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Autore: kbonny    21/08/2014    4 recensioni
A volte nella tua vita accadono cose che non puoi minimamente immaginare o prevedere. Cose che la vita può sconvolgertela, ma anche cambiartela, migliorarla, renderla unica e meravigliosa.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Jim, se possibile, spalancò ancora di più gli occhi.- Cosa…come puoi dire questo?-balbettò incerto.
Kate aprì la borsa tirando fuori la busta e sventolandogliela davanti agli occhi- Per questo!- ribattè lei –Ti dice niente?-
L’uomo boccheggiò osservando qui pochi caratteri.-E’…è….la scri…scrittura di Johanna-
-Appunto!- insistette Kate – Come te lo spieghi?-
-L’hai letta?-
-No, e non l’ha fatto neppure Emily…visto che è indirizzata a te!-
Ancora incredulo Jim prese la lettera e di sedette sul divano. Kate lo imitò subito dopo attendendo una risposta dal padre che al momento però non arrivò. Jim strappò con cura un lato della busta e aprì il foglio ripiegato in essa, lentamente come se temesse di sapere il suo contenuto.
 
Caro Jim,
se stai leggendo questa lettera significa che io non ci sono più e hai conosciuto il mio più grande segreto, così come la mia più grande bugia.
Mi dispiace di non averti mai rivelato dell’esistenza di Emily, mi dispiace di avertela tenuta nascosta, di averla abbandonata, mi dispiace che non abbia vissuto con noi, mi dispiace di essere rimasta lontana da te e di averti mentito su di lei.
Probabilmente sarai furioso, ne hai tutte le ragioni, ma se ho sempre taciuto sulla sua esistenza è stato solo per proteggerla.
Credimi questa decisione mi ha straziato il cuore, ma non avevo scelta.
Speravo di riuscire a riprenderla, che un giorno questo incubo sarebbe finito, ma oggi mi sono resa conto che le cose sono peggiorate. Non posso gettarla allo scoperto proprio adesso, perché questo momento è ancora più delicato e pericoloso di quando è nata.
Spero che un giorno Emily riuscirà a raggiungervi, anzi sono sicura che ce la farà, quei pochi attimi che l’ho vista mi sono stati sufficienti per capire che la sua forza e la sua determinazione sono enormi, proprio come la nostra Kate.
Kate, spero riuscirai a perdonarmi, tu che di questa sorella non hai mai saputo assolutamente nulla, nemmeno quello che poteva sembrare un inizio.
So che dopo aver fatto tutto questo non merito nulla, ma vi chiedo comunque una cosa: quando verrà il momento, accogliete Emily con voi, non abbiate astio nei suoi confronti perché non ne ha nessuna colpa, dategli l’amore e l’affetto che non ho mai potuto darle, recuperate il tempo perduto.
Vi voglio bene
Johannna
 
Al termine della lettura Kate era ancora più sconvolta e confusa. Si girò verso Jim. L’uomo doveva aver concluso prima di lei perché era chinato in avanti con entrambe le mani a coprire il viso mentre fra i singhiozzi bisbigliava frasi del tipo –Non è possibile… mi ha mentito-
-Papà- lo richiamò Kate, questa volta dolcemente posando una mano sulla sua spalla.
Lui tentò di ricomporsi, alzando la testa e asciugandosi gli occhi –Scusami tesoro…..è che… mi sembra impossibile. Non riesco a credere che tua madre mi abbia fatto questo.-
Kate prese un profondo respiro – Puoi piegarmi?-
Jim acconsentì, solo dopo esseri alzato e aver bevuto un paio di bicchieri d’acqua.
-Tutto è cominciato mentre eri in Russia, quando hai vinto quella borsa di studio.-
La donna annuì. All’epoca aveva 13 anni. Aveva partecipato ad un concorso a scuola ed era giunta fra i primi classificati, ai quali, come premio, veniva offerta l’opportunità di trascorrere sei mesi in un paese, a scelta fra quelli disponibili, ospitati da una famiglia locale e terminando lì il ciclo di studi annuale. Kate era stata entusiasta di quella esperienza, in cui aveva acquisito fra l’altro una buona conoscenza della lingua russa che, ironia della sorte, era tornata molto utile nel suo lavoro di detective.
-Quando sei partita tua madre era incinta di 14 settimane- continuò Jim osservando lo sguardo stupito di Kate. –Lo sapevamo solo noi, e non ne abbiamo mai fatto parola con nessuno-
-Perché non avete voluto dirmelo?- chiese la detective in un sussurro.
-Perché sin da subito la gravidanza era a rischio. Abbiamo visto te così felice per quel viaggio, e non volevamo rischiare di darti una notizia meravigliosa, che ti avrebbe sicuramente fatto saltare di gioia,ma che allo stesso tempo era così insicura.-
-Cos’è successo poi?-
- Beh, io e tua madre abbiamo passato un brutto momento. Un giorno stavamo passeggiando al parco ed ha avuto un malore. L’ho accompagnata dal medico, ed è stata subito ricoverata. Mi hanno concesso di vederla solo diverse ore dopo. Era sdraiata sul letto ,pallida e purtroppo ho ricevuto la notizia che fino all’ultimo pregavo di non avere: il bambino non ce l’aveva fatta.- Jim si interruppe passandosi una mano sul viso chiaramente scosso per quell’improvviso tuffo nel passato. –Quando è stata dimessa era sconvolta, tesa, triste. Lo eravamo entrambi, così l’ho convinta a prenderci qualche giorno per andare in montagna. Speravo di riuscire a risollevarla da quel tunnel in cui sembrava essere precipitata.-
-Ed è servito?-
Jim scosse la testa:- Solo all’apparenza. Tornati in città si è buttata a capofitto nel lavoro: partiva all’alba e tornava a notte inoltrata, a malapena riuscivo a vederla. E’ durata una settimana, ma poi ha preso una decisione che mi ha letteralmente spiazzato. Mi disse di aver ottenuto un importante incarico a Miami che l’avrebbe tenuta impiegata per parecchio tempo.-
-E tu l’hai lasciata andare così?- domandò Kate, che a poco a poco stava cominciando a unire e collegare alcuni pezzi di quell’intricato puzzle.
-Mi sono offerto di seguirla- precisò stancamente Jim- ma lei non ha voluto. Disse che aveva bisogno di stare da sola per un po’, lontana da tutto e da tutti, ed io ingenuamente l’ho preso come un suo modo di superare quella disgrazia. Da allora e per i mesi successivi non ci siamo più visti, ma solo sentiti al telefono.-
-Per questo quando chiamavo a casa, dicevi che era ancora al lavoro e che mi avresti fatto richiamare!- constatò Kate capendo solo ora alcune incongruenze a cui in passato non aveva dato molto credito.
-Già- confermò Jim –tua madre non era qui-.
-Però, papà,quando io ho terminato quel viaggio…non l’ho vista diversa dal solito.-
-Sai- riprese l’uomo- quando è tornata da Miami, era rilassata, allegra, felice, la Johanna di sempre. Sembrava che quel periodo di allontanamento l’avesse proprio rinvigorita…..Ma allo stato delle cose, è chiaro che nulla di ciò che avevo visto era reale. Quel bambino è nato eccome! E tutta la storia dell’incarico a Miami, atro non era che una scusa per mandare avanti la gravidanza a mia…nostra insaputa- terminò Jim amareggiato.
Kate riprese la lettera fra le mani e ancora incredula per tutta quella faccenda sussurrò –Ho una sorella……Papà…..secondo te, perché la mamma ce l’ha tenuto nascosto?-
Jim alzò le spalle tristemente- Non lo so tesoro. Da quel che si deduce dalla lettera doveva essere un motivo serio, ma non saprei proprio cosa……ma perché ha volto fare di testa sua??? Perché non chiedermi aiuto???- commentò con un pizzico di rabbia alzando impercettibilmente la voce e sbattendo un pugno sul bracciolo imbottito del divano.
La detective lasciò passare qualche istante di silenzio rispettando lo sfogo del padre.
-Papà…vorrei che facessimo il test del DNA- riprese Kate – perché se le cose stanno così….dobbiamo parlarne con Emily. Ha il diritto di sapere.-
-Katie….io…io non so se sono pronto….almeno non lo sono in questo momento.- bisbigliò Jim con un pizzico di timore e imbarazzo.
Kate annuì comprensiva: - Ok, io intanto chiedo a Lanie di fare le analisi e quando avremi i risultati decideremo come muoverci. Va bene?-
Suo padre concordo con un cenno di capo. Allungò poi le braccia per stringere la figlia a se, cercando in quel gesto forza e consolazione, mentre nella sua testa il pensiero delle gesta di Johanna lo martellava senza pietà.
 
Era sdraiata sul divano, sfogliando alcune foto di sua madre, e ancora si domandava se tutto quello che era successo quel giorno fosse vero. Emily doveva sapere come stavano le cose, ma non sapeva proprio come muoversi: da un lato voleva essere diretta e sincera, dall’altro però non voleva farla ulteriormente soffrire. Senza rifletterci toppo, prese il telefono digitando un numero che conosceva a memoria.
-Pronto-
-Ciao, sono io. Scusa se ti disturbo a quest’ora-
-Oh, non preoccuparti, stavo finendo una partita con il videogioco che ho comparto in quel negozietto all’angolo che….lasciamo perdere sto divagando… che posso fare per te?-
Silenzio.
-Kate?-
-Si, scusami…ecco,ho…ho bisogno di te- balbettò la donna con voce tesa.
-Le hai parlato?- chiese l’uomo, con tono serio, intuendo il motivo di quella chiamata.
-Si…-
-Cinque minuti e sono da te- le rispose dolcemente.
-Grazie Rick- e chiuse la chiamata.
Erano le 23.30 quando la detective aprì la porta di casa,lasciando entrare lo scrittore. Castle vide i suoi occhi spenti e il viso stanco. La prese per mano fino a raggiungere il divano dove si sedette trascinandosela accanto e abbracciandola. Kate si stinse a lui appoggiando la testa sulla sua spalla e si lasciò cullare per lunghi minuti da quelle dolci carezze.
-Cosa hai scoperto? - le domandò Castle in un sussurro dolcissimo massaggiandole un braccio e la schiena. Come un fiume in piena la donna le raccontò ogni cosa: come Emily aveva vissuto, le sue ricerche, l’incontro con suor Agnes, l’arrivo a New York, la lettera, la reazione e la storia di suo padre. Castle l’aveva ascoltata pazientemente tutto il tempo senza interrompere le carezze e stringendola più forte quando sentiva la voce di Kate vacillare.
-Forse…il pericolo di cui palava tua madre, potrebbe in qualche modo essere collegato al suo omicidio- esordì l’uomo dopo un po’.
-E’ la stessa cosa che ho pensato anche io. Ma se così fosse, Emily potrebbe essere ancora in pericolo Rick-la donna alzò leggermente la testa per poterlo guardare negli occhi – Già trovo inconcepibile e assurdo che mia madre ci abbia tenuto nascosto Emily. Come facciamo a dirle una cosa del genere! Ha vissuto senza una famiglia, domandandosi ogni giorno perché sua madre non l’ha voluta, ed ora che è arrivata in fondo a quel tunnel deve sentirsi dire che sua madre non c’è più, che nessuno sapeva della sua esistenza e che probabilmente ha una taglia sul collo da quasi vent’anni!- si bloccò prendendo una boccata d’aria per calmarsi.
Castle sospirò – Tuo padre che dice?-
-Forse è più sotto shock di me. Almeno io di Emily non sapevo nulla, lui invece ha sempre creduto che quella figlia fosse morta ancora prima di nascere.-
-Cosa avete intenzione di fare ora?- chiese lo scrittore fissando gli occhi di Kate.
- Domani vedrò di fare il test del DNA, e poi ci muoveremo di conseguenza, anche se…..-sbuffò sfinita- Non so davvero come comportarmi Rick. Mi sembra tutto così assurdo. Non so se riuscirò a superare anche questo.-
Castle la strinse ancora a se, poggiandole un bacio sulla fonte -Non temere. Io ci sono-
-Always?-
-Always-  e riscaldati da quel’abbraccio si addormentarono.
 
  
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