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Autore: Johanna_odair    22/08/2014    3 recensioni
Dentro lui prende un tavolo e ci sediamo. Arriva un uomo e ci chiede cosa vogliamo da bere.
“Una birra piccola” ordina Marco.
“Un tè alla pesca, grazie”
Il cameriere sparisce dietro il suo bancone e fa quello che deve fare.
Nel frattempo la marcia di elefanti dentro il mio petto non si è ancora fermata naturalmente.
“Allora, che volevi dirmi?” chiede lui, incuriosito.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono in astinenza da Efp da molto tempo, e il motivo ve lo spiega questa One-Shot. Ebbene, non è successo ugualmente per filo e per segno ma mi sono veramente fidanzata e la situazione era più o meno quella dei personaggi di questa storia. Da ricordare però, che una persona follemente innamorata non riesce a scrivere e ha la testa su un altro mondo. Volevo farvelo capire, ma a scrivere mi ha aiutato la mia migliore amica, che ha avuto pietà di tutti gli errori commessi nella "cosa" che avevo scritto io.
Spero possa piacervi, un commento mi farebbe piacere, e perdonate se è un po' demente ma volevo suscitarvi anche un sorriso.
Buona lettura.
La ritornata, Johanna_odair.

Per chi aspetta un aggiornamento nell'altra mia fanfiction (dove sono molto indietro): vi prego di portare pazienza, ma il mio cervello è ancora all'inzio di un capitolo.Spero di finirlo in fretta. Comunque
 non la abbandono. Sta a cuore a me quanto sta a voi.


 

E' da una settimana che cerco disperatamente di riuscire a parlare con Marco.

A dire la verità mi piace dalla terza media, e ho portato la cotta fino alla seconda superiore. Quello che tutti mi dicevano: diglielo.

No, non potevo.

Lui era fidanzato e solo sette giorni fa l'ha lasciata.

Non so spiegare la felicità che mi esplode nel petto, non riesco a immaginarmi di nuovo tutte le sofferenze passate, io adesso devo ma soprattutto voglio dirglielo. Dirgli quanto mi piace e quanto desidero stargli vicino, se non mi vuole come fidanzata ok, come amica.

Purtroppo gli studi ci permettono di vederci poco al pomeriggio, e non ho la minima idea di dichiararmi a scuola, sarebbe davvero orrendo come inizio di una relazione.

Sempre che lui acconsenta.

Cioè, io non so davvero cosa pensare.

La mia migliore amica Ilaria non fa che assalirmi, è felice pure lei per me.

Proprio quando cerco un piano elaborativo per come formulare la frase quando glielo dirò, il cellulare vibra alla mia sinistra.

E' una chiamata. Da Marco.

“Pronto?”

“Ciao, sono Marco”

Questo già lo sapevo, avrei voluto dire, ma il sorriso ebete non me lo permise. “Ciao”

“Ilaria mi ha detto che stai cercando disperatamente di parlarmi” dice lui, soffocando una risata.

Io apro la bocca, per poi iniziare a parlare a raffica, come mi è solito fare.

“Beh, non è come pensi, cioè sì, ti devo parlare, ma.. ma non al telefono, faccia a faccia, capito? Nel senso, non ti obbligo, ma se proprio vuoi sapere quello che io sto cercando di dirti è meglio vederci di persona, dove ci troviamo se tu vuoi e puoi?”

Scoppia a ridere dopo che io riprendo fiato.

“Se vuoi al bar dietro la scuola, anche adesso”

“Adesso? Come adesso? Cioè adesso mi va benissimo! Il tempo di prepararmi e arrivo, ciao!”

E attacco la chiamata.

Il cuore inizia a battermi in modo folle che potrebbe sembrare una marcia di elefanti.

Oddio, devo calmarmi.

Mi guardo allo specchio e fingo di vomitare dallo schifo che mi ritrovo davanti.

I miei capelli biondi sono tutti arruffati per la battaglia che ho fatto due ore fa col cane, la mia maglietta è decisamente al rovescio e non oso pensare come mi è venuta l'idea di metterla in questo modo, i pantaloncini sono leggermente corti per un inverno gelido come questo e forse è proprio il fatto che sono cotta che li ho messi così appena sono rientrata da scuola.

Con calma mi pettino i capelli, ma sono troppo ribelli per metterli in una coda di cavallo, perciò lascio stare. Infilo dei jeans lunghi, le converse nere, raddrizzo la maglia che ho e ci infilo sopra una felpa.

Aspetta, manca il trucco, non posso sembrare veramente una scema che a un incontro che ora ritiene il più importante della sua vita ci va non ben truccata!

Per ben truccata intendo lucidalabbra (necessariamente denti immacolati) e un filo di matita nera.

Mi guardo per l'ultima volta allo specchio, prendo il cellulare e lo metto in tasca.

Ringrazio il Cielo che i miei sono ancora al lavoro quindi non devo dare una spiegazione sul perché sono così di fretta.

Scendo in giardino e mi incammino verso il bar dietro la scuola.

Fuori mi aspetta Marco.

Subito sorrido e saluto per non far vedere che in realtà sto sbavando.

Strano ma vero, mi abbraccia.

Cosa?
Sì, mi abbracciato.

“Ciao, come mai così bella?”

Ok, ora sembro davvero un ghiacciolo che si scioglie sotto il sole del deserto del Sahara.

“Ehm, no, così” rispondo imbarazzata.

“Andiamo a prendere qualcosa da bere, offro io”

Io non ribatto, anche se so che sto facendo la figura della stupida. Non ho portato i soldi, quindi anche se vorrei pagare io non so come farei dato che (al momento) non ho scoperto di essere una strega stile Hermione Granger.

Dentro lui prende un tavolo e ci sediamo. Arriva un uomo e ci chiede cosa vogliamo da bere.

“Una birra piccola” ordina Marco.

“Un tè alla pesca, grazie”

Il cameriere sparisce dietro il suo bancone e fa quello che deve fare.

Nel frattempo la marcia di elefanti dentro il mio petto non si è ancora fermata naturalmente.

“Allora, che volevi dirmi?” chiede lui, incuriosito.

“So che al cento per cento la prenderai male, però.. tu mi piaci, da tanto tempo” le parole mi sono uscite così spontanee che mi stupisco pure io “Forse non sarà la stessa cosa per te, ma non importa, sono abituata a ricevere tante delusioni dalla vita che questa non sarebbe la prima, quindi non ti preoccupare”

Lui sorride teneramente.

Il ghiacciolo del deserto del Sahara ormai non esiste più, è solo acqua fredda sciolta in una pozzanghera che il sole asciugherà rapidamente.

“Non dici niente?” appena dico questo, torna il cameriere a rompere portando quello che avevamo chiesto.

“Grazie” gli dice Marco. Poi si rivolge a me, bevendo un sorso dal bicchiere. “L'avevo intuito”

Io lo guardo ad occhi sbarrati, scordandomi di avere qualcosa per cui non morire dissetata. “Cosa?”

“Sì, beh.. non è la prima volta che mi succede”

“Perciò io sono come tutte le altre?” alzo un sopracciglio.

“No” mi guarda serio per un attimo.

Finiamo di bere quello che abbiamo nel bicchiere e usciamo dal bar.

“Dimostrami che non sono come le altre” dissi un po' confusa.

“E come? Ti conosco come amica, ma dato che ci vediamo poco non so bene i tuoi gusti e..”

“Baciami”

Ok, mi do di nuovo della stupida da sola.

La squadra di elefanti nel mio petto esplodente non è ancora stufa, e il ghiacciolo nel deserto del Sahara sta aspettando la morte definitiva.

Come mi è venuto in mente di dire baciami?! Primo, non ho mai baciato nessuno. Quindi non so baciare. Secondo, proprio a lui l'ho chiesto! A lui che fino a un giorno fa non riuscivo a guardare negli occhi, non parlavo e in classe distoglievo lo sguardo se si metteva a salutarmi!

Sono letteralmente fusa.

Però vedo che Marco non si è scomposto. Mi prende il viso tra le mani e posa le sue calde labbra che odorano di birra sulle mie.

Gli elefanti sono stati clonati, ce ne sono sempre di più. Mentre nel Sahara c'è il funerale per il mio povero amico ghiacciolo.

Poi nuove creature sconosciute invadono la mia pancia, probabilmente create dagli Strateghi per una nuova Edizione degli Hunger Games.

Sono ancora pietrificata, non so muovere la lingua, non so baciare!

Oh, ma quando finisce sto qua?

Improvvisamente si stacca e mi prende la mani dolcemente. (Nel Sahara i parenti di ghiacciolo piangono come fontane ma decidono di formare un altro figlio chiamato ghiaccio, sperando che si sciolga meno velocemente).

“Dimostrazione riuscita?” chiede sorridente.

“Credo proprio di sì!” esclamo, finalmente sorrido veramente davanti a lui.

E, mano nella mano, ci incamminiamo nelle vie del centro.

 

   
 
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