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Autore: Leia    06/08/2003    3 recensioni
Haruiko Kasama si confronta con i ricordi, i tanti rimpianti e le gravi colpe di Shyukaido. Ripensa a Mokuren, l'unica donna che abbia mai amato, e a Shion, il solo che abbia odiato con tutto se stesso. Ma è davvero tutto così semplice? Nell'animo umano si possono nascondere molte verità, ancor più dolorose di quelle visibili solo in superficie. Taglienti, sottili, come una pioggia fitta che cade sul viso. Gocce che paiono lame, e ferite di un passato che non potrà mai esser dimenticato ma che forse, un giorno, saprà trasformarsi in neve leggera, di un bianco accecante...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME NEVE

~

Scacciati dal paese natio, cerchiamo la terra promessaci in sogno…

 

Alzi la testa.

 

Oh, sembra la nostra storia!

 

Quel tuo sguardo.

I tuoi trasparenti occhi azzurri, del colore del cielo più terso. Li avevo visti brillare, nel sentire quelle parole. Quella musica ti aveva scaldato il cuore, facendoti sentire più vicina a quel luminoso globo azzurro e bianco che, da dietro le vetrate trasparenti della base, stavi ad osservare tutti i giorni, sognante…

Solo un vetro e lo spazio scuro ti separavano dalla Terra che tanto amavi.

Alla sua atmosfera, all’aria in cui ti volevi tramutare.

Avresti desiderato poter cantare quella canzone. Ma non potevi. Non avresti più potuto…

Le note, relegate gelosamente nel tuo cuore, non sarebbero più uscite da quelle labbra perfette, da quella bocca che era sempre capace di sorridere, di donare il caldo conforto che solo tu mi sapevi dare.

Ed io…

Io non avrei più sentito la tua dolce voce.

Né io, né…Shion.

 

Morta.

 

Come una statua greca, bellissima e antica. Come liscia pietra che si conserverà, sacra e immobile, in una posa eterna, circondata da mille, mille fiori. Sì, quei fiori che dicevi di poter capire…più degli uomini.

 

Ho visto la tua pelle, levigata e chiara, illuminata da una fioca luce di dolore.

La luce che proveniva dalla Terra.

 

Tu, però…

Tu splendevi. Sì, tu stessa abbagliavi, incredibilmente luminosa.

E nessuno avrebbe spento quella luce immortale.

 Splendevi ancora, senza che la fine ti avesse offuscato.

 

Splendevi, Mokuren.

Ma…

Non c’eri più.

 

Morta.

 

~

 

Era con questa immagine impressa nella mente che avevo trascorso le mie notti. Le notti in cui il rimorso mi assalì. Mi chiesi perché l’avevo fatto. Me lo chiesi per lunghe, infinite ore, di continuo, come per farmi male.

Eppure avevo le risposte.

Volevo…vendicarmi davvero?

Sì. Odiavo…odiavo Shion…

E…amavo Mokuren.

La amavo troppo. Amavo la sua aurea angelica, e le sue bianche ali invisibili. Amavo i suoi capelli, morbidi e dorati. Amavo i suoi occhi…perdutamente…gli occhi di una dea, di una dolcezza senza fine…

Amavo tutto, tutto di lei.

E non potevo accettare che Shion avesse osato incrinare la sua purezza. Violare quel simbolo benedetto che, nonostante tutto, rimase sulla sua fronte, come per sigillare simbolicamente la prediletta di Sarjarim dentro quel corpo diafano, per sempre.

 

Per sempre.

 

~

 

Sento freddo.

Qualcosa scivola sulla mia pelle. Sta piovendo?

Le gocce cadono sul mio viso…quest’acqua…mi entra nell’anima come per lavare via tutto il dolore…la rabbia…e tutti i rimorsi…

 

Tu mi fissi.

 

Noi abbiamo lo stesso aspetto, come se ci fossimo scambiati quelli del passato.

Non cogli l’ironia di tutto ciò?

 

Io…desideravo solo…solo…

Cosa?

Cosa desideravo, cosa…mi aspettavo dalla mia futura reincarnazione?

Dalla mia…prossima vita?

 

Dimmi la verità, non hai mai pensato di voler diventare Shion?

 

Shion.

Shion era amato da Mokuren…lei…era attratta da lui, inspiegabilmente…nonostante…nonostante tutto quello che quell’essere ignobile le aveva fatto…lei…lo amava.

 

Lo amava.

 

Io…volevo essere Shion?

 

Non ci voglio credere.

Non l’ ho mai voluto credere.

 

Perché, se fosse così, faremmo tutti parte della stessa banda.

Vorrebbe dire che anche tu volevi violentarla…

 

No! Io…io non l’avrei mai fatto!

Non…lo avrei mai fatto…

No…non io.

 

Piango.

 

E…le mie lacrime si confondono con quelle del cielo.

Chissà, forse sta piangendo per me…

 

O per lui.

 

Chissà se esiste un modo di trovare la gioia, rimanendo soli in un luogo dominato dal dolore e dalla disperazione…

 

Shion…perché?

Perché sento questa pena infinita qui, nel mio petto?

 

Perché…perché i miei occhi si riempiono di lacrime…perché il mio cuore non ce la fa se provo a guardarti?

Rivedo me stesso.

Rivedo, riflessa nei tuoi occhi da bambino, la mia rabbia. Il mio tormento.

E, nello stesso tempo, il tuo dolore. La tua disperazione.

Il tuo viso bruno, sfigurato dalla follia, rigato da lacrime di un dolore che non posso osare capire…che non posso pretendere di capire. No, la mia mente non è capace di reggerlo.

O solo provare a immaginarlo.

Impazzirei…

Impazzirei anch’io.

Vedo il presente, e ricordo il passato.

Mi sento male. Non ho il diritto di vivere.

La mia testa…la mia testa si affolla di pensieri che non avrei mai voluto ritrovare.

 

Continui a fissarmi, gelido.

 

Mi odi…è naturale. Come potresti non farlo?

E dietro a quell’odio sconfinato, scorgo sempre la tua pena. Sì, tenti di nasconderla.

Ed è quella mi fa desiderare di morire, più di tutto il resto…

Ma tu…

Tu me lo impedisci.

Proprio come io l’ ho impedito a te.

Per…nove anni.

 

Ho vissuto…circondato dai vostri cadaveri…

E’ stato un inferno. Lo consideravi un giusto castigo per me?

Nove anni.

Ti faccio i miei complimenti. Il tuo vaccino si è rivelato efficace.

 

So cosa ho fatto.

So cosa ho osato compiere.

E con questa consapevolezza dovrò vivere…fino alla fine dei miei giorni.

Dei miei nuovi giorni, che non credo di avere meritato.

 

Perché sono rinato qui?

Perché?

 

…cerchiamo la terra promessaci in sogno.

 

Ma certo. E’ proprio questa la mia penitenza, il calvario che il destino mi ha ordinato, mi ha imposto di seguire.

Le mie colpe devono essere espiate.

In questa vita.

Io ti ho ucciso, Shion.

Ti ho ucciso nel modo più crudele di cui sono stato capace.

Ti ho ucciso in tutti i modi in cui si può uccidere qualcuno.

E niente e nessuno potrà mai cancellare questo mio orrendo gesto.

 

Nessuno.

 

Il cuore mi fa male. Mi porto una mano al petto, mentre la pioggia continua a scendere.

Si fa tagliente e sottile, silenziosa. Discreta.

Il suo ticchettio lieve si perde nell’aria pungente.

Le gocce paiono piccole lame, lame che mi tagliano il viso…mi sembra di sentire scorrere sangue, sulle mie guance.

Sangue rosso. E denso.

Le ferite di un passato, le ferite dei ricordi.

 

Anche chi ama prima o poi dovrà morire. Però intanto è vivo.  Anche stasera l’oscurità è profonda, il respiro difficile. Una sera in cui ognuno lotta con un sonno torpido e inquieto.

(Banana Yoshimoto)

  
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