Erano ore che vagava in quella città semi deserta.

Sembrava che tutti si fossero rintanati nei bar a bere.

C'era chi beveva per dimenticare qualche delusione, e chi beveva per festeggiare una vittoria, una laurea o una promozione.

Gerard, da quando tre settimane prima aveva rotto con Lucy, faceva parte della prima categoria.

L'alcool iniziava a farsi sentire, le tempie pulsavano e la vista si offuscava a tratti, così entrò nell'ennesima taverna.

Il locale era affollato, terribilmente accaldato, tanto che iniziò subito a sudare.

Si sedette al primo tavolino libero e aspettò che la nausea e i giramenti di testa svanissero.

Mentre teneva gli occhi chiusi e la testa appoggiata al muro dietro di lui, sentì qualcuno sedersi (o forse sarebbe meglio dire lanciarsi, vista la forza con cui lo fece) al posto accanto al suo.

Era un ragazzino dai capelli scuri, rasati e tinti di rosso ai lati, le braccia ricoperte di tatuaggi e con un piccolo anellino posizionato al lato sinistro del labbro inferiore che scintillava al riflesso delle luci.

Una volta accortosi della sua presenza, il giovane si girò verso di lui e iniziò a parlare senza sosta di cose che Gerard non capiva, un po' perché era ubriaco fradicio come il suo interlocutore, e un po' perché quelle cose erano davvero senza senso.

Finito il suo monologo, lo sconosciuto si avvicinò fin troppo al suo viso e in una frazione di secondo si ritrovò le proprio labbra premute sulle sue.

Il punto è che Gerard non fece proprio nulla per allontanarlo, successe tutto così velocemente che non seppe neppure come ci arrivarono a casa sua, e nel suo letto, per giunta

La mattina seguente si svegliò con un terribile mal di testa, c’era dell'erba sparsa su tutto il materasso e il corpo del ragazzo che dormiva beatamente affianco a lui.

Si mise seduto e iniziò a ripensare alla notte che era appena trascorsa, a quel corpicino rannicchiato sotto alle coperte.

Più lo guardava, più in lui nasceva qualcosa di molto grande.

“Cattive notizie” si disse “Cattive notizie”.

Non sapeva neppure il suo nome, ma qualcosa gli suggeriva che era bello esattamente quanto chi lo portava.

Era talmente concentrato a osservarlo che non si accorse nemmeno che qualcuno stava bussando alla sua porta e che il ragazzo si era già bello che svegliato e gli sorrideva.

Si posò l'indice della mano destra davanti alla bocca per intimargli di non fiatare così che chiunque fosse al di là della porta pensasse che stesse dormendo, non voleva per nulla al mondo essere disturbato.

Si chiese chi potesse essere a quell'ora del mattino, ma non ci volle molto prima che lo scoprisse.

Una voce, anzi, quella voce.

Lucy.

Era tornata e sentiva che era tornata per qualcos'altro.

Hooooooooola bella gente! Dunque, è la primissima OS che scrivo e se fa cagare avete assolutissimamente ragione. Per scriverla mi sono ispirata ad una canzone di Jack Savoretti (artista che adoro) che appunto si intitola a “Knock Knock”. Chissà, magari potreste ascoltarla mentre leggete questa schifezza (sempre se qualcuno la leggerà). Vi avviso anche che la persona che la pubblicherà è una ragazza che adoro e che ringrazio per avermi sostenuta. Oggi pomeriggio ha pubblicato anche lei la sua prima OS, si intitola “Haunted” e sono sicura che le farebbe molto piacere se passaste a dargli un occhiata. Anyway, non sono brava con le parole quindi finisco ringraziandovi nel caso foste arrivati fin qua!

P.s: Mi piacerebbe ricevere qualche vostro parere!