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Autore: Ilarya Kiki    20/08/2014    2 recensioni
"Bentornata nel mondo, ragazza mia.
Le gambe mi fanno rientrare nel sarcofago, ed il buio si rifà subito assoluto con un tonfo legnoso, facendomi ricadere nel mio confuso limbo di memorie, terrorizzata.
E poi, più nulla."

Questa storia è la diretta continuazione di "In The Sake Of Art", quindi probabilmente sembrerà iniziare un po' a strappo, anche se ovviamente farò del mio meglio per renderla più piacevole possibile!
Buona lettura!
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Altri, Deidara, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jiyū Kunoichi No Monogatary - Story of a Free Kunoichi'
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The past; sensei.



All’improvviso vedo Kiyome, la mia maestra, sopra di me, mentre tiene in mano i miei pennelli preferiti. Li ha appena presi dalla tavoletta su cui sto disegnando; no, non li ha presi, li ha rubati.
“Dovresti essere all’addestramento con gli altri bambini., Tsukaiko, che non ti trovi più a bighellonare mentre gli altri lavorano per diventare difensori del nostro villaggio!”
La visione sfuma leggermente, perdendosi nei fumi della memoria, e subito dopo la rivedo di spalle, con i miei pennelli stretti nelle sue dita ad artiglio, mentre li va a mettere sottochiave. I suoi capelli chiarissimi raccolti solo parzialmente sulla nuca sventolano come una bandiera sul suo kimono bianco, nascondendo parzialmente lo stemma del villaggio.
Sì, lei mi odia. Mi ha sempre odiata da quando sono venuta al mondo.
Con i miei piedini di bambina mi rialzo e tiro un calcio al marsupio pieno di attrezzatura base che Kiyome mi ha lasciato al posto dei pennelli, i ferri da lavoro per chi vuole diventare un ninja. Ma io li odio. Sono brutti, e gli esercizi per imparare ad usarli sono ridicoli. Non li prenderò mai, è inutile che la maestra continui ad insistere.

Deidara percepì vagamente un forte vento soffiargli tra i capelli poco dopo l’evocazione. E poi arrivò la coscienza, improvvisa, totale, lampante. Si risvegliò come da un sogno nero e nebuloso, e si rese subito conto di essere in piedi sopra una delle sue opere con qualcuno al suo fianco: alzando un poco gli occhi scoprì di trovarsi a terra, all’interno dello strano covo del loro evocatore che pareva scavato all’interno della cassa toracica pietrificata di qualche spaventosa bestia mitologica.
Prima che si fosse ripreso completamente, una voce irritante gli giunse agli orecchi, che riconobbe subito come quella del suo evocatore:
“Buongiorno Deidara. Oggi ho bisogno di te.”
Kabuto non era il massimo, come ninja da cui dipendere: oltre ad essere particolarmente viscido e tenebroso, Deidara non poteva infatti certo perdonargli tutti i problemi che era stato capace di dargli quando era ancora in vita. Egli, infatti, era stato il braccio destro di Orochimaru, che le aveva provate tutte per sottrargli Tsukaiko e renderla un suo strumento da battaglia, oltraggiando i loro spiriti liberi e spingendo la sua amata, infine, al sacrificio per salvare a lui la vita. Insomma, poteva a malapena tollerare la sua presenza, e la grande libertà di pensiero e movimento che gli era stata concessa in quel preciso momento non aiutava certo a dimenticarsi di questi piccoli dettagli.
“Ehi, posso muovermi liberamente! Che succede?”
Kabuto non gli lasciava più tutta questa libertà da quando aveva ricominciato a bisticciare con Sasori.
“Mi servi e non conosco bene le tue tecniche. Sei un tipo creativo, sono sicuro che saprai sorprendermi.”
“Dove andiamo?”
“Te lo dico in volo, tu pensa a decollare.”
Sentì Kabuto assicurarsi con qualcuno a terra sulla sicura riuscita della sua impresa – probabilmente il tizio che assomigliava così tanto a Tobi – e comandò al suo grosso rapace d’argilla di spiccare il volo. Presero quota velocemente, sollevandosi sopra le foreste attorno al loro covo segreto.
In fondo, la stizza nei confronti di Kabuto era meno forte di quanto Deidara potesse prevedere: Orochimaru era morto, e il suo sottoposto non aveva fatto altro che agire come un ninja modello dovrebbe fare sempre, ovvero approfittarsene subdolamente. Lui non era come il suo capo, aveva progetti diversi. Inoltre, tutto quello che riguardava la sua vita, eccezion fatta per Tsukaiko, gli sembrava pallido e lontano, come un antico sogno. In fondo, che diritto aveva lui, che era morto, di prendersela con chi era riuscito a sopravvivere più a lungo?
“Il nostro obiettivo è un’isola a largo della costa del Paese della Nebbia, al suo interno si nascondono le forze portanti dell’enneacoda e dell’ottacoda, che io catturerò vive. Tu dovrai pensare a individuare e fermare l’isola: è itinerante.”
“Mi stai dicendo che stiamo andando a prendere quel moccioso di Naruto Uzumaki?”
“Sì, lui.”
Ecco, Deidara aveva un conto in sospeso anche con Naruto Uzumaki da quando era in vita: gli doveva un pugno e una profonda ferita nell’orgoglio. Ovviamente il rancore era pallido e lontano, ma perché non cogliere l’occasione di levarsi qualche soddisfazione quando ti veniva servita così, su un piatto d’argento? Kabuto non lo poteva toccare, ma si sarebbe potuto divertire a prendersela con quel genin della Foglia.
“Ti vedo allegro.”
“Sì, non è male tornare in azione dopo così tanto tempo. Piuttosto…qualcuno ha parlato della mia esplosione? È stata stratosferica.”
“Ummm…no, in realtà.”
“Eh, continuo ad essere troppo avanti per la gente comune.” E così fu spento il barlume di speranza che gli era rinato per un secondo insieme all’ebbrezza del vento nelle orecchie. Niente da fare, esattamente come quando era in vita, nessuno apprezzava le sue opere.
Solo Tsukaiko lo faceva.

Io, Tsukaiko, sto combattendo contro un bambino della mia età, al centro dell’arena ricoperta di sabbia attorno al quale gira il pergolato della scuola ninja.
Il duello é appena iniziato, ma il mio avversario sanguina già da una tempia; lo vedo prepararsi per il prossimo assalto ma non gli do nemmeno il tempo di stringere i pugni, che l’ho già lanciato a due metri di distanza, con la faccia nella polvere.
Mi sono allenata molto per fare bene questa mossa, e i risultati si stanno finalmente facendo apprezzare.
Il maestro di arti marziali approva con un cenno, e mi sento invadere dall’orgoglio. Sì, finalmente sto diventando brava: una brava kunoichi. I miei compagni mi rivolgono uno sguardo schifato, ed io lo sopporto in silenzio, so che è dovuto solo alla paura, perché io sono incredibilmente più forte di loro. Ma presto, anche loro mi sorrideranno, proprio come il maestro. Lo desidero con tutto il cuore, con tutta se stessa. Io non sono la figlia del Demone, io sono Tsukaiko, kunoichi del villaggio nel bosco.
Lo capiranno tutti, presto, ne sono sicura. Solo Kiyome continuerà ad odiarmi, ma pazienza: lei ormai è un caso perso.

Deidara e Kabuto volarono qualche ora sulla superficie lievemente increspata del mare, prima di vederla: l’isola semovente della Nuvola. Era piuttosto piccola per essere un’isola, ed era completamente ricoperta di vegetazione. Deidara notò qualcosa di molto strano, però: infatti uno di quegli scogli che si gettavano direttamente nel mare aveva decisamente la forma di una coda.
“Ehi, ma è un animale?”
“Sì, è una tartaruga gigante. Tu devi arrestare la sua corsa.”
“Pff, tutto qui?”
Bastò una creazione a forma di medusa per far ribaltare l’immenso carapace, in uno eccezionale spettacolo di spruzzi di acqua salata. Poi arrivò anche una bestiaccia di Kabuto a finire il lavoro, una sorta di serpente che stritolò e morse il corpo della povera creatura marina.
“Direi che possiamo metterci a cercare le forse portanti, ora, Deidara.”
“No…aspetta.”
Tre figurette umane erano comparse nel campo visivo del biondo redivivo, e stavano svolazzando a tutta velocità in direzione della pancia della tartaruga. Deidara li riconobbe subito, con una stretta di nostalgia a comprimergli i polmoni vuoti.
"Che c’è?”
“Li vedi? Sarebbe meglio coglierli si sorpresa.”
“Ah, bravo. Che hai? Li conosci?”
“Sì.” Mormorò Deidara, tra i denti.

La mia sensei, Kiyome, è un caso perso. Ma non soffrirà ancora a lungo. Ho già deciso che presto tutti i suoi problemi saranno finiti; in fondo, a volte una disgrazia può capitare, no? “Chi sono?”
“Quello…” il biondo ridusse gli occhi a fessure, per esserne assolutamente sicuro,
“…quello è il mio sensei.”


*angolino autrice*
Ehilà!
Eccomi tornata a rompere sotto i capitoli, scusatemi se sono mancata! -come se la mia presenza qui sotto fosse necessaria...ma dovete sorbirmi lo stesso! :) -
Volevo chiedervi scusa per la il tempo che si frappone fra un capitolo e l'altro, soprattutto perché alcuni di voi lettori mi seguono fin dalla storia precedente, e mi rendo conto che vi faccio aspettare parecchio lo svolgersi degli eventi! Purtroppo, quando non torno la sera tardissimo per le lezioni sono presa dagli esami, e quando son finiti anche gli esami...beh, è Agosto. Ed è Agosto per tutti XD.
Spero che possiate sopportarmi e soprattutto grazie, grazie per essere arrivati a leggere fin qui, e per tutte le recensioni! Ogni vostra parola mi fa sempre saltare dalla gioia e mi da la carica per continuare!
Detto questo...al prossimo capitolo! :D

Grazie a tutti! :*

Kiki
  
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