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Autore: eringad    18/09/2008    8 recensioni
Mamma e papà? Una bambina arriva al villaggio della foglia sconvolgendo le vite dei nosti eroi come un uragano!!! Un po' OOC ^^... [Naru/Hina]
Cap.07 [Shika/Tema]
Cap.08 [Jiraya/Tsunade]
Cap.09 [Choji/Ino]
Cap.10 [Sasu/Saku]
Cap.11 [Neji/Ten]
Cap.12 [Gaara/Lee e Matsuri]
Cap.13 [Naru/Hina]
Genere: Romantico, Triste, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Correvano per i corridoi tortuosi, Hinata in testa al gruppo, seguita da Naruto e da un’affaticata Kazaki. I corridoi sembravano tutti uguali, tutti troppo stretti, troppo umidi.
La donna mora dietro ai due ragazzi correva veloce dietro di loro affannata, andavano troppo veloce per lei. Si fermò ansante appoggiandosi al muro distrutta, Naruto si girò verso la donna scocciato perché costretto a fermarsi dalla corsa.
-Forza dobbiamo muoverci! Cosa stai facendo lì impalata?!- urlò quasi il biondo innervosito. La donna alzò gli occhi fulminandolo con lo sguardo.
-N-non anf ce la faccio anf più…- disse con fatica Kazaki tenendosi saldamente al muro.
-Dobbiamo andare e raggiungere Sayuri in fretta! Non abbiamo tempo per rimanere a riposare! A quest’ora potrebbero già aver scoperto che è scappata!- la rimproverò Naruto seriamente preoccupato una volta nella sua vita. La mora si morse un labbro sentendosi in colpa, aveva ragione ma lei davvero non ce la faceva più.
-N-non ce la anf faccio anf…- disse quasi esasperata aggrappandosi meglio al muro per reggersi in piedi a fatica.
-Non dire cavolate!!! Si può sapere cosa ci fai allora qui?! Per cosa combatti?!- urlò il biondo infuriato per la resa della donna. Hinata, che aveva seguito fino ad ora la scena in silenzio, si mise in mezzo ai due per calmarli.
-N-non abbiamo tempo ora di litigare…Kakaki-san, la prego di fare un’ultimo sforzo…- disse con voce insicura e intimidita la ragazza dagli occhi bianchi. Kazaki e Naruto si lanciarono uno sguardo, ora era tempo di mettere da parte i dissapori per salvare la bambina, fecero un cenno di assenso con il capo e si rimisero alla ricerca della piccola.
Hinata scrutava ogni minimo particolare di quel posto maledetto con i suoi occhi trasparenti per ricercare la piccola figura. L’aveva persa di vista durante il litigio tra i suoi due compagni.
No, così non andava, doveva concentrarsi di più, ogni figura che le scorreva davanti agli occhi non era lei. Lei, la sua bambina, era in pericolo, e lei non riusciva a vederla, non riusciva a trovarla, però…voltò un attimo lo sguardo sul fidanzato, il suo volto sicuro, lui credeva in lei, lei poteva riuscirci…doveva riuscirci.
Chiuse gli occhi per un momento e li riaprì. Oltre i muri, oltre le persone, oltre le porte chiuse, lei era lì.
Quella minuscola figura era rannicchiata a terra, singhiozzante, si teneva una caviglia dolente e respirava a fatica. Però…
Davanti a lei una figura si stagliava. Una figura scura, una figura malvagia…il capo.

Sayuri correva ormai non sapeva più da quanto. Troppo forse. Era stanca e le caviglie non la reggevano più in piedi.
Era arrivata in una stanza circolare, anzi, ottagonale se riusciva bene a contare le pareti anche con i suoi occhi offuscati dalle lacrime. Aveva salito con fatica le scale fino ad arrivare in corridoio superiore che percorreva l’intera stanza affacciandosi sulla stanza enorme illuminata solo da fiaccole poste sulla ringhiera del corridoio.
Ancora due scalini e avrebbe raggiunto un’enorme porta, pregando fosse l’uscita si aggrappò al corrimano facendo l’ultimo scalino.
Non ce la faceva davvero più a correre, le facevano male le gambe, i polsi che prima avevano rotto le catene, e le facevano male i piedi scalzi. Non era giusto, non era affatto giusto. Alcune lacrime le scesero lungo gli occhi mentre cadeva in ginocchio sul pianerottolo.
-No-non è giusto…non è affatto giusto…io sono solo una bambina…mamma…papà…vi prego venite a salvarmi…- singhiozzò con voce rotta asciugando freneticamente le lacrime. Le spalle le tremavano scosse dai singhiozzi, il vestito prima di un bel blu cielo ora era lacero e sporco. La pelle candida della bambina era macchiata a chiazze dal sangue delle ferite e dalle cadute nei corridoi.
Ora non era più un’arma, non era più pericolosa, lei era solo una bambina, una fragile bambina perseguitata dal suo sfortunato destino. Lei voleva il calore di una casa, lei voleva l’affetto di una famiglia, lei voleva solamente essere una bambina normale.
-Papà…mamma…venite a salvarmi…ve ne prego…papà…mamma…- si lamentava tra i singhiozzi. Fragile.
-Non verranno- disse una voce fredda comparsa d’improvviso davanti a lei. Alzò il capo e il volto di scatto guardando in faccia l’uomo che aveva parlato. Tremava da capo a piedi, aveva paura.
-N-no…loro verrano…loro verranno a salvarmi di sicuro…- Sayuri guardò terrorizzata il ghigno nascere sul viso dell’uomo. Kiku sorrideva con malvagità, infondo era facile spaventare una bambina. Incrociò le mani dietro la schiena e fece un passo verso la piccola, si rannicchiò affianco a lei alzandole il volto con due dita e avvicinandosi con il suo.
-Se verranno allora sarà la fine per loro…vuoi davvero che ti salvino o preferisci salvare tu loro? Sta a te la scelta…- sorrise divertito l’uomo. Guardò gli occhi azzurri della piccola riempirsi nuovamente di lacrime smarriti, lei doveva scegliere tra la sua vita o quella delle persone più care a lei.
-No…non puoi farlo…- mormorò piano con voce tremante la bambina. L’altro le accarezzò con una mano il viso candido e sorrise falsamente.
-Io non posso fare nulla…la scelta è tua…o te o i tuoi genitori…- disse divertito Kiku. La piccola abbassò la testa, persa.
-Lo…lo farò…dirò loro di andarsene…però ti prego…risparmiali…- singhiozzò sofferente mentre ancora lacrime le sgorgavano dagli occhi.
-Molto bene piccola…- sorrise sornione il capo scompigliandole piano i capelli. Si alzò e fece alcuni passi indietro raggiungendo la porta alle sue spalle e passando nell’altra stanza.
Sayuri rimase lì. Sola. Piangente. Spaurita. Però avrebbe fatto il possibile, almeno per salvare loro, quei genitori che le avevano regalato i momenti più belli della sua vita.

Gaara studiava i movimenti della donna al centro dell’arena improvvisata di battaglia. Lo aveva perso di vista, per il momento era salvo.
Non riusciva ad attivare il controllo sulla sua sabbia. In quel momento era con le spalle al muro, si sentiva in trappola.
-Tsk…- digrignò un momento i denti concentrandosi e formando alcuni sigilli. La sua ‘difesa assoluta’ in quel momento era inutilizzabile, però non era un problema per il grande Kazekage di Suna. O almeno questo pensava.
Lui non era tipo da peccare di superbia, ma conosceva affondo le sue capacità, sapeva analizzare ogni minimo particolare per poi utilizzarlo in battaglia.
-Dove sei?! Esci fuori maledetto insetto! Non potrai nasconderti per sempre!!- Nichiya urlava sriosa, saltando da un ramo all’altro della foresta e cercandolo. Le trecce sferzavano l’aria come fruste, i suoi occhi taglienti battevano ogni angolo del campo di guerra. Le mani lunghe e affusolate stringevano convulsamente la sua arma.
Gaara aggrottò appena la fronte alle imprecazioni della donna. Impastava le sue ultime scorte di chakra creando nuova sabbia da usare.
Non si sarebbe lasciato sconfiggere così facilmente.
La donna aveva raggiunto il limite di sopportazione. Ormai utilizzando il suo ombrello come spada abbatteva qualsiasi albero si trovasse di fronte a lei. Era cieca dalla rabbia.
Lui aveva insultato il suo amato.
Lui si era fatto beffe di lei con i suoi stupidi discorsi.
Questo non poteva tollerarlo.
Ogni minimo fruscio faceva voltare di scatto la donna, tesa per il combattimento. Gaara, osservandola, si accorse si questa caratteristica, poteva avere un vantaggio sfruttando il nervosismo della donna.
Raccolse il fiato racimolando tutti i kunai che aveva portato con se. Nove coltelli, una sola possibilità.
-Tu…tu morirai…tu ragazzino morirai…tu non dovevi offenderlo…tu non dovevi beffarti di me…tu…- Nichiya continuava a muoversi a scatti, ormai stanca, non riusciva a trovarlo, non era giusto.
Mentre cercava il giovane ripensava alle sue parole…
Alla fine forse ha ragione…forse davvero sto sbagliando…lui non mi ama…io lo amo, ma è così giusto rinunciare a vedere il suo lato malvagio per amore?
Però…però io lo amo…
Perché nessuno vede con i miei occhi, nessuno vede attraverso di me…
Nessuno ha mai visto la sua mano tesa di fronte ai suoi occhi…
Nessuno che aveva perso tutto ha mai visto il suo sorriso aprirsi sul volto…
Nessun emarginato è mai stato accolto con tanta dolcezza…
Per questo lo amo…perché quando ero sola, emarginata, senza più una casa, una famiglia, lui mi aveva accolto tra le sue calde braccia, mi aveva confortato, mi aveva reso più forte, mi aveva offerto la mia vendetta…
Perché alla fine, non importa quanto male abbia fatto…
Perché basta anche un suo solo sorriso gentile a cancellare tutte le sue botte, tutti i suoi insulti, perché io sono sicura che lui tiene a me…

Un rumore improvviso la fece girare di scatto. Un fruscio di movimento. Sorrise appena, si era finalmente tradito.
Corse verso il rumore sicura, era finalmente ora, era finalmente uscito allo scoperto.
Un altro fruscio dietro di lei…cosa? Com’era possibile?
Ritornò sui suoi passi e seguì altri fruscii. Seguiva la sua preda, come un felino con il topo.
Primo rumore. Davanti a te.
Secondo rumore. Alle tue spalle. Si muove veloce.
Terzo rumore. Al tuo fianco.
Quarto rumore. In alto. Cosa sta facendo?
Quinto rumore. Dietro di te! Dannazione dove diavolo è?!
Sesto rumore. Si sta dirigendo in una radura…ora capisci vero?
Settimo rumore. Sei al centro, guardati bene intorno, dov’è ora?
Ottavo rumore. Eccolo, finalmente la trappola è scattata.
Nono rumore. Un kunai si conficca nel suolo davanti a te. Sorridi sicura.
Nichiya strinse con una mano il suo ombrello nella mano sinistra. Occhi chiusi, orecchie tese, aveva capito…piano elaborato, molto efficiente doveva ammetterlo. Quel dannato ragazzino le stava dando filo da torcere.
Però, aveva un'unica pecca quel piano così elaborato. Non aveva tenuto conto delle qualità della donna, qualità feline.
La tensione sul campo di battaglia era palpabile, la donna immobile faceva scattare gli occhi da una parte all’altra della radura, pronta a subire un attacco improvviso.
Gaara d’altro canto, nascosto dietro le fronde di un albero, osservava la mora in mezzo al campo di battaglia pronto a coglierla in fallo. Ogni attimo, ogni respiro faceva solo crescere la tensione. Il momento si avvicinava, sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
La donna chiuse gli occhi un momento, prendendo un respiro, Gaara formò veloce alcuni sigilli.
-È il momento…- sussurrò il rosso formando l’ultimo sigillo. Con uno scatto scese dal suo nascondiglio sul campo di battaglia.
-Sabaku taisou*- disse con voce gelida inondando l’arena di sabbia, la donna fece uno scatto verso il basso inginocchiandosi e aprendo l’ombrello sopra di sé. La sabbia copriva tutta l’area, scorrendo in fiumi sopra la donna. Gaara allungò un braccio verso la tomba della donna, la mano tesa verso di lei si chiuse con forza in un pugno serrato mentre la sabbia come ordinato dal padrone si stringeva compressa.
-Fine del combattimento- annunciò il rosso abbassando il braccio e riportandolo incrociato davanti al petto. Rilassato finalmente portò un piede indietro girandosi e dando le spalle alla tomba di sabbia.
Un rumore lo fece girare sorpreso di scatto. Ogni cosa sotto l’ondata di sabbia doveva essere distrutta. Tra le macerie si fece largo la donna, malconcia.
Poggiò un ginocchio sul terreno alzandosi, aveva le vesti maciullate, i capelli carichi di sabbia le ricadevano davanti al volto lasciando appena spazio ai suoi occhi furiosi. Nella mano sinistra stringeva ancora l’ombrello nero, ormai rotto, con solo l’impugnatura sana.
-Pensavi davvero di distruggermi così ragazzino? Non hai tenuto conto del fatto che io posso cospargere questo…- mostrò l’ombrello ridotto in brandelli al ninja –di chakra…e non hai tenuto conto del fatto che io avevo promesso la tua morte…e quella avverrà…- con uno scatto gli fu vicina in un istante puntando i resti della sua arma alla gola di quello, ormai indifeso, senza più chakra, senza più armi.
-È la tua fine…- gli sussurrò ad un orecchio soddisfatta pronta ad affondare l’acuminato bastone nella sua gola.
Gaara chiuse gli occhi, pronto alla fine, era stata un’ottima avversaria e aveva sbagliato a sottovalutarla. Trattenne il respiro in attesa del colpo finale che non arrivò.
Aprì gli occhi per vedere cosa faceva l’avversaria e la trovò con un’espressione incredula, immobile.
-Siamo arrivati giusto in tempo…uff…meno male…- sospirò uno shinobi da sopra un ramo. Dietro di lui altre otto persone. Gaara sorrise appena. Erano arrivati gli aiuti, si tolse dal raggio di attacco della donna mentre quella boccheggiava disperata.
Era arrivata così vicino, c’era quasi. Non glielo avrebbe mai perdonato Kiku. -No…no…no…NOOOOO!!!- urlò in ultimo e con uno sforzo immane sciolse la tecnica di Shikamaru afferrando meglio l’ombrello. Si girò verso il ragazzo dai capelli rossi ansimando, lo guardò un’ultima volta con le lacrime agli occhi.
-Dite…dite a quell’uomo di non odiarmi…che io l’ho amato fino alla fine…che ho combattuto per lui fino alla fine…a…ddio…- disse singhiozzando tra gli sguardi confusi dei ninja nemici. Rivolse l’arma verso se stessa colpendosi con violenza l’addome. Emise un mugolio sommesso piegandosi in avanti e cadendo in ginocchio. Gaara con uno scatto corse dalla donna trattenendola dalla caduta in avanti, la guardò incredulo, anche se il suo volto non faceva trasparire nessuna emozione. Le mani livide della donna stringevano convulsamente l’arma conficcata nel ventre, il sangue caldo le bagnava vesti e mani, sentiva pian piano la vita scivolarle via.
-Perché? Io non capisco il senso di questo gesto…- trattenne la donna tra le braccia mentre quella stanca si accasciava sul ragazzo. Tossì sangue colorando le vesti del rosso e girò il volto verso l’esterno, poggiando una guancia sulla sua spalla.
-Per…perché è giusto così…in questi anni ho servito Kiku-sama fedelmente…come sua combattente, come sua amante, come suo braccio destro…ora però…ho fallito…non sono stata abbastanza brava…- la vista le si era offuscata, troppe lacrime che ora scendevano lente dai suoi occhi.
-Non ha senso. Non riesco a capire- ripeté Gaara confuso, non capiva il senso di quel gesto improvviso, non riusciva a capire il dolore della donna.
-Non puoi capire…perché io lo amo…l’amore per lui è tutto per me…- ansimò la donna morente, non riusciva a respirare bene, si sentiva schiacciata da quelle confessioni. Un amore troppo grande per lei, un amore non ricambiato, un amore impossibile, un amore sfruttato, disdegnato. Un amore sbagliato.
-Quando mi raggiungerete…nell’aldilà…parlatemi di come ha reagito alla mia morte…parlatemi di come vi ha sconfitto…perché lui lo farà…lui è forte…lui…- gli occhi le si chiudevano mentre pronunciava quelle parole, le mani ormai cadaveriche come il suo volto lasciarono la presa sull’arma cadendo nel vuoto.
Gaara strinse quel corpo inerme tra le sue braccia non lasciando trasparire alcuna emozione. Quella donna ancora respirava a fatica, riversando dalle labbra tenui rivoli di sangue, il rosso guardava fisso davanti a sé, non capiva quella donna, non capiva il senso di tutto ciò che aveva fatto, non capiva quello che provava. Sentiva il corpo contrarsi negli spasmi di dolore, la posò in terra posizionandola su un fianco rannicchiata mentre quella ancora tremava scossa e tossiva sangue, con un’emozione che aveva imparato a riconoscere come pietà ma ancora confusa in lui incanalò un briciolo di chakra che ancora gli rimaneva in due dita premendole sul collo della donna e ponendo fine alle sue torture.
Si alzò in piedi barcollando per un attimo e voltandosi verso i suoi compagni.
-Gli altri sono dentro che cercano Sayuri…andate ad aiutarli- disse atono incrociando le braccia e guardandoli seri, Sakura fece un passo avanti tendendo un braccio per esaminare le sue condizioni ma scostò il suo braccio sedendosi sotto un albero a gambe incrociate.
-E tu Gaara-sama? Sei ferito?- si informò il ninja medico mentre Gaara scuoteva il capo lentamente stanco.
I ragazzi si guardarono sconcertati dalla scena a cui avevano appena assistito, diedero un ultimo sguardo al rosso che aveva chiuso gli occhi in meditazione a braccia e gambe incrociate. Kiba si strinse nelle spalle per poi parlare.
-Bhè, se è stanco lasciamolo riposare…però la piccola non si salva da sola…dobbiamo continuare!- affermò non molto convinto salendo sul dorso del suo cane mentre tutti gli altri asserivano ancora meno convinti partendo per le mura della roccaforte nemica.

*Funerale Imperiale del Deserto/Requiem del Deserto

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…chiedo venia…non ho scusanti davvero…sono pronta al massacro *l’autrice si mette in croce da sola per non aver avuto idee*
Comunque…ecco sfornato un nuovo capitolo!
Nuovi e inquietanti risvolti…pensavate che facessi ammazzare Gaara vero? Kuku

Chiunque possa e voglia è pregato di lasciare una recensione, fa crescere l’ego dell’autrice e invoglia a scrivere ù_ù
Per il resto ringrazio chiunque passi per leggere anche solamente *_* vi adoro!!! Un bacione bye bye a presto (spero) ^^

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Nome: Sayuri
Cognome: -Sconosciuto-
Anni: 8 anni
Capelli: Mori tendenti al blu
Occhi: Azzurro cielo
Altezza: 1.23 m
Curiosità: Bambina misteriosa con un passato doloroso, proveniente dal paese del fulmine e costretta a scappare dalla sua casa dopo l’omicidio dei suoi genitori e rifugiata da Kazaki, Hisagi e Sofia che l’hanno accolta come una figlia, ha un’abilità speciale particolare che le permette anche di “rubare” le abilità innate degli altri e di imparare tecniche molto difficili in un attimo
Look: Vestitino azzurro semplice lungo fino alle ginocchia
Rango: -Sconosciuto-
Paese di appartenenza: Villaggio della Nuvola, Paese del Fulmine
  
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