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Autore: Yellow Canadair    19/08/2014    5 recensioni
Capelli lunghi e biondi, arricciati in onde morbide che le accarezzano la schiena; occhioni blu mare che scrutano senza ombra di paura quella ciurma di uomini irsuti e abbronzati; boccuccia a cuore, curve tutte al posto giusto che esulta pure Valentino Rossi, poteri mai visti e un pedigree con i fiocchi: ecco come si presenta Celesty, apparendo all'improvviso sulla Moby Dick. Bella, alta, dolce e timida, e con un delicato profumo di vaniglia che si spande tra quei corridoi appestati ormai da settimane da sudore di uomini.
***
-Vi rendete conto di cosa avete evocato???- ringhiò iracondo Fossa agguantando Rakuyou e Pugno di Fuoco per il collo.
-La donna dei nostri sogni?- rispose strozzato Ace.
-NO! UNA PERICOLOSISSIMA MARY SUE, IDIOTA!!!
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Fossa, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Rakuyou
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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EVOCATION

 

Il mare era piatto e brillava sotto il sole di mezzogiorno, mentre pigre nuvole bianche, troppo rade per portare un po’ di frescura, pascolavano come pecorelle oltre gli alti pennoni della Moby Dick. La navigazione procedeva quieta in quella che era una fascia di mare dove regnava una perpetua torrida estate; un vento caldo e molle gonfiava appena le grandi vele candide e la massiccia polena fendeva pigramente le onde mentre l’equipaggio, con sudore e malavoglia, manovrava quel mastodonte e il codazzo di navi-satellite che si trascinava dietro, nonostante la canicola e le interminabili settimane per mare.

Erano infatti giorni e giorni che non si toccava terra, e i navigatori avevano avvisato che con quell’andatura certo non si sarebbero viste isole per ancora un bel pezzo; l’unica soluzione era armarsi di pazienza e sperare di incrociare qualche vascello da assaltare o qualche nave amica con cui fare un po’ di baldoria una volta calato il sole. Non sarebbe andato male a nessuno nemmeno un bel veliero della Marina, tanto per controllare che i cannoni non si fossero arrugginiti troppo e i pugni fossero ancora letali come dovevano.

La pazienza di Edward Newgate era quasi al limite, mentre si sottoponeva a tutti i controlli delle sue crocerossine; una dannata squadriglia gentilmente messagli alle calcagna da Marco alla quale era difficile nascondere una bottiglia di sakè e letteralmente impossibile mascherare un malanno dovuto alla fatica o all’età. Non c’era verso: o le signorine finivano i controlli di routine o l’uomo non avrebbe potuto alzarsi dal suo scranno per sbrigare le sue faccende, e non c’era gura-gura che tenesse. Diavoli erano quelle, non donne!

Marco la Fenice sfruttava spesso e volentieri il suo potere per svolazzare fino alla coffa dell’albero di mezzana, in coda alla nave, lì si sedeva più o meno comodamente e leggeva qualche libro preso in una polverosa libreria di chissà che isola o razziato, più o meno a caso, da una nave di passaggio.

Riusciva a percepire sulla pelle un po’ più di vento rispetto a quando stava giù, per non parlare poi del fatto che lì fosse quasi irraggiungibile, aspetto non trascurabile quando trascorri la tua vita con una famiglia che, per quanto amata e coesa, è anche profondamente chiassosa, e a volte la personalità un po’ schiva del Primo Comandante gli imponeva una decorosa ritirata ad alta quota assieme ad un libro. Si tolse la camicia e la usò per asciugarsi il sudore che gli imperlava la fronte e il petto atletico, e poi la assicurò annodando le maniche all’albero per non farla cadere, e cominciò a leggere, sfogliando lentamente le pagine ingiallite.

-Che cosa leggi oggi?-

Ma non aveva fatto i conti con una persona che, tra poteri, fisico da rugbista e infinita caparbietà, si era data all’arrampicata: Portuguese D. Ace era salito fin lassù spinto dalla noia (non certo dalla ricerca di tranquillità, figurarsi!).

Marco sbuffò, ma in fondo non era così tanto dispiaciuto: una volta arrivato in coffa e lette le prime pagine si era reso conto di aver preso un libro per ragazzi, non uno di quei racconti con risvolti da thriller psicologico come piacevano a lui.

-“Cuore d’inchiostro”.- rispose la Fenice chiudendo il libro e lasciando un indice tra le pagine per portare il segno.

-Che titolo spaventoso!- ghignò il ragazzo, abituato a roba ben più truce fra i libri del fratello.

-Aveva una sovraccoperta non sua.- spiegò infatti il lettore, rammaricato.

-E di che parla?- domandò Ace, mettendosi accovacciato in equilibrio sul parapetto della coffa.

Accidenti, pensò Marco, Ace sta davvero morendo di noia!

-La protagonista è in grado di far uscire i personaggi fuori dai loro libri, ma solo se legge ad alta voce.- spiegò. -Che cazzata…- ridacchiò.

-La Fenice è troppo vecchia per le favole?- lo prese in giro Portuguese.

-Ma sta’ zitto.- lo rimbeccò il maggiore. -Credo che lo leggerò, alla fin fine non ci sono più molti libri da leggere, a bordo. E poi comunque non… Ace?

Il moretto s’era fatto d’un tratto decisamente cogitabondo.

-Ehi, tutto a posto?- si impensierì Marco.

-Oh, certo. Non preoccuparti.- lo rassicurò gentile il Secondo Comandante, mentre faceva per scendere da lassù. -Hai detto che basta leggere quello che sta scritto sui libri, giusto?

-Non fare il cretino, è un libro da bambini!

-A dopo!- lo salutò Pugno di Fuoco con un gran sorriso mentre si calava giù per la sartia veloce come un missile.

 

~

 

-E quindi basterebbe leggere quello che sta scritto perché spunti fuori?- domandò di nuovo Rakuyou, il Settimo Comandante.

-Esatto! E pensa se lo facessimo sul serio.- lo provocò Ace con un ghigno.

-Cosa?

-Quello che ho detto! Scriviamo su un foglio qualcosa, lo leggiamo e puf! diventa reale!- spiegò di nuovo Ace.

Rakuyou lo guardò in silenzio, scrutandolo critico con un sopracciglio alzato. -Da quanto tempo non tocchiamo terra?- domandò.

-Quarantasei giorni.

Più di un mese. Era dura per tutti: scorte razionate, lo spazio che non era certo immenso e i segni della monotonia erano visibili a tutti. Soprattutto a Rakuyou, che ora si trovava ad ascoltare vaneggiamenti senza né capo né coda. Ma dopo quarantasei giorni di mare e col sole che picchiava duro sulle zucche, il Comandante dai bei dreadlocks biondi decise che valeva la pena prestare orecchio a quello che diceva il fratellino, non fosse altro che per divertirsi un po’.

Si ammorbidì e sorrise sotto i baffi neri, lasciandosi cullare dal bel sogno che gli proponeva il fratello. -Si potrebbero risolvere un bel po’ di problemi.- considerò. -L’acqua potabile a bordo, le derrate, la frutta che finisce sempre, gli alcolici…- elencò.

I due uomini si guardarono per un istante negli occhi ed esclamarono in coro:

-LE DONNE!-

 

~

 

-Siete impazziti?- sibilò Izou chiudendo di scatto il ventaglio e fissando glaciale i due fratelli, stringendo poi con stizza le labbra tinte di rosso.

Impazziti! Due omaccioni grandi e grossi che avevano preso troppo sole e avevano cominciato ad inventare storie vergognose per chiunque avesse un minimo di razionalità. Erano richieste da farsi? A lui, Izou! Per poi venirlo ad interrompere mentre integrava il diario di bordo della Sedicesima Flotta, tenuto dal suo vice, con alcune personali note, insomma in un momento delicatissimo! Ed erano venuti fin lì apposta per quello, usando lo Striker di quella bella testa di Ace. Due pazzi!

-Che ti costa, Izou? Un paio di parole, qualche formula, almeno proviamo!- cercò di convincerlo Rakuyou.

-Stronzate.- la voce del Comandante fu una sferzata sulle speranze dei fratelli, ma Ace sopportò e continuò l’affondo:

-E dai Izou! L’hai raccontato tu che tuo nonno aveva poteri da medium!!

Izou ringhiò basso, i suoi occhi neri si rabbuiarono come il cielo temporalesco al ricordo di quella storia. Sì, si era ubriacato, e allora? Aveva cominciato a dire fatti che dovevano rimanere privati, e allora? Che si fosse lasciato scappare che suo nonno materno era un sensitivo, e che riuscisse a far rizzare in piedi interi vassoi di chicchi di riso come ballerine sulle punte solo con la forza del pensiero, non era una buona motivazione per importunarlo con simili e bambinesche richieste.

-Non farò niente di simile.- dichiarò ostile. -Non funzionerebbe mai!-

-Lo sappiamo!- ghignò Ace circondando cameratescamente le spalle di Rakuyou. -Ma vogliamo solo divertirci un po’!

-Non ci si diverte con questo genere di cose.- lo redarguì il Sedicesimo Comandante.

-Izou, dai, navighiamo da settimane, siamo a pezzi.- lo pregò Rakuyou. -Vogliamo solo svagarci per qualche minuto.

-Lascia perdere.- sbuffò Ace arrendendosi. -Ha ragione lui, non possiamo scherzare così con il potere di suo nonno… chi te lo dice che sia una cosa ereditaria, poi?- affermò alzandosi da terra, dove si era seduto, e voltando le spalle ai due Comandanti. -Magari lui non ne è in grado, è inutile stressarlo con queste pretese.-

Izou batté con impazienza il ventaglio sul materasso del letto che aveva accanto. -Volete solo che faccia una fattura ad un foglio? Volete questo?

-Così quello che ci scriviamo sopra diventerebbe reale, se lo leggessimo a voce alta. Sì.- confermò Ace disinteressato.

-Piantala di bluffare. Se lo faccio, voi poi sparirete e non verrete più a disturbarmi con simili scemenze. Chiaro?- si accertò mentre prendeva un foglio bianco dal primo cassetto della sua piccola scrivania.

-Grazie, fratellone!- sorrise Rakuyou.

-Non. Chiamarmi. Mai più. Così.- ringhiò Izou facendo scattare il caricatore di una delle sue pistole e puntandola nel naso del fratello. -E ora fuori, non sono cose da far vedere a due beoni come voi.-

Ace e Rakuyou uscirono dalla stanza del fratello e attesero fuori per qualche minuto, con le mani affondate nelle tasche e ridendosela fra loro.

-Ecco.- fece Izou consegnando il foglio arrotolato su se stesso ad Ace dopo poco. E non diede loro tempo per ringraziamenti che si era già chiuso la porta alle spalle.

 

~

 

-Che ci scrivo?- fece impaziente Rakuyou ridacchiando, seduto a poppa tra cordame e reti da pesca con Ace.

Marco li guardò dall’alto della coffa e scosse la testa.

-Birra! Una grande caraffa di birra ghiacciata!- propose subito Ace.

-“…cciata” ecco.- scrisse obbediente Rakuyou.

I due aspettarono qualche secondo. Si guardarono intorno, tra le corde e poi persino dal mare, come se la birra dovesse schizzar fuori dalle onde, magari servita da una bella sirena mezza nuda.

-Con la bionda non funziona.- fece il l'improvvisato scrivano. -La preferisci mora? O rossa?- ridacchiò.

Ace capì il gioco ma ribatté: -No no, la voglio bionda! Con lunghi capelli biondi che cadano sulla schiena, tutti girati.

-“Girati”? Si chiamano “boccoli”, zuccone.-

-Basta che siano lunghi.

-“bel seno…”- continuò a scrivere Rakuyou.

-Metti “seno abbondante”! “bello” è generico, magari al foglio piacciono le piatte!- protestò ridendo Pugno di Fuoco immaginando morbide colline. -Anzi, scrivi “molto abbondante”-

-Scritto. Ah… “occhi… blu”. L’ho sentito in una canzone! Ti dispiace?-

-Per niente! E gambe lunghe e bel culo, ok?

-Full optional, insomma!- rise sguaiato Rakuyou scrivendo tutti i dettagli. -Vestita come?-

-E chi la vuole vestita?- rispose il Secondo Comandante. -Boh, mettile… gonna cortissima e maglietta. Che diavolo mettono le donne?-

-Forse era meglio nuda, meno rogne.- considerò Rakuyou, scrivendo della gonna.

-Non dimenticare le autoreggenti!- consigliò il moro.

-E poi dev’essere dolce e carina.- si ricordò il Settimo Comandante. Certo non voleva una tizia inavvicinabile e rissosa!

-Affascinante e seducente.- completò il minore scrivendo di suo pugno l’annotazione.

-Adesso leggi ad alta voce.- fece Rakuyou passando il foglio al compare.

-“Ragazza alta, bionda, lunghi capelli a boccoli, abbronzata, seno molto abbondante” beh, giusto. “Occhi blu mare, sedere sodo e tondo, gambe lunghe” ottimo anche questo. “Gonna cortissima e maglia bianca così traspare tutto”ma hai scritto anche questo!? “Autoreggenti. Dolce, carina, affascinante e seducente.”-

Ace smise di parlare e i due rimasero a contemplare per qualche istante il lavoro e ad immaginarsi boccoli biondi e seni floridi, ma poi, come la caraffa di birra, non comparve neanche l’avvenente donzella.

I due fecero spallucce e tornarono a bighellonare per la Moby Dick, e il foglio finì presto dimenticato nella gran baraonda che regnava nella stanza del Secondo Comandante.

 

~

 

All’alba del mattino dopo finalmente si levò un vento che fece gonfiare le vele, e i grandi vascelli procedevano finalmente ad una degna velocità sul mare calmo e scintillante dei riflessi rosei dell’aurora. Edward Newgate sorrise, certo che avrebbero finalmente toccato terra nel giro di poco, e controllava fiducioso il Log Pose accanto a lui.

I pirati cominciarono a svegliarsi e ad uscire fuori alla spicciolata, ma tutti si paralizzarono dallo stupore quando saltò fuori dal dormitorio una ragazza.

C’erano delle piratesse a bordo, ma questa ragazza non l’aveva mai vista nessuno, e certo se fosse successo nessuno se ne sarebbe dimenticato: era alta, forse intorno al metro e settanta, slanciata e dal portamento elegante; aveva i capelli biondi che le ricadevano a cascata sulla schiena in un superbo bouquet di boccoli, appena trattenuti sulla nuca. Gli occhioni blu come il mare guardavano curiosi a destra e a sinistra, come a cercare un volto fra la folla, sottolineati da un filo di eye-liner e quasi adombrati dalle lunghe ciglia nere. Stava in piedi senza mostrare paura dei ceffi attorno a lei con una mano puntata sul fianco e il braccio opposto tenuto lungo il fianco, facendo leva su una sola delle sue lunghe gambe abbronzate lasciate bene in evidenza dalla gonna in pizzo sangallo cortissima e dai tronchetti dal tacco alto. Aveva tutte le curve al posto giusto™, cosa che i primi che la videro ebbero cura di notare, grazie ai prosperosi seni in bella mostra che la maglietta faticava a contenere.

-Ferma!!- le intimò un pirata della Terza Flotta puntandole un fucile contro. La nuova arrivata alzò docile le braccia, socchiudendo appena le labbra turgide appena dipinte d’un rosa pallido.

-Chi sei?- le domandò a bruciapelo un altro fratello.

Intanto era giunto anche Edward Newgate, appoggiato al suo bisento, non ancora soverchiato dalle infermiere che la mattina, salvo emergenze, di solito se la prendevano comoda.

La ragazza alzò gli occhi color del mare sulla possente mole di Barbabianca ed esclamò rivolta a lui:

-Il mio nome è Celesty Newgate, mi avrai tra dodici anni con il demone Akashi, the Queen of Pain, figlia di Shanks il Rosso.-

 

 

Dietro le quinte…

Stanchi del fenomeno Mary Sue? Noooo? Bene, eccone una fresca di giornata, che si presenta a tutti noi con curve mozzafiato, lunghe gambe, capelli che-le-principesse-Disney-se-li-sognano, una discendenza nobile (sangue Newgate, di Shanks e un bel demone come mamma! Mica bruscolini!) e presto avrà stuoli di pirati altrimenti temutissimi ai suoi piedi e se farà bene il suo lavoro le daremo anche un simpatico animaletto. E vi ho già parlato dei Fenomenali Poteri Cosmici?

Il nome “Akashi, the Queen of Pain” è gentilmente preso in prestito dall’universo di DOTA. No, non è un prestavolto, la madre di Celesty è proprio quel demone. Invece il libro "Cuore d'inchiostro" viene dal nostro mondo, esiste davvero ed è della scrittrice Cornelia Funke.

Per chi non sapesse cos’è una Mary Sue, con questo nome si indica lo stereotipo del personaggio perfettissimo, bellissimo, purissimo e levissimo inserito (dai fan o dall’autore stesso) in una serie, e  che sconvolgerà tutti gli equilibri presenti, catalizzerà l’attenzione di tutti su di sé, avrà poteri mai sentiti prima e qualsiasi cosa farà, anche la più cretina, non potrà che essere un successo!

Pronti ad essere investiti da una valanga di glitter?

Io no.

Yellow Canadair

  
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