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Autore: MaP    16/09/2008    5 recensioni
A sedici anni si cambia, si fanno nuove esperienze, e di certo il mio carattere schivo non mi aiuta ad aprirmi agli altri.
E il mio nome neanche. Cosa avrà mai Amy di così odioso, vi chiederete. Il problema non è chiamarsi Amy; mi faccio chiamare io così.
Il problema è chiamarsi Amethyste...
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per tutti sono Amy. Amy Beckinsale. E non è che questi tutti siano molti dato il mio essere estranea alla società. Vivo in una piccola villetta appena fuori Londra, circondata da molti alberi, molti prati, molto verde in generale. E dai cavalli, la mia grande passione. La mia famiglia ne possiede una decina, ma una sola è mia. Solo ed esclusivamente mia da quando ho imparato ad andare a cavallo. Vanilla, è fantastica e non solo perché è mia. E' fantastica perché è quasi più umana di quella che per tutti è la mia migliore amica, Norah. La conosco da sempre per quello che ricordo e vive in città, quindi ci vediamo solo a scuola. Il mio rapporto con lei è stato più o meno contrastato negli ultimi tempi. A sedici anni si cambia, si fanno nuove esperienze, e di certo il mio carattere schivo non mi aiuta ad aprirmi agli altri. E il mio nome neanche. Cosa avrà mai Amy di così odioso, vi chiederete. Il problema non è chiamarsi Amy; mi faccio chiamare io così. Il problema è chiamarsi Amethyste: un nome, una condanna.
Mia madre ha una passione inspiegabile per i nomi derivati da pietre preziose. Mia sorella si chiama Jade. A me è toccato questo, decisamente assurdo. Provate a fare un censimento di tutta Londra e fatemi sapere quante persone si chiamano Amethyste. Mio padre è andato via di casa quando io non ero ancora nata. Dato che si era opposto al chiamare mia sorella così, avrebbe potuto aspettare un po' di più e liberarmi da questo peso crudele, non trovate?

<< Amy, tesoro! C'è Norah al telefono! >> questa è mia nonna, la madre di mia madre. Harriet MacFarrell, buona come il pane e dolce come lo zucchero. La nonna perfetta. L'unica che mi libera dall'oppressione di questo nome in casa. Mia madre non fa altro che chiamarmi col mio nome completo, come a ricordarmi che non mi chiamo Amy.
<< Pronto? >> risposi al telefono con fare annoiato. Norah mi chiamava quasi ogni pomeriggio per qualche motivo nuovo. Un vestito, un ragazzo, lo shopping, i compiti.
<< Amy! C'è qualcosa che devi assolutamente sapere! >> era a dir poco elettrizzata! Doveva essere qualcosa di davvero sbalorditivo se mi aveva chiamato con così tanta foga.  << Todd Rachins si è trasferito in campagna. Proprio dove stai tu! Ti rendi conto? E' lì da una settimana e non lo sapevo! Sarò sempre a casa tua, mi ospiterai vero? Tipregotipregotiprego! >> ecco qual'era il motivo. Todd. Erano mesi che Norah gli andava dietro come un cagnolino. Non lo conosceva, ma era la sua ombra.
<< Sì, certo. Sapevi già che potevi venire quando volevi. Mi hai chiamato solo per dirmi che Todd è venuto a vivere qui o c'è qualche altro motivo? >> risposi atona. Ero stata disturbata per così poco?
<< AMY! Possibile che tu sia così tonta? >> sembrava indignata, come se mi sfuggisse qualcosa di ovvio. << Devo forse ricordarti CHI è il cugino di Todd per caso? >>.
Il mio stomaco prese a subbugliare. Certo che no. Aaron Cooper. Occhi verdi e un sorriso da favola. Uno dei ragazzi più carini di tutto il liceo. Il sogno di moltissime ragazze. Il mio sogno personale da quando avevo tredici anni. Da tre lunghissimi anni lo osservavo da lontano, senza avere il coraggio di rivolgergli la parola. Ero appena entrata al liceo quando lo vidi per la prima volta.

*flashback*
Era il mio secondo giorno di scuola e camminavo per i corridoi spaesata. Ero in ritardo folle e non avevo la minima idea di dove andare, grazie al mio innato senso dell'orientamento. In giro per altro non c'era neanche un'ombra. Quando ad un certo punto...
<< Ti serve una mano? >> mi voltai di scatto e rimasi paralizzata. Era il ragazzo più affascinante del pianeta, per altro in ritardo anche lui. << Di che classe sei? >>
<< I-io.. veramente... >> ero spaesata. Balbettavo senza sapere cosa rispondere. Dovevo sembrargli una stupida.
<< Sei nuova vero? >> sorrise. A quel punto era ufficiale, ero morta.
<< Aaron Cooper! Di nuovo in ritardo vero? Cosa è successo questa volta? Ti hanno rotto la sveglia o cos'altro? >> la preside. La signora Yates era nota per essere inflessibile anche a soli cinque minuti, figuriamoci venti, di ritardo. << Di corsa in classe, avanti! E tu? >> disse rivolta a me.
<< Sono di primo signora. Non ricordo dove è l'aula. Mi sono.. persa in effetti. >> bisbigliai, rossa come un peperone.
<< Seguimi. Ti mostro dove andare. Ancora qui Cooper? Mi sembra di averti detto di andare, o no? >> affermò e cominciò a camminare facendomi cenno di seguirla.
Mi avviai verso il corridoio dietro la preside voltandomi di tanto in tanto per vedere la schiena del ragazzo che pian piano si avviava nella direzione opposta.
Aaron Cooper era ufficialmente diventato la mia ossessione.

*fine flashback*

<< Amy? Amy? Insomma ci sei ancora? >> la voce di Norah mi risvegliò dai miei ricordi.
<< Sì, sì scusa stavo pensando. >> cercai di apparire il più naturale possibile, conscia però che lei non ci avrebbe creduto affatto. Dovevo inventare una scusa, in fretta per di più.
<< Come no... stavi pensando a chi con esattezza? Comincia per caso con la A e finisce con la N.. e magari in mezzo ci sta aron eh? >> rise divertita. Avvampai, grata al destino che fossimo solo al telefono e che quindi non avrebbe potuto vedermi.
<< Ma cosa dici Norah! No, solo che ero un po' impegnata. Stavo per fare un giro con Vanilla. E' tanto che è ferma... >> cercai di rifilarle una scusa plausibile, sperando che abboccasse.
<< Uhm.. ok.. farò finta di crederci. Adesso ti saluto, devo trovare più informazioni possibili su queste nuove notizie. Ti tengo informata. Baci! >> e riattaccò senza neanche darmi il tempo di risponderle. Norah era proprio strana a volte. Misi giù il telefono e mi avviai verso il cortile.
Vanilla mi stava aspettando buona buona accanto al recinto. Mio nonno aveva legato le briglie al legno mentre la sellava per il mio giro programmato. Ero pronta: montai in sella delicatamente, mio nonno mi porse le briglie e uscii dal cortile di casa mia. Era magnifico sentire quel delizioso venticello in faccia mentre facevo la cosa che mi piaceva di più al mondo. D'un tratto però, Vanilla cominciò a nitrire inspiegabilmente. Non si era mai agitata così tanto! Cominciò a galoppare all'improvviso, così velocemente che mi disarcionò e caddi di schiena a terra.

<< Ahio! >> dissi massaggiandomi il braccio destro. Mi guardai intorno. Vanilla aveva cominciato a correre dritto davanti a sè, era ormai quasi impossibile da raggiungere. << VANILLA! >> cominciai a correre, nel tentativo di fermare la sua corsa... vano, appunto! Ad un certo punto però, un cavallo si era lanciato in quella direzione, l'aveva raggiunta e recuperata, e per fortuna la stava riportando indietro.
<< Ehi, è tuo? Gran bel cavallo! >> era una voce vagamente familiare. Alquanto familiare. Molto familiare. Era Todd, a cavallo di uno dei miei tre cavalli, il pezzato.
<< Si, è mia. G-grazie... bè.. per averla recuperata.. >> ci risiamo. Davanti a qualsiasi esemplare di genere maschile, ad eccezione di mio nonno, perdo totalmente il controllo. Sono a disagio, non ci sono abituata.
<< Io sono Todd comunque >> disse, e mi porse la sua mano. Con poca convinzione la strinsi.
<< Lo so >> risposta sbagliata. Assolutamente e irrimediabilmente sbagliata.
<< Ci conosciamo per caso? >> ecco, lo sapevo. Chissà adesso cosa pensa... forse pensa che mi piace, o magari che.. non lo so. Boh.
<< N-non esattamente.. bè.. andiamo nella stessa scuola, sei nel mio corso di Letteratura >> era vero. Peccato che non lo conoscessi per quello, meno male che lui non lo sa.
<< Ecco dove ti avevo già vista. Beckinsale, giusto? >>  aggiunse con un sorriso. Chissà come aveva indovinato...
<< Amy. Chiamami Amy. >> risposi, con una sicurezza che sorprese anche me e sorrisi.
Parlammo un po' del più e del meno, era simpatico dopotutto. Non uno di quei palloni gonfiati tutti tirati a lucido per nascondere un ego spaventoso e un cervello da pollo. Sicuramente l'ego era presente, si notava dal suo atteggiamento, ma non influiva sul suo comportamento in maniera tragica. Quanto al cervello... a letteratura era uno dei peggiori. Risi al pensiero, con il rischio che lui mi considerasse un'idiota che ride in un discorso riguardante l'allevamento degli equini.
<< Amethyste! >> un'espressione di pura umiliazione si dipinse sul mio viso al solo udire il mio nome di battesimo. <> urlai e mi voltai verso Todd e vidi la sua espressione dubbiosa.
<< Bè.. ecco.. io.. dovrei andare>> tentai di dire mentre Todd serrò le labbra nel tentativo di non ridere, probabilmente. Dannatissimo nome.
<< E così ti chiami Amethyste? >> mi disse in fretta prima che io scappassi.
<< In realtà sì, ma nessuno tranne mia madre mi chiama così. >> assunsi un'espressione nervosa, perché tutti dovevano impuntarsi con quel nome assurdo. Mica l'avevo scelto io!
<< Bè è.. originale. Non ti trattengo oltre, ci vediamo a scuola Amy! >> mi disse, e poi si allontanò verso casa sua.

Entrai in casa un po' scossa. Avevo appena avuto una discussione normale con un ragazzo. Stavo per diventargli, forse, amica. E per di più il ragazzo in questione era la cotta, più o meno, segreta della mia migliore amica. Non avrei avuto un attimo di pace. Questo era certo.

  
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