Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: glaenzendefrau    21/08/2014    3 recensioni
Ronald Knox cerca sempre di prendere la sua vita di segretario con filosofia.
Più o meno.
[Ronald/William one-sided]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Grell Sutcliff, Ronald Knox, William T. Spears
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mister Moneypenny






«Knox?»

Ronald alza lo sguardo dalla tastiera. Si prepara a roteare gli occhi e a far notare in tono assolutamente innocente che i dati che gli scorrono di fronte non si sistemeranno da soli, ma non riesce mai a fregare il suo capo.

«Cosa diamine è questa puzza?».

William ha le narici dilatate.

Ronald vorrebbe solo ribattere pensavo che la conoscesse fin troppo bene, questa puzza, ma non è nel suo stile. Opta per una scrollata di spalle di fronte a un paio di occhi indagatori che vogliono oltrepassare la trama di lana del maglione, aprire la cassa toracica e tirar fuori il suo cuore sanguinolento.

«Cervello in corto circuito?».

«I tuoi neuroni sono laccati con vernice per unghie?».

Come Ronald si diceva giusto un attimo prima, non riesce mai a fregare il suo capo. Continua però a ostentare un’espressione di stupito candore anche quando William piomba come un’aquila sulla sua scrivania e afferra la boccetta di smalto rosso nascosta dietro il portaocchiali.

«Non so come possa essere finita lì».

Per tutta risposta, William gli artiglia la mano chiusa a pugno accanto alla tastiera e la torce: ecco lì il mignolo e l’anulare color sangue. Sono tozzi e quadrati; sotto la luce grigia del mattino, sono così da uomo.

Touché. Trecce di lana bianca, pelle nuda, costole perlacee, cuore rosso come una mela marcia. La bugia sale spontanea alle labbra di Ronald con lo stesso sentore acido dello smalto che si asciuga.

«Oh, capo, non è assolutamente niente, solo una scommessa. Ha presente Cathy, l’addetta all’accoglienza novellini… sì, lo so che non si chiamano così, ma penso che lei abbia colto il senso… Mi ha sfidato ieri sera, tutto perché finalmente volevo vederla senza la faccia da serial killer che mette su per spaventare i più piccoli. Non ci si poteva tirare indietro» un’altra scrollata di spalle. «dato che ormai è una leggenda tra i poveri segretari come noi».

«Non mi pare che tu sia un povero segretario. Lavori meno degli altri». La fronte di William si distende… è un sorriso quello che Ronald vede comparirgli sulle labbra? Incredibile. Persino la luce del computer sembra più calda. «E non ti conviene laccare le unghie: ne basta una di primadonna qua dentro».

Annuiscono. Ronald osserva il viso triangolare del suo capo, la mascella che si allenta: per un attimo più lungo e più doloroso di quello impiegato a compilare moduli, Ronald si sente un umano incastrato in un fotogramma. Una persona paralizzata, bloccata proprio nell’attimo in cui si stava per alzare e sputare fuori, come una ragazzina, un potremmo incontrarci per una cena capace di mescolare le carte in tavola.

«Mi avete chiamato?».

Quando si parla del diavolo, spuntano le corna (o Sebastian Michaelis). Quando si parla di Grell Sutcliff, spuntano fiammate, forconi, completino sexy con paillettes, rossetto rosso e unghie femminee dipinte con due passate decise. Compare sulla soglia piroettando come un derviscio, le labbra incurvate in un sorriso sornione: persino l’aria viziata della stanza converge su di lei.

Spears? Spears distoglie l’attenzione dal segretario; lui passa al fotogramma successivo. Bastano due battiti di ciglia perché Grell afferri Spears sottobraccio, scocchi verso Ronald un caro, quel colore ti rende un po’ pallidino: non sarebbe meglio l’azzurro? e trascini via il suo capo verso avventure meravigliose, bambinetti inquietanti e Martini anacronistici.

Il segretario rimane quasi sempre in ufficio. Ronald sospira. Prima di concentrarsi di nuovo sulle file di dati a cui dare un senso, però, si premura di togliere lo smalto. Sfrega quella maledetta vernice sul maglione, proprio all’altezza del petto: melodrammatico, certo, ma il suo cuore zoppica.

Scuote la testa.

Appunto mentale, si dice, mentre ricomincia il ticchettio di una sonnolenta mattinata di lavoro. Abbraccia l’esistenza tranquilla e monotona del segretario. O, dopotutto, esci con Cathy. Le giacche stirate e i polsini inamidati sono sopravvalutati.

Si rende conto di essere un perfetto bugiardo.






   
 
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