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Autore: LadyMary    24/08/2014    1 recensioni
Una storia che narra il Terence dietro il sipario, non di un teatro, ma della sua vita.
Quella che io, il destino, ho scritto per lui.
Il Terence che non sapeva di essere, e che ora è pubblicato al mondo intero.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Terrence Granchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ma chi è l'uomo misterioso?

Intanto l'uomo non identificato si spostò dal nascondiglio quando Terence aveva percorso qualche metro tornando indietro verso casa. Destinazione riserbata anche all'osservatore, che iniziò ad intraprendere la strada; nel suo corso desiderò di mangiare delle pesche, chissà, forse ispirato da qualche profumo simile in giro. -Devo aspettare come sempre, dovrò attendere un paio di mesi per poterle mangiare.- Si lamentò sottovoce prima di fermarsi davanti ad un cancello dove al suo interno poteva acquistare della frutta. Scosse leggermente il capo dopo aver osservato per pochi istanti la gente che comprava. Sospirò e continuò il suo cammino mantenendo un'aria di serietà sul volto. Contrariamente a quello di andata di Terence, il suo percorso fu totalmente solitario, ma fece ritorno accompagnato da quell'interna voglia di frutta con tanto di qualcos'altro celato nell'intimo del cuore. Un piccolo ruscello faceva da marito fedele accoppiando la villa che li divideva per circa dieci metri sulla destra, dall'altro lato una fitta boscaglia con tanto di stretti sentieri, ad attorniare il tutto, una bassa catena montuosa completava il pacifico quadro in cui soggiornava da circa due anni. Una volta superato il vialetto che porta al cancello principale -una piccola stradina di cui entrambi i lati vi erano due strisce di minuti fiori multicolori che facevano da benvenuto a chi percorreva quella romantica passerella. -Vestito da un completo color avorio e camicia in raso bianca, le scarpe in tinta tastavano tranquillamente il terreno, una quiete apparentemente fisica la sua, ma pare che i suoi pensieri erano turbati da un qualcosa di nascosto, o forse non troppo tanto manifesto, pensieri che trasparivano da un volto dall'espressione quasi sempre seriosa, motivata forse dal lavoro che svolgeva solitamente. L'uomo varcó la soglia e si avviò in cucina, guardò l'orologio a pendolo in legno scuro: segnava le undici esatte. -Di tempo ne ho, adesso devo pensare a me stesso purtroppo...mi coccoleró con una torta di mele, ormai devo accontentarmi con quello che la vita mi permette di offrirmi, per ora.- Si rassegnò parlando a se stesso con un filo di voce lavandosi le mani, poi preparò il tutto per il singolo pranzo. -Ecco qui, nella vita bisogna.sapersi accontentare, sia che sono piccole cose o che le sostituiscano, l'importante che esistono.- Si consolò guardando la torta leggermente fumante sul tavolo, dopodiché guardò fuori al giardino attraverso l'ampia finestra. -Ne assaggeró un pezzettino all'aria aperta, al Diavolo la tradizione, se é per questo ne ho una in testa! Una crudele tradizione.- Concluse l'ultima frase con una certa tristezza. Detto questo, portò l'occorrente sul tavolo in legno scuro come le quattro sedie fisse al suolo e si sedette su su una di quelle al lato largo sospirando. -E rieccoci di nuovo da soli, come se ne avrei...va e lasciamo stare.- Si lamento per poi tagliare la prima fetta, e pensieroso cominciò a mangiare; nel mentre ne osservava l'interno ben stratificato e riuscito. -Per la frutta ho rimediato, ma quanto vorrei...- Con una certa fatica interruppe il pensiero addentando ancora una volta il frutto delle sue mani. Poco dopo prese una seconda porzione, ma il pensiero continuava a molestarlo forse dolcemente come la sostanza che lentamente gli si scioglieva in bocca. Un contrasto tra dolce e dolore quello che deglutiva sia fisicamente che mentalmente, immagini e desideri che scendevano giù in un contesto amaro da ingoiare con dolcezza, e l'altro da ingerire con amarezza, un pensa e ripensa che durò il tempo di una torta consumata interamente da chi l'aveva creata qualche ora prima. -Me ne sono accorto e non di averla presa tutta, o almeno credo...poi chissà....vabé adesso è finita, e con lei dovrò pur mettere fine ai miei interminabili pensieri.- E cosí, incerto e sazio di cibo dolce unito ad un'amara condizione interna, rientrò in casa.
   
 
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