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Autore: ArkhamTerror    23/08/2014    2 recensioni
"Era cosi' bella quando sorrideva, saltellava per il prato con grazia, e anche quando scivolava, continuava a ridere. La guardava di continuo, come si guarda l'unica cosa che conta."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jinta Yadomi/Jintan, Meiko Honma/Menma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And I miss you. Like you were mine.
 

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Aveva smesso di piovere ormai da qualche ora ma l'odore del cemento misto a quello dell'erba, entrambi ancora bagnati, continuava ad impregnare l'aria. 
Quello era il profumo che annunciava che l'estate stava cedendo il posto all'autunno, il profumo che riportava a galla dolorosi ricordi di una felicita' passata. Cose a cui doveva smettere di pensare. Camminava a passo veloce, sperando di rimanere sospeso nel tempo, di perdersi, lontano dai suoi pensieri. Uno dei suoi piedi affondo' in una pozzanghera, facendo schizzare l'acqua dritta sui suoi pantaloni, ma non ci fece quasi caso. 
Non era mai stato facile distrarsi e svuotare la mente, ma da quando aveva trovato un maledetto pezzo del suo, del loro passato, sepolto in una scatola impolverata, era diventato impossibile: un piccolo oggetto. 
Ci pensava di continuo, lo guardava insistentemente, ma quando lo toccava si sentiva quasi bruciare la mano, sentiva quel dolore immenso e familiare che lo soffocava. Cosi' apriva un cassetto, ce lo buttava e lo richiudeva con violenza. 
Si rese conto di star correndo quando ormai era quasi arrivato a destinazione. Voleva vederlo ancora, voleva che gli facesse male, che gli ricordasse la persona alla quale quell'oggetto sarebbe dovuto appartenere. Si ritrovo' davanti al portico di casa, apri' il portone, scappo' in camera sua e poi si chiuse la porta alle spalle; aveva bisogno di stare da solo. 
La luce fredda della stanza lo faceva brillare, facendolo sembrare prezioso, quando in realta' gli era costato poco piu' di un pacchetto di caramelle alla liquirizia. Il simbolo dell'infinito che vi era incastonato sopra, riluceva in tutta la sua crudele ironia. Lo tocco', e istantaneamente i ricordi lo colpirono con veemenza, come una lama; gli mozzarono il fiato. 
Jinta getto' di nuovo l'anello al suo posto e si avvicino' barcollando al letto, sentendo le tempie e il cuore battere all'unisono. 
Cerco' con tutto se stesso di non pensare all'ultima volta che era riuscito a piangere, non lo faceva mai. Ma in quel momento avrebbe voluto farlo. L'aveva rivista, esattamente com'era in quel pomeriggio di Settembre. Era felice, aveva appena smesso di piovere e amava passeggiare a piedi nudi sull'erba bagnata. Gli ripeteva spesso che le passeggiate migliori erano quelle in cui camminavano insieme, fianco a fianco. 
Era cosi' bella quando sorrideva, saltellava per il prato con grazia, e anche quando scivolava, continuava a ridere. La guardava di continuo, come si guarda l'unica cosa che conta. 
Lui la amava e da lei dipendeva tutta la sua felicita', sarebbe sempre stato cosi'.
 Quel giorno non aveva avuto il coraggio di darle quel piccolo, patetico dono, che tuttavia per lui significava tanto. Era rimasto nella sua tasca, per anni.Lei non avrebbe mai avuto il suo anello, non avrebbe mai saputo quanto il suo amore fosse vero. Infinito. Lacrime di rabbia cominciarono a scorrergli lente sul viso. 
Perche' se n'era andata? perche' nessuno, lassu' aveva impedito che accadesse? Niente aveva senso. Non avrebbe mai smesso di pensare a lei. Non aveva mai smesso di cercare una soluzione, un motivo plausibile. Se fosse servito a riportarla in vita, sarebbe anche stato disposto a morire. Non era giusto. Jinta si ando' a sedere di nuovo sul letto, prendendosi la testa fra le mani, senza riuscire a evitare che un dolore lancinante al petto lo tormentasse. Rimase cosi', per dei minuti interminabili. 
Ma poi la senti'... La sua voce. E scatto' in piedi, scosso. Era lei? No. Come poteva esserlo. Lei era... Morta. 
Gli era stato portato via tutto. Tutto quello a cui teneva. Tutto quello che amava. 
Si alzo' e comincio a prendere a calci l'armadio, butto' a terra la lampada della scrivania, che si frantumo' in mille pezzi. Rovescio' il cassetto, afferro' l'anello e lo lancio' contro la parete, urlando tutto il suo dolore. Il piccolo cerchio si frantuṃ, si divise in due parti. Lo guarḍ da lontano, con una mano sul cuore, che sembrava stesse per uscire, che gli pulsava nelle orecchie. Oltre all'anello, qualcos'altro si era spezzato. Aveva distrutto l'ultimo ricordo di lei... 
Senti' che stava per avere un infarto, che non poteva muoversi, che era impazzito. Poi la vide... davanti a lui, bella e sorridente come sempre. Non poteva essere...Lui apri' la bocca per urlare, completamente sconvolto, ma lei gli poggio' un dito sulle labbra con aria divertita. Lui riusciva a sentirla. Il suo tocco lo tranquillizzo' all'istante, e a poco a poco senti' un calore piacevole e inspiegabile sciogliere il freddo terrore che lo aveva avvolto. 
La osservo' allontanarsi, temendo che sparisse.
Ma lei non lo fece; si chino', prese i due frammenti dell'anello e si mise davanti a Jinta. Lui cadde in ginocchio davanti a lei, con il volto rivolto verso il basso, sopraffatto da tutte le sensazioni che stava provando. 
Lei gli sollevo il mento per fare in modo che lui guardasse, e davanti ai suoi occhi lucidi ricongiunse le due parti dell'anello. Lo poggio' nella mano di lui, sorridendo come solo i bambini sanno fare. Lui ricambio' con un sorriso bagnato da lacrime bollenti, guardandola negli occhi. Lui cerco' di parlare, di dire quello che avrebbe sempre voluto farle sapere, ma lei si avvicino' al suo orecchio e gli accarezzo la guancia.' 
Mi piaci tanto anche tu Jintan. 
Non si era mai sentito cosi' completo.
 
   
 
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