Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Flare Corona    23/08/2014    0 recensioni
Yoooo gente!
La mia storia inizia con la morte della squadra Levi, per un certo periodo seguirò la storia dell'anime, seppur modificando qualcosa. Andando avanti invece, la storia prenderà una svolta completamente diversa e, spero, imprevedibile!
E' rigorosamente Ereri, ma penso che fosse scontato
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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 -Quanto sono stupido-

E’ l’unica cosa che riesco a pensare, seduto a un tavolo del quartier generale del gruppo di ricognizione.

Quartier generale, poi. Un luogo, per essere chiamato tale, deve come minimo avere dei soldati al suo interno. Deve essere un luogo di raccolta per tutti coloro che offrono la propria vita in nome della libertà.

Questo posto non è niente di tutto questo. E’ vuoto. Anzi, è svuotato. Svuotato di quei soldati che, seppur per poco tempo, avevo considerato dei compagni fidati.

-Quanto sono stupido- mi ripeto. Ho fatto la scelta peggiore che potessi fare.

Per anni ho desiderato il potere per poter distruggere i titani, e adesso che finalmente ce l’ho, cosa faccio?

Scappo via con la coda tra le gambe lasciando morire dei preziosi compagni.

Ripenso ai volti di ognuno.

Petra. In lei avevo trovato la figura materna che mi era stata portata via, un affetto che credevo di non poter più provare.

Eldo. Gunter. Oluo. In loro avevo trovato dei fratelli maggiori con cui confrontarmi, con cui condividere questa vita difficile che avevamo scelto.

Il capitano Levi. In lui ho trovato una guida, un uomo a cui rivolgere tutta la mia ammirazione, un uomo con i miei stessi obbiettivi.

In questo edificio, ora, ci siamo soltanto io e lui, seduto dalla parte opposta del tavolo intento a sorseggiare il suo caffè.

Lo guardo e so che dietro quegli occhi freddi, arroganti e distaccati si nasconde un grande dolore.

Quasi nessuno sarebbe in grado di accorgersene, ma io ho imparato a osservarlo bene, forse in maniera quasi ossessiva, e so riconoscere i suoi stati d’animo.

Sono venuto a sapere dal comandante Erwin che in passato ha perso dei compagni a lui molto cari. Si chiamavano Isabel e Farlan ed erano la sua famiglia.

Sapere che per colpa mia sta provando quel dolore lancinante che segue la perdita di delle persone amate, mi fa desiderare di essere morto al posto di quei quattro giovani soldati.

Stringo i pugni e mi alzo dalla sedia con l’intenzione di uscire nell’aria fredda della notte. Sento i suoi occhi trapassarmi la schiena, ma ricorro a tutte le mie energie per non voltarmi e scoppiare a piangere come una femminuccia davanti a lui. Non ne ho il diritto.

 
Finalmente sono fuori sul prato che circonda l’edificio.

Mi chino e faccio scorrere la mano tra l’erba umida, lentamente, percependo ogni singola sensazione.

Poi sento qualcosa di umido cadermi sul dorso della mano e solo allora mi accorgo di stare piangendo.

In silenzio, come non credevo di essere capace, considerato il forte e prepotente dolore che mi stringeva il petto.

Forse, inconsciamente, è perché non voglio essere sentito dal capitano. Non voglio che lui mi veda. Non voglio, non voglio, non voglio…

Sento dei passi dietro di me.

Mi alzo di scatto asciugandomi le lacrime e mi giro.

Squadro il capitano partendo dai suoi stivali, per poi risalire verso i pantaloni bianchi, la camicia anch’essa bianca coperta dal giubbotto con il logo della legione esplorativa. Mi fermo quando i miei occhi incrociano i suoi.

“Heichou…” la mia voce spaventata viene subito sostituita da quella sicura del capitano.

“Non è colpa tua, moccioso”

Rimango interdetto per un secondo, poi mi do dell’idiota. Cosa ho da sorprendermi? Il capitano è una delle persone più intelligenti che io conosca, è ovvio che abbia capito cosa mi turba.

Ma questa volta non riesco a credere alle sue parole.

Sì che è colpa mia, e non c’è niente che possa dire per farmi pensare il contrario.

Faccio per dare voce ai miei pensieri, ma vengo nuovamente interrotto.

“So esattamente cosa stai pensando adesso, quindi evita di farmi il discorso del ‘E’ colpa mia, avrei dovuto agire diversamente e bla bla bla’.
So che ti senti responsabile, ci sono passato fin troppe volte.”

Mi mordo il labbro e distolgo lo sguardo.

“Tieni presente questo, però : tu puoi anche aver sbagliato a non trasformarti davanti al nemico, ma prima di te, chi ha sbagliato?

Io. Io perché ho lasciato sola la mia squadra, quando sapevo che un titano voleva staccare loro la testa e rapirti.

E prima ancora di me, chi ha sbagliato?

Erwin. Erwin perché ha ideato un piano suicida che non ha portato a niente.

Ma a conti fatti, chi è il responsabile di tutto questo?”

Mi prende per il mento e mi costringe a guardarlo in quegli occhi di ghiaccio, dove si riflettono i raggi della luna.

“I titani” scandisce. “E vedi di ficcartelo in quella testa una volta per tutte”

Mi lascia andare e fa per girarsi quando un singhiozzo maledetto mi sfugge dalle labbra.

Sento il mio autocontrollo spezzarsi e cadere in mille pezzi.

Mi getto fra le braccia di un Levi sorpreso dalla mia reazione e piango tutte le mie lacrime.

Non mi importa più se mi vede piangere, l’unica cosa che voglio è che non mi allontani dal suo petto caldo. Ho bisogno di sentire la vita che batte possente contro la sua cassa toracica e ne ho bisogno adesso.

Inizialmente non ricambia la mia stretta, rimane immobile fra le mie braccia. Quando ormai sono convinto che si sia arrabbiato, lo sento muoversi e circondarmi con le sue forti braccia, stringendomi in una morsa d’acciaio.

Mi ritrovo a pensare –Come possono due braccia così letali, essere così dannatamente calde?-

Rimaniamo così per minuti, ore, giorni, non lo so.

So che il giorno seguente sarebbero arrivati i miei compagni insieme ad Hanji e a Erwin per decidere che misure prendere contro il gigante femmina. So che domani la realtà mi avrebbe investito come un treno in corsa.

So che voglio godermi questo piccolo momento di intimità con Levi.

So che qualcosa nei miei sentimenti è cambiato.

Con questa nuova emozione che sento salirmi dal cuore e sgorgare dalle mie labbra sussurro così a bassa voce che penso non possa sentirmi. Ma naturalmente lui mi sente e anche se non lo vedo, so che i suoi occhi non sono più poi così freddi.

“Grazie”
  
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