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Autore: AsanoLight    20/08/2014    2 recensioni
«Hirato ed io aspettiamo un figlio»
Intercorse un silenzio di tomba. I presenti si scrutarono uno ad uno, cercavano risposte nei vicini di tavolo, e si davano vicendevolmente pizzicotti. Era un sogno; tutti ora se lo auguravano.
Ma quel pancione non poteva essere un cocomero.
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
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«Hirato ed io aspettiamo un figlio»

 

Intercorse un silenzio di tomba.

I presenti si scrutarono uno ad uno, ricercando delle risposte nei vicini di tavolo, e ora si davano vicendevolmente dei pizzicotti come per accertarsi che quelle parole udite, pronunciate con un tono così apocalitticamente serio, fossero in realtà parte di uno scherzo.

Jiki sollevò il mento dal cruciverba che stava giust’appunto terminando e si portò gli indici dalle curate unghie alle tempie, massaggiandosele quietamente. «Nove verticale, sei lettere. Dicono cose stupide», disse leggendo la richiesta della casella da completare.

Kiichi si riempì le guance d'aria e, mettendo il broncio senza staccarsi dalla figura del dottore, rispose al ragazzo dai capelli di tizzo.

«Idioti »

Eva tossì pesantemente, cercare di restare seri si faceva sempre più difficile, specialmente con quell'atmosfera di ghiaccio in cui sembrava essersi cristallizzata la sala da pranzo della prima nave. Si aggiustò i turchesi capelli fermando con uno spillo una ciocca di pomposi boccoli e cominciò a tappettare le dita sul lucido pianale d'acero del tavolo, accompagnando la meditazione.

«Conosce una donna di nome Hirato e ha deciso di metterci su famiglia?», dove doveva portare quella discussione?, perfino i ragazzi non sapevano se fosse veramente il caso di ridere, «O è lei ad aver scoperto di essere una donna e, per dettagli che non ho intenzione di conoscere né mi azzardo a chiedere, lei, Akari-sensei, ha scoperto di aspettare da lui un figlio?»

«Nessuna delle due», ringhiò con una certa impazienza Akari.

«Allora è Hirato, il nostro secondo comandante, ad essere una donna?»

«Eva, se tu mi lasciassi parlare...»

La grassa risata di Tsukitachi interruppe la discussione. Il primo comandante, rosso dalle risate e con occhi strabuzzati, sputò il vino che aveva appena bevuto, bagnando il cruciverba che Jiki stava per completare dopo ore di duro lavoro e che adesso pareva più che altro reduce da una battaglia a sangue –specialmente con i vermigli schizzi che tinteggiavano a pois l'intera pagina.

«E come fareste ad aspettare un figlio, sentiamo un po'?», Kiichi sfilò dalla tasca una lima e cominciò a prendersi cura delle unghie senza prestare eccessiva attenzione alla discussione, «Se lei è un uomo e Hirato è un uomo, voi non potete avere un figlio insieme. E' biologicamente impossibile. A meno che abbiate la stessa moglie»

«Il tuo ragionamento non ha senso, Kiichi», la riprese Jiki.

«Tu non hai senso»

Yogi deglutì, livido dalla paura, e si nascose sotto al tavolo, temendo che una parola di troppo gli potesse costare una visita in anticipo alla torre di ricerca.

«I-Il dottor A-Akari diventerà... madre?»

«Povero figlio», convenne amaramente Gareki.

«STATE ZITTI! E' stato un dannato disguido! E’–...», cercò di parlare ma non riusciva a trovare le parole giuste, alla fine se la cavò miseramente con un: «Non so neppure io come sia potuto succedere»

«Dicono sempre tutti così»

«Gareki!»

«Che c’è? Ho detto la verità»

Eva lo scrutò con fare giudizioso e aggrottò la fronte.

«Non voglio scendere nei dettagli, sensei...», mormorò pensierosa, «Ma come fa a sapere che il figlio sia proprio... ‘vostro’?»

«Con le ultime tecnologie della torre di ricerca, controllare la corrispondenza genetica tra me, Hirato e la creatura è stato più facile del previsto»

I presenti posarono gli occhi sul liscio addome del dottore, la perplessità dominava gli animi già divorati da un senso di aberrazione misto a curiosità. “La creatura?”, si domandò Jiki interdetto, “E dove alloggerebbe adesso, la creatura?!”

«E questo figlio ti renderà... madre?», accavallò pensierosa le gambe Eva, non la atterrì l'aura di morte che emanava il dottore, «Avete almeno pensato ad un nome?»

«Toglimi una curiosità, Eva», grugnì Akari, stritolando nei pugni le dita, «Passando sopra al fatto che a te non interessi palesemente nulla del fatto che io ed Hirato ci ritroviamo senza volerlo infognati in questa situazione... e che anziché preoccuparvi di noi, voi, come la torre di ricerca, ci ridete in faccia... Dimmi solo... da dove diavolo ti proviene questa cieca certezza che sarò io a portare l'onere di un figlio nel grembo?»

«E’ PERCHE' SEI ROSA!», Tsukitachi riuscì a stento a pronunciare quelle parole, rischiando quasi di strozzarsi con l'ennesimo bicchiere di vino tracannato tutto d'un fiato. Non era ubriaco, quelle cose le stava sentendo davvero con le sue orecchie, e Akari non era di certo un tipo che amava scherzare quindi se lo diceva lui doveva essere vero, «Dovremo prepararci al meglio allora e fare le congratulazioni ad Hirato perché presto diventerà 'papà'! Ahahah! E dopo Akari-san, sarei tu a doverti occupare della creatura! Voglio proprio vedere come la cresci! Basta che non viene su burbera come te, uhuhuh~»

«Sembri divertito»

«Ahahah! Direi! Vedrò Akari-san con il pancione! Non vedo l'ora di incontrare Hirato! Mi devo congratulare!»

«Hirato sarà qui a momenti, Tsukitachi», mormorò in una gelida calma Akari e subito fece per uscire dalla sala, «Ora, con permesso, io me ne ritorno alla torre di ricerca»

Un coniglio robotizzato gli corse incontro e lo scortò fino al portale.

Tsukitachi continuò imperterrito a sghignazzare, battendo i pugni sul tavolo, un po' meno ilari erano Gareki, Yogi ed Eva.

«Qui c'è qualcosa che non quadra», parlò per prima la donna, e continuò ad accompagnare ogni pensiero con il solito tappettare delle dita sul tavolo come per dare loro un ritmo, «Akari è venuto qui... ci ha dato la notizia, e se n'è andato come se nulla fosse stato. E' come se l’avesse presa relativamente bene...»

«Staresti dicendo che la gravidanza l'ha fatto maturare?», Gareki parlò e una seconda risata del primo comandante lo accompagnò, Tsukitachi riusciva a stento a trovare l'aria per prendere respiro: «Fermatevi, vi prego! Mi fa male la pancia, ahahahah!»

«Gareki, non sto dicendo questo», obiettò Eva, «Ma mi è parso strano»

«Beh, di certo non è cosa da tutti i giorni, il dottore di ghiaccio che ti viene a dire che aspetta un figlio con il secondo comandante! La persona che più odia sulla faccia della Terra, oltretutto!»

«Tsukitachi, smettila! La faccenda è seria!»

«E' seria?», echeggiò sardonicamente Jiki, «A me sembra comica»

«A me sembra tragica!», ribatté Yogi, emergendo da sotto il tavolo, «Avremo un baby-dottor Akari che si aggirerà per le nostre navi e la torre di ricerca! Se quel bambino sarà un genio come lui, chi lo dice che a cinque anni non ci farà le iniezioni per conto del dottore?! E se ha la cattiveria di Hirato-san, gli basteranno tre anni per imparare a farci i peggio dispetti!»

«Uff... quindi staresti dicendo che Akari-sensei ci schiafferà il moccioso sulla nave ogni volta che avrà da fare?», bofonchiò Kiichi, che certo non nutriva un'enorme simpatia per i bambini, «Spiacente, ma se il mostriciattolo è il figlio di Hirato-san e il dottore, chi se lo deve guardare siete voi bamboccioni della seconda nave. Noi, con il danno, non c'entriamo nulla»

«Dov'è il tuo spirito di solidarietà, Kiichi?», la interrogò Jiki in un monito.

«Sottoterra», rispose la ragazza a bruciapelo, «Dove finirai anche tu, se non stai zitto»

«Io non capisco, qual è il punto di questa conversazione?», Gareki arricciò un ciuffo di capelli tra le dita e sollevò gli occhi al soffitto, «Avranno un figlio, e non oso immaginare come verrà al mondo –il solo pensarci mi da' ribrezzo; ma qualunque cosa succeda, saranno affari loro. Starsene qui a chiacchierare non cambierà la situazione di una virgola»

«Gareki, sei proprio lento», lo rimproverò Kiichi, «Qui, non è questione di ‘possiamo evitarlo o meno’. Qui si sta facendo gossip. Se non sei interessato, alza il tuo sederino e ritornatene alla seconda nave a fare compagnia alla povera Tsukumo»

«A proposito di Tsukumo... perché non è venuta?», chiese Eva.

«Ha detto che doveva occuparsi del giardino interno. C'erano delle rose colpite da un parassita, le foglie s'erano tinte di macchioline bianche e ha detto che prima di chiamare me, voleva provare a risolvere la situazione da sola»

«Sai, Jiki, penso che proprio per non chiamare te e rischiare di respirare la tua stessa aria per più di trenta secondi, abbia preferito rimanere da sola», commentò caustica Kiichi.

Questa ragazzina è davvero bastarda”, quel solo pensiero attraversò la mente di Gareki, ma data la situazione, era meglio non parlare ond'evitare di venire scaraventato fuori dal finestrino.

L'aprirsi della porta attirò magneticamente l'attenzione di ogni presente, e tutti tacquero come se ogni argomento o spunto di conversazione fosse improvvisamente divenuto tabù.

Il coniglio dal fastoso mantello di porpora entrò a passo spedito, saltellando in un insolito piglio vivace, alquanto anomalo per un robot.

 

«Usa~ Hirato-san è appena arrivato»

 

S'illuminarono d'immenso gli occhi di Tsukitachi, brillarono a quelle parole e il silenzio, senza bisogno di dirlo, s'impose su ogni essere capace di respirare in quella stanza.

Arriva la bocca della verità”, gongolò tra sé e sé Tsukitachi, “Uhuh~ Chissà cosa dirà Tokitatsu quando glielo racconterò~ Vediamo.. posso sempre dirgli: 'Ehi, lo sai che tuo fratello ha fatto il gran colpo con Akari? Adesso il dottore aspetta un figlio!'”

Eva guardò intensamente l'uscio, aveva smesso di tappettare le dita, ora batteva direttamente il palmo sul tavolo, una reazione che non sfuggì a Gareki, serio e disinteressato come sempre. «Sbrighiamoci a farla finita. Mi sta quasi venendo voglia di andare a curare il giardino con Tsukumo», borbottò, poco si curò dell'occhiata di rabbia e gelosia che gli lanciò Jiki, tediato dall'idea che quel moccioso burbero e con le mani sempre lordate di grasso per motori o elementi di dubbia utilità fosse oggetto della simpatia della sua Tsukumo-chan pur non avendo doti particolari come lui, che pure era il mago delle piante e vantava una super-vista, «Io saluto il quattrocchi, gli faccio i miei auguri, congratulazioni o qualunque altra cosa si faccia in simili occasioni e poi me ne vado. Non passerò un secondo di più in questo covo di matti, di gente che si esalta al pensiero che due uomini aspettino un–»

Hirato entrò con passo lento e dosato, il cappotto sbottonato, la camicia che si chiudeva a stento e i pantaloni con la cintura allentata. Gareki scorse aberrato quel corpo, inutile dire che l'attenzione gli ricadde inevitabilmente sul rotondo cocomero che il comandante aveva al posto del solito, liscio addome. Là dove c'erano pianure, si estendeva ora una collina spaventosamente rotonda, troppo per essere un pallone infilato per scherzo sotto la camicia, troppo per essere un'anguria ingoiata intera di proposito. La faccia lucida del comandante, leggermente paffuta, e la calma con cui sfoggiava quel tondo che il giorno prima non c'era e adesso, misteriosamente, era balzato fuori dal nulla, gli diceva che il dottor Akari non stava scherzando.

«Q-Questo...», si trovava a un passo da quel pancione e mai come allora poteva dire di essere spaventato a morte, e nulla poteva fare se non convincersi di stare sognando, “Come avrebbe intenzione di metterlo al mondo?!”, non riusciva a smettere di domandarselo, ma chiedere sarebbe stato relativamente scortese, ancor più imbarazzante, «Me ne vado. Ho da fare».

Affrettò il passo e se ne uscì dalla stanza.

Si domandò per un istante se non fosse stato meglio finire tra le mani dei Varugas e divenire cavia per i loro esperimenti, piuttosto che cavia della torre di ricerca.

Dopo un ragazzo-animale, non voleva ritrovarsi strane sorprese come scoprire di essere padre o madre di un niji parlante o di un cucciolo di idiota dalle sembiante di Nyanperowna.

Tsukitachi guardò il secondo comandate alienato, con gli occhi sbarrati, come lui erano anche i presenti.

Chi sarebbe stato tanto prode da sollevare una qualche obiezione?

Paradossalmente, era stato più facile ridere in faccia ad Akari piuttosto che ad Hirato.

 

«B-Beh... che dire, questo era inaspettato», cominciò per prima Eva, che alla vista del pancione rotondo di Hirato, si sentì per un attimo mossa da una dolce comprensione, una pietà che faceva quasi tenerezza, non riusciva a togliersi dalla testa la speranza che la dolce attesa riuscisse a molcere il cuore apparentemente algido del comandante, «E'... è successo questa mattina? N-no, cioè, voglio dire, non voglio avere i dettagli, ma com'è possibile che... proprio tu e Akari»

Hirato accarezzò il rotondo rigonfiamento e sorrise, placido come sempre, e si mise faticosamente a sedere: «Non lo sappiamo neanche noi»

«Come fai a non saperlo!?», schiamazzò Jiki, forse facendo –nella coscienza, le veci dell’assente Gareki, che con tutte le ragioni di questo mondo aveva deciso di darsela a gambe, «Avrai un figlio e non sai nemmeno come sia possibile?!»

«Un’idea potrei avercela»

Eva ringhiò furiosa: «Diccela, che aspetti?!»

Hirato sorrise, tacendo innocente, con la faccia paffuta e la mano che accarezzava il gonfio pancione, il comandante della prima nave lo guardò incerto, non sarebbe mai riuscito a fare chiarezza su come si sentisse in quel preciso istante.

«Qualcuno mi dia, per favore, una spiegazione logica al fatto che tu ora sia incinto», bofonchiò Kiichi.

Jiki si fece d'un pallore indicibile e nascose la testa tra le braccia: «Davvero, basta così. Con quel sorriso che sfoggi... non voglio sapere altri dettagli né oso chiederli. Ci sono delle incongruenze in questa storia che non oso questionare»

«Sai già di che onere ti fai carico, Hirato?», domandò Tsukitachi, toccando una dolente nota, «Voglio dire... alla maggior parte dei qui presenti non interessa conoscere i dettagli ma– hai per lo meno la più vaga idea di cosa andrai incontro durante la...»

Cercò di trattenere una risata ma fallì nell’intento addossandosi le occhiatacce dei presenti.

«...la gravi- pff... ...la gravidanza?»

Era così impossibile da essere vero, un paradosso vivente.

E chissà come mai, ma aveva come l’impressione che l'unico fondo di verità che c'era in quella storia era che prima Hirato era un uomo come lui e adesso invece stava per diventare... 'madre'?

«Scusami tanto, ma i bambini non li porta la cicogna?»

«Non eri stata te, poco fa Kiichi, a dire che per fare un bambino serve una donna?!», urlò Jiki esasperato –dannazione, non avrebbe durato un secondo di più in mezzo a quel branco di deviati.

Kiichi arrossì d'imbarazzo e gli mollò un coppino sulla nuca: «Idiota! Certo che serve una donna! La cicogna porta i bambini alle donne, mica agli uomini! Se alla porta gli apre un uomo, gli becca sulla testa; a lei stanno simpatiche le donne!»

«Kiichi, non è così che funziona! Per fare un bambino una donna deve prima–»

Non riuscì a terminare la frase il povero Jiki, che la pedata di Eva lo colpì in pieno sulla faccia, con tanto di tacco.

«Non osare dire una parola di più, Jiki!», urlò e subito accorse a rassicurare la ragazza dai cerulei capelli, «Su, su, Kiichi, non ascoltarlo. Jiki ha sempre voglia di scherzare, è stupido, non sa quello che dice. I bambini li porta la cicogna e sono sicura che la cicogna busserà anche alla porta della seconda nave –me lo auguro per te, Hirato»

Hirato sorrise sornione.

E, intimamente, si augurò che la cicogna potesse bussare il più presto possibile.

 



L'ho scritto davvero.
E' la prima volta che mi improvviso con un puro nonsense, senza una cippa di trama sotto, quindi accetto qualunque genere di recensione o spunto per miglioramenti xD
è un'idea idiota che mi è venuta almeno un mese fa e non so manco dove finirà questa storia sinceramente..... però tentar non nuoce quindi... eccola qui xD

Ringrazio come sempre chi (con molta pazienza xD) è arrivato sino a qui a leggere e chi mi segue ;-D
un bacio ;-*
AsanoLight!

   
 
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