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Autore: Laylath    21/08/2014    3 recensioni
(spin off di Un anno per crescere)
Le loro vite sembravano così tranquille e delineate, i piccoli grandi problemi dell'adolescenza che si accompagnavano al clima tiepido di quella fine d'estate. Rientrando a scuola nessuno pensava che i loro destini si sarebbero intrecciati in maniera indissolubile e che gioie e dolori li avrebbero accompagnati nel difficile percorso della vita.
E dopo i Falman ecco le vicende dei genitori di Kain e di quelli di Heymans.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Kain Fury, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Prologo.

1878. "Che lo spettacolo abbia inizio!"



1878
 
“Ellie Lyod, se non ti sbrighi finirai per far tardi il tuo primo giorno di scuola superiore! Scendi subito per la colazione e smettila di stare davanti allo specchio!”
“Arrivo, mamma!” esclamò la ragazza, in risposta alla voce che per la terza volta la chiamava dal piano di sotto.
Con un sospiro abbassò lo sguardo e squadrò con aria critica gli indumenti che aveva scelto per quel fatidico giorno. In genere l’azzurro le piaceva e, a detta di tutti, le stava molto bene, ma sembrava che quella gonna proprio non volesse dare le pieghe desiderate. E anche la camicetta a maniche corte non le sembrava niente di speciale o meglio non la valorizzava.
Insomma sembrava che tutto volesse andare storto proprio una mattina così campale.
Del resto inizio le scuole superiori: non sono più una bambina! Anche se non sembra che il mio corpo sia di questo avviso.
Rassegnandosi andò al grosso comò di noce e prese la spazzola, iniziando a pettinarsi i lunghi capelli neri, constatando con disappunto come fossero ribelli: proprio non ne volevano sapere di stare lisci come quelli di Annabell. Aveva sperato che almeno loro si dimostrassero collaborativi quella mattina, ma non c’era niente da fare. Le bastò vedere come continuassero ad arricciarsi in ciocche ribelli non appena terminava di passare la spazzola per capire che nessuna nuova pettinatura li avrebbe domati.
“Va bene, ho recepito il messaggio: trecce anche quest’anno…” sospirò.
Prese i suoi nastri dal cofanetto e con destrezza divise la sua chioma in due: le sue dita snelle e rapide furono abili a raccogliere ogni singolo ciuffo in due folte treccie che, alla fine, vennero spostate dietro la schiena. I ciuffi più corti invece si arricciarono ai lati della fronte, come sempre, rifiutandosi di collaborare minimamente per un aspetto finale più adulto.
“Primo giorno di scuola superiore – dichiarò, guardando allo specchio il risultato ottenuto – eppure sembro ancora una di prima media…uffa!”
“Ellie!”
“Arrivo, mamma!”
Non si poteva avere tutto dalla vita, questo era chiaro.
Di conseguenza, quando scese al piano di sotto per la colazione, Ellie Lyod, unica figlia di uno dei più grandi proprietari terrieri del paese, non era propriamente al settimo cielo. Tuttavia evitò di mostrare il broncio per evitare di attirarsi addosso qualche altro rimprovero da parte della madre.
“Buongiorno, papà – andò a baciare sulla guancia suo padre e poi fece altrettanto con la donna seduta accanto a lui – buongiorno mamma. Scusate il ritardo.”
“Più di mezz’ora per prepararti – la rimproverò Agnes Lyod, tirandole lievemente una delle grosse trecce – eppure non mi sembri assolutamente diversa da come ti vesti di solito. Posso sperare che i prossimi giorni sarai più puntuale?”
“Uguale al solito, vero? – la ragazzina sospirò sconsolata versandosi il latte – Proprio non sembro una studentessa delle scuole superiori.”
“Hai compiuto dodici anni ad aprile, tesoro, non puoi pretendere che il tuo corpo decida di cambiare in una notte solo per compiacerti. C’è tempo per queste cose, pensa piuttosto a farti onore anche quest’anno.”
“Oh, tranquilla, Agnes – Nicholas Lyod sorrise compiaciuto – sono sicuro che la mia splendida fanciullina sarà come sempre tra i migliori della sua classe.”
“Contaci, papà – Ellie sorrise, lieta di poter contare su questo punto di forza – farò del mio meglio. Però adesso devo proprio andare! E’ tardissimo e sono sicura che Annabell mi starà aspettando da un pezzo.”
“Potevi pensarci prima di stare così tanto tempo a prepararti.”
“Non accadrà più, mamma, promesso! – esclamò alzandosi dalla sedia e afferrando la tracolla che aveva precedentemente posato sul pavimento – Ma è il primo giorno delle superiori ed è un evento che non capita una seconda volta nella vita, me lo concederai. Buona giornata a tutti e due, ci vediamo all’ora di pranzo!”
 
“Ellie Lyod, se tardi un’altra volta in questo modo giuro che non ti aspetterò mai più!”
Il bel viso di Annabell McKenzie si contrasse in una buffa smorfia di disappunto. Ellie, ancora con il fiato corto, non poté far altro che congiungere le mani in gesto di preghiera e chinare il capo con profondo pentimento.
“Giuro, giurissimo, giurissimissimo! Non accadrà più, Annabell, come è vero che mi chiamo Ellie Lyod! Sono mortificata: non mi sono resa conto del tempo che passava… è che per il primo giorno delle superiori mi ero prefissata un’immagine di me stessa completamente diversa.”
“Intendi dire più adulta?” chiese l’amica con malizia, la sua rabbia che svaniva come neve al sole.
“Proprio così – Ellie recuperò una posizione eretta ed iniziarono ad avviarsi verso scuola – insomma, un’immagine per cui la gente che mi vede possa dire “Ah, ecco una ragazza di prima superiore. o qualcosa di simile. Però non credo di aver avuto successo.”
“Se ti riferisci al tuo abbigliamento stai bene come sempre.”
“Lo so, ma non è l’effetto da adulta che mi aspettavo.”
“Beh, ricordi cosa ha detto mia sorella? – Annabell la squadrò con aria di chi la sa lunga – il corpo inizia a crescere dopo che ti arriva il menarca. Come è successo a me proprio questa settimana!
“Eeeh? – Ellie si fermò interdetta in mezzo alla strada – Che cosa? Ti è venuto il ciclo?”
“Proprio così, mia cara – sorrise Annabell, guardandosi intorno per controllare che nessuno potesse sentire quei discorsi strettamente confidenziali – a suggellare il mio ingresso nel mondo delle donne: dovevi vedere mia madre, era commossa. Ha detto che non ci voleva credere che fossi cresciuta così tanto in un’estate.”
“Non ha tutti i torti…” ammise Ellie, guardando con un briciolo d’invidia la sua migliore amica.
Sembrava che quell’estate il sole avesse deciso di dare particolare forza al corpo di Annabell: era cresciuta di almeno due centimetri e non era più così piatta come alla fine della scuola. Alla luce della nuova rivelazione, Ellie vedeva chiaramente come ci fosse un nuovo inizio di rotondità nei fianchi e nel petto, anzi in tutto il corpo che era chiaramente più maturo.
Che diamine, perché l’adolescenza non vuole proprio sapere di arrivare anche per me?
“Perché fai quella faccia? – le chiese Annabell – A te ancora niente, vero?”
“Niente di niente.” ammise Ellie abbassando lo sguardo
“Oh beh, lo sai che non c’è un’età prestabilita per queste cose. Comunque, nonostante il tuo pessimismo, potevi fare qualche commento sulla mia nuova pettinatura, sai. Almeno tra migliori amiche si fa così.”
“Cosa? – la bruna spostò la sua attenzione sull’amica con aria colpevole: era così presa dai suoi problemi che non ci aveva fatto proprio caso – Oh, diamine! Niente più trecce!”
“Visto? Ho chiesto a mia madre se potevo smettere di farle, le trovo così infantili: ed ecco qua una bella coda! Il nastro me l’ha regalato mia sorella, lei ne ha così tanti. Oh, scusa, non volevo dire che le trecce sono infantili…”
“Invece lo sono, – sospirò Ellie che invidiava tanto i capelli lisci e biondi dell’amica – ma sono anche l’unico modo per tenere a bada questi stupidi capelli neri. Se mi facessi la coda come te sarebbe un disastro: i ciuffi andrebbero ovunque.”
“Siamo alle superiori ormai, stai tranquilla che i ragazzi non saranno più interessati a tirare i capelli alle femmine. Ah, maschi! Adesso è finalmente arrivato il momento di guardarci intorno.”
“Mmmh, – Ellie era molto perplessa in proposito, nonostante tutti i discorsi che avevano fatto durante le passeggiate estive – ma forse dobbiamo aspettare almeno al secondo semestre; che ha detto tua sorella su questo argomento?”
“Fidati di me, a guardare non si rischia niente: tanto fino alla festa del primo dicembre non si tentano approcci – Annabell annuì con convinzione, come se dalle loro prossime mosse fosse dipeso il loro futuro sentimentale – E ricorda, la cosa migliore è guardare fino alla terza superiore, dopo sono troppo grandi e non ci degnerebbero nemmeno di un’occhiata: tanto vale evitare da subito false speranze.”
“Ho paura che a me non guarderanno mai a prescindere dalla classe: insomma, oggi allo specchio mi sembrava di essere una studentessa di prima media. Sono piatta e tremendamente infantile con queste trecce. Accanto a te poi sfiguro…”
“Ma finiscila. Sei carina ed intelligente: nella tua pagella di fine anno hai avuto una menzione speciale da parte del preside come miglior scrittrice delle scuole medie. I tuoi temi sono dei veri capolavori, così come le tue poesie: sei una ragazza dall’animo romantico, Ellie, darei chissà cosa per avere un briciolo della tua fantasia.”
“Vorrei che anche il mio corpo fosse più fantasioso.”
“Vedrai che arriverà il momento. Ehi, guarda, ci sono Sally e Hilary… buongiorno ragazze!”
Ellie rimase lievemente indietro, mentre Annabell correva a salutare le loro compagne: anche loro sembravano terribilmente cresciute.
Dannazione, perché solo io…?
 
“Ultimo anno di scuola! Ed ultimo anno in cui quello stupido mi rovinerà le giornate! Non mi sembra vero, quasi quasi piango dalla gioia!”
Laura stiracchiò le braccia con grande soddisfazione, quasi colpendo il suo compagno di classe in piena faccia. Inarcò la schiena ed espose il viso all’ancora caldo sole del primo settembre. Con quella mossa i suoi capelli rossi caddero ancora di più sulla schiena, in una morbida cascata di fuoco.
“Se parti così prevenuta temo che anche quest’anno sarà una vera sofferenza per te.”
Andrew sorrise con rassegnazione, scuotendo lievemente la testa castana: sapeva che tra il docente di lettere e la sua migliore amica non correva buon sangue. Non che quell’uomo fosse tra gli insegnanti più apprezzati dagli studenti, ma sembrava che lui e Laura Hevans facessero gara per indispettirsi a vicenda.
“Prevenuta? – lei subito socchiuse gli occhi grigi, fissando Andrew con insofferenza – Mi odia, è un dato di fatto! Vogliamo ricordare quell’ingiustissima sufficienza stiracchiata nell’ultimo compito dell’anno? Ti giuro che stavo per tirargli il quaderno addosso, infame vecchio… borioso… arrogante… stupido!”
“Ehi, ehi, Laura – Andrew dovette trattenere la risata – suvvia calmati. Rovini il tuo bel visino da folletto con tutto quell’astio.”
“Parli così perché sei sempre stato il primo della classe ed i docenti ti hanno sempre tenuto in grande considerazione.”
“E dai…”
“Io invece con quell’uomo per strappargli un voto decente devo stare ogni volta china sui libri giorni interi, mentre per le altre materie non ho simili difficoltà. E’ solo persecuzione nei miei confronti, te lo dico io.”
“Fidati, Laura – dichiarò – non credo che il professore abbia voglia di infierire ancora su di te. E’ che ormai tu hai una reazione allergica non appena apri un libro di letteratura.”
“Me l’ha fatta odiare… e tu non fare quel sorriso divertito, Andrew Fury.”
“Non ho nessun sorriso divertito, semplicemente mi godo questa bella giornata.” mentì lui.
Non aveva intenzione di ferire la dignità della sua migliore amica, tutt’altro, ma a volte Laura Hevans si lanciava in veri e propri melodrammi. Ma faceva parte del suo carattere peperino, in perfetto tono con i capelli rossi.
Riflettendoci erano estremamente diversi tra di loro, ma sin dalle elementari avevano stretto una forte amicizia: Laura gli piaceva perché aveva sempre il sorriso pronto, qualche scherzo da fare, una battuta da dire, persino le prese in giro da parte sua erano divertenti.
Forse era così attirato dalla sua personalità perché andava a compensare la sua serietà: se doveva essere sincero lei e suo fratello avevano completamente rivoluzionato la sua vita troppo basata sui libri e sullo studio.
“E così è l’ultimo anno – la voce di Laura si era finalmente calmata e, come sempre, sembrava capire al volo i pensieri dell’amico – e poi questi tredici anni come compagni di classe saranno solo un ricordo. Mi sembra così strano pensare che l’anno prossimo, in questo giorno, tu sarai ad East City per l’Università.”
“Non sono ancora stato ammesso – scrollò le spalle Andrew fingendo noncuranza – l’esame di ammissione sarà a luglio e dicono che sia molto difficile. Da quanto so una buona percentuale di studenti viene bocciata: non c’è nessuna garanzia che l’Università mi apra le sue porte.”
“E a chi dovrebbe aprirle se non a te?”
“Dovrò mettermi sotto quest’anno. Dovrò studiare tantissimo rispetto al programma ordinario che dovremo fare a scuola: ci sono diverse materie che dovrò preparare per conto mio. Il livello che raggiungiamo qui in paese non mi basterebbe.”
“E’ di questo che hai paura? – la ragazza si fermò e gli prese un braccio – di non essere all’altezza solo perché non sei un cittadino, ma vieni da una piccola realtà come questa?”
“Non l’ho mai detto! Però non nego che… oh, ma stai tranquilla, Laura, ho intenzione di dare tutto me stesso per quell’esame. Andare all’Università è sempre stato il mio grande sogno e farò di tutto per realizzarlo.”
Disse quelle parole con sincera convinzione. Il suo mondo ruotava intorno alle leggi matematiche, fisiche, sulla statica di qualsiasi edificio, oggetto, materiale. Aveva sempre avuto le idee chiare sul proprio futuro e aveva deciso di andare all’Università sin da quando era in prima media.
Certo era strano pensare che suo padre facesse il notaio e che dunque lui avesse scelto un indirizzo di studi completamente diverso. Era forse l’unica cosa che gli dispiaceva: sapeva bene che il suo genitore aveva sperato che intraprendesse un tipo di studi diversi dall’ingegneria, in modo da affiancarlo nel suo lavoro di notaio. Ma nonostante tutto aveva rispettato i suoi desideri e, assieme alla moglie, l’aveva appoggiato in questa sua scelta.
“Bene, adesso mi sembra proprio il momento di smetterla con tutti questi pensieri sullo studio!” la voce gaia di Laura lo fece distogliere da quelle riflessioni personali.
“Tempismo perfetto per una dichiarazione simile, Laura Hevans – ridacchiò – siamo all’ingresso di scuola e non pensare allo studio non sarà molto produttivo.”
“Davvero spiritoso, Andrew Fury – mise il broncio lei – sono quasi tentata di tenere la bocca chiusa e non darti la notizia.”
“Va bene, ti chiedo scusa. Forza, dimmi pure.”
Lei lo squadrò con aria dubbiosa per qualche secondo, ma poi non ce la fece a tenere quella facciata di indifferenza e battendo le mani come una bambina estasiata esclamò:
“Indovina da chi è arrivata una lettera proprio ieri annunciando il suo rientro?”
Andrew si illuminò in viso e afferrò le spalle dell’amica.
“Henry torna in paese? Fantastico! Mancava ormai da cinque mesi .”
“Proprio così – annuì la ragazza con gioia –  il mio fratellone torna a casa! Pare che massimo entro novembre il suo plotone avrà un periodo di licenza e questa volta si fermerà per diverso tempo, forse due mesi. Vedessi, i miei non stanno più nella pelle: mia madre è sovreccitata più che mai… non la vedevo così da quando Henry ha terminato l’Accademia.”
“Adesso è caporale, vero?”
“Proprio così: nell’ultima lettera mi ha scritto che conta di diventare sergente nell’arco di due anni. Pare che sia molto stimato dai suoi superiori, ma del resto Henry è sempre stato perfetto.”
“Anche tu sei perfetta, piccola Laura.”
“Sono più grande di te di tre mesi, Andrew, non dimenticarlo.”
“Oh, certo, ma non sono io quella che sta saltellando allegramente intorno all’altro, manco avessi sette anni.”
“E allora? Sono solo felice… e siccome lo sei anche tu – e gli afferrò le mani iniziando a coinvolgerlo in un girotondo – allora dimostralo assieme a me!”
“Laura! E dai smettila!” arrossì, mentre buona parte dei ragazzi assisteva a quel siparietto così infantile.
“E dai, Andrew! Solo perché devi andare all’Università non vuol dire che debba fare il serioso tutto il tempo.”
“Laura Hevans – scosse il capo lui con rassegnazione, dopo essersi liberato dalla stretta – a seconda di come ti comporti a volte mi chiedo ancora perché tu sia in classe con me e non in terza elementare.”
“Credi che starei ancora bene con le trecce?” scherzò lei prendendosi i capelli con due mani e facendosi due code improvvisate.
“Sembreresti sempre un folletto con quei cappelli rossi e quelle lentiggini.”
“Spiritoso, davvero spiritoso… e comunque preferisco efelidi, è più carino.”
“Lentiggini, efelidi che differenza fa – scrollò le spalle lui – non cambi se uso un termine o l’altro, amica mia. E non sai quanto la cosa mi renda felice: se un giorno mettessi il broncio o diventassi triste sarebbe davvero un lutto per me.”
“Allora mi assicurerò di essere sempre allegra, tranquillo. Forza e coraggio, Andrew, che il nostro ultimo anno da studenti abbia inizio!”
 
“Ecco! Li vorrei proprio come quella ragazza!”
Ellie afferrò Annabell per la spalla ed indicò i giovani che stavano procedendo dall’altra parte del cortile, assieme agli altri studenti degli ultimi anni.
“Che cosa vorresti?” chiese l’altra perplessa.
“I capelli! Guardali: sono mossi e le cadono sulla schiena in maniera meravigliosa. Darei qualsiasi cosa per poterli tenere sciolti in quel modo.”
“Vogliamo provare?” chiese con malizia la biondina, prendendo una delle folte treccie di Ellie.
“No! Non scioglierla che poi è un disastro rifarla – si impanicò lei – e poi mi hai visto come sono a capelli sciolti… a volte sarei tentata di tagliarli, ma tanto so bene che anche corti non farebbero altro che stare dritti.”
“E dimmi, li vorresti rossi come lei? Però penso che dovresti pagare un grosso prezzo in lentiggini.”
“Parlavo solo del tipo di capelli, non del loro colore… se proprio devo scegliere li vorrei biondi, come i tuoi. Quando li hai sciolti sembrano il grano nel momento più bello dell’anno, oppure il sole che risplende e…”
“Ci risiamo, ecco che rinizi con le tue follie poetiche – Annabell sospirò – insomma, scusami tanto, ma preferirei che fosse un ragazzo a farmi simili complimenti, non la mia miglior amica.”
“Mi stai disdegnando?” Ellie era profondamente contrariata.
“Ahah! Ellie Lyod sei proprio una stupida! – la prese in giro l’altra, abbracciandola – Come se non fossimo migliori amiche da sempre! Non potrei mai disdegnare i tuoi continui romanticismi, lo sai bene. Capelli ribelli o no, credimi che sei una delle testoline più creative che abbia mai conosciuto.”
“Perché invece non confessi che stai solo cercando di guadagnarti una fetta di torta per merenda?”
“Beh, sbaglio o mi avevi promesso che per il primo giorno di scuola avresti fatto quella margherita che ti esce splendidamente?”
“Promessa mantenuta.” rise Ellie, restituendo l’abbraccio.
“Molto bene! Allora, Ellie Lyod, siamo pronte ad affrontare la nostra nuova vita da studentesse delle superiori?”
“Assolutamente, Annabell McKenzie – la ragazzina volse lo sguardo verso l’ingresso della scuola – che lo spettacolo abbia inizio!”





* tenete conto che l'età in cui si va a scuola non è regolamentata, dunque non deve sorprendere che Ellie abbia 12 anni e sia già in prima superiore. _________________________
nda.
Finalmente sono riuscita a trovare un titolo per lo spinoff, rendendo uno pseudo omaggio agli Dire Straits (walk of life).
Eccoci arrivate alle vicende di Andrew, Ellie, Laura e tutte le persone che girano loro attorno. Sono i personaggi di cui ho fatto più flashback nell'opera principale e sarà una vera sfida ricollegare tutto quanto. Ma allo stesso tempo è anche la storia che attendevo di più, perché dopo quello che ho creato, non vedevo l'ora di approfondire ulteriormente questi personaggi ^^
A questo giro non posso promettere disegni di Mary, considerato che è stra- impegnata con l'università. Se ne comparirà qualcuno sarà una bella sorpresa anche per me :)
Edit: eccolo invece un bellissimo disegno che comparirà ad inizio di ogni capitolo!
  
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