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Autore: Black_Eyeliner    19/08/2014    12 recensioni
Sasuke ha bisogno di capire.
[NaruSasu]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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See you walking and I know He’s my friend, again

Slowdive
Machine Gun
 
I fuochi d’artificio esplodono in un tripudio di mille colori vivacissimi e brillanti, così intensi da ingoiare persino il pallore della luna. Sembrano finte stelle cadenti che abbiano invertito di proposito la loro traiettoria, per il gusto di toccare anche solo per un brevissimo istante il cielo blunotte, disfacendosi una volta lissù in una miriade di piccole e impazzite lucciole artificiali.
Il rosso, il giallo, il viola e un’infinità di altre sfumature cromatiche riflettono il loro riverbero sulle punte dei nasi all’insù degli spettatori attoniti, rischiarando le chiome dei tigli, i tetti delle case, le strade affollate del villaggio in festa.
Ma lo specchio più terso lo trovano in un paio di iridi grandi e vispe, di un azzurro così luminoso che quasi abbaglia.
Steso a pancia in su sul pavimento tiepido, Naruto sgrana, se possibile, ancora di più gli occhi, quasi questi non riescano a contenere tutta in una volta la bellezza di quello spettacolo pirotecnico di luci e colori.
Tiene entrambe le braccia incrociate dietro la testa, la gamba destra leggermente piegata, la bocca schiusa come a formare una piccola “o”, in un’espressione di pura ed emozionata meraviglia.
-Non è ridicolo che tu ed io siamo stesi per terra sul balcone di casa mia a guardare i fuochi d’artificio?
-Per te tutto quello che non è studio e allenamento è sempre ridicolo, Sasuke.
Naruto colpisce con un piede il polpaccio del ragazzo dai capelli nerissimi e i grandi occhi neri e vacui steso accanto a lui. Ma lo fa con fare giocoso, sorridendo appena e godendosi ad occhi socchiusi il vento fresco della sera che gli scompiglia dispettosamente i capelli biondi e sottili.
-No, è che sono semplicemente obiettivo. Questa situazione è davvero ridicola.
Il ragazzo dai larghi pantaloni arancioni e la maglietta verde scuro tossicchia quando l’altro gli ricambia la premura colpendolo con un pugno chiuso sul petto.
-Perché dovrebbe?
-Ma guardaci. Sembriamo due adolescenti innamorate.
Sasuke si solleva appena da terra, poggiando il proprio esile peso sul gomito sinistro; con la testa leggermente reclinata da un lato, sorretta dalla propria mano, scruta curioso il profilo dell’altro, la fronte liscia finalmente libera dall’hitai-ate, il naso piccolo, la linea pronunciata delle labbra e quella del pomo di Adamo che tende appena la pelle del suo collo abbronzato. Non sa perché, ma il fatto che Naruto continui a guardare imperterrito i fuochi d’artificio, il mento sollevato e gli occhi blu rivolti verso il cielo, lo disturba. Da quando la guerra è finita ed è tornato a stare a Konoha nel suo piccolo appartamento al primo piano di quel vecchio stabile, non riesce ad accettare che qualcos’altro che non sia lui possa attirare l’attenzione del ragazzo biondo che adesso ha preso ad accarezzarsi languidamente lo stomaco e a sbadigliare in maniera eccessivamente rumorosa. Non riesce a spiegarsi il motivo, non trova una risposta plausibile al perché desideri con così tanto ardore essere il centro d’ogni sua attenzione, l’oggetto d’ogni suo sguardo adorante, ancora una volta la meta irraggiungibile di ogni suo recondito, disperato anelito. Non è in grado di capire cos’è che gli faccia provare quella punta di insensata possessività e inconsulta gelosia al solo pensiero di sentire quella voce roca e ancora infantile urlare un nome che non sia il suo.
Sasuke sa solo che più guarda Naruto, più lo vuole. Così riprende ostinatamente a parlargli, con una loquacità che non gli è mai appartenuta, con un tono di voce basso e laconico, ma urgente, che non ammette indifferenza, che non giustifica più alcuna ritrosia.
-Vero, Naruto? Non è così?
Gli chiede importuno, stuzzicandolo, reclamando tacitamente che quegli occhi così vivi e di un azzurro impossibile tornino a guardarlo traboccanti di passione, di una mal sopita acredine pronta a tramutarsi da un momento all’altro in lotta, in pugni protesi, in corpo a corpo da togliere il fiato, proprio come un tempo.
-E se lo fossimo davvero?
-Adolescenti lo siamo.
-Innamorati. Innamorati, intendo, Sasuke.
Il vento si alza di nuovo, tiepido e piacevole; gli scompiglia i capelli dello stesso colore dell’ossidiana, gli scosta la frangia lunga e scura dagli occhi altrettanto neri, i quali si spalancano istintivamente in uno stupore nuovo, mai provato.
Naruto accavalla le gambe, ma non si volta, continuando con l’aria trasognata di un bambino a guardare lo sfacelo di colori in cui i fuochi sprizzano nel cielo di mezzanotte. Dopotutto, non ha bisogno di voltarsi per rendersi conto che Sasuke lo sta fissando accigliato, con indicibile astio, quasi con odio. Ma se lui è lì, a casa sua, a quell’ora di notte, è solo perché sa di essere l’unico in grado di sopportare tutto quello che Sasuke ha da dargli. Che sia odio, disperazione, un pugno in pieno viso o un calcio nello stomaco. Da lui, Naruto è pronto a ricevere tutto. Per questo si prende la libertà di prenderlo un po’ in giro, tanto qualsiasi sarà la sua reazione, lui è pronto. Lo è da sempre.
-Andiamo, teme. Non mettermi il muso. Stavo solo scherzando.
-Non scherzare così, dobe. Potresti avere ragione.
Naruto si strofina gli occhi arrossati un po’ per il sonno, un po’ perché tutte quelle luci dei colori più assurdi stanno iniziando a farglieli lacrimare; sbadiglia ancora una volta e si lascia sfuggire un risolino divertito, impertinente. Poi la sua voce si fa d’un tratto seria, più roca, di infinite tonalità più bassa.
-Sasuke, sai bene che per me sei più di un amico. Credimi se ti dico che quando sto insieme a te riesco ad immaginarmi come deve essere davvero avere un fratello.
Naruto credeva di essere pronto a ricevere tutto. Ad un tratto, la consapevolezza di non esserlo affatto lo abbacina quanto la scia di un rosso artificiale e luminosissimo che stria il cielo dopo l’ennesimo botto.
-Baciami.
Basta la perentorietà di quell’ordine, l’inflessibile rigidità di quelle tre sillabe a spiazzarlo, a mozzargli il fiato in gola.
-Credo di non avere sentito bene. Puoi ripetere per favore?
Balbetta, la bocca improvvisamente secca e la lingua come impastata, incapace di articolare bene le parole.
-Hai capito benissimo.
-No, ti giuro di no. Quindi, per favore… Puoi ripetere, Sasuke?
-Baciami, Naruto.
Naruto volta la testa di scatto e nell’istante in cui incrocia per la prima volta lo guardo di Sasuke si sente morire. Sasuke ha sempre avuto degli occhi meravigliosi, il taglio allungato esaltato da ciglia eccessivamente lunghe e curve per appartenere a un ragazzo, da un paio di sopracciglia diritte e perennemente aggrottate in un’aria di sfida, come quella che gli sta rivolgendo anche adesso mentre continua seraficamente a fissarlo. Eppure gli occhi di Sasuke sono così densi, così scuri, così profondi che è quasi impossibile scorgervi il barlume di una qualche emozione. Per questo Naruto intensifica quel contatto visivo che Sasuke pare aver tanto agognato da sempre, da quando quella sera l’ha lasciato entrare in casa propria con due pacchi di ramen precotto in mano,  senza abbassare lo sguardo mentre continua a chiedere, ad esigere risposte che non giungono.
-Perché? Perché mi chiedi una cosa del genere?
-Non chiedermi niente. Fallo e basta.
Naruto trasale, trattiene il respiro, la testa comincia a girargli un po’, come quella volta di tre anni prima in cui il Maestro Jiraya gli aveva fatto mandare giù un sorso di sakè, fumante e caldo. Guarda Sasuke, che se ne sta steso di lato, immobile, col braccio piegato sotto la testa e si sente avvampare, come se un fuoco invisibile avesse cominciato ad ardergli sotto la pelle, dalle guance fino al cavallo dei pantaloni.
-Non posso farlo.
-Puoi. Devi. Ho bisogno di capire, Naruto.
Il rombo dei fuochi d’artificio cessa di colpo e la notte torna ad essere buia, ma non abbastanza perché il fulgore di poche stelle non illumini il profilo armonioso del corpo di Sasuke, i suoi pantaloni grigio scuro, la maglietta nera di due taglie più grandi che gli lascia nuda una spalla, bianchissima, come il viso dai tratti eleganti, algido, imperturbabile, così in contrasto col tono accorato delle sue parole.
-Baciami. Ti prego.
Naruto si solleva da terra, fino a raggiungere una posizione semiseduta. Si avvicina al punto da notare che le labbra di Sasuke hanno piccoli taglietti che il vento autunnale, troppo freddo per quella carnagione così chiara e delicata, ha procurato e la cosa lo intenerisce, lo confonde e lo eccita al tempo stesso. Allunga una mano, fino a posarla sul suo collo dove il contrasto tra la pelle chiara di lui e la propria, di diverse tonalità più scura, gli fa agognare inspiegabilmente di essere nudo insieme a lui, sopra di lui, in un abbraccio così stretto da fermare il tempo nell’eternità degli opposti in un unico tutto, armonico e perfetto.
-Sei sicuro di volerlo?
Gli chiede a bassa voce, in un sussurro al quale Sasuke replica semplicemente annuendo.
-Sicuro?
Insiste, sfiorandogli la punta del naso con il proprio, inspirando l’odore fresco della sua pelle che sa di sapone e del fievole profumo di una qualche colonia maschile e leggera, quasi del tutto evaporata.
-Sicuro sicuro?
-Sì, sono sicuro. Baciami.
Naruto osserva rapito il modo in cui le palpebre di Sasuke tremolano nello sforzo di rimanere aperte, le sue iridi nere come appannate, offuscate da un’emozione indecifrabile; con una mano aperta sulla sua  nuca, lo spinge verso il proprio viso e nel delineare la linea della sua mascella con un pollice realizza, sgomento, di come anche lui abbia preso a tremare. Ma ogni ulteriore incertezza viene spazzata via nel momento in cui chiude gli occhi e posa finalmente le labbra su quelle chiuse del suo migliore amico.
Le bacia delicatamente, castamente, senza violarle, come a voler memorizzare la loro consistenza e la loro morbidezza. Quando, dopo un po’, le sente schiudersi sotto la pressione della propria bocca, Naruto non può fare a meno di indulgere alla tentazione di succhiare il labbro superiore di Sasuke, lentamente, con un’infinita premura, assaporando il gusto del succo di arancia che avevano bevuto insieme poco prima, ancora lì a mescolarsi con quello leggermente salato della sua pelle.
Sasuke sospira ad occhi chiusi, le ciglia fluttuanti, un lievissimo rossore sul dorso del naso; con la mano destra cerca alla cieca Naruto e, infilandogli le dita nell’elastico frontale dei pantaloni, lo trova, lo tira a sé, più vicino. E’ in quel momento che, timidamente, le loro lingue si incontrano per la prima volta e quella sensazione di umido calore li fa gemere di sorpresa entrambi. Naruto continua a baciare Sasuke con una lentezza estenuante, muovendo la bocca insieme alla sua, cercando di respirare col naso per non interrompere quel conturbante e piacevole contatto. Troppo presi dal modo in cui le loro lingue hanno preso ad assaporarsi vicendevolmente con dolce trasporto, i due nemmeno si accorgono di come i loro piedi nudi abbiano iniziato ad accarezzarsi, a strusciarsi, a incrociarsi. Finchè Naruto non posa una mano sulla spalla scoperta di Sasuke e lo spinge delicatamente all’indietro, fino a portarlo a stendersi completamente sotto di sé, senza interrompere il bacio. Sasuke geme smarrito, di sorpresa; ma subito dopo si ritrova con le gambe allacciate al bacino del compagno, le braccia attorno al suo collo e la sua lingua ancora in bocca. Dopo quelli che sembrano minuti interminabili, Naruto spinge un’ultima volta la lingua nella bocca di Sasuke, poi si ritrae definitivamente, baciando una, due, tre volte le sue labbra umide di saliva e rosse d’eccitazione, baciandogli una guancia accaldata ed infine la fronte.
Rotola di fianco al corpo leggermente affannato del suo amico e compagno, e si rende conto di essere anche lui senza fiato.
-Sei riuscito a capire, Sasuke?
Azzarda, prendendo per primo la parola senza attendere che il respiro torni definitivamente regolare.
Sasuke non da cenno di averlo sentito; e, se l’ha fatto, non sembra abbia intenzione di rispondere, almeno non così presto.
Naruto sgrana i begli occhi azzurri, arcuando le sopracciglia chiare come a voler rimarcare tacitamente la domanda che ha appena formulato. Poi Sasuke si alza da terra e, una volta in piedi, si scuote via la polvere dalle ginocchia, raddrizza le pieghe della maglietta nera sgualcita che indossa e si stringe le braccia intorno alle spalle.
-Comincio a sentire freddo. Torno dentro.
-Io ho capito, invece, sai, Sasuke?
L’ultimo fuoco d’artificio schizza come un razzo in direzione della mezzaluna appesa al cielo come un’altalena; e lì sprizza migliaia di lucine argentate, come un soffione cui il vento ha strappato all’improvviso tutti i petali.
Sasuke si arresta sull’uscio che conduce dentro casa, la sua schiena si irrigidisce, non osa muovere un altro passo in avanti, il suo silenzio un invito più che eloquente per Naruto a continuare.
-Ho capito che se tu hai freddo, voglio essere l’unico in grado di scaldarti.
Conclude quest’ultimo, portandosi a sedere, abbracciandosi da solo le ginocchia, rimirando l’ultimo fuoco d’artificio dissolversi come la scia di una cometa.
-E allora vieni a scaldarmi, perché non ho mai sentito così freddo come adesso.
Naruto segue con gli occhi Sasuke rientrare in casa, la sua figura snella e non molto alta avviarsi verso il letto. Si alza in piedi nello stesso istante in cui sa dare finalmente un nome a quel desiderio di scaldare chi ha freddo e ripensa a Itachi, alla promessa che gli ha fatto ed è contento che fra tanti, abbia lasciato Sasuke proprio a lui.
“Sì, lascialo a me.” Pensa, seguendo Sasuke in casa.
   
 
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