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Autore: sensibility    20/08/2014    7 recensioni
Bella ha solo ventidue anni quando si ritrova sola, senza un tetto sopra la testa e senza un soldo in tasca, costretta a crescere una bimba di pochi mesi senza l'aiuto di nessuno. E' proprio quella bimba il motivo per cui suo padre, furioso, l'ha cacciata di casa senza pensarci due volte. Bella decide allora di lasciare la città in cui è nata e cresciuta e che tanto l'ha fatta soffrire nella sua vita per trasferirsi in un piccolo paese sperduto tra le montagne dove troverà un lavoro, una casa, dei nuovi amici, una famiglia. E chissà che con il tempo non riesca ad aprire di nuovo il cuore all'amore...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Vi lascio al nuovo capitolo. Buona lettura!


Capitolo 10


Manca poco a mezzanotte quando rientriamo a casa. Le luci sono tutte accese, cosa strana dato che di soluto alle dieci sono già tutti a letto, ad eccezione forse di Alice e Rose, troppo impegnate a studiare per prestare attenzione dell’ora.
Edward si volta verso di me con un sorriso divertito e accennando verso la finestra del salotto, commenta: “La festa mi sembra che stia andando piuttosto bene.”
“Sembra anche a me” ridacchio, sicura che Lily si sia divertita e che non abbia sentito la mia mancanza, anche se questo non è un pensiero molto felice per me. “Sicuramente nessuno di loro ha tentato di svignarsela.”
“Oh, non ne sarei così sicuro se fossi in te” mormora a bassa voce e facendomi l’occhiolino, indica il piano di sopra. “Non sarebbe la prima volta che qualcuno della mia famiglia se la svigna per andare a nascondersi in camera. Possibilmente in compagnia.”
Mi ritrovo ad arrossire, intuendo a cosa si sta riferendo, e la mia reazione fa scoppiare a ridere Edward, seduto accanto a me. “Non ti avrò mica messo in imbarazzo?” esclama sorpreso, un sorriso divertito e malizioso brilla nei suoi occhi. “Hai una figlia, quindi direi che sai come funzionano certe cose.”
“Ehi! Non prendermi in giro” esclamo, ritrovando il mio carattere combattivo, e ridendo gli do uno schiaffo sul braccio. “Ti ricordo che mi devi un enorme favore, quindi taci o chiamo Tanya.”
“Sei crudele!” esclama con una finta espressione scioccata così esagerata che mi fa scoppiare a ridere, scuotendo la testa. “Dai, entriamo” dico, aprendo la portiera dell’auto e uscendo nel freddo della notte. Rabbrividisco, alzando gli occhi al cielo coperto che promette neve, ma prima che possa stringermi le braccia al petto nel tentativo di scaldarmi sento la giacca di Edward sulle spalle. “Sapevo che questo vestito era troppo leggero. Muoviamoci a rientrare o finirai per prenderti una polmonite.”
Sorrido, stringendomi nella sua giacca e per la seconda volta vengo avvolta dal calore e dal profumo inebriante di Edward. “Ehi, grazie, eh! Uccello del malaugurio” borbotto, strappando l’ennesima risata a Edward ma, come ogni volta, sorrido, fermandomi ad ascoltare la sua risata come se fosse la prima volta.
Apriamo la porta di casa e sospiriamo, sentendoci finalmente avvolti dal calore del fuoco acceso in salotto. Una musica dolce e lenta si diffonde dallo stereo e sulla pista da ballo improvvisata le due coppie, Esme e Carlisle da una parte e Rose ed Emmett poco più in là, ballano abbozzando qualche passo appena, troppo presi a guardarsi negli occhi e scambiarsi interi discorsi solo con uno sguardo.
Quando Edward chiude la porta alle nostre spalle, il suono secco attira la loro attenzione su di noi. Esme è la prima a voltarsi verso l’ingresso e accorgersi che siamo tornati. Ci sorride, sciogliendosi dall’abbraccio con Carlisle. “Vi siete divertiti al ballo? Volete bere qualcosa di caldo?” chiede, facendo qualche passo verso la cucina.
“No, Esme, non ti preoccupare” la fermo subito, togliendomi la giacca dalle spalle e porgendola a Edward senza guardarlo. “Ci penso io.”
“No, questa è la tua serata” continua Esme con un sorriso così dolce da farmi salire le lacrime agli occhi. “Preparo io il tè. Un bel tè caldo per tutti prima di andare a dormire.”
La guardo andare in cucina, canticchiando, e rimango in silenzio.
“Vieni” mormora Edward con un sorriso e, prendendomi per mano, mi porta in salotto dove troviamo Rose ed Emmett ad aspettarci; una luce maliziosa si accende negli occhi di Emmett quando adocchia le nostre mani intrecciate. Ignorando gli sguardi di Emmett, mi concentro solo su Rose ma non ho nemmeno il tempo di aprire bocca che lei ha già capito cosa voglio sapere.
“Lily sta bene. L’ho messa a dormire due ore fa” mi assicura con un sorriso. “Ha ballato tutta la sera con Emmett e Carlisle e non voleva saperne di andare a dormire. Forse anche a causa di tutti i dolci che si è mangiata di nascosto” sibila, lanciando un’occhiataccia al suo compagno che cerca di mostrarsi dispiaciuto ma lo sguardo da bambino lo tradisce, facendomi sorridere.
“Grazie, Rose” mormoro e l’abbraccio, lasciando andare la mano di Edward, “e grazie anche a te, Emmett, a tutti voi, per aver badato a Lily.”
“Lo abbiamo fatto volentieri” mi assicura Esme, posando un vassoio carico di tazze piene di tè alla frutta su un piccolo tavolino, “e smettila di ringraziarci. Te l’ho già detto, fai parte della famiglia ormai e in famiglia ci si aiuta.”
Accenno un sorriso prima di distogliere lo sguardo e prendere una tazza di tè, abbassando lo sguardo per nascondere l’ondata di tristezza che mi assale. “Hai ragione” mormoro in un sussurro, “in una famiglia ci si aiuta.”
“Bella?” mi chiama Edward e nella sua voce sento una preoccupazione che mai qualcuno ha provato per me. Alzo lo sguardo su di lui e leggo nei suoi occhi ciò che ha intuito, ciò che vorrei poter dimenticare ma che farà sempre parte della mia vita. “La tua famiglia non si aiutava molto, non è vero?”
“No” mormoro con un sospiro e per evitare gli sguardi carichi di compassione e dispiacere bevo un sorso di tè. Il liquido caldo mi scalda la gola e il corpo, allentando la nostalgia che provo, ma i loro sguardo e il silenzio che è sceso mi fanno sentire a disagio.
“È tardi” decide Carlisle, lanciandomi uno sguardo veloce, e con un sorriso posa la sua tazza di tè. “Meglio andare a dormire.”
Annuiscono tutti, anche Edward, ma mentre tutti gli altri si allontanano diretti alle proprio stanze, lui continua a fissarmi.
“Andiamo a dormire?” chiedo, incapace di sostenere lo sguardo di Edward, ma lui resta in silenzio per un interminabile minuto; i suoi occhi, verdi e concentrati, esplorano i miei alla ricerca di qualcosa. Alla fine annuisce con un sorriso e mi porge la mano. “Andiamo a dormire” mormora e dopo aver spento le luci, afferra la mia mano e insieme saliamo le scale.
Ci fermiamo davanti alla porta della mia camera e ci guardiamo per qualche secondo, con il fiato sospeso, la sua mano che massaggia la mia. “Buonanotte” mormoro, lasciando la sua mano, e dopo un’ultima occhiata, entro in camera mia.
Vedo Lily addormentata in mezzo al mio letto con le coperte rimboccate con cura fin sotto il mento. La guardo per qualche minuto, accarezzandole la testa con un sorriso, poi prendo il mio pigiama e vado in bagno, ansiosa di farmi una doccia e togliermi di dosso il trucco e l’odore di sudore e alcool che mi si è attaccato addosso durante il Ballo. Faccio una doccia veloce, il pensiero che corre al letto morbido e caldo e alla mia bimba che mi aspetta, mi lavo i denti e mi infilo il pigiama.
Tornando verso la mia camera, sento la voce di Edward provenire proprio dalla mia stanza e la risata allegra di Lily in risposta. Curiosa, mi fermo fuori dalla porta per ascoltare e scoprire perché mia figlia è sveglia e, soprattutto, perché Edward è in camera mia a chiacchierare e scherzare con lei.
“La principessa perde la sua preziosa scarpetta perché non l’aveva allacciata bene e quando torna a casa, si accorge che ha tutto il piede nero.”
Sorrido, divertita dalla storia di Cenerentola stravolta da Edward, mentre la risata di Lily risuona nella stanza.
“Perché ridi?” chiede Edward, fingendo di essere sorpreso e nascondendo il sorriso divertito che sento nella sua voce. “Ho detto qualcosa di sbagliato? Non è così la storia?”
“No!” esclama Lily, ridendo, con i ricci che le ondeggiano intorno al viso mentre scuote la testa con forza. “No!” ripete ancora ed Edward ride con lei, una risata così allegra e spensierata che non resisto ed entro in camera.
“Che succede?” chiedo, guardando con un sorriso Lily ed Edward seduti sul letto, lui a gambe incrociate e lei seduta in mezzo. “Cosa ci fai sveglia a quest’ora, amore?”
“Mamma!” urla la mia bimba, districandosi dal suo abbraccio con Edward. Si alza in piedi e, traballante, cerca di camminare fino a me ma cade, rimbalzando sul materasso, così gattona fino al bordo del letto per poi sporgersi e farsi prendere in braccio.
Le do un bacio sulla guancia. “Allora? Che ci fai sveglia?” chiedo di nuovo ma questa volta guardo Edward e l’occhiataccia che gli lancio gli fa alzare le mani in un vago tentativo di difesa. “Non guardarmi così. Non è colpa mia! L’ho trovata che girava per il corridoio e ho pensato che non fosse la cosa migliore. Poteva farsi male, poteva cadere dalle scale” esclama e l’espressione sconvolta sul suo volto mi fa sorridere e tutto quello cui riesco a pensare è che vorrei baciarlo per ciò che ha fatto per Lily.
“Grazie” mormoro, stringendo Lily. “Adesso però è ora di andare a dormire, amore.”
Lily annuisce e quando la metto sul letto, lei gattona fino al cuscino e si infila sotto le coperte, acciambellandosi come un gattino.
“Bene, è meglio che vada anch’io” mormora Edward, alzandosi dal letto, ma la piccola mano di Lily lo afferra prima che possa allontanarsi e stringe i suoi pantaloni con tutta la forza che ha. “Ehi, devi dormire ora, principessa” mormora Edward sorpreso dal gesto della bimba e con un sorriso, le accarezza la testa. “Buonanotte, piccola.”
“No!” esclama decisa, continuando a stringerlo e cercando di avvicinarlo a sé, con un broncio adorabile sul suo visetto. “No andae via.”
Edward alza lo sguardo su di me, senza sapere cosa fare. “Non posso restare qui. Questa è la tua stanza e quella della tua mamma. Io ho la mia.”
“No” mormora contrariata, gli occhi che faticano a restare aperti.
“Non ci stiamo qui” ribatte Edward, prendendo la mano di Lily e sciogliendola dalla presa sui suoi pantaloni.
“Sì” mormora, invece, Lily e per dimostrarlo si fa ancora più piccola, spostandosi in mezzo al letto per far posto ad Edward che, ormai a corto di parole, mi guarda aspettando che sia io a risolvere la situazione.
“Amore” comincio ma Lily mi interrompe, esclamando: “No!”
Sorrido triste, sapendo bene cosa vorrebbe ma non posso fare nulla per esaudire il suo desiderio e sicuramente non lo può fare Edward. E illuderla non l’aiuterebbe affatto ma resisterle è difficile ed Edward non ha ancora imparato a farlo. Nemmeno io ci sono ancora riuscita, come potrebbe lui che la conosce da così poco?
“Facciamo così” propone, sedendosi accanto al Lily. “Resto qui finché non ti addormenti, va bene? Poi però vado nella mia camera o finirò per schiacciarti questa notte e non vorrei trovare una frittata di Lily domani mattina.”
Lily ride, divertita dall’immagine di lei che si trasforma in una frittata sotto il peso di Edward addormentato, e annuisce, accettando la sua proposta.
“Sei sicuro?” chiedo, preoccupata, ma Edward annuisce con un sorriso prima di guardarmi preoccupata. “Sempre se per te va bene” aggiunge e anche se imbarazzata, annuisco con un sorriso.
Edward si siede sul letto e si sistema in modo da non dare fastidio a Lily che si accoccola al suo fianco, poi mi guarda e aspetta che anch’io la raggiunga. Con un sospiro, mi sdraio accanto a lei, avvolgendola tra le mie braccia, e la guardo chiudere gli occhi e rilassarsi con un sorriso felice sul visetto dolce.
Restiamo in silenzio a lungo, cullati dai rumori della notte e dal respiro di Lily che si fa sempre più lento e profondo con il passare del tempo. Quando sono ormai convinta che stia dormendo, Lily si gira e stringe la sua manina sulla maglia di Edward.
“Ho paura che ci vorrà parecchio tempo prima che tu possa andare a dormire” mormoro con un sorriso di scuse.
“Non importa” risponde lui, tranquillo, e dopo essersi sistemato meglio sul mio letto, semi sdraiato accanto a me con la testa di Lily appoggiata sul suo braccio, cerca i miei occhi e chiede in un sussurro: “Ti sei divertita questa sera?”
Sorrido e annuisco, alzando finalmente lo sguardo su di lui dopo aver fatto di tutto per evitarlo. La sua vicinanza mi mette a disagio. “È stata una bella serata. Era da tanto che non uscivo.”
“Immagino non sia facile crescere una bambina da sola” commenta.
Accenno un sorriso, guardando a lungo la mia bambina. “Sarebbe più facile se la gente non mi giudicasse per questo. In tanti mi hanno chiuso la porta in faccia perché ero sola e con una bambina piccola. Ho bisogno di lavorare per potermi prendere cura di lei ma non è sempre stato facile trovare qualcuno disposto ad assumermi” ammetto e non posso fare a meno di lasciar trasparire la rabbia che ancora provo, così faccio un respiro profondo per calmarmi. “Esme è stata meravigliosa. Non so cosa avrei fatto senza di lei.”
“Sono sicuro che te la saresti cavata” ribatte con un sorriso che non riesco a ricambiare.
Sospiro. “Non ho mai pensato che sarebbe stato facile crescere una bambina, soprattutto da sola, senza una casa né un lavoro, ma non credevo che i pregiudizi mi avrebbero creato tanti problemi.”
Mi guarda in silenzio, serio e concentrato, per qualche minuto, poi distoglie lo sguardo e mi sussurra, imbarazzato: “Mi dispiace per quello che ti ha detto Tanya stamattina. Non avrebbe dovuto. Non ho dimenticato quello di cui ti ho accusato, quindi forse sono l’ultima persona che può parlare” aggiunge in tutta fretta ma prima che possa continuare lo interrompo con un sorriso. “Ne abbiamo già parlato. Tu volevi solo proteggere la tua famiglia. Tanya, invece, pensa di sapere tutto e si sente in diritto di elargire al resto del mondo le sue convinzioni.”
Edward mi guarda a lungo, in silenzio, prima di annuire con un breve cenno del capo, distogliendo lo sguardo dai miei occhi. “L’ho incontrata il primo anno di liceo” mormora dopo qualche minuto, spezzando il silenzio che si è creato tra noi, gli occhi che evitano i miei. “Lei era molto diversa da com’è oggi. O, forse, ero io ad essere diverso e il suo comportamento allora non mi disturbava come invece fa ora.”
“Eravate amici?” chiedo, curiosa mio malgrado.
Edward finalmente alza gli occhi su di me e annuisce con un sorriso appena accennato sul volto. “Lei era la ragazza più popolare della scuola, lo è stata fin dai primi giorni. Con i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri faceva girare la testa a tutti i ragazzi e bastava che schioccasse le dita perché i suoi desideri venissero esauditi.”
Il mio primo istinto è di sbuffare e alzare gli occhi al cielo ma mi trattengo, ricordando che a quell’età io non ero molto diversa. Rimango in silenzio, aspettando che continui, curiosa di scoprire qualcosa in più di lui.
Dopo qualche secondo, mi lancia un’occhiata veloce e poi, tornando a guardare Lily, mormora: “Ci siamo conosciuti il secondo anno di liceo. Lei era una cheerleader e guardava solo i giocatori di football, così come tutte le sue amiche. Io mi ero appena trasferito da un’altra scuola, addirittura da un altro Stato. I miei genitori mi avevano spedito qui dalla California. Un bel cambio di ambiente, vero?” chiede, sbuffando ironico. Non lo dice ma so che non era d’accordo con quel trasferimento, per niente. “Ero quello nuovo, non conoscevo nessuno ma tutti sembravano conoscere me” continua, senza aspettare una risposta alla sua domanda sarcastica.
Un ghigno mi sale al viso. “Sì, ho presente” mormoro.
Edward mi guarda concentrato, incuriosito dal mio commento, ed è sul punto di farmi una domanda, quando vede qualcosa sul mio viso che gli fa cambiare idea. Distogliendo lo sguardo, continua il suo racconto. “Ero arrivato da poco più di due ore e sembrava che chiunque avesse trovato una scusa per avvicinarsi e farsi gli affari miei. Mi hanno riempito di domande senza nemmeno presentarsi. Quando mi sono rifiutato di rispondere, andandomene via senza una parola, nel giro di pochi minuti tutti lo sapevano e mi avevano etichettato come stronzo. Non che non avessero ragione ma non credevo che i pettegolezzi girassero tanto veloci. Comunque a quel punto nessuno mi rivolgeva la parola. Mi evitavano tutti, guardandomi storto.”
“Eri un emarginato?” chiedo con un sorriso divertito, guardandolo sorpresa, e vedendolo annuire, chiedo ancora: “Come hai fatto a farti notare da una cheerleader? Sei entrato in qualche squadra?”
Edward scuote la testa, facendo spallucce. “No, è stata lei ad avvicinarsi a me. A pranzo, con tutto il suo seguito di cheerleader e campioni della scuola. Era un brutto periodo per me quello, a quindici anni credi che i tuoi problemi siano insormontabili, che tutti ce l’abbiamo con te e che quindi tu abbia il diritto di comportarti come ti pare senza badare alle conseguenze. Sentirsi chiamare stronzo perché mi eri rifiutato di rispondere ad alcune domande, parecchio invadenti se lo vuoi sapere, mi ha fatti infuriare.”
Sorrido e annuisco, restando in silenzio. Nella mia testa passano immagini sfuocate di mia sorella che comincia a truccarsi, che esce di casa tutte le sere tornando sempre più tardi, vestita con minigonne e top che la coprivano ben poco. A quindici anni siamo tutti alla ricerca dell’accettazione dei nostri coetanei.
“Così quando si è avvicinata Tanya, con quell’aria da regina del mondo, mi sono comportato come tutti si aspettavano che facessi. Sono diventato uno stronzo e Tanya mi ha accettato nel suo gruppo.”
“Tu e Tanya avete fatto coppia fissa?” chiedo per distogliermi dai miei pensieri.
Edward scuote la testa, di nuovo. “Non nel modo in cui pensi tu ma sì, in un certo senso eravamo una coppia. Non mi interessava avere una storia. Né con lei né con altre. E, in ogni caso, Tanya non è mai stata il tipo da storie serie. Non è molto fedele, se non te ne fossi accorta” mormora, facendomi l’occhiolino, e non posso fare a meno di ridacchiare, coprendomi la bocca con una mano per attutire il suono della mia risata e non svegliare Lily.
“Siamo stati amici per tutto il liceo” continua, “e una volta entrati all’università le cose non sono cambiate. Ognuno di noi due ha avuto le proprie storie, piuttosto brevi per la maggior parte, ma che fossimo insieme a qualcuno o che fossimo soli, finivamo spesso a letto insieme.”
Me lo aspettavo ma sentirglielo dire mi lascia l’amaro in bocca. Edward se ne accorge subito e mi rivolge un sorriso di scuse, imbarazzato. “Non ero un esempio di fedeltà nemmeno io, lo so. Non sono mai stato un bravo ragazzo e credo che fosse questo ad attirare Tanya. Eravamo molto simili e nessuno di noi due è mai rimasto ferito dall’altro.”
“Ora però lei non sembra più apprezzare il tuo comportamento” mi lascio scappare con un tono un po’ più acido di quanto avrei voluto.
“Sì, beh, in realtà lei vorrebbe che tornassimo amici” ammette, passandosi una mano sulla nuca, imbarazzato. “Negli ultimi anni ci siamo un po’ persi di vista.”
Il tono della sua voce e lo sguardo nei suoi occhi mi fanno capire che c’è qualcosa dietro al suo commento, qualcosa che vuole nascondere. Vorrei chiedergli spiegazioni ma so cosa vuol dire voler nascondere qualcosa del proprio passato e non voglio essere io quella invadente questa volta. Insomma, io nascondo il mio intero passato! Lui ha il diritto di nascondere ciò che vuole. “Con tornare amici intendi…” chiedo ma prima che possa finire la frase Edward mi interrompe, finendola al posto mio. “Che vorrebbe tornare ad andare a letto insieme, sì.”
Restiamo in silenzio per qualche secondo; la domanda che vorrei fargli, che preme sulle mie labbra per uscire, aleggia tra noi.
“Non andrò a letto con lei, se è questo che ti stai chiedendo” mi assicura Edward in un sussurro, i suoi occhi fissi nei miei.
Cercando di non distogliere lo sguardo e di mantenere un tono leggero e indifferente, rispondo: “Non sono affari miei. E comunque non me lo stavo chiedendo.”
Edward sorride, divertito dal tono della mia voce, decisamente molto meno indifferente di quanto avrei voluto, poi si muove sul letto cercando una posizione più comoda e finisce per sdraiarsi di schiena, accogliendo Lily nel suo abbraccio senza che lei si svegli. “Sei brava a mentire” mi prende in giro, facendomi arrossire, ma prima che io possa dire qualcosa, torna serio. “Non ho mai capito cosa ci fosse di male nella mia amicizia con Tanya fino a qualche anno fa. All’epoca stavo con una ragazza ed era una storia seria. Le avevo chiesto di sposarmi, anche se forse lo avevo fatto in modo piuttosto superficiale e per le ragioni sbagliate” borbotta con lo sguardo fisso sul soffitto, i pensieri persi nel passato, “ma comunque le avevo chiesto di sposarmi. Non vedevo Tanya dalla laurea, più di tre anni prima, quando me la sono trovata davanti all’improvviso. Ci siamo incontrati per caso in un bar e lei non era cambiata affatto.”
Lo guardo storto. “Siete finiti a letto insieme?” chiedo, trattenendo la voce per non svegliare Lily. Edward annuisce, evitando il mio sguardo. “E la tua fidanzata?”
Edward alza gli occhi lentamente, incrociando i miei, e quello che leggo è un senso di colpa infinito. Prima che possa rispondere alla mia domanda, intuisco ciò che sta per dirmi e non mi piace affatto. “È successo una settimana dopo aver incontrato Tanya. La mia fidanzata ci ha sorpreso a letto insieme.”
Le sue parole mi colpiscono come un pugno, anche se me le aspettavo, e mi ritrovo proiettata nel passato, quel passato che avrei voluto dimenticare.


Flashback
Era metà luglio e il caldo era soffocante, nonostante fosse ormai tardo pomeriggio. Il corridoio che stavo percorrendo era quasi soffocante, nonostante tutte le finestre della casa fossero aperte nel tentativo di far circolare almeno un filo d’aria ma era tutto inutile. I raggi di sole che filtravano attraverso le tende bianche illuminavano la casa vuota e il rumore dei miei passi sul legno scuro delle scale risuonava nel silenzio che mi circondava.
Arrivata all’ultima porta del corridoio, bussai un paio di volte con un sorriso allegro sul volto, impaziente, e senza aspettare una risposta aprii la porta, entrando nella stanza.
Impiegai qualche secondo prima di rendermi conto che qualcosa non andava.
La stanza era illuminata dal sole al tramonto che entrava dalle finestre aperte, tingendo tutto di una sfumatura aranciata; la scrivania di legno di noce era invasa di fogli, libri e quaderni gettati alla rinfusa ovunque; il pavimento, ricoperto di morbida moquette nera, era disseminato di vestiti dai colori sgargianti.
Lentamente alzai lo sguardo, percorrendo lentamente tutto il pavimento fino ad arrivare al grande letto a baldacchino che troneggiava in mezzo alla camera. Vidi un paio di jeans scuri e una camicetta rosa dalle maniche corte da una parte, una t-shirt chiara e una minigonna bianca poco più in là e appeso alla struttura del letto un reggiseno di pizzo nero elegante e molto provocante.
Con il respiro accelerato alzai gli occhi, la testa vuota da qualsiasi pensiero, impreparata a ciò che stavo per vedere. La prima cosa che mi colpì furono i capelli. Lunghi capelli rossi, ricci e sciolti sulle spalle nude.
Confusa, incapace di capire cosa stessi guardando, rimasi immobile sulla soglia della stanza finché non incrociai uno sguardo famigliare. Gli occhi scuri di James, resi ancora più scuri dall’eccitazione, mi guardarono a lungo, impassibili, mentre le sue mani si muovevano sul corpo nudo della ragazza che ondeggiava sopra di lui.
Restai a fissarlo, in silenzio, mentre faceva sesso con un’altra, finché non vidi un sorriso languido aprirsi sul suo volto. Solo a quel punto indietreggiai e corsi via, chiudendo la porta della stanza con un colpo secco.
Fine


Scuoto la testa, scacciando il ricordo di quel giorno, gli occhi gelidi del mio ex ragazzo e il suo sorriso inquietante che mi perseguita da allora. “Ti segna nel profondo del cuore e non è facile risollevarsi e andare avanti.”
Edward mi guarda confuso. “A cosa ti riferisci?”
“Trovare il proprio uomo a letto con un’altra donna” specifico con un accenno di sorriso tutt’altro che felice.
“Sì” mormora Edward in un sussurro, gli occhi bassi, “ma l’ho capito troppo tardi. Dopo quella sera comunque non ho più voluto vedere Tanya, anche se era ormai troppo tardi per sistemare le cose con la mia fidanzata.”
“Non ha più voluto sposarti?” chiedo, conoscendo già la sua risposta. Non c’è alcun anello al suo dito e, in ogni caso, se fosse sposato, a quest’ora lo saprei.
“Ovviamente no ma non è a questo che mi riferivo”, poi alza gli occhi su di me e cambia rapidamente discorso, più che altro lo sposta su di me. “Ne parli come se sapessi cosa si prova” mi fa notare con un sorriso, scherzando, ma vedendo la mia espressione, mi guarda serio.
Con un sospiro, comincio a raccontare, accarezzando piano Lily evitando con cura gli occhi di Edward che sento fissi su di me. “Avevo ventidue anni e stavo con James da poco più di cinque anni quando lo sorpresi a letto con un’altra.”
“Mi dispiace” mormora Edward, cercando i miei occhi ma io non distolgo il mio sguardo da Lily. “Cinque anni sono veramente tanto tempo” commenta.
Annuisco. “L’ho conosciuto a sedici anni e nel giro di pochi mesi sono diventata la sua ragazza. Era sempre così perfetto che non ho mai voluto vedere com’era veramente. Non ho mai notato gli sguardi maliziosi che lanciava a tutte le ragazze carine che incontrava, non ascoltavo le battute divertenti che rivolgeva loro solo per strappare una risata, ignoravo i commenti sprezzanti che scambiava con i suoi amici. Fingevo. E solo perché credevo di amarlo e che mi amasse.”
“Mi assomiglia parecchio questo tizio” mormora con uno sbuffo, cercando di farmi ridere, e mi ritrovo, mio malgrado, a sorridere divertita ma scuoto la testa con decisione. “No, forse ti assomigliava ma l’Edward che conosco è molto diverso. Non credo che ti comporteresti di nuovo in quel modo, o mi sbaglio?”
“No, non lo rifarei mai” ammette con forza, senza la minima indecisione.
Sorrido triste, guardando Lily fare un lungo sospiro e stringere la sua manina. “James, invece, sono sicura che lo rifarebbe. E sono sicura che continua a farlo anche ora.”
Alzo finalmente lo sguardo su Edward incontrando i suoi occhi verde smeraldo pieni di compassione. Allunga una mano verso di me e me la stringe piano, accennando un sorriso dolce. “Direi che sei stata fortunata ad esserti liberata di un tipo come lui.”
Ridacchio, annuendo. “Ho ripensato spesso al periodo che ho passato con lui e solo ora mi rendo conto che non lo amavo.”
“E perché stavi con lui allora?”
Faccio spallucce. “Non ho avuto un’infanzia serena e lui è stato il primo a farmi sentire importante. Mi vedeva quando nessuno prima mi aveva mai degnato di uno sguardo.”
È la prima volta che ne parlo con qualcuno e mi sento bene, bene come non credevo possibile. La compassione che mi aspettavo di vedere di nuovo nei suoi occhi questa volta non compare. “Posso farti una domanda?” mi chiede titubante, accarezzando il dorso della mia mano con lievi movimenti circolari del pollice.
Lo guardo per qualche secondo, indecisa, ma alla fine annuisco, dandogli fiducia.
“Il padre di Lily è James, vero?”
Una smorfia mi sale al viso ma guardando Edward negli occhi, annuisco. “Lily è stata concepita pochi giorni prima che lo lasciassi.”
“Mi dispiace” mormora, continuando a stringere la mia mano e ad accarezzarla con gesti lenti che mi rilassano e sciolgono la tensione che provo a parlare di James. “Perché non ti aiuta con la bambina? È suo padre. Dovrebbe assumersi le proprie responsabilità.”
Sbuffo. “Responsabilità” sbotto, trattenendo a stento un ringhio. “Oh, eccome se si è assunto le sue responsabilità! Si è offerto di pagare l’aborto. Molto gentile da parte sua, non trovi? Ma di più non avrebbe fatto, mi ha detto. Se non ricordo male, le sue esatte parole sono state: ‘Sono troppo giovane per avere un figlio. Non ho certo voglia di passare il mio tempo a cambiare pannolini. Puoi farlo tu, se ci tieni tanto, ma io me ne tiro fuori.’ Io me ne tiro fuori” ripeto con uno sbuffo, ancora incazzata per quelle parole gettate lì, quasi senza pensare. “Meglio passare le serate a bere e ubriacarsi.”
Le parole escono senza che riesca a impedirlo, sfogandomi per la prima volta, e quando mi accorgo di ciò che mi sono lasciata sfuggire, mi irrigidisco, aspettando il suo giudizio. Ma il giudizio non arriva. Mi accorgo, però, che per tutto il tempo del mio sfogo, Edward mi ha stretto la mano con forza, stringendo anche i denti per impedirsi di parlare.
“Ehi, mi stai stritolando la mano” gli faccio notare con un sorriso, fingendo una smorfia di dolore decisamente esagerata solo per strappargli un sorriso.
Edward lancia uno sguardo alle nostre mani intrecciate e subito lascia la presa. “Scusami, non me ne sono accorto. Ti ho fatto male?”
“No, non ti preoccupare” lo rassicuro, riprendendo la sua mano e stringendola piano. “Volevo solo strapparti un sorriso. Sembravi così arrabbiato.”
“Perché lo sono!” esclama e subito lo zittisco, posandogli una mano sulle labbra e lanciando uno sguardo veloce a Lily per assicurarmi che non si sia svegliata. “Scusa” mormora subito, abbassando la voce, “ma le parole che ti ha rivolto mi hanno fatto infuriare. Lo hai preso a sberle almeno?” Scuoto la testa, nascondendo un sorriso divertito. “Sei troppo buona. James non è solo uno stronzo, è anche un immaturo viziato che non vuole affrontare le conseguenze delle sue azioni. Al tuo posto lo avrei preso a pugni e lo farei anche ora, se lo incontrassi.”
Questa volta ridacchio apertamente divertita. “Vorrà dire che se mai James si farà vivo, ti avverto. Forse è la volta buona che impara la lezione e cresce un po’.”
Edward mi guarda con sguardo duro ma dopo qualche secondo sorride, divertito anche lui. Distolgo per un attimo lo sguardo dai suoi occhi e in un sussurro, gli chiedo: “Tu, se fossi stato al posto di James, che avresti fatto?”
“Mi sarei assunto le mie responsabilità” risponde subito, deciso.
“Non ora ma in passato” specifico, senza però trovare il coraggio di tirare in ballo la sua amicizia con Tanya e il suo comportamento così simile a quello di James, ma non occorre perché è lui a farlo e non senza un po’ di imbarazzo.
“Intendi quando ero uno stronzo e andavo a letto con chiunque respirasse?” chiede, cercando di scherzare ma dallo sguardo nei suoi occhi so che non va fiero del suo comportamento. Annuisco. “Sì, mi sarei assunto le mie responsabilità.”
Lo guardo e non posso fare a meno di credergli. È sicuro e sincero. Su questo non ho dubbi, ma mi accorgo che non riesce a sostenere il mio sguardo molto a lungo. Lo fisso indagatrice e dopo qualche secondo capisco. “Lo hai fatto, vero? Ti sei preso le tue responsabilità quando una ragazza ti ha detto di essere incinta.”
Lo sguardo che mi lancia mi fa capire di aver toccato un tasto dolente, e tanto anche. Così come il silenzio che cala tra noi, interrotto poco dopo. “È tardi e Lily ormai dorme da un pezzo. Vado in camera mia così ti lascio dormire.”
Annuisco, non troppo sorpresa dalla sua improvvisa voglia di scappare via, in fondo io mi comporterei allo stesso modo, e rimango in silenzio a guardarlo cercare di spostare Lily dal suo braccio ma senza molto successo.
“Aspetta, ti aiuto” mormoro, prendendo una manina di Lily e sciogliendo la maglia di Edward dalla sua morsa. Poi mi sistemo sul letto e accolgo la mia bimba tra le braccia, lasciando che le sue mani stringano la mia maglia al posto di quella di Edward.
“Buonanotte” mormora Edward e se ne va in fretta, accostando piano la porta di camera mia in modo che non faccia alcun rumore.


Ecco qui il nuovo capitolo. Ci ho messo molto tempo a scriverlo. Avevo in testa decine di conversazioni diverse tra Bella ed Edward ma nessuna sembrava quella giusta. Alla fine, dopo aver scritto e riscritto questo capitolo non so quante volte, è uscito questo. Non ne sono del tutto soddisfatta ma spero che vi piaccia.
Edward si è aperto e lo stesso ha fatto Bella. Il loro passato è simile, da un certo punto di vista, ma opposto e abbiamo finalmente scoperto chi è il padre di Lily. Sono sicura che non fosse una sorpresa per voi ;) e sappiamo anche qualcosa in più di James. Non si è comportata molto bene con Bella, non lo pensate anche voi?
Edward, invece, è stato sul punto di sposare una ragazza ma ha rovinato tutto facendo lo stesso terribile errore di James. Ma quale sarà questo tasto dolente toccato da Bella che ha fatto fuggire in quel modo Edward?
A presto!
E un grazie a tutte le persone che hanno recensito, che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate!


 
  
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