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Autore: Melchio    20/08/2014    1 recensioni
Cinquantaquattresimi Hunger Games. Per la cinquantaquattresima volta, ventiquattro tributi si sono riuniti in un'arena, a combattere, in un duello di vita o di morte. Come sempre, solo uno di loro sopravviverà ai sanguinolenti giochi di Capitol City. Dal punto di vista di quasi tutti i tributi, si verrà a sapere di come sono andati questi Hunger Games.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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CITY OF DEATH

DISTRETTO SETTE: OAK ERTWOOD

La morte trasforma ogni istante in un elemento di vuoto,
assenza di qualcosa che riempiva i tuoi pensieiri,ed ora non c'è più.

 

 

 

Secondi. Mancavano secondi alla partenza. Tutti i tributi si guardavano. Pochi secondi e molti di loro sarebbero morti. E alla fine, tutti tranne uno, sarebbero morti tutti tranne uno. Il tempo scadette, Oak Ertwood partì, partì verso la cornucopia, la prima cosa che notò fu uno zainetto. Si era detto, la notte prima, che avrebbe preso uno zainetto e sarebbe scappato. Il piano era quello. Raggiunse lo zainetto, lo prese, rapido, geloso, la sua vita dipendeva da quello zaino. Lo prese, si rimise a correre, il più veloce possibile. Era ormai distante dalla cornucopia, distante da quel gruppo di persone, da quel gruppo di pazzi a detta di Oak, da quel gruppo di assassini. Era salvo. Era sicuro di essersi salvato. Iniziò a pensare di avere qualche possibilità. Correva nervoso, spaventato. Qualcosa lo colpì alla gamba, lo perforò. Cadde. Si guardò la gamba, una freccia, una freccia aveva penetrato la sua gamba, non poteva più correre, non poteva più sopravvivere. Nemia Grolan, del distretto uno teneva in mano l'arco, l'arco che lo aveva ormai portato alla morte certa. La guardò, all'improvviso si mise a piangere, non sapeva cosa fare, era in panico. Aprì lo zainetto, un pugnale, trovò un pugnale. Provò a lanciarlo, per colpirla, probabilmente, anche se la avesse uccisa qualcun altro avrebbe ucciso lui. Serviva a vendicarsi, a fare qualcosa. In quel momento Oak capì che una volta nell'arena, vuoi, e devi, uccidere gli altri. E anche se la cosa non ti permetterà di vincere, di salvarti, provi comunque a uccidere qualcuno. Per fare qualcosa. Il tentativo di colpire Nemia con un pugnale fu vano, lei lo anticipò. Scoccò un' altra freccia, questa colpì il braccio, impedendo così a Oak di lanciare il pugnale. Sangue. Il braccio destro, la gamba sinistra, entrambi perdevano sangue a volontà. Nemia si avvicinò, tolse le freccie dal corpo di Oak, che era ormai incapace di reagire. Nemia del distretto uno si chinò, e violentemente piantò una freccia nella fronte del giovane Oak. Poco prima, Oak guardò bene l'arena. Cos'era questa arena? Era una città. Una città la quale sembrava anche abbandonata. Palazzi e case in disuso. Finiva lì, la sua vita finiva, in una città abbandonata. Aveva solo quindici anni, ma era già morto. Assassinato a quindici anni. Lui stesso, che ora era una vittima, aveva tentato poco prima di uccidere una ragazza di pochi anni in più di lui. L'aveva capito, non era lei ad essere stata ingiusta, era tutto il resto. L'arena, Capitol City, i capitolini, i giochi, gli Hunger Games erano ingiusti. In quel momento, Oak pensò alla famiglia, agli amici, al distretto sette, all'intervista prima degli Hunger Games. Sua madre e suo padr che piangevano, disperati, che però allo stesso tempo cercavano di sembrare forti, anche se non ci riuscivano, cercavano di rassicurare Oak. Dicevano:“Ci puoi riuscire, figliolo ci puoi riuscire. Puoi vincere.” Avevano detto esattamente quello. “Puoi vincere”, ci credevano davvero? Credevano seriamente, che Oak sarebbe sopravvissuto? E Caesar? Caesar, dopo l'intervista gli aveva augurato buona fortuna. Sorridendo. Lo aveva fatto sorridendo, probabilmente in questo momento la sua famiglia, i suoi amici, piangevano. E la sua compagna di distretto? Probabilmente era morta anche lei. Probabilmente nell'intero distretto sette venivano versate lacrime. Specialmente dalle due famiglie. Mentre a Capitol City, sorridevano. Come Caesar, guardavano ragazzi e ragazze morire nel peggiore dei modi, e loro sorridevano. Sorridevano a questa arena, questa città piena di giovani ragazzi, piena di assassini. Sorridevano a questa “Città di morte”.


 





ANGOLO DELL'AUTORE:

Salve a tutti! Spero che almeno questo primo capitolo vi sia piaciuto, e che così magari vi trovaste, in futuro, a leggere anche gli altri capitoli. Ogni capitolo sarà visto dal punto di vista di un tributo. Così posso dare una piena visione dell'arena, di cosa succede. Così potete anche decidere chi vi piace di più e tifare per lui/lei, siccome non c'è un protagonista, ergo non sapete chi vincerà. Bene, spero che vi sia piaciuto, anche se non è molto bello.

   
 
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