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Autore: summer_time    23/08/2014    2 recensioni
...- Satch cosa hai trovato? - chiese a gran voce il biondino - Nulla di buono! Vieni con la valigetta del pronto soccorso, c' è una ragazza mezza morta!! - rispose l' interpellato - Come sarebbe a dire una ragazza?! E poi non raccogliamo cadaveri che galleggiano su un tronco così perché non abbiamo nulla da fare! - ribatté scocciato Marco - Insomma vuoi venire ad aiutarmi si o no? E poi è viva! - rispose prontamente Satch...
Prima fiction che scrivo, spero vivamente vi piaccia! Bacio
Summer_time
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Satch
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 36

Ero già sveglia quando il sole sorse: dovevo preparami con cura e con calma, ciò voleva dire tempo, molto tempo. Mi ero fatta una doccia, asciugato e pettinato i capelli, lasciandoli sciolti sulle spalle: era un vizio, prima di ogni battaglia li pettinavo, li coccolavo, come se fosse l’ultima volta. Inspirai profondamente mentre m’infilavo una maglietta corta smanicata con la scritta “Death” sul davanti e i miei pantaloncini neri con la cintura dei miei pugnali. Mi allacciai le scarpe da ginnastica viola e sorseggiai il famoso succo d’ortica. Presi lo zainetto, contenente le siringhe e mi diressi verso il ponte non prima di aver abbracciato il mio pupazzo, in un muto segno di fortuna.

Quando arrivai sul ponte, c’erano solo Barbabianca e i comandanti delle flotte: il sottomarino era pronto, costruito in sole tre settimane, perfettamente funzionante.
- Pronta –
- Non sei costretta a farlo! Uno di noi potrebbe venire con te e aiutarti! –
- No, andrò da sola, è la cosa migliore. Preparate il diversivo come accordato, al resto lasciate fare a me! –

Non lasciai a loro il tempo di replicare e saltai dal ponte finendo dritta dentro la macchina: attivai il motore, chiusi la botola e m’immersi, partendo a tutta velocità in direzione della base della Marina. Ripassai mentalmente tutte le fasi del piano, compresi i dettagli, vie di fuga, piani di riserva e scuse per i militari più incapaci. Ci sarebbe voluta un’oretta prima di arrivare a destinazione perciò tentai di rilassarmi ascoltando della musica strumentale e pensando a nostro ritorno trionfale sulla Moby Dick. Sorrisi al pensiero di un Ace e di una Halta particolarmente eccitati nel vedere me e Marco appiccicati: strano a dirsi, non riuscivo a togliermi dalla testa il suo sorriso ironico e le sue battute sarcastiche. Ridacchiai al mio primo pensiero su di lui: antipatico fino al midollo, testa d’ananas l’avevo soprannominato. Guarda ora cosa è diventato per te mi disse la vocina nella mia testa e un largo sorriso mi spuntò sul volto
 

Pov. Marco

Mi facevano male i polsi. Sentivo le manette strofinare contro la mia pelle già provata, facendo uscire rivoli di sangue ma non era la parte peggiore. La parte peggiore era lo svuotamento di energie: riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti, l’algamatolite mi prosciugava ogni forza, camminavo a stento, tremendo e barcollando. E le ferite contribuivano a peggiorare le cose: il costato era ricoperto da sangue secco mescolato con la polvere della prigione; Impell Down era stata la cosa più rilassante. Strano a dirsi, lì mi avevano nutrito, mi ero riposato, recuperando qualche forza in più; il cammino sulle varie passerelle, quelle erano torture

- Prigioniero numero 5371, cella d’isolamento, esecuzione alle tre in punto –
Mi spinsero dentro a una sezione di muro, legandomi con altre catene: ma quanto erano idioti? Se non riuscivo a scappare con delle semplici manette, secondo loro ce l’ha facevo con tutta quella ferraglia là? Mi sedetti sul freddo pavimento e notai con disgusto che le pareti erano sporche di sangue rappreso. Non sapevo chi avevano picchiato, ma sapevo come e quel tipo sicuramente non ne era uscito vivo. Rabbrividii ma tentai di rimanere indifferente.
- Guardate chi c’è, Marco la Fenice. Dovresti svolazzare libero e invece sei qui a marcire. Che c’è, perché mi guardi così? -         quel tono irritante lo avrei distinto ovunque
- Cane, non ti rallegrare troppo. Barbabianca ve la farà pagare. E ora sparisci, marmellata di fragole uscita male! –
Ridendo sguaiatamente, l’ammiraglio se ne andò, non prima di aver istigato i marine di guardia a tenere gli occhi aperti, pena la sua insormontabile furia. Che pallone gonfiato.

Sospirai, appoggiandomi con la schiena alla fredda parete e riportai alla mente il cielo azzurro, il sole, la mia famiglia, il Babbo e la mia seccatura personale: a lei dovevo quasi un anno di semplice estasi. Già, un anno per trovarla e un anno per perderla: anche se ostinavo sicurezza sapevo che non sarei sopravvissuto, e mi rammaricai di non averle nemmeno dato un bacio. Sarebbe bastato un semplice bacio a fior di labbra, giusto per farle capire che il dolore che nascondeva poteva essere alleviato. Dal sottoscritto ovviamente. Dei pensieri poco casti mi fecero perdere il contatto con la realtà e improvvisamente altri seccanti militari irruppero nella mia cella intimandomi di alzarmi: l’ora era giunta!
 

Pov. Sarah

Riemersi nella parte nord-orientale, vicino all’ingresso del corridoio che mi avrebbe permesso d’intrufularmi nella base. Spensi il motore, uscii dall’abitacolo e lasciai il sottomarino in balia della corrente; frugai nello zaino ed estrassi una torcia e accesi il flash del telefono: con quelle due uniche fonti di luce iniziai a percorrere quell’angusto corridoio che si rivelò più schifoso del previsto. Trattenni un conato di vomito quando vidi un cadavere in putrefazione, dove vermetti bianchi banchettavano con la carne rimasta andando su e giù, dentro e fuori dalla bocca e da tutte le cavità; il sangue era un po’ dappertutto, incrostato nei mattoni delle pareti e in larghe pozze sul pavimento. Dopo quelle che sembravano ore riuscii a trovare la botola: con i miei poteri riuscii a salire, aprendola giusto per vedere di non farsi catturare subito. Fortunatamente uscii dal vicolo in piena sicurezza e m’incamminai verso le segrete per scoprire la posizione della cella: avevo ancora un quarto d’ora prima del trasporto ufficiale. Avevo tutti i sensi allerta e grazie a quelli evitai il mio ammiraglio preferito: mister simpatia in persona, Akainu, l’ammiraglio di magma. Mi venne voglia di infilzargli tutte le siringhe ma mi trattenni, respirai profondamente e continuai stando sempre più attenta.

Purtroppo incappai in due marines non troppo simpatici ma li stesi subito con un paralizzante e un tranquillante infilzati contemporaneamente. Guardai i loro effetti: Naiko non scherzava mica quando mi diceva le loro proprietà! Da loro appresi dove si trovavano la cella e le persone che avrebbero giustiziato Marco e, sfortunatamente, anche l’ultima novità: l’esecuzione era stata anticipata. Ero arrivata troppo tardi ma rimasi tranquilla e passai a uno dei tanti piani di riserva.

Il bello di avere il coltello dalla parte del manico è che, se vuoi un’informazione, ti basta anche il membro più incapace: non dovetti neanche minacciarlo più di tanto che mi riversò una valanga d’informazioni utilissime e soprattutto il nome di uno degli esecutori con descrizione allegata. Non faticai a riconoscerlo pochi attimi dopo e lo sottrassi ai suoi doveri per qualche minuto
 

Pov. Marco

- Scusate il ritardo –
- Ma proprio adesso dovevi sparire? Se l’ammiraglio Akainu ti avesse visto, avrebbe fatto il lavaggio del cervello anche a me! Dove sei stato incosciente?! –
- Dovevo andare in bagno – si giustificò uno dei miei futuri assassini – mi scappava! –
- Sì, andiamo va’-        sospirai: erano proprio degli incapaci

M’incamminai lentamente, un po’ per la stanchezza e un po’ per colpa delle catene. La mia mente era come vuota ma un formicolio al collo mi distrasse dai miei pensieri: un sottilissimo ago ipodermico si era appena tolto dalla mia pelle e nascosto dentro la tasca del giubbino dell’esecutore ritardatario. Cosa diavolo mi aveva iniettato?! Veleno?? Droga?? Tentai di mantenere la calma, ma proprio non mi aspettavo un gesto così!

- Hai un’amica molto persuasiva –             un’amica…persuasiva?
- Ma che diamine ti prende oggi Frank? –
- Niente, niente. Stavo solo riflettendo –
- Beh rifletti in silenzio, idiota! –
Quelle dannate scale sembravano non finire mai ma era meglio così: dovevo pensare. E senza accorgemene, il dolore al costato sparì del tutto e un briciolo di forza s’insinuò nei miei muscoli
- E’ stimolante. Lei verrà a prenderti tra poco –          stimolante? Lei chi?
- Frank ma ti senti bene? Parli come se fossi un automa! Che c’è, hai visto un fantasma?? -
- No, molto peggio. Però…ecco, non me la sento, voglio andarmene. Forse hai ragione, non sto tanto bene –             quel tipo stava tremando come una foglia ed era un pessimo bugiardo
- E ora come diamine facciamo? Hey tu, va a chiamare il sostituto, veloce! –

Un mozzo partì in fretta e furia mentre il finto malato si sedeva sui gradini. Già finto, non mi sembrava per niente colpito da qualche malattia. Piuttosto terrorizzato a morte e minacciato.

Sarah

Sorrisi e accarezzai quell’idea così assurda ma così reale. Mi ricredetti immediatamente quando vidi il sostituto: alto e muscoloso, niente in comune con la mia seccatura che era bassa e sicuramente più magra. Il tipo strattonò le mie catene e ricominciai a salire le scale ma mi parve di scorgere un cenno tra il finto malato e il nuovo venuto. Ma forse era la mia immaginazione.

La prima cosa che mi colpì fu la luce: dopo giorni, settimane passati al buio, era una gioia rivedere il sole. La seconda, l’altezza, ma non creava grossi problemi, infondo avevo volato a quote decisamente più alte. M’inginocchiai e le guardie bloccarono le catene al patibolo. Ancora pochi minuti e la mia vita sarebbe finita: essa mi passò davanti in vari flashback. Nessuna nave si vedeva all’orizzonte e un po’ci rimasi male: valevo così poco per il Babbo? Subito dopo mi diedi dello stupido: come osavo dubitare di Barbabianca? Questo faceva parte sicuramente del suo piano! Le mie orecchie catturarono lo scampanellio di una sveglia e il Grandammiraglio Sengoku si voltò verso di me
- A quanto pare la tua vita non conta più di tanto per Barbabianca! –

Con un gesto della mano diede inizio alla mia decapitazione: le guardie si affiancarono a me, si girarono e sollevarono le loro spade…

Sarah mi dispiace  

Lo vidi tutto al rallentatore: le spade si abbassarono ma senza toccarmi e caddero entrambe a terra, vidi lo sguardo sbalordito di Sengoku che venne però spedito dall’altro capo della piazza, a più di cento metri mentre una cupola semi-invisibile mi proteggeva dai proiettili. Anzi ci proteggeva: Sarah si stava togliendo gli abiti della guardia, gettandoli malamente giù dal patibolo. Poi si girò verso di me
- Beh? Che ti aspettavi? –
Non fui mai stato più felice di vederla.
 

ANGOLO AUTRICE

Non ci credo sono riuscita ad aggiornare anche oggi! Il mio wi-fi si merita un premio non credete? U.U Comunque passiamo al capitolo: come vi pare? Fatemi sapere! Una buonanotte a tutti voi, un bacio
 
Summer_time
 
  
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