’Autunno
 
 
 
 
Mi inchino…
Questo è il vostro modo di salutare.
C’è un rispetto profondo nelle vostre usanze.
Tu… Indossi il kimono tradizionale.
Non alzi mai lo sguardo…
E anche questo fa parte della vostra tradizione.
Anche se sono una ragazza… Tuo padre ti ha imposto il massimo riserbo… Quasi mi volesse trattare come un uomo… Forse così mi avrebbe accettata meglio… Avrebbe faticato meno a lavorare con me…
La tua famiglia è molto tradizionale.
Io sono qui solo perché devo svolgere il mio lavoro.
Sono stata scelta tra tanti concorrenti…
Mi hanno considerato la migliore… ed eccomi qui.
Io e tuo padre scambiamo qualche parola.
Mi sono sforzata di imparare qualche parola della tua lingua.
Gli voglio dimostrare che vengo con il massimo rispetto.
Gli porgo alcuni doni.
Mi sono informata anche sui suoi gusti.
Sembra gradire…
Mi ringrazia.
Ti fa un cenno e mi chiede se voglio bere del tè…
Quando dico di si tu ti alzi e scompari dietro quella porta scorrevole.
Un attimo dopo ritorni con un vassoio.
Ti avvicini a me e mi porgi la tazza di tè… In quel attimo…
Ti sfioro la mano… Tocco per un attimo la tua pelle…
Mi guardi per un momento…
Poi ti allontani da me… Vai da tuo padre.
Io rimango a guardarti…
Ti osservo mentre ti rialzi ed esci dalla stanza…
Adesso devo parlare con tuo padre di lavoro.
C’erano i fiori di ciliegio quel giorno…
Alla fine tuo padre mi ha stretto la mano
“Non sono molti gli uomini dotati del senso dell’onore… E non avrei mai creduto di trovare una giovane donna con uno spirito da Samurai… Sarò lieto di lavorare con lei.”
Mi ha appoggiato una mano sulla spalla ed ha sorriso.
Questo per me è stato un grande onore.
Avevo la sua fiducia…
Non lo disturbava più lavorare con me.
 
Ero ospite in casa sua…
Il lavoro procedeva bene.
La sera io e tuo padre ci fermavamo spesso a parlare.
Avevamo molte cose in comune.
Mi insegnò l’arte della spada…
Era strano sentirsi trattare alla pari in un paese dove era così forte la differenza tra uomo e donna.
 
Per molto tempo io e te non ci siamo viste.
Sembrava che il destino avesse scelto di non farci incontrare…
Per tutti quei mesi ci eravamo solo sfiorate.
Poi, quando il mio lavoro stava per finire…
Una sera…
Tuo padre mi ha consigliato di fare un bagno all’aperto…
“Non lo avete mai provato fino ad oggi… Io non capirò mai il vostro strano senso del pudore di voi occidentali. Comunque, se vi è gradito, questa sera dirò che nessuno vada a fare il bagno…”
Accettai il suo invito. Sarebbe stato scortese da parte mia rifiutare…
Cominciava a essere piuttosto fresca la sera.
Stava per arrivare l’autunno.
Qualche foglia cominciava ad ondeggiare trasportata dal vento autunnale…
E proprio una di queste foglie…
L’ho seguita con lo sguardo mente si avvicinava all’acqua…
Leggera danzava con il vento.
Piano piano si è appoggiata sull’acqua.
Osservavo quella foglia d’acero quando… Ho visto te.
Non ti eri accorta di me.
Rimasi senza fiato.
Paralizzata dalla tua bellezza.
Mi cadde dalle mani il sapone e l’asciugamano.
Allora tu ti accorgesti di me…
“Scusami” sussurrai.
Me ne andai subito… Ero terribilmente imbarazzata.
Rimasi un momento fuori dalla porta per riprendermi.
Poi…
Sentii la porte che si apriva.
Eri tu, avvolta in un asciugamano bianco…
Mi venisti vicina…
“Tutto bene?”…mi chiedesti.
No, avrei voluto risponderti… Ma…
 
 
 
Ti ricordi di quei giorni?
Chiudo gli occhi e sento questo vento che ritorna…
Il vento d’autunno…
Ti ricordi?
Quel tempo ormai andato…
Lontano.
Io sono ritornata qui… nel tuo paese.
Ma tu…
Anche l’autunno sta per ritornare…
Ma tu…
Vorrei averti ancora qui con me.
Ti ricordi la magia di quei giorni?
Adesso non c’è più…
È ritornato il vento d’autunno… mi ha portato il profumo di quei giorni… il tuo profumo…
Tra le mani il foglio su cui ho scritto per te, di te…
L’ultima lettera che ho scritto per te.
Questo foglio bianco…
Lo strappo e lo getto al vento…
I frammenti di carta si mescolano al fumo dell’incenso.
…In questo vento d’autunno…
Porta le mie parole da lei, ti prego…
Ricordale di me… di quei giorni, dei nostri giorni.
Vento d’autunno… impetuoso, corri da lei.
Tu sai dove trovarla…
Ti prego, ricordale di me…
Dille che non mi sono dimenticata di lei…
Dille… che ha ancora il mio cuore.
Ti prego va da lei e dille che dopo tutto questo tempo la amo ancora.
 
 
 
Mi avevi evitata per tutto quel tempo.
Avevi paura di quello che sentivi.
Non potevi accettare di esserti invaghita di me.
Quella sera…
Dopo tutto quel tempo impiegato a scappare da me…
In un attimo tutto l’imbarazzo, tutte le paure sparirono.
I nostri cuori si erano riconosciuti all’istante.
Un attimo…
Da quella sera cominciammo a conoscerci.
Scoprii che tuo padre ti aveva parlato molto di me.
Piano piano cominciammo ad avvicinarci.
E così… Un giorno mentre stavamo passeggiando nel giardino di casa tua… Mancava poco al mio ritorno a casa.
C’era la mia tristezza mescolata a quel vento autunnale.
…Era bello stare in tua compagnia.
Camminavamo da un po’ quando una folata di vento ti portò una foglia di acero rossa tra i capelli…
Io mi avvicinai per togliertela…
Le nostre mani si sfioravano di nuovo… Come nel nostro primo incontro.
Ti guardai… Con l’altra mano ti sfiorai il viso.
Mi avvicinai a te.
Volevo baciarti…
Ma…
Fosti tu a infrangere le barriere che avevo costruito tra noi due… per rispetto a tuo padre.
L’ultimo passo lo facesti tu…
Eravamo un soffio l’una dall’altra.
…Quel bacio.
Il tuo primo bacio… il nostro unico bacio…
Non andammo oltre. Dopo pochi giorni io dovevo ritornare nel mio paese e… Non volevo tradire la fiducia di tuo padre.
Non volevo disonorarti ma… Sapevamo tutte e due ciò che provavamo l’una per l’altra.
 
Quando partii ti feci una promessa… “Ti scriverò tutti i giorni”
…E così fu.
Nelle nostre lettere potevamo scrivere dei nostri sentimenti.
Il nostro era un amore a distanza.
Un giorno mi dicesti che tuo padre era incuriosito da tutte quelle lettere che ricevevi e tu gli raccontasti che a scrivertele era un uomo… Un ragazzo che si era innamorato di te.
Lo avevi conosciuto durante un viaggio con tua madre.
Tuo padre lo voleva conoscere…
“Papà, non serve: sono solo delle lettere. È un occidentale e lo so benissimo che non ci potrà mai essere niente tra noi… Sono delle semplici lettere. Fantasie di una bambina, tutto qua”
“Un occidentale?... Che coincidenza…” Ti rispose…
Forse sospettava qualcosa?
Cominciai a scriverti usando il maschile…
Una delle nostre lettere fu letta da tuo padre.
Te lo aveva chiesto perché voleva essere sicuro della storia che gli avevi raccontato.
Mi dicesti che rimase senza parole per un po’ e poi…
“Peccato che tu non abbia trovato un ragazzo così qui”
Potevamo continuare la nostra corrispondenza.
Era come averti sempre con me.
 
…Ci stavamo scrivendo da un anno quando…
Quando mi arrivò quella tua lettera…
Quelle parole…
Le ho ancora impresse nella memoria.
Mi ricordo che quando avevo finito di leggerla la prima volta… Avevo le guance bagnate dalle lacrime.
Non potevo credere a quello che mi avevi scritto.
Ti avevano diagnosticato una malattia incurabile…
Eri condannata.
Mi dicevi che ti avevano visitato tutti gli specialisti del tuo paese.
Non c’era niente da fare: ti rimanevano due mesi di vita.
Io…
Io non sapevo cosa fare.
Volevo prendere il primo aereo e venire da te.
Ma…
Ero disperata.
Telefonai due giorni dopo aver ricevuto la lettera.
Feci finta di non sapere niente.
Finsi di chiamare dopo tutto quel tempo solo per sentire come stava tuo padre…
Gli ho mentito.
Dalla sua voce sentii subito la sua disperazione.
Stava per perdere la sua bambina…
Gli dissi che avrei potuto prendermi dei permessi dal lavoro e venire da voi.
Volevo rivederti.
Quando mi disse di venire subito… Beh, in quel momento ho capito che lui sapeva di noi due.
Aveva capito che ero io a scriverti quelle lettere.
Sapeva che ti amavo.
…E non mi impedì di venire da te!
 
Arrivai…
Tu non lo sapevi che sarei arrivata.
Non dimenticherò mai la tua espressione quando mi hai vista.
Quando comparii sulla soglia della porta di casa tua…
C’era tuo padre dietro di me…
Lo guardasti per un istante e poi… Venisti subito ad abbracciarmi.
Ti aggrappasti a me.
Io ti stringevo forte.
Avrei voluto tenerti stretta a me per sempre.
 
Due mesi.
Avevamo due mesi.
Non c’era altro tempo per noi.
Rimasi al tuo fianco per tutto il tempo.
Io e tuo padre ci osservavamo… ci studiavamo a vicenda.
Eravamo lì accanto a te, insieme.
Non parlammo mai di cosa ci legava.
Non era necessario.
Bastavano i nostri sguardi per scoprirci.
…Ti accarezzavo la mano.
Giocavo con le tue dita. Poi…
“Potresti aprire la finestra?”
Mi alzai e andai verso la finestra…
Era di nuovo autunno…
Respirai a fondo quell’aria fresca.
Ritornai da te.
Tu mi sorridevi…
Quel sorriso d’addio.
Allungasti la mano verso di me.
Eravamo solo in quel momento.
Io e te…
Per un momento.
Ti tenetti la mano e…
Non so per quanto tempo…
So solo che ad un certo punto ho sentito una mano posarsi sulla mia spalla.
Tuo padre si era inginocchiato accanto a me.
Tua madre era rimasta sulla porta… piangeva.
Anche tuo padre piangeva, silenziosamente.
Solo allora mi accorsi cosa era successo.
Ti tenevo stretta la mano… e mi ero chinata su di te… piangevo.
Te ne eri andata…
In un attimo.
 
Ero accanto ai tuoi genitori durante il tuo funerale.
Mi tennero accanto a loro…
Non mi ricordo molto bene cosa accadde…
Il mio pensiero era rivolto solo a te.
Pensavo solo al tuo sorriso, a quel sorriso.
Non so chi incontrai, con chi parlai…
Ricordo solo che ad un certo punto mi sono risvegliata davanti a quella pietra bianca con il tuo nome inciso…
Avevo un mazzetto di incenso in mano, lo accesi e lo poggiai su quella pietra.
Era un addio.
Avevo deciso di ritornare a casa.
In realtà stavo scappando dal tuo paese.
Ritornai a casa tua per salutare i tuoi genitori.
Tua madre mi abbracciò… “Torna a trovarci”
Non risposi.
Tuo padre aveva una scatola in mano.
Era un regalo per me.
La aprii… C’era un kimono, il tuo kimono.
Mi tremavano le mani.
“Io non posso…”
“Certo che puoi. Anzi devi accettarlo. Mia figlia avrebbe voluto così”
Lo ringraziai.
Il tuo kimono… Sentivo ancora il tuo profumo.
…Mi inchinai per salutare tuo padre.
Tuo padre mi fissò per un momento e poi mi abbracciò.
Mi sussurrò “lo so che sei tu il giovane occidentale che ha rubato il cuore di mia figlia”
Gli dissi di perdonarmi per quello che avevo fatto…
“Non ti devi scusare. Non approvavo ma… Tu non hai disonorato mia figlia e di questo ti ringrazio”
Non dissi più nulla.
Quando sciolse l’abbraccio mi disse “Quando questa ferita sarà diventata una cicatrice torna a trovarci”
 
 
 
 
Eccomi con una nuova fanfiction… Questa volta è scritta di getto (per cui scusate gli eventuali errori). Spero riesca ad emozionarvi.
Ringrazio di cuore per le recensioni alle mie altre fanfiction (se volete lasciare un commento anche a questa ve ne sarò grata ;) ). Bene, alla prossima.
   
 
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