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Autore: Agra92    19/08/2014    0 recensioni
Ci scopriamo l'un l'altro, e siamo uguali.
Conosco me man mano che ritraggo sempre un più preciso quadro di te che, forse, dipingeremo insieme.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo seduti, mi concentro sull’angolo bianco del tavolo sistemandomi su una sedia leggermente scomoda, anch’essa bianca. Il locale è bianco. È felice. Mi riempie gli occhi, al contrario di questo silenzio che svuota le speranze. Arrivano i nostri the, al limone e alla pesca, unica differenza. Siamo due atipici, lo ammetto, e scoprire questi piccoli dettagli è utile per avvicinarci.
Pochi minuti prima alla cameriera avevamo chiesto la stessa bevanda, io per prima, e lui mi aveva domandato:
“Nemmeno tu bevi il caffè?”
“Non lo sopporto. Ma è ciò che sono obbligata a prendere quando non ho tempo, e soldi, per prendere altro.”
“E allora the.”
“Mi considero una piccola cultrice del the, lo adoro, adoro sentire tutti i suoi sapori, provare, ed è l’unica cosa che mi tiene sveglia. Una volta ho letto una frase che diceva ‘se nemmeno il the riesce a risolverlo, allora è un problema serio’.”
“Un piccolo angolo di paradiso diciamo.”
Abbasso lo sguardo, il tavolo, il silenzio. Arriva per fortuna la cameriera con i nostri Iced tea che col caldo sembrano una salvezza. Fuori è caldo, dentro me fa davvero caldo.
“Allora, ti piace qui?” chiedo.
“Sì dai, mi ricorda quelle americanate a cui sono abituato. Già ci vedo i due rapinatori che mi vogliono rubare il portafoglio Bad Motherfucker.”
Sorrido. Il film che ci fa impazzire.
“Come darti torto. Ma…ho una confessione da farti. Tieniti pronto. Forse Le Iene mi è piaciuto più di Pulp Fiction.”
“No dai no. Pulp Fiction è..è Pulp Fiction! No dai come fai!”
“Non so, è come se fosse più preciso verso una sola storia e la sviluppasse meglio. E poi i dettagli che vengono fuori a mano a mano, e Mr. White! E la mitica canzone Stuck in the middle with you!”
“Ma Mr. Wolf!”
“Vedi? Quella è solo una piccolo parte! È come se Le Iene fosse un film solo su Wolf, Vega..”
 
La conversazione scorre insieme al gelido liquido nei bicchieri. E il ghiaccio si è sciolto, tra di noi più facilmente. Ne abbiamo di cose di cui parlare. E quando avremo finito? Ci saremo conosciuti un po’ di più. Sempre di più. Affrontare altri tipi di conversazione verrà automatico. Parlare di noi direttamente piuttosto che mascherarci dietro i gusti comuni segnerà il momento in cui potremo andare oltre gli sguardi e i sorrisi. Un lieve tocco, sistemare i capelli dell’altro, oppure aspetta che hai la manica della camicia piegata! Semplice, gesti che ci suggeriscono di sorpassare il confine per debellare l’imbarazzo dell’avvicinarsi dei corpi, fino ad arrivare alla distanza minima possibile e dichiararci con un bacio. Aspetteremo il prossimo appuntamento, o quello dopo, o magari la prossima uscita. La tempistica è dettata da chi ha il più basso livello di imbarazzo.
 
In realtà sono la più impacciata. Lui non sa ancora la mia intenzione di avere questa conversazione e non penso verrà mai a saperlo. Tutto dipende dalle macchinazioni degli amici che ci vogliono insieme e dal dannato destino che non suggerisce nulla finché la volontà non lo anticipa. Ed io sono qui ad aspettare, miserabile, che qualcun altro faccia quello che io dovrei avere il coraggio e la maturità di fare, senza cercare sotterfugi propri della tempesta ormonale. Chissà come, nelle relazioni si resta sempre adolescenti e si ha così tanta paura di buttarsi perché la ferita che temiamo segua l’atto di coraggio non sia risanabile con qualche benda e amorevoli cure. La delusione lascia il devasto dentro. Ma non possiamo vivere con la paura delle conseguenze costante e opprimente.
Allora trovo la forza per flettere i muscoli e sono nel vuoto.


La nostra storia è ciò che considero uno dei miei fallimenti. Non sono mai stata brava con le persone, anzi sempre considerata atipica per certi atteggiamenti: vita piuttosto solitaria, odio verso il contatto e la folla, incapacità di relazionarmi con nuovi arrivati e un atteggiamento piuttosto contrario ai bambini.
Sono un’anima solitaria e nella solitudine riesco a raggiungere un certo sole che brucia nell’area del diaframma, che mi da ispirazione e forza di volontà per seguire certe strade. Nel tempo con me stessa riesco a capirmi, interpretarmi e invece mi perdo quando sono con gli altri e devo sottostare a certe regole sociali brillantemente definite “barismo cordiale” da una qualche canzone. E le attività in solitudine sono quelle che preferisco: musica, cinema, tv, libri. Riesco a stimolare le emozioni in maniera controllata ed esorcizzo la paura del lasciarmi andare a certe ondate di gioia e dolore a cui mi hanno abituato anni di presunta amicizia e relazioni con significato più ampio. Conseguenza è il non fidarmi di alcuno e contare solo su me stessa.
 
Che fare quando non mi basto?
 
Inizio a cercare qualcosa che compensi la mancanza: essa si fa più grande più la si nutre ed arriva il momento in cui perdersi negli hobby diventa parte di una routine che alimenta il vuoto.
Ed allora si inizia a cercare. Cosa? Qualsiasi cosa possa farmi muovere il culo dal letto. Ed  è sempre l’amore. Mi piace generalizzare il termine perché considero amore quella forza che ti attrae a qualcosa e ti permette di rimanerci aggrappato con la speranza di non doverlo più lasciare. Amore, per me, è stato poco più di un anno fa, e mi ha portato verso persone. È stato amore per la felicità di essere accettata, anzi meglio, voluta in un gruppo che lascia spazio al solo non facendoti sentire abbandonato.
Da questo è nato Amore, di nuovo, ma stavolta classico. Due persone si vedono, si conoscono, ma non è ancora il loro momento. Allora succede che si vedono di nuovo, si avvicinano e si piacciono, si scoprono e la mia vangata più profonda nell’io di questa persona ha tirato fuori i nostri animi affini, quasi perfettamente speculari. Poi il contatto, questa volta cercato, di corpi, sempre successivo a quello della mente, e l’Amore così come si è sempre cantato, osannato, descritto.
Ma la lancetta del nostro orologio si è fermata dopo poche settimane dandomi il dolore dell’abbandono, togliendomi il privilegio dell’immaginazione e bloccando ogni possibilità di cambiamento, troncando uno slancio d’affetto già partito, come un saltatore a cui si spezza l’asta durante il volo.
 
E allora la veloce discesa verso i vizi che la corrente bohemienne ci dice efficaci per il male dell’animo. E il vuoto di un’estate vissuta a trascinarmi, forzandomi alla felicità per non elaborare la tristezza più grande.
 
Non c’è stata una vera rinascita, solo un’accettazione della condizione. Mi sono arresa. Non ho provato a cambiare nulla. Non ho sperato.
 
Fino a quando un dettaglio mi ha riportata a certi momenti della vita che ho ignorato, senza sapere perché te ne rendi conto solo in quel preciso istante. Piccoli flash di vita passata, che sembrano provenire da altre esistenze, e la rivelazione: è sempre stato lì, ma adesso può salvarmi la vita. E il mondo, il destino, il caso, qualsiasi cosa manovri o no i nostri passi, ci fa ritrovare, costantemente, in luoghi disparati, persone diverse. Forse è solo perché viviamo in una città non troppo grande. Ci si ritrova sempre. E si inizia a parlare. A scoprirsi senza parlarsi, a fare cose insieme e imparare i nostri gusti, ad agire nello stesso modo. E gli amici ci guardano. Si accorgono di una certa empatia di cui noi non siamo coscienti. Non ci leggiamo ancora dentro, ma i nostri amici lo fanno e sanno quanto è possibile unirci.
 
Io non parlo, lui non si muove, timidi entrambi entriamo in un universo di rapporto a metà in cui le chiacchiere esterne sembrano di cortesia, mentre nascondiamo lunghe chiacchierate virtuali su argomenti futili. Ma come ho già detto, è un passo per raccontare di noi, mascherandoci dietro passioni evidenti.
 
Le insinuazioni degli altri, qualche sguardo e l’attesa di tempi migliori dona a due come noi la sicurezza che nonostante restiamo fermi, il mondo girerà attorno a noi in modo da realizzare i nostri desideri. Ma questo non è rischiare, non è vivere. Prima o poi uno di noi troverà il buco nel recinto che ci tiene nel nostro piccolo luogo sicuro e forse prenderemo quel the, avremo quella conversazione e Amore si riaffaccerà a tentare di renderci felici, insieme.
  
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