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Autore: amuto    22/08/2014    1 recensioni
Ne avevamo parlato tanto insieme, avevamo aspettato quel giorno rannicchiati l’uno contro l’altro, al buio della Stanza delle Necessità, sulle sponde del Lago Nero.
( . . . )
Ce lo dicevamo per darci forza, non avevamo mai creduto alle nostre parole. Ci limitavamo ad amarci, ogni giorno come se fosse stato l’ultimo. Lui mi aveva dato tutto se stesso, e io avevo fatto la stessa cosa. Non c’era motivo di non farlo, semplicemente.
Rabbrividii quando Voldemort lasciò Draco. Che avrebbe fatto quell’assassino, ora?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Questa storia è nata dalla mia mente malata oggi stesso e ho deciso di condividerla con voi.
Personalmente, è la mia preferita fra tutte quelle che ho scritto.
Ho deciso di lasciare un finale 'aperto', a differenza del mio solito happy-ending.
Spero non sia troppo seria, e che possiate apprezzarla.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione.
Buona lettura!
,This sickness has no cure''
,we’re going down for sure
already lost a grip
''.best abandoned ship
<< Coraggio, Draco, figliolo. Vieni. >>
Draco si guardò intorno, con aria smarrita, sentendo un nodo alla gola che gli impediva di respirare. Volse per qualche istante lo sguardo su di me, ma io non lo ricambiai. La scena che mi si presentava davanti, mi aveva letteralmente pietrificata. Harry giaceva fra le braccia di Hagrid. Era immobile, sembrava quasi che dormisse. Ma tutti ormai sapevamo che non era così. Sentii Ron abbracciarmi, asciugarmi le guance, e nascosi il viso nel suo collo. Ormai i miei sensi erano morti. Non sentivo, non vedevo, non avvertivo la consistenza delle cose attorno a me, nessun calore od odore. Il nulla. Questo sentivo. Nulla.
Voldemort stava di fronte a noi, rideva sguaiatamente insieme alla sua schiera di Mangiamorte.
Il bambino sopravvisuto era morto.
Nessuno aveva il coraggio di restare ancora in piedi, di lottare per qualcosa.
Il nostro ideale era finito. Voldemort aveva vinto, Harry era morto.
Sentii Draco muoversi dopo il richiamo di Narcissa Black. Lei non aveva parlato come Lucius, lei aveva capito. Aveva guardato dritto negli occhi grigi del figlio, e gli aveva annuito.
Puoi venire, tesoro della mamma, sei al sicuro. Vieni da me, nessuno ti farà più del male.
Anche io avevo capito.
Non volevo, ma era la cosa giusta da fare.
Draco doveva salvarsi.
Lo seguii con lo sguardo, sentendo il mio cuore stringersi maggiormente, ma non dissi niente, né mi mossi.
Mi limitai a stringermi di più al petto di Ron.
Camminava a passo lento verso l’assassino del mio migliore amico.
Ero sicura che quel giorno il suo viso, di solito coperto da una maschera, che io gli avevo tolto tante e tante volte, oggi rivelava al pieno tutte le sue emozioni. Draco non nascondeva la sua paura, il suo terrore, oggi.
Voldemort allargò le braccia, stringendolo a battendogli piano una mano sulla schiena.
Rideva, il bastardo, era felice.
Benvenuto fra noi, giovane Malfoy. Faremo di te un altro perfetto assassino. Congratulazioni, benvenuto.
Ne avevamo parlato tanto insieme, avevamo aspettato quel giorno rannicchiati l’uno contro l’altro, al buio della Stanza delle Necessità, sulle sponde del Lago Nero.
 
<< Moriremo, vero? >>
<< Siamo troppo giovani per lasciarci la pelle, Mezzosangue. >>
 
Ce lo dicevamo per darci forza, non avevamo mai creduto alle nostre parole. Ci limitavamo ad amarci, ogni giorno come se fosse stato l’ultimo. Lui mi aveva dato tutto se stesso, e io avevo fatto la stessa cosa. Non c’era motivo di non farlo, semplicemente.
Rabbrividii quando Voldemort lasciò Draco. Che avrebbe fatto quell’assassino, ora?
Lui si allontanava piano dal corpo mostruoso di quell’essere, andando a raggiungere sua madre.
Non ucciderlo. Non uccidere il mio Draco.
Sentivo ogni passo di lui, e immaginai di potergli tenere la mano, di stringerla e baciarla, e poi baciare quel marchio disgustoso di cui si vergognava tanto. Quel marchio per cui aveva pianto accoccolato su di me, singhozzando forte. La prima volta che me lo disse.
 
Impallidì quando Draco si lasciò togliere la camicia. Non glielo aveva mai concesso, era la prima volta. L’aveva guardata negli occhi e aveva chinato appena la testa, terribilmente serio.
Hermione non se lo fece ripetere due volte, sfilando con delicatezza, quasi col terrore che si potesse strappare, la camicia lattea del giovane Malfoy. E, sotto lo sguardo rassegnato di lui, scoprì ciò che più aveva temuto. Il Marchio Nero, così vivido sulla pelle candida del ragazzo.
Si portò una mano sulle labbra, fissando incredula quell’orribile tatuaggio.
<< Draco.. >> Sussurrò, senza riuscire ad alzare lo sguardo dal suo avambraccio.
Ma una cosa la distrasse, una piccola cosa che non era passata inosservata ai suoi occhi.
Una goccia era caduta sulla pelle del ragazzo. Si portò una mano sulla guancia, corrugando la fronte.
Che si fosse messa a piangere, senza rendersene conto? No, non erano suo quelle lacrime.
Alzò cautamente lo sguardo sul viso del ragazzo, e sentì il suo cuore fermarsi.
Stava piangendo.
Lui, Draco Malfoy, stava piangendo.
Col viso abbassato, in silenzio, con gli occhi nascosti dai sottili capelli biondissimi che aveva.
Solo anche in quell’istante, come da sempre nella vita.
Piangeva e teneva per sé il suo dolore.
Sconvoltà, sentì a sua volta le lacrime velarle la vista. Non sopportava i vederlo in quello stato.
Era la cosa più brutta che avesse mai visto.
Gli avvolse le spalle con le piccole braccia, scendendo dalle sue gambe, attirandolo a se il più possibile, sdraiandosi piano su quel letto che ormai consideravano loro.
 
Oh Draco, piccolo mio..
 
Nessuno lo aveva mai abbracciato in quel modo. Mai.
Hermione lo cullava piano, in silenzio, e i suoi singhiozzi riecheggiavano nel buio.
 
Piangi, piccolo Draco, piangi. Oggi non sei un uomo, oggi sei solo il mio piccino. Ci sono io con te.
 
Malfoy, steso su di lei, col viso nascosto nell’incavo del suo collo, finalmente urlava il suo dolore.
Sfogava 17 anni di sofferenza, lì, in quel letto dannato, fra le braccia della sua Mezzosangue.
<< Ti amo. >>
Sussurrò con voce debole, tirando su col naso, stringendosi il più possibile fra le braccia di quel corpo tanto esile.
 
Ti amo, Hermione.
 
Voldemort non gli aveva fatto niente, lo aveva lasciato raggiungere le sue schiere. E ora, finalmente, potevo guardare quegli occhi che tanto avevo amato.
Strinsi i pugni, continuando a piangere, senza però osare distogliere lo sguardo.
Oggi non serviva essere orgogliosi.
Oggi non serviva mantenere la testa alta.
Oggi avrei solo voluto correre contro quella massa di uomini in nero, e abbracciare il mio.
Fuggire con lui.
Ma questo non era possibile.
Draco mi fissava, serio. Mi parlava con i suoi sguardi.
Parlavamo, come avevamo imparato a fare.
Ci capivamo.
Ti amo, Draco.
Glielo dissi così, silenziosamente,  e seppi che lui mi aveva ascoltata.
Un leggero bagliore illuminò il suo sguardo, e a me bastò.
Ti amo, Hermione.
  
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