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Autore: Namiko TV    21/08/2014    11 recensioni
[Creepypasta]
Voglio raccontarvi una storia , ma non di fantasia.
Voglio raccontarvi come sono diventata una Creepypasta.
Dalla storia :
«Taylor ma cosa?!»Mi chiese con la faccia inorridita .
«Non sei ancora fiera di me ,vero?!Contenta ora?!Non sono più una papa molle!» Gli urlai .
«Io non intendevo questo!Sei diventata un mostro!»
«Cosa !?Io sarei il mostro?!Io sarei il mostro?!È tutta colpa tua se sono ridotta così!...»
«Colpa mia?!»
«Si colpa tua!È colpa tua se non ho mai avuto amici ,è colpa tua se mi hanno rapito ,è colpa tua se mi hanno sempre fatto soffrire!»Mi avvicinai a lei .
«Meriteresti di morire nel modo più atroce!»Gli dissi puntandogli la lama al collo .
«Però sei pur sempre mia sorella...»Dissi ,con le lacrime che scendevano dai miei occhi.
Genere: Azione, Horror, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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Taylor Amber Smith:



Mi presento, il mio nome è Taylor Smith.

Vivevo a Cleveland con la mia famiglia:

Mia madre Ruby Collins, mia sorella maggiore Jasmine, mia sorella minore Rachel e nostra nonna Catherine Howard .

Vi chiedete dove sia mio padre, vero?
Beh... Anch'io qualche volta mi soffermo a pensarci.

Quando mia madre tornò dal ospedale dove aver partorito Rachel, mio padre se ne era già andato. Aveva raccolto le sue cose e ci aveva abbandonato senza lasciare neanche un bigliettino con una spiegazione.
Ricordo quel giorno come se fosse stato ieri, anche se sono passati 6 anni.

Senza il sostegno economico di papà, mamma dovette lavorare il doppio.
Eravamo molto piccole a quei tempi, quindi chiamò nonna Howard per farci da babysitter a tempo pieno.

Rachel era ancora neonata, quindi nonna non prestava molta attenzione a noi due, avvolte ci ignorava completamente.

Per questo fatto sono cresciuta quasi senza amore, eravamo solo io e mia sorella nel nostro mondo di fantasie.

Questo fino a quando Jasmine entrò alle scuole medie. Vedeva tutti i maltrattamenti che alcuni ragazzi subivano e non voleva che capitasse la stessa cosa anche a lei. Così divenne una bulla.

Anche se nessuno oso mai di mancarmi di rispetto o picchiarmi, fu emarginata proprio per quel motivo.

Non ebbi mai degli amici, tutti avevano paura che io fossi come mia sorella. Avvolte mi confondevano con lei perché avevamo gli stessi lineamenti del viso.

Però io al contrario di lei avevo: Occhi marroni oscuro, capelli lunghi come i suoi ma neri come il carbone.

Mi sentivo sempre più sola, mia sorella si era allontanata da me e non avevo nessuno con cui stare.
Non sentivo più il calore di un abbraccio o un “ti voglio bene” che mi scaldassi il cuore.

Però avevo qualcos'altro a scaldarmi nei momenti di tristezza. Il mio accendino nero. Vedere il fuoco mi calmava e mi asciugava le lacrime. Il suo calore mi riscaldava, per quei pochi minuti che restavo a fissarlo il freddo abbandonava il mio e sentivo una sensazione di conforto sia esteriormente che internamente.

Quando mia sorella finì la scuola media le cose si misero male per me.

Tutti i nemici di Jasmine cominciarono a prendersela con me, erano tutti ragazzi e ragazze più grandi.
Quei due anni fui umiliata e maltratta.

Quando ero in seconda media cercavo di ignorarli, ma quando arrivo la terza non ce la facevo più. Era sempre peggio e le parole si trasformarono in pugni. Dopo un po' di tempo cadì in depressione:

Mangiavo poco, ero più silenziosa del normale e dormivo ogni volta meno la notte .

L'unica cosa che mi confortava era il mio accendino. Restare a vedere la fiamma era una cosa rilassante che mi faceva sentire di bene e sorridevo di nuovo.
Anche nessuno si accorsi del mio momento di tristezza a mia sorella vennero dei sospetti, così mi chiese alcune volte cosa avevo, io la cercavo di assecondarla rispondendo ogni volta che ero non lo sapevo ne anch'io, che forse avevo ero solo un po' nervosa.

Lei credetti alle mie parole per un po', ma quando tornai a casa con un livido in faccia si preoccupò.

«Cosa ti successo?!» Mi chiese Jasmine guardandomi la guancia.

«Beh...Il fatto è che...» Rispose a mia sorella ,mentre abbassavo lo sguardo.

«È da tempo che sei strana, dimmi subito la verità!»Mi urlò mentre mi scuoteva le spalle.

«La verità è che... È che sono una bulla anch'io e oggi ho fatto a botte!» Mi inventati sul momento.

Jasmine tirò un respiro di sollievo e disse:

«E io che mi stavo preoccupando che tu fosse una pappa molle! Fai attenzione la prossima volta e non farti scoprire.»

Dopo se ne andò.

Perché ho mentito? Non volevo sembrare debole ai suoi occhi, di certo si sarebbe sicuramente vergogna di me se avrebbe scoperto che ero stata picchiata.

Ora ho 15 anni ma sono ancora nelle medie perché sono stata bocciata in terza.
Niente cambiò, ero ancora, purtroppo, la ragazza emarginata che tutti prendevano in giro.

Ricordo che era martedì 1° maggio.
Faceva freddo, quindi indossavo la mia felpa verde oscuro, insieme ai dei pantaloni neri con delle scarpe da ginnastica del medesimo colore.
Quel giorno decisi di prendere una scorciatoia, per evitare quegli stronzi che mi tormentavano.

Camminavo tranquillamente, il cielo era grigio e si sentiva soltanto le foglie, degli alberi che erano ai bordi della strada, scosse dal vento gelido di quel giorno.

Non c'era nessuno per strada, da un po' di tempo mi sentivo strana e quel giorno era la stessa cosa. Accelerai il passo e abbassai lo sguardo. Ad un certo punto una mano mi tappo la bocca, era un uomo con un passamontagna.

Cercai di liberarmi ma fu tutto inutile.

Il rapinatore mi trascinò in una macchina grigia, dove c'erano altre due persone:
Una donna, nel sedile posteriore, con lunghi capelli castani, occhi color cioccolato, teneva una bellissima maschera argentata, un giubbotto bianco aperto e una camicia celeste.
L'uomo che guidava aveva i capelli neri, occhi come la donna, un gilè nero con una camicia a maniche lunghe grigia, aveva metà volto tappato da una sciarpa nera con marrone, ma si vedeva che era aveva fra i venti anni.

Avevo il cuore in gola, avevo molta paura tuttavia cercavo di non dimostrarlo.

Ci furono circa due minuti di silenzio, poi trovai il coraggio di parlare.

«Chi siete e c-cosa volete da me?»

«Tranquilla carina, starai con noi per un po' di tempo.» Rispose la signora.

«Abbiamo notate che eri sempre sola. Quindi eri perfetta .» Mi disse il conducente.

«Come perfetta? »Chiese con voce confusa.

«Certo che eri perfetta. Eri sempre da sola e indifesa. È ovvio che sarebbe una cosa facile prenderti.»Rispose l'uomo con la maschera.

«Però ora basta con le ciance... »Disse la donna prima di mettermi K.O, colpendoli alla nuca col manico della pistola.

Mi risveglia in una specie di capannone degli attrezzi , c'era un tavolino da lavoro, con alcuni attrezzi sopra, era molto buio, entravano alcuni raggi di luce da alcuni buchi nel tetto.

Avevo le mani dietro la schiena che erano state legate col lo scotch grigio, stessa cosa coi piedi.Volevo urlare per chiedere aiuto però avevo anche la bocca tappata.

Ero ancora molto confusa e non riuscivo a ragionare bene. Cominciai a colpire le pareti con la testa e con i piedi, poi arrivarono i tre di prima.

«Adesso basta!»Mi urlò quello più vecchio dandomi un ceffone.

Io continuai a fare versi e a sbattere i piedi.

Così lui cominciò a darmi i calci, fino a quando non cadi a terra, poi se ne andò.

Quella notte ebbi poca paura, sapevo che la polizia mi stava cercando e che mamma mi sarebbe venuta a prendermi, ne ero convinta.

Il secondo giorno l'uomo ritorno col mio cellulare in mano e cominciò a chiamare al numero di mia madre.

Ci parlarono per un po' e dissero che mi avrebbero liberato in cambio di 20.500 dollari, ma niente polizia e che avevano fino a domenica o mi avrebbero sparato alla testa. Poi mi fecero parlare con lei.

«Taylor tesoro mio!»Mi disse mia mamma piangendo.

«Mamma...Non ti preoccupare sto bene...»

«Ti...Ti prometto che verrò a prenderti.»

«S-sul serio me lo prometti?»

«Certo. Non permetterò che ti facciano del male.»

 A quel punto riprese il telefonino e continuarono a parlarci.

Per gli altri due giorni successivi mi diedero da bere acqua e mangiare un pezzo di pane, dopo di che mi lasciavano alla mia agonia.

Mi sentivo sempre peggio e mi era tutto confuso.
Penso che mettevano qualcosa nel acqua per farmi stare ferma.

Il quarto giorno chiamarono mia madre, lei disse che stava radunando i soldi e che non avevano chiamato la polizia.

Quel giorno ero molto agitata così ricominciai a battere i piedi sul muro.

Il ragazzo arrivo e mi diede qualche sberla, dopo di che mi tolse lo scotch dalla bocca e mi chiese:

«Capito chi è il capo stupida stronzetta?!»

«Di certo non tu lurido pezzo di merda. Tu sei un complice nient'altro.» Risposi io a bassa voce.

Il tizio con la sciarpa si incazzò e cominciò a darmi dei a darmi pugni e mi strangolò per un po'.
Mi lasciò li come se niente fosse, ero fra le lacrime. Ma mi consolavo pensando a mamma, Jasmine e Rachel.

Il giorno dopo ritornarono in tarda sera col cellulare e chiamarono di nuovo mia madre.

Ma questa volta disse una cosa che mi ferì.
«Mi... Mi dispiace ma non abbiamo tutti soldi...»Disse mia madre disperata.

«Davvero?Che cosa interessante...Conosceva i nostri patti.» Rispose l'uomo con la maschera.

«La prego non gli faccia niente!»

«Mi dispiace ma ora dica oddio a sua figlia.»

L'uomo chiuse il telefono in faccia a mia mamma e tutti si tolsero la copertura.

«La uccideremo domani, ora sono stanco.»

Disse il quarantenne .

«Va bene pa... »

«Certo caro...» Dopo aver detto questo se ne andarono.

Io rimasi gli a guardare la parete piangendo e pensavo:
''Mamma mi aveva promesso di venirmi a prendere...Ma io sto ancora aspettando... Mi... Mi ha tradito... Io mi fidavo di lei... Invece mi ha abbandonato... Mi ha lasciato qui al mio destino...''

A quel punto la mia espressione cambiò, divenne piena di rabbia, le lacrime smisero di uscire di colpo.

''Me la pagherà per questo...Tutti quelli che mi hanno fatto soffrire me la pagheranno cara! A cominciare da quei tre...''

Feci passare le braccia fra le gambe e quando erano davanti a me tolsi il nastro adesivo dalla mia bocca, dopo cominciai a mordere quello fra le mani fino a quando non fui libera.

C'era una bottiglia d'acqua piena di benzina, bucai il tappo con dei chiodi in modo da fare due piccoli buchi da dove spruzzava il carburante. Poi prese un taglierino che era sopra al tavolo e uscì fuori. Quel idiota del figlio aveva dimenticati di chiudere la porta a chiave.

Il ragazzo mi vide dalla finestra e scese a prendermi per lasciarmi “al mio posto”.

Mi prese per il polso, però io gli feci un taglio nel braccio. Tratto di saltarmi addosso ma io lo spinse più in là con un calcio. Mi diede dei pugni e mi mise a terra, sputai sangue, però non sentivo quasi niente. Avevo l'adrenalina al massimo, non mi sentivo più io e mi piaceva. Gli saltai addosso, lo presi per il collo e gli tagliai la gola, però respirava ancora. E
Era terrorizzato e pallido, gli toccai la guancia e sentii che era freddo.
Lo ricoprì di benzina lui mi disse:

«Tu...Tu cosa...cosa sei?»

Io gli sussurrai:
«Shhh...Ora sarai al caldo.»

Presi il mio accendino che avevo in tasca e gli diedi fuoco.

Era bellissimo, il fuoco sembrava così elegante e delicato, sentivo il caldo che si avvicinava al mio corpo e sentivo l'odore di carne bruciare, ma non schifava al contrario, mi piaceva .

Rimasi a guardare per un po' e poi andai a completare il lavoro.

Entrai in casa e vidi la mia immagine riflessa su uno specchio. Ero ricoperta di sangue e sul mio volto avevo un sorriso malefico.
Salì pian piano le scale, mi ritrovai nella camera da letto dei rapinatori, cominciai a ricoprirla di benzina , fino a quando la donna si svegliò, probabilmente per l'odore del carburante.

Io gli tappai subito la bocca facendoli un gesto di silenzio :

«Shhh... Ora starete al caldo .»

La accoltellai allo stomaco, mentre al marito tagliai la gola, in fine gli ricopri di benzina.

Presi il mio accendino e diedi fuoco a tutto.

Restai in quella stanza ad ammirare la mia arte, il riflesso dei miei occhi era rosso e il mio sorriso non era mai stato così sincero, il fumo entrava nei miei polmoni e mi bruciava la gola, ma non dava nessun fastidio. Sentivo le urla della coppia, che dopo un po' si soffoco. Quelle lingue di fuoco erano la cosa più bella che io avessi mai visto, mi avvicinai troppo alle fiamme e mi bruciai metà volto. Dopo ne andai subito ma presi la maschera della donna, quella bellissima maschera argentata che ormai era bruciata per metà.

Così la indossai.

Andai a casa dove alle persone che amavo aspettava la mia vendetta. Entrai in camera di Rachel dalla finestra, dato che dimenticava sempre di chiuderla.
Mi tolsi la maschera, lei si sveglio e mi vide.

«Sorellona sei davvero tu?!»Mi chiese innocentemente .

«No piccola, questo è solo un sogno...» Risposi in modo più dolce possibile.

Gli accarezzai la guancia, era fredda, anche se era coperta con la trapunta.

«Hai freddo?» Chiesi con voce gentile.

Lei si limito ad annuire.

«Tranquilla...Ora starai al caldo... » Dissi ficcando il taglierino nel suo cuore facendola morire al instante.

Mi doleva un po' fare questo alla mia sorellina, ma anche lei centrava in questa storia.

Andai in camera di mamma, mi ero rimessa la mia maschera nel frattempo.

«Non doveva infrangere la promessa...»Sussurrai al suo orecchio.

 Lei si svegliò di colpo e guardo che avevo il taglierino e i vestiti ricoperti si sangue, si mise a tremare. Io gli tagliati la gola.

Poi andai anche in camera di nonna, la feci finita subito.

Dovevo fare una chiacchierata importante dopo.

Andai in camera di Jasmine.

Anche se avevo la maschera, lei si rese conto che ero io.

«Taylor ma cosa?!»Mi chiese con la faccia inorridita.

«Non sei ancora fiera di me, vero?! Contenta ora ?!Non sono più una papa molle!» Gli urlai .

«Io non intendevo questo! Sei diventata un mostro!»

«Cosa!? Io sarei il mostro?! Io sarei il mostro?! È tutta colpa tua se sono ridotta così!...»

«Colpa mia?!»

«Si colpa tua! È colpa tua se non ho mai avuto amici, è colpa tua se mi hanno rapito, è colpa tua se mi hanno sempre fatto soffrire!»Mi avvicinai a lei.

«Meriteresti di morire nel modo più atroce!»Gli  urlai puntandogli la lama al collo.

«Però sei pur sempre mia sorella...»Dissi, con due grandi lacrime che scendevano dai miei occhi.

Li feci la stessa cosa che avevo fatto a Rachel.

Avevo fatto scia con la benzina dalla camera della mia sorellina fino al esterno, quando fui fuori rimasi a guardare la casa e dissi:

«Ora starete al caldo...»

E appiccai l'incendio.

Restai ancora una volta ad ammirare la mia arte con gli occhi luccicanti e un sorriso che dava i brividi.

Ma poi corsi via quando sentii le sirene della polizia e dei pompieri.

Continuai a vendicarmi facendo a tutti lo stesso trattamento.

Nessuno fu escluso, uccisi sia quelli che mi avevano fatto soffrire, sia le loro famiglie, infine mandavo a fuoco le loro abitazioni.

Quando la mia lista nera finì, mi sentii persa non sapevo cosa avrai fatto, fino a quando...

Ero in una foresta molto fitta, erano passati già tre giorni dalla mia ultima vittima. Mi sentivo strana come prima che mi rapissero.

Sentii un fruscio e cominciai a correre senza meta, però sentivo che non potevo scappare.

Mi dovetti fermare davanti a me c'era una creatura : Molto alta, completamente bianca, con un abito elegante e dei tentacoli che fuori uscivano dalla sua schiena, la cosa che mi sorprese di più era il fatto che non avesse la faccia.

Mi dava i brividi solo a vederla.

Restai a fissarlo per un po' e poi chiesi:

«Chi sei tu? E cosa vuoi da me?!»

«Non ti preoccupare Taylor non ti farò del male.»

Rispose con una voce inquietante e profonda.

«C-Come sai il mio nome!?»

«Ti ho osservata per un po' e ho notato che hai del potenziale. Vuoi unirti alla nostra famiglia? Se verrai con me potrai fare i tuoi capolavori a tutti.»

«D-Dici sul serio?»

«Certo.»

«Tutti vedranno quello che so fare?»

«Esattamente.»

«Mi prometti che non mi farai del male?»

«Certo... Te lo prometto.»

In quel momento i miei occhi s'illuminarono di speranza, un vero sorriso apparve sul mio volto, e andai via con lui. Una nuova vita mi attendeva, ed è quella che faccio anche ora. Gli sarò sempre grata per quello che mi ha offerto.
In seguito lui mi disse il suo nome:

Slenderman.

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Ciao a tutti .

Questa è la mia prima creepypasta . So che ci sono degli errori ma io non gli vedo Scusatemi per la mia ignoranza .

Vi prego non siate troppo dure nelle recensioni T.T.

Namiko- Invece siate perfide .°U°.

No dai....

Se non capite qualcosa chiedete pure .^^.

Namiko- Tranquilla non tutti sono dei pirla come te...

Non sono una pirla , io dicevo che se non mi sono spiegata bene voi potete chiedere .

Questo è tutto...

Un abbraccio psicologico da me e Namiko .
**********************************
CANZONE DI ISPIRAZIONE: LIGHT 'EMP UP.
FALL OUT BOY.

-Now you'll warm...-

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