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Autore: Penguy    22/08/2014    2 recensioni
"Il ragazzo riemerse dalle acque,portandosi le mani alla testa e scostandosi i capelli dal volto all’indietro.
Il tritone non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura che riaffiorava, illuminata dalla luce della luna.
Era splendido. Sembrava un qualcosa fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni."
Makoto,giovane pompiere qualificato.Haruka,tritone dai profondi occhi zaffiro.
Una storia tanto insolita quanto l'attrazione che lega i due protagonisti.
Un'amore sbocciato quasi per ironia,destinato a far soffrire inevitabilmente entrambi.
Verrà,questo amore,alla fine,coronato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Estate 2014-Tokyo

“L’incendio nei pressi della costa orientale di Tokyo continua a divamparsi mettendo a dura prova i soccorsi giunti prontamente sul posto. Le fiamme altissime hanno già obbligato all’immediata evacuazione degli abitanti limitrofi per garantirne l’incolumità. Le alte temperature di quest’Estate ,dovute al ciclone abbattutosi sulla regione,preannunciavano l’avvenire di simili eventi. Si prega quindi prudenza e attenzione. Si attendono nuovi aggiornamenti sullo svolgersi degli eventi.”

Questo era ciò che un cronista di un telegiornale spiegava alla televisione. Un’ incendio doloso, come non se n’erano mai visti prima,che inghiottiva tra le sue fauci tutto ciò che incontrava sul suo percorso:vegetazione,abitazioni,colline sparivano sotto gli occhi increduli dei presenti in modo quasi surreale. Numerosi i soccorsi che accorrevano,numerosi gli sforzi di placare quella distruzione.

Nel frattempo,con occhi innocenti,una sagoma ben nascosta e riparata tra gli scogli osservava la scena da lontano. Un tritone dai corvini capelli, profondi occhi zaffiro e squame di un azzurro cristallo. In Giappone vi erano numerose leggende a riguardo. “Gli uomini per metà pesce” erano stati definiti da coloro che presumevano di averne visto uno; esseri mitologici timorosi degli esseri umani  che avevano come dimora fissa le fredde acque dell’oceano. Ma Haruka,questo era il suo nome,era differente dai suoi simili. Desiderava scoprire di più ciò che lo circondava e di conseguenza giaceva spesso su scogli vicino le coste. Quel giorno la sua attenzione era catturata da quell’espandersi continuo di fiamme sulla collina vicina. Vi era gran trambusto e agitazione. Rapito da quello strano evento, rimase a scrutare attentamente ciò che accadeva con grande curiosità.

«Sbrigatevi con quelle pompe! Dobbiamo spegnere le fiamme all’interno delle abitazioni! Presto! »Urlava impaziente  il caposquadra dei pompieri
Le pompe erano ben presto collegate agli idranti nelle vicinanze e messe all’opera per domare l’incendio.
«Così non va! L’incendio continua ad andare avanti! Presto,prelevate acqua dal mare formando una catena umana! » dirigeva il coordinatore delle azioni
«Ci sono delle persone intrappolate in quella abitazione! Voi tre venite con me! » disse poi rivolgendosi ad alcuni vigili intenti a preparare i serbatoi
«Arriviamo subito!» risposero gli interpellati
Il caposquadra continuava a tentare di prendere in pugno la situazione,si rivolse poi ad un giovane pompiere che da qualche anno era entrato a far parte della squadra.
«Tachibana! Dirigi l’operazione giù sulla costa! »
«Ci vado subito signore! »
Tachibana Makoto. Giovane pompiere qualificato. Aveva due occhi di un color smeraldo e dei castani capelli. La sua possente corporatura inoltre gli permetteva di svolgere al meglio le quotidiane mansioni.

Il giovane scese a valle di tutta fretta ed iniziò a prelevare l’acqua del mare con l’aiuto di una pompa. Mentre era intento a fare ciò, un movimento repentino delle acque attirò il suo sguardo. Rimase ad osservare attentamente l’ambiente,cercando d’individuare la fonte di quel rumore. Tornato poi alla realtà,corse nuovamente alla collina per prestare ausilio.

“Perché mai privano il mare della propria acqua?” pensò Haruka scorgendo la pompa.

Dopo alcune ore d’intervento,finalmente le fiamme furono spente,i feriti furono soccorsi in modo appropriato e gli sfollati furono condotti in dei centri appositi. Era oramai notte e la quiete aveva fatto ritorno sulla collina come se nulla fosse successo.
Il tritone,come ogni sera,era solito sdraiarsi su di uno scoglio per ammirare la luna e godersi la tranquillità delle acque che lo accarezzavano dolcemente. La sua mente lo riportava indietro a ciò che aveva visto sulla spiaggia: non aveva mai visto un umano da così vicino. Ne era rimasto affascinato poiché era così diverso da lui.Avrebbe voluto studiarlo meglio;ogni suo singolo particolare.
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da un rumore di passi nelle vicinanze che lo costrinsero a rigettarsi in mare al riparo da sguardi indiscreti. Sulla spiaggia due sagome sfocate si dirigevano verso la pompa.

“Forse sono venuti a riprendersela”

L’intento dei due era proprio questo. Una volta risolto il problema, avevano fatto ritorno per controllare la situazione e riprendere l’attrezzatura.
«Dai Makoto,aiutami a riavvolgere la pompa»
«Arrivo Kaito! »

“Makoto…questo è il suo nome?”

Il ragazzo si voltò nella sua direzione,facendolo nascondere velocemente dietro uno scoglio.
«Makoto che ti prende?Ti vedo pensieroso…c’è qualcosa che ti preoccupa? » chiese perplesso l’amico
«Ma no..è solo che sono un po’ stanco.. » rispose il castano accennando un sorriso e portandosi una mano dietro la nuca
«Oh…capisco.Dovresti riposarti ogni tanto!Io inizio ad andare, ci vediamo domattina alla centrale! » lo salutò imboccando la via del ritorno

Seguì con lo sguardo l’amico risalire la valle finché poté. Le parole di quest’ultimo echeggiavano e spiccavano tra i pensieri nella sua testa.In effetti da troppo tempo non aveva avuto l’occasione di rilassarsi veramente. La vita di un pompiere,spesso, è più dura di quel che può sembrare. Turni estenuanti che t’impediscono di avere la libertà di “fare programmi”,frequenti visite presso ospedali a causa di ustioni o arti slogati,il dovere di lasciare la propria abitazione e i propri cari con il rischio di non far ritorno. Tutto ciò per salvare vite altrui.

“Perché ho scelto di fare questo mestiere?” si chiedeva ogni tanto,ma la sua risposta rimaneva tale ogni volta.Sin dalla tenera età,Makoto aveva sempre ammirato il lavoro di un vigile del fuoco. Ricorda di averli sempre guardati con una strana luce negli occhi. Era solito definirli eroi ed il suo sogno era sempre stato divenire come questi ultimi.
Purtroppo la realtà è ben diversa. Noi pompieri abbandoniamo tutto ciò che ci circonda per accorrere nel momento del bisogno,ma quando si tratta di concretizzare non siamo altro che “semplici persone comuni”.

“Inutile continuare a tartassare la testa in questo modo” pensò.

Quella sera era terribilmente afosa,così opprimente da non lasciare quasi respirare. Il castano,dopo essersi tolto le scarpe,passeggiò lentamente sulla fresca sabbia marina,fino a fermarsi sul bagnasciuga. Guardava ora il mare calmo e limpido.
Si tolse la maglietta e s’immerse con solo i calzoni alla ricerca di un po’ di refrigerio.

Che sensazione piacevole. Socchiuse gli occhi. L’unica cosa che sentiva era il tenue suono delle onde che s’insinuavano fra gli scogli e il forte odore di salsedine intorno a sé.

Haruka osservava la scena da lontano,provando una forte attrazione senza un’apparente motivo. Permase ad ammirarlo,ma la tentazione fu così forte che il tritone decise di avvicinarsi ulteriormente.
Si mosse con estrema cautela,fino ad arrivare a rintanarsi dietro uno scoglio a poca distanza dal castano.
Makoto ,completamente assorto,non si accorse della sua presenza e continuò a galleggiare beatamente mentre osservava il cielo stellato sopra di lui.
« Che spettacolo…» disse tra sé e sé.
Non vi era alcuna nuvola quella sera e ciò permetteva di ammirare le stelle in tutta la loro bellezza.
Il tempo trascorse velocemente nel silenzio e il momento di rincasare era giunto.
Il ragazzo riemerse dalle acque,portandosi le mani alla testa e scostandosi i capelli dal volto all’indietro.
Il tritone non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura che riaffiorava, illuminata dalla luce della luna.
Era splendido. Sembrava un qualcosa fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni.

Makoto si voltò verso gli scogli,ma l’unica cosa che riuscì a vedere fu una coda di pesce cristallina scomparire nelle profondità marine.
Si stropicciò gli occhi e guardandosi intorno,si convinse,alla fine,che fosse stato solo un miraggio.
Dopo essersi asciugato a dovere,indossò nuovamente la sua maglia e si diresse verso la propria auto per far ritorno a casa.

Percorse velocemente la strada,impaziente di arrivare a destinazione e riposarsi il dovuto.

Una volta rincasato,si tolse le scarpe e le posò ordinatamente sull’entrata e dopo aver mangiato un boccone e aver fatto una doccia veloce,si diresse finalmente verso l’ambito letto.
Posò la testa sul cuscino e scostò leggermente le tendine della finestra accanto per permettere l’entrata di un po’ d’aria fresca.
Diede un’occhiata veloce all’orologio sveglia posta sul comodino che segnava le 22:42.
Tale era la stanchezza che non ebbe neanche il tempo di sistemarsi nuovamente sul cuscino,che cadde in un sonno profondo.






*Angolino autrice*
Ringrazio a chi sia arrivato a leggere fin qui.
Chiedo scusa per il cap un po' corto e confusionario,ma prometto di rifarmi nei prossimi.
Questa storia,originariamente,era nata come una "fiaba" per i miei cuginetti e visto il successo(?),ho deciso di trasformarla in una storia più approfondita.
Spero di aver allietato la vostra giornata e di non avervi fatto sentir male con questa fic poco credibile...
Baci dalla vostra Penguy <3
See you next cap.

 
  
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