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Autore: NUNU65    24/08/2014    0 recensioni
"Cos’è la sfortuna ? Chi è l’uomo sfortunato ?. La sfortuna è tutta una serie di eventi brutti che capitano ad un uomo sfortunato. Si, non avete capito una mazza se volete capire il significato della sfortuna andate sul dizionario oppure leggete questa storia."
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo Sfortunato è nato a Napoli e all’età di venti anni decise di trasferirsi a Roma. Dopo due anni passati a fare il pizzaiolo riuscì a trovare un posto nella ditta di stampa cartacea in cui lavora e lì conobbe la moglie Silvia e poi venne alla luce la figlia che più a un umana sembrava una scimmietta. L’uomo Sfortunato fin dal 1997 era chiuso dalle 5.30 del mattino fino alle 17.00 del pomeriggio in ufficio fra: conti, manate, telefonate, insulti e cazziate e nella sua misera vita non ebbe mai la fortuna di visitare Roma e la sua grande bellezza. Però un giorno, l’uomo riuscì ad ottenere un permesso ed uscì dal lavoro alle 13.30. Fuori la ditta era elettrizzato il collega Gazzi gli aveva regalato gentilmente tre biglietti per i Musei Vaticani. L’uomo Sfortunato non sapendo cosa fossero questi Musei Vaticani se ne fregò e si diresse verso casa con la sua 500 a 20km orari. Arrivo a casa ed entrò come un animale nel condominio spingendo tutto quello che si trovava sotto gli occhi: vecchie arzille, bambini scassapalle e ragazzine . Arrivò fuori al portone bussò il campanello, la porta si aprì e l’uomo si trovò davanti la figlia con un tramezzino in mano e un sorriso a dir poco inquietante, la Piera avvicinò la guancia destra alle labbra del padre ma egli le scansò e gli accarezzò affettuosamente la testa come se fosse un curioso animale domestico.
-Silvia, preparati usciamo- urlò Sfortunato
La moglie con i bigodini stile anni 70’ incastrati nei capelli uscì dalla cucina. All’uomo vennero i colati di vomito.
-Ma come usciamo ?- domandò la moglie
-Si usciamo, Gazzi mi ha regalato tre biglietti per i Musei Vaticani-
-Ma amore tu l’arte l’hai sempre odiata- disse la Silvia
-Ma chissenefrega no, per una volta che usciamo come una famiglia tu devi sempre parlare, su forza vestitevi- disse l’uomo.
Alle 15.00 i tre uscirono dal portone, Roma era semivuota e l’uomo sfortunato contento entrò con una scatto felpato in auto e partì dimenticandosi della moglie e della figlia. Alle 15.30 posarono l’auto e fecero una corsa tremenda verso i Musei ed eccoli arrivati. Avanti a loro un follone agghiacciante, i tre si fecero spazio e l’uomo che stava per morire asfissiato tra la folla iniziò a sventolare i tre biglietti ed ecco che sentì una voce che urlava a lui:
-Dammi i biglietti che ti faccio entrare
L’uomo sfortunato li lasciò andare sperando che sarebbero entrati invece niente, aspettarono tre ore poi rifecero i biglietti altre due ore di fila ed ecco a loro i Musei Vaticani. Ma proprio quando entrarono una guardia svizzera li fermò:
-Mi scusi signore ma qui animali non sono permessi- disse la guardia
-Animali ? Ma quali animali- domandò sfortunato
-Quella è una scimmia signore- disse la guardia indicando la Piera.
Manata dell’uomo alla guardia svizzera che cadde a terra.
I tre camminavano mollemente mano nella mano tra: turisti, critici d’arte, quadri. Appena arrivati nella Pinacoteca l’uomo iniziò a sentire i primi bisogni fisiologici delle 18.10. Lasciò le due donne e iniziò a correre disperato alla ricerca di un bagno. Non lo trovava, girava e rigirava girava e rigirava e rigirava e girava di nuovo. Quando ecco che nella sua mente si accese una lampadina. L’uomo ormai disperato corse dietro una statua si calò i pantaloni e come un cane randagio defecò, per la sala si iniziò a sentire una puzza bestiale. Asparagi, vino, pasta, cipolle, frittata e frutta messi insieme e poi defecati dietro una statua del 400’\500’. Senza attirare nell’occhio l’uomo uscì e ritornò dalle donne. Arrivati nella sala delle cartine geografiche l’uomo iniziava a non capire quali fossero le regioni, non capiva come mai si dovessero sprecare dei tappeti del XIX secolo per disegnare delle regioni, con paesi scritte in una lingua strana. L’uomo rimase basito mentre la Piera e la Silvia si sforzavano a cercare il Lazio e Roma. Alla sala di arte contemporanea il disgusto tra mille apprezzamenti, l’uomo criticava ad alta voce le opere e poi le cazziate. Le stanze furono giudicate inutili dall’uomo sfortunato, per lui gli affreschi non servivano a nulla. Però le ammirava con un certo piacere. E ora il pezzo forte, i tre arrivarono alla Cappella Sistina. L’uomo sfortunato si autodefiniva il massimo esperto. Appena entrati furono aggrediti da una folla di asiatici, l’uomo sfortunato iniziò a fare a botte continuavano buttarlo a terra e così si affidò ai denti, morse: tre donne, cinque bambini, otto uomini e dieci anziani o meglio le sue vittime preferite. La Piera si perse tra la folla inferocita e la Silvia si trovò senza un soldo con i capelli spettinati e senza scarpe. L’uomo sfortunato invece si trovò davanti al Giudizio Universale, cacciò dalla tasca il telefono e scattò una foto, da lì ne seguirono circa trecentocinquanta. Il povero uomo sfortunato fu allontanato dalla cappella e fu portato in una stanza, dentro c’era lui e uomo vestito di bianco. Era il papa. L’uomo sfortunato cercò di scusarsi ma non ci fu niente da fare si beccò una cazziata mostruosa dal papa.
  
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