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Autore: Ranessa    13/01/2005    7 recensioni
Sola, nel momento più buio della sua vita, Narcissa Malfoy si ritrova ad affrontare tutta la falsità e l'ipocrisia con cui ha sempre dovuto convivere. Sola, fredda, calma e sicura di sé...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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[ Cool, calm and collected ]


E' molto ricca, è vero
Così già ti batte di un punto
E' vestita tutta di rosso e di bianco e di blu
E ne sa sempre più di te
E' così affettata
Fredda, calma e sicura di sé
Sa a chi sorridere oggi
E' stata allevata proprio così
Conosce tutte le mosse giuste da fare
E sa sempre cosa dire
E' ben rispettata
Fredda, calma e sicura di sé
In pubblico è difficile sopportare la tensione
Eppure lei emana una tale padronanza
Ma in fondo non le mancano le preoccupazioni
E comunque le nasconde bene sotto i capelli
Lei è ben rispettata
Fredda, calma e sicura di sé
Sembra splendere di bianco brillante
E i suoi capelli è come se mandassero luce nella notte
Con i suoi piedi incredibilmente leggeri
E i denti ben affilati per mordere
Lei è così rispettata
Fredda, calma e sicura di sé

“Cool, calm and collected”, Rolling Stones


Malfoy Manor, ore 19:47:16


“Draco! Draco, avanti, apri!”
...
“Draco!”
...
“Per favore tesoro, esci di lì, i primi ospiti arriveranno a momenti... “
...
“Ti prego...”
...
“Draco!”
...
Narcissa Malfoy lascia ricadere stancamente le braccia lungo i fianchi. Le nocche che battevano insistentemente la porta di quercia arrossate. La fronte contro il legno gelido. Gli occhi chiusi. Le labbra serrate.
Narcissa Malfoy volta le spalle alla porta del figlio e scende le scale.


Malfoy Manor, ore 19:37:23


Narcissa Malfoy siede composta di fronte alla grande specchiera finemente decorata della sua camera da letto.
Abili e rapidi mani hanno raccolto i suoi fini capelli dorati in una semplice acconciatura alta. Il trucco leggero fa risaltare, nella debole luce delle torce arancioni, i suoi lineamenti delicati... e gli occhi rossi di pianto.
Narcissa Malfoy raccoglie la spazzola dal ripiano di legno, scioglie i capelli con fare rabbioso e ve la passa ferocemente. Guarda, riflesso allo specchio, il suo letto matrimoniale semidisfatto, la metà di suo marito ancora intatta. E spazzola i capelli con foga. Guarda il letto e li spazzola, nel silenzio assoluto della sua stanza... della sua vita... e all'improvviso una voce.
“Signora Malfoy, signora, Kylie si chiedeva....”
Narcissa Malfoy ha abbandonato la spazzola, si è alzata di scatto, una mano al petto, ansante... spaventata.
“Stupido elfo!! Mi hai spaventata a morte...”
“Mi dispiace signora, a Kylie dispiace molto signora” piccole manine che battono furiosamente una testa pelata “Kylie non voleva sign...”
“Sì, certo, ora smettila.” un tono così duro “Perchè sei venuta a disturbarmi?”
Narcissa Malfoy torna a sedersi in fronte allo specchio, raccoglie la spazzola, la solleva a mezz'aria... e si ferma. Adesso è il volto mortificato di un elfo domestico, che guarda riflesso.
“Kylie si chiedeva se deve già chiamare il signorino Draco, signora...”
Narcissa Malfoy continua a fissare l'elfo attraverso lo specchio... e rimane in silenzio... a lungo...
“No... no, adesso vado io... Torna in cucina, tutto dev'essere perfetto, mi sono spiegata? Perfetto.” Ed è così strana la piega delle sue labbra mentre lo dice... perfetto...
L'elfo lascia la stanza con fare riverente, lei raccoglie i capelli in una crocchia severa, si alza, urla, tira la spazzola contro lo specchio, violentemente, il vetro è in frantumi, una mano sanguina e il vestito è bianco...
Narcissa Malfoy lascia la stanza con fare incerto, si dirige verso la camera del figlio, devono già scendere, i primi ospiti staranno per arrivare...
... almeno suo figlio non gliene ha mai dati e non gliene darà certo questa sera... di problemi...


Malfoy Manor, ore 20:11:34


L'immenso salone dei ricevimenti al piano terra era sempre stato una delle più grandi attrazioni che casa Malfoy offriva ai suoi ospiti. Le sue imponenti porte finestre, affacciate sulle colline verdi più suggestive di tutta l'Inghilterra erano sempre state sulla bocca dei borghesucci arricchiti e dei purosangue più pettegoli dell'alta società magica inglese. Così come lo erano i mobili raffinati ed antichi, persino per il maniero di una famiglia che aveva centinaia d'anni di storia alle sue spalle, e i quadri, gli arazzi e i lampadari abilmente scelti e disposti da colei che era, dopotutto, la padrona di casa. Narcissa Malfoy aveva ottimo gusto per tutto ciò che poteva innalzare la sua famiglia agli occhi di tutti coloro che erano ritenuti degni di frequentare quelle nobili stanze. Ed era anche l'unica donna in grado di ostentare apertamente le sue ricchezze, e quelle del marito, sfoggiando un lusso che in altri ambienti sarebbe apparso eccessivo addirittura agli occhi degli uomini e delle donne che cominciavano, lentamente, ad affollare la Sala, ottenendo invece un effetto così delicato, leggero, elegante ed armonioso da essere per questo, persino invidiata. E nonostante quella sera non fossero certo le ricchezze dei Malfoy a tener banco tra gli invitati, la perfezione del lavoro svolto dalla padrona di casa spiccava comunque apertamente tra le luci dorate dei lampadari cristallini, era lampante nell'attenta disposizione dei tavoli, apprezzata nelle poltrone e nei divani di stoffa pregiata che offrivano conforto a chiunque volesse sorseggiare un rosso d'annata comodamente seduto e circondato da morbidi cuscini coi verdi bordi arricciati...
Casa Malfoy, insomma, splendeva come mai prima d'allora, ma era proprio la padrona di casa, appoggiata delicatamente con la schiena allo stipite di una delle innumerevoli porte in legno che consentivano l'accesso alla Sala, a fissare con occhi vacui attraverso il vetro lucido delle finestre il paesaggio, che alle fioche luci della sera rendeva il tutto ancora più suggestivo, senza realmente vederlo.


Narcissa Malfoy era appoggiata delicatamente con la schiena allo stipite di una delle innumerevoli porte in legno che consentivano l'accesso alla Sala. Il suo vestito bianco brillava nella luce soffusa dei lampadari di cristallo, così come il vino rosso nel bicchiere che elegantemente stringeva tra le dita. Intorno a lei i primi ospiti, quelli che in altri tempi non avrebbero mai osato tardare dieci minuti, cominciavano ad affollare la Sala e a formare piccoli gruppi di conversazione, uomini con uomini e donne con donne, così come si conveniva nella buona società.
Narcissa Malfoy si guardava intorno lentamente in una perfetta imitazione della padrona di casa calma e serena che era stata un tempo.
Un tempo, ad essere sinceri, nemmeno troppo lontano...


Malfoy Manor, ore 20:03:14


“Dici davvero?”
“Ma certo Rerelle, altrimenti perchè avrebbe dato un ricevimento quando suo marito sarà baciato dai Dissennatori fra nemmeno una settimana...”
“Bè, Rerette, è pur sempre nostra amica...”
“Amica?” Un tono così squisitamente divertito, tanto che Rerette Parkinson sentì il bisogno di ripetere quell'ultima parola, una parola così assolutamente e deliziosamente divertente “Amica? Oh, Rerelle, come sei ingenua mia povera cara....”
“Bè, ma cosa ne può lei, delle azioni di suo marito, voglio dire... non sono certo la stessa persona e...”
“Oh, non essere anche sciocca amica mia” amica mia “è ovvio che... oh, Narcissa caaaara! Che piacere rivederti!!”
“Grazie, Rerette” diceva Narcissa Malfoy, scendendo aggraziatamente i pochi gradini che la separavano dalle sue prime ospiti prima di essere violentemente abbracciata e baciata su entrambe le guance dalla signora Parkinson, quella sera fasciata da un vestito verde brillante che metteva elegantemente in risalto ogni singolo rotolo della sua aristocratica ciccia.
“Oh, ma non devi certo ringraziarmi Narcissa, caaaara, amica mia” amica mia “dopo tutto quello che ti è successo, ma noi siamo tutte dalla tua parte, tesoro, tutte tutte, e il povero Lucius, un uomo così adorabile, a-do-ra-bi-le...”
“Certo Rerette, grazie... Rerette” un sorriso così deliziosamente finto “Oh, benvenuta Rerelle.”
“...” Rerelle, troppo impegnata a guardare sbalordita da Rerette a Narcissa Malfoy e poi di nuovo da Narcissa Malfoy a Rerette, indossava invece un abito violetto, vistosamente realizzato in fabbrica, altro che le esperte mani di Madama McClan, la miglior sarta in circolazione a Diagon Alley... Ma si sapeva, Rerelle ed il marito si erano arricchiti soltanto pochi anni prima, quando il mercato delle scope portatili pieghevoli aveva subito un'impennata decisamente fortunata, mentre il marito si era quasi per caso ritrovato a dirigere la compagnia dell'improvvisamente defunto padre di lei e il poverino, si sapeva, faceva ora di tutto, di tutto, per “sbarcare il lunario”, se proprio vogliamo utilizzare una di quelle, ah, rozze espressioni così terribilmente babbane...
Rerelle, dicevamo, continuava a guardare sbalordita da Rerette a Narcissa Malfoy e poi di nuovo da Narcissa Malfoy a Rerette finchè quest'ultima, diplomatica, non le diede una gentile gomitata nei fianchi violetti.
“Oh, benvenuta anche a te Narcissa... cioè... ehm... volevo dire buonasera, buonasera anche a te, Narcissa... uhm...”
“Ma perchè non entriamo amiche mie, non vorrete certo congelare qui fuori...” sempre più diplomatica... “Certo che no, Rerette, sono felice che siate potute venire... almeno voi...”
“Già scusami tanto Narcissa caaaara,” e ci si sarebbe potuti chiedere come facesse a salire la breve scalinata di marmo bianco su quei tacchi a spillo così alti e sottili “ma Rolston proprio non è potuto venire... non che non ci abbia provato, intendiamoci, ma proprio non ci è riuscito.... proprio no...”


Malfoy Manor, ore 20:42:07


Narcissa Malfoy avrebbe tanto voluto che suo figlio fosse stato lì con lei in quel momento, mentre si divideva amabilmente tra i vari gruppetti che ormai affollavano interamente la sala per intrattenere i suoi ospiti, per poi tornare a concedersi brevi pause contro lo stipite della porta. Avrebbe voluto che suo figlio fosse stato lì a fare come il padre una volta, a calamitare anch'egli il peso dell'attenzione altrui alleggerendo non poco quello che gravava sulle spalle della moglie, sebbene entrambi fossero decisamente abili con le parole e non solo e sapessero cavarsela egregiamente anche da soli... ma tutto sembrava più difficile, quando i tuoi ospiti non ti guardavano più con ammirazione, approvazione, invidia, ma sussurravano al tuo passaggio e sorridevano, le donne con una mano elegantemente alzata a coprire il disegno delle loro labbra e le collane di perle scintillanti; gli uomini una mano in tasca e l'altra a stringere il bicchiere mezzo vuoto. Sembrava tutto più difficile quando si sentivano le ombre viola pesanti sotto agli occhi e il vino rosso in gola che non riusciva ad aiutare ed ogni singolo angolo di quella sala faceva tornare alla mente i ricordi... E Narcissa Malfoy si chiedeva spaesata come facesse ad amare un tempo quelle feste lussuose, regni dell'ipocrisia, e ad organizzare ogni anno quelle che, probabilmente, erano le migliori di tutti i tempi.
“Narcissa! ... Narcissa!”
“Eccomi Minique” e lasciava lo stipite della sua porta per dirigersi, lievemente zoppicante, verso di lei che, dall'altra parte della grande sala, le rivolgeva un ampio ed amorevole sorriso.
“Spero che tu ti stia divertendo Minique.”
“Oh, ma certo, caaaara, le tue feste sono sempre così deliziose, de-li-zio-se. Ma dimmi tesoro, il giovane Draco...?”
“Oh...” vacilla un attimo, ma è brava Narcissa Malfoy, sempre così fredda, calma e sicura di sé. Sa a chi sorridere oggi. E' stata allevata proprio così. Conosce tutte le mosse giuste da fare e sa sempre cosa dire. E' ben rispettata, fredda, calma e sicura di sé. In pubblico è difficile sopportare la tensione eppure lei emana una tale padronanza. Ma in fondo non le mancano le preoccupazioni e comunque le nasconde bene sotto i capelli. “Temo non si senta troppo bene, ha preferito rimanere nella sua stanza....”
“Oh, ma è un vero peccato che si sia sentito male proprio questa sera...”
“Poco bene, Rerette, non male” si gira lentamente Narcissa Malfoy.
“Poco bene, certo, poco bene... un vero peccato comunque... temo...”
“Già, un vero peccato...”
Ed era così strana la piega delle sue labbra mentre lo diceva... peccato...


Malfoy Manor, ore 20:23:39


Scivola leggera per i corridoi semibui e per le scale bianche e torna di fronte alla porta di quercia scura, Narcissa Malfoy, lasciando incustoditi i suoi ospiti già quando la festa, la sua festa, è appena agli inizi...
“Draco...” e le mani sono ancora dolenti ma tornano a bussare delicatamente alla porta del figlio, leggere così come invece che gridare lo sussurra, il suo nome, perchè adesso ci sono gli ospiti in casa e non gli si può certo far sentire...
“Draco, ti prego. Ti scongiuro. Non ce la faccio da sola. Io non ce la faccio da sola...”


...


“Non ce la fai a fare cosa?”
E Narcissa Malfoy è indecisa su cosa pensare. È indecisa se immaginare che dall'altra parte della porta ancora chiusa ci sia suo figlio, i palmi e la fronte appoggiati stancamente al legno ruvido e antico come lei, o suo marito, Lucius la cui voce è così simile a quella del figlio....
“Ad arrivare a domani... Non ce la faccio da sola ad arrivare a domani...”


...


La porta si apre... uno spiraglio fin troppo sottile...
“Chi ha detto che ci devi arrivare, a domani, eh? Chi l'ha detto?”
“Draco...” un tono così sorpreso...
“Chi ha detto che dovevi invitare tutta questa gente, eh? Chi l'ha detto?”
“Draco, non fare il bambino! Diamo un ricevimento ogni anno e...”
“E cosa?”
Un ragazzo biondo, non avrà più di sedici anni, a piedi nudi sul pianerottolo...
“E ovviamente non potevi sottrarti ai tuoi doveri di perfetta, aristocratica e purosangue moglie di Lucius Malfoy nemmeno quando un Dissennatore se lo sta per slinguazzare?!”
“Draco! Non essere volgare! Questo è esattamente ciò che tuo padre avrebbe voluto facessi...”
“Ah, gran bel padre allora, davvero un gran bel padre quel....”
“Non osare...” le trema la voce, una mano rabbiosa scatta nell'aria fredda della sera, ma lui è più veloce, le afferra il polso...
“Cosa... mamma? Non osare, cosa?”
Stringe maggiormente la presa, fronte contro fronte.
“Mi fai schifo. Tu, mio padre, questa casa, tutti i buffoni là sotto e le tue fottutissime feste. Mi fate schifo.“
Molla rapido il polso di lei, rientra nella sua stanza e sbatte violentemente la porta.
Narcissa Malfoy è caduta a terra, le fa male una caviglia, vorrebbe urlare, sente le lacrime scivolare lente sulle sue guance e riesce a pensare ad una sola cosa, riesce solo a sperare che i suoi ospiti non abbiano sentito sbattere la porta.
Anche lei si fa schifo.


Ridiscende lentamente le scale, attenta a non spostare mai il peso sulla caviglia sinistra.
Nasconde il polso arrossato dietro la schiena un attimo prima di rientrare in sala e tornare ad appoggiarsi noncurante allo stipite di una delle innumerevoli porte in legno che consentono l'accesso alla sala.
Narcissa Malfoy è ben rispettata.
Fredda, calma e sicura di sé.
Davvero così ben rispettata...
Tanto che nessuno degli ospiti si è accorto della sua momentanea assenza.


Malfoy Manor, ore 21:37:42


“E lo baceranno davvero?”
“Oh, Rerelle, perchè devi sempre essere così tremendamente infantile?”
“Ma Rerette! È una cosa così or-ri-bi-le!” disse rabbrividendo la signora in viola.
“Bè, cosa dovrebbero fare laggiù ad Azkaban? Rinchiuderli in una cella e aspettare che evadano di nuovo? Quella sì che sarebbe una cosa orribile, or-ri-bi-le, se evadessero di nuovo intendo....”
“Ma Rerette...”
“Ooh, basta così Rerelle, mi hai davvero stancata!”
“Stancata, Rerette? Già stancata della mia festa... Rerette?”
“Oh! Narcissa...” un volto così squisitamente stupito “Certo che no, ma cosa dici, caaaara! Non puoi certo, uhm, capire a cosa mi riferivo non sapendo di cosa si stava parlando...” un sorriso così squisitamente forzato...
“Ma certo, caaaara, allora dimmi: di cosa si stava parlando?” Narcissa Malfoy spostava amabilmente il suo sguardo cristallino dal volto sudato di Rerette agli occhi preoccupati di Rerelle, il bicchiere di vino rosso, quello che a lei non era mai piaciuto ma che era il preferito di suo marito, stretto con forza nella mano destra... le nocche bianche.
“Oh... noi...”
“Ah, ma non preoccuparti Rerette, non è certo importante, ad ogni modo sono stata una padrona di casa estremamente maleducata, caaaara, ancora non ti ho chiesto come mai tuo marito Rolston non è potuto venire...”
“Anche lui si è sentito poco bene, come il giovane Draco, temo...”
“Oh, ma è un vero peccato che si sia sentito male proprio questa sera... Porgigli i miei migliori auguri di una rapida guarigione quando torni a casa, ovviamente. Ah... e digli di non preoccuparsi per il Marchio Nero, nessun uomo è mai stato accusato di essere un Mangiamorte semplicemente perchè lo aveva tatuato sul braccio.” sorride, Narcissa Malfoy “Buon proseguimento.”
Narcissa Malfoy voltò le spalle alle due donne e tornò allo stipite della sua porta.
Il bicchiere mezzo vuoto.


Narcissa Malfoy è ben rispettata, fredda calma e sicura di sé.
Con i suoi piedi incredibilmente leggeri.
E i denti ben affilati per mordere.


Malfoy Manor, ore xx:xx:xx


“Oh Lucius, sei sempre così delizioso, de-li-zio-so, e la festa è stata incantevole, in-can-te-vo-le. Non so come faremmo noi poveri altri senza di te...”
“Grazie Rerette, ma non è certo merito mio...” Dice Lucius Malfoy sorridendo e allungando una mano a stringere il braccio della moglie che poco più in là sta salutando un'altra delle coppie che lentamente lascia la sala e la festa, ormai terminata. Stringe delicatamente uno dei polsi di lei e la attira a sé, cingendole la vita e accennando qualche piccolo passo di danza.
“Lucius...” protesta debolmente Narcissa Malfoy.
“Sì, amor mio? Qualcosa non va?” allarga ancor di più il suo bianco e magnetico sorriso e fa volteggiare elegantemente la moglie mentre i pochi rimasti li osservano affascinati e, anche se mai oseranno ammetterlo, invidiosi.
“Oh, ah ah, bravi bravi!” batte le mani Rerette Parkinson, come una piccola bambina eccitata e intanto pensa a suo marito Rolston, che non è bello come Lucius Malfoy, non è ricco come Lucius Malfoy, semplicemente non è meraviglioso come Lucius Malfoy... almeno quanto lei non è meravigliosa come Narcissa Malfoy, anche se questa sarà solamente un'altra delle innumerevoli cose che non ammetterà mai. Narcissa Malfoy che sembra splendere di bianco brillante, e i suoi capelli è come se mandassero luce nella notte... con i suoi piedi incredibilmente leggeri...
“Oh, non sono assolutamente splendidi?”
Ma Rerelle è troppo impegnata ad ammirare estasiata i padroni di casa per rispondere a Minique...
“Oh, Lucius, basta ti prego.”
“Come desideri, amor mio...” e Lucius Malfoy si ferma, tutto è così deliziosamente perfetto... perfetto... A partire dalle guance leggermente arrossate di sua moglie fino ai pochi ospiti rimasti, i loro amici... amici...
“Ah, tienitelo stretto Narcissa, caaaara” sussurra maliziosa Rerette Parkinson all'orecchio della padrona di casa.
“Signori” dice allora Lucius Malfoy allargando teatralmente le braccia in aria “... e Signore” le quali si sarebbero volentieri sciolte ai sui piedi al suono di quella voce così profonda ed ammaliante “grazie per aver accettato il nostro invito, spero vi siate divertiti a questa piccola festa tra amici senza troppe pretese” infondo gli elfi domestici avevano lavorato una sola settimana per far sì che il tutto fosse perfetto... perfetto... “e che in futuro vorrete nuovamente farci il piacevole dono della vostra presenza...” Prende il suo bicchiere di vino rosso, quello che aveva velocemente messo da parte per ballare con sua moglie e lo porta elegantemente alle labbra, sorseggiando compiaciuto, mentre attraverso il vetro brillante riesce a scorgere Narcissa Malfoy che accompagna alla porta le prime ospiti.
Sua moglie amava molto quelle feste lussuose, regni dell'ipocrisia, ed ogni anno organizzava quelle che, probabilmente, erano le migliori di tutti i tempi.


Malfoy Manor, ore 24:02: 31


“Grazie a tutti per essere venuti...”
“Oh, ma grazie a te Narcissa, ci vediamo allora....”
Pochi ospiti rimasti e tutti che si affrettano alle numerose porte in legno che consentono l'accesso alla sala, veloci e sfuggenti, ognuno una porta diversa, tanto che è difficile per Narcissa Malfoy riuscire a salutare tutti e ad accompagnarli fuori lei stessa come un tempo, quando era fondamentale mostrare ad ognuno che era importante tanto quanto tutti gli altri scortando lei le donne e Lucius i loro mariti....
“Sì, certo... ci vediamo...”
“Ciao ehm... Narcissa... uhm...”
“Rerelle...”
Uno per uno scompaiono, un lento stillicidio e alla fine rimangono soltanto gli elfi domestici, i piccoletti indaffarati che cominciano immediatamente a riordinare Malfoy Manor con la padrona che si è abbandonata sul bracciolo di un divano e stringe ancora in mano il suo bicchiere, quello che adesso è totalmente vuoto anche se quel vino rosso non le era mai piaciuto... era il preferito di Lucius....
Alza lentamente gli occhi stanchi a cercare le lancette del grande orologio a pendolo e legge l'ora, mezzanotte e due minuti.
A quanto pare ce l'ha fatta... ad arrivare a domani.
Da sola.


Narcissa Malfoy è così affettata.
Fredda, calma e sicura di sé.
Sa a chi sorridere oggi.
E' stata allevata proprio così.
Conosce tutte le mosse giuste da fare.
E sa sempre cosa dire.
E' ben rispettata.
Fredda, calma e sicura di sé.
In pubblico è difficile sopportare la tensione.
Eppure lei emana una tale padronanza.
Ma in fondo non le mancano le preoccupazioni.
E comunque le nasconde bene sotto i capelli.
Lei è ben rispettata.
Fredda, calma e sicura di sé.
Sembra splendere di bianco brillante.
E i suoi capelli è come se mandassero luce nella notte.
Con i suoi piedi incredibilmente leggeri.
E i denti ben affilati per mordere.
Narcissa Malfoy è così rispettata.
Fredda, calma e sicura di sé.

   
 
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