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Autore: allison742    21/08/2014    2 recensioni
- Tra vent’anni non sarò tormentata dalle cose che avrò fatto, ma da ciò che avrei dovuto fare; da quelle cose che riuscivano maledettamente bene a nascondersi dietro la codardia. Per questo sono tornata.
Harvey lasciò il tempo alle sue parole di fare effetto. Poi trovò il coraggio di dire:
- Quindi, se ho ben capito, sei tornata per me.
- Mi dispiace che sia proprio io a dovertelo dire, ma il mondo non gira intorno ad Harvey Specter.
Lui scoppiò a ridere, subito seguito da Donna che cercava in tutti i modi di smorzare la tensione che si era creata in quel momento di intimità.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Paulsen, Harvey Reginald Specter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come lo spieghi ad una persona che hai bisogno di lei?
 


 
Crocetta a destra. Crocetta a sinistra.
Firma.
Crocetta a destra. Crocetta a sinistra.
Firma.
Crocetta a destra. Crocetta a sinistra.
Firma.
Avrebbe potuto andare avanti per ore. O meglio, avrebbe dovuto andare avanti per ore, se voleva consegnare tutti i documenti revisionati e siglati per il giorno dopo.
Se non fosse così bravo nel suo lavoro, Jessica lo avrebbe già ucciso da un pezzo: era in ritardo con i fascicoli. Di nuovo. Per la terza settimana consecutiva.
Alzò lo sguardo per stendere i muscoli doloranti del collo. L’ultima volta che gli occhi avevano abbandonato gli innumerevoli fogli di carta, c’era ancora il sole.
Ora la città si era animata, mostrandosi per la sua vera natura: locali di mille colori, fari di automobili, semafori, pubblicità.
Un’immensa distesa di luci, che raccoglieva ogni possibile sfumatura, si scorgeva dai vetri delle enormi finestre.
Lo sguardo passò con desiderio dai palloni da basket al comodo divano; fu quasi tentato di alzarsi, ma il pensiero del suo nome sulla parete dello studio lo riportò al risvolto noioso del lavoro.
Crocetta a destra. Crocetta a sinistra.
Firma.
Crocetta a dest…
- Harvey, potresti firmare queste carte prima di andare a casa? Sono per la banca.
- Dannazione!
- Tutto bene?
- No, Donna, no. Non va affatto tutto bene! Ho passato ore a firmare fogli che non ho nemmeno letto e tu, senza bussare, entri a dirmi che devo siglarne altri. Mi distraggo abbastanza per conto mio, ora ti ci metti anche tu?! Sei la mia segretaria, per l’amor del cielo! Dovresti facilitarmi il lavoro, non appesantirlo o interromperlo!
Lei lo guardò negli occhi, lasciò evaporare la rabbia, non aprì bocca.
Si voltò, posando le buste sulla sedia. Fece per aprire la porta, quando si sentì chiamare.
- Donna…
- Non serve. Sei stato abbastanza chiaro. Ci vediamo domani, sempre che tu voglia.
- Aspetta! – urlò lui, prima di alzarsi e correrle incontro.
- Le serve altro, Mr. Specter?
- Smettila di fare così…
- Giusto. Mi dispiace. Mi dispiace se faccio il mio lavoro maledettamente bene, anche se a quanto pare ho un capo che non ne riconosce il merito. – lo interruppe a testa alta, appoggiando le mani sui fianchi.
- Cosa dovrei dire, “Scusami”?
- Sarebbe un ottimo inizio, suppongo. Oh no, aspetta… sai cosa vuol dire? Perché tali parole non sono mai uscite dalla tua bocca.
- Così esageri. Ok, mi dispiace. Non avrei dovuto reagire in quel modo. – le disse, canzonando.
- Non cambierai mai… - sorrise sarcastica, cercando di voltarsi.
Harvey la prese per un polso, facendola avvicinare a sé. Rimasero in silenzio, scrutandosi negli occhi, facendo scorrere le emozioni ed i sentimenti.
- Wow, sono riuscito a zittire Donna Paulsen.
- Non sono zitta. Dentro di me sto parlando, ma fidati se ti dico che non vuoi sapere cosa sto dicendo. – rispose con una punta di acidità.
- Hai ragione: non sono il tipo propenso a chiedere scusa.
- Tu dici?
- Ma una cosa l’ho imparata lavorando con te. – continuò, ignorando l’interruzione – Ho capito che si è veramente spietati solo con le persone che si sa di non poter mai perdere.
Le ci volle un attimo per replicare:
- Ci terrei a precisare che mi hai già persa. Una volta.
- Sì, ma sei tornata. O sbaglio?
Donna sospirò, prima di confessare:
- A volte è difficile dire addio. Altre volte è impossibile. – addolcì in tono, rilassando i muscoli.
I suoi polsi erano ancora incastrati nelle forti mani di Harvey, che le solleticavano la pelle con i pollici.
- Davvero per te è stato così… doloroso?
- Beh, come fai a guardare l’uomo che ami e convincerti che è il momento di andartene?
Si rese conto solo dopo che la sua bocca aveva agito molto prima del cervello.
Per la prima volta nella sua vita, il cuore aveva avuto la meglio.
Abbassò lo sguardo ed arrossì visibilmente; i muscoli ripresero le sembianze del marmo.
Sentì due dita calde sotto il mento, e fu costretta ad alzare il volto. La mancanza di coraggio la portò a spostare lo sguardo oltre le spalle di Harvey. Sentì la sua voce ovattata, a causa dall’emozione:
- È tutto a posto. – la rassicurò, spostando la mano dal mento alla guancia rossa.
La accarezzò ripetutamente, prima di avvicinare anche il volto e baciarla.
Poté giurare di aver colto una sorta di risposta, ma prima che la felicità riuscì a giungergli nel petto, lei si scostò.
- Non possiamo. Io non posso.
- Non ti sto chiedendo di sposarmi, Donna.
- Vedi? Questo è il problema.
- Vuoi che di chieda di sposarmi? – chiese, spalancando gli occhi.
Lei non poté fare a meno di sorridere.
- No, non intendevo quello. Sto dicendo che non prendi i rapporti sul serio. Questa per te sarebbe l’avventura di una notte; ma basterebbe per illudermi. E non mi va proprio di soffrire.
- Non credi che possa fare sul serio? È per quello che è successo prima? Davvero, ero stressato, non volevo risponderti in quel modo.
- Non è per prima. – rispose sorridendo accondiscendente – Ci vogliono tanti piccoli errori per distruggere una cosa, Harvey.
- Lo so, lo so bene.
- Io non credo.
- Sì invece! È vero, non sono il tipo che scrive i propri sentimenti sulla porta ogni mattina, ma un giorno, tempo fa, ho visto il modo in cui le lacrime scivolavano sulla tua guancia, e allora mi sono reso conto che non lo avrei permesso mai più. E, purtroppo, non sono neanche il tipo bravo a mantenere le promesse.
Donna non rispose, facendo un altro passo indietro.
- E tu? – Harvey cercò di cambiare approccio.
- Io?
- Sì: tu. Perché sei tornata? In fondo non ne avevi motivo, potevi semplicemente ignorare le mie continue suppliche e continuare per la tua strada. Ma non l’hai fatto. Perché?
- Le farfalle. - rispose lei, assorta nei pensieri.
- Come scusa?
- Stavo guardando le farfalle quando l’ho capito.
- Capito cosa? – chiese quasi spazientito. Deformazione professionale.
- Erano le quattro, faceva molto caldo quel giorno. Sai quando proprio fai fatica a respirare? Stavo pensando al fatto che l’amore più bello è quello che arriva gradualmente: vi conoscete, intrecciate le vostre vite per anni e quando qualcuno ti chiede di voi tu rispondi “No, figurati. È solo un amico, un collega”. Cerchi in tutti i modi di convincere te stesso di quella banale scusa, finché un giorno, all’improvviso, te ne accorgi: ti sei innamorato.
- Ogni riferimento è puramente casuale, immagino. – intervenne Harvey, sorridendo.
- Non interrompere. – lo ammonì – Stavo pensando a tutto ciò quando incominciò a piovere. Non avevo l’ombrello, e sono corsa nel primo negozio aperto. Feci un giro per prendere tempo ed aspettare che il temporale passasse. Notai una ragazza in fondo alla stanza, piangeva. La sua amica le teneva la mano, e sentivo che sussurrava: “Tranquilla, passerà.” E lei rispose: “Avrei dovuto impedirgli di arruolarsi! Avrei dovuto digli di non accettare quel lavoro. Non tornerà mai più… mai più.” e poi scoppiò di nuovo in singhiozzi. Mi voltai, e vidi degli adesivi a forma di farfalla. Fu in quel momento che capii: tra vent’anni non sarò tormentata dalle cose che avrò fatto, ma da ciò che avrei dovuto fare; da quelle cose che riuscivano maledettamente bene a nascondersi dietro la codardia. Per questo sono tornata.
Harvey lasciò il tempo alle sue parole di fare effetto. Poi trovò il coraggio di dire:
- Quindi, se ho ben capito, sei tornata per me.
- Mi dispiace che sia proprio io a dovertelo dire, ma il mondo non gira intorno ad Harvey Specter.
Lui scoppiò a ridere, subito seguito da Donna che cercava in tutti i modi di smorzare la tensione che si era creata in quel momento di intimità.
 - Ed ora che facciamo?
- Non lo so, sei tu l’avvocato. Tu risolvi le questioni scomode.
- Quindi ci ritieni una questione scomoda?
- No, Harvey. Ma dovresti saperlo meglio di tutti che è sbagliato fare progetti per il futuro senza tener conto che un giorno tutto potrebbe finire.
- Devo ammetterlo – sorrise lui – questa è in assoluto la frase più strana che abbia mai sentito per iniziare una storia.
- E chi ha deciso che stiamo iniziando una storia?
- Beh, io. A quanto pare devo risolvere le questioni scomode. L’ho appena fatto.
- Quindi ci stiamo provando? – chiese con una punta di malizia negli occhi.
- Solo se lo vuoi.
- Harvey, sono pagata per fare quello che dici tu. – concluse, e fece due passi avanti  afferrandogli la cravatta.
Lo attirò a sé, prima che lui potesse mostrare il sorriso di vittoria. Lo baciò con passione, spingendolo verso il divano.
Harvey si sedette, facendola accomodare sulle sue gambe, senza staccare le labbra dalle sue.
- Esiste un protocollo per questo, avvocato?
Lui rise, tirandola di nuovo a sé. Era una sensazione nuova, mai provata. E di certo non voleva smettere ora.
Passò una mano nei capelli rossi e lucenti, ripercorrendo con la mente tutte le volte che le sue narici erano state inebriate da quel profumo.
Donna gli mise le mani sul petto, cominciando a slacciare i bottoni della camicia. Lentamente. Con estrema calma. Stava succedendo davvero.
La sua mente non fece in tempo a realizzarlo, che la porta si spalancò, presentando un Mike spettinato e con la camicia stropicciata.
- Wow, io… wow! – riuscì a dire il ragazzo.
- Hai perso la mamma? – lo schernì Harvey, spuntando dalla spalla di Donna.
- A dire la verità volevo invitarti a bere una birra, ma vedo che sei impegnato. – commentò, senza perdere il sorriso.
- Qualcosa ti diverte?
- Ho vinto cento dollari, sono contento.
- Non potreste fare questa amorevole chiacchierata in un altro momento? È alquanto imbarazzante. – intervenne Donna, coprendo il petto di Harvey con una mano, il quale, ignorandola, urlò:
- Scommettevate su di noi?
- Ed io ho vinto. – confermò, allargando il sorriso sotto gli occhi spalancati del suo capo.
- Come hai fatto? L’ho capito anche io poco fa! – rispose, esterrefatto.
Donna si alzò, quella conversazione avrebbe dovuto finire al più presto. Maledetti uomini!
- Allora, caro Mike. Ora te ne andrai a casa. Ci vediamo domani.
- Ma deve risponder… - cercò di replicare Harvey, ma subito venne zittito dalla donna, che gli mise una mano sulla bocca.
- Vi amate così tanto che litigate come se non vi amaste, e non vi accorgete che lo state facendo, perchè non c'è niente al mondo che vi interessi più di ciò che pensa l'altro! – urlò Mike dal corridoio, soddisfando la richiesta del suo capo.
- Buonanotte! – gli urlò di rimando Donna, prima di riportare gli occhi su Harvey. – La vostra complicità mi stupisce ogni volta. E mi spaventa.
- Dovrai farci l’abitudine, tesoro.
- Non chiamarmi così.
- Dovrai abituarti anche a questo.- rispose, prendendola per i polsi e riportandola sulle sue gambe.
- Sarà tutto da vedere.
Harvey rise di gusto e, prima di riprendere il possesso della sua bocca, riuscì a constatare:
- Comunque vada, sarà una sorpresa!
 

 
Abbiate il coraggio di dire la verità.
Che sia un ti amo, un vaffanculo o un addio.
Ma ditelo.

 
   
 
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