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Autore: Mai Valentine    24/08/2014    4 recensioni
L'ascensore le portò al terzo piano. Inserì le chiavi nella serratura senza mai staccare le sue mani da quelle di Rei. Legandola a se. Il buio della casa era perfetto per loro. Ogni luce era spenta. Solo un piccolo riverbero di luna illuminava i loro volti. Minako non aspettò di arrivare in camera da letto e tenendo abbracciata a se Rei fece scivolare la cerniera del vestito. La sacerdotesse si trovò con i seni scoperti e Minako che l'accarezzava con desiderio e passione. Si trovò a rispondere a quei gesti sempre più sorpresa e spaventata. A ogni bottone aperto era un passo in più verso la camera da letto.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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Salve a tutti sono Mai Valentine e spero vivamente che questa storia possa piacervi. Era da un po' che non scrivevo in questo fandom, anzi è d aun po' che non pubblico su EFP e ho troppe storie in sospeso ... povera me. Tornando a noi spero che questa one-shot non vi sconvolga troppo e che se vbvi è piaciuta lasciatenmi un commento altrettanto se non vi è piaciuta, in modo da pter migliorarrmi. Buona lettura a tutti voi. 






Una notte
 
 
I primi raggi di sole filtravano oltre le tendine  rosse e gialle di una finestra che affacciava su un giardino ben curato. Alcuni granelli di caffè sporcavano il  piano d'acciaio della cucina mentre la moka fischiava. Il profumo dell'oro nero si espanse per tutta la sala pranzo. Minako con i piedi scalzi, i capelli arruffati e gli occhi gonfi di chi ha dormito poco si alzò lentamente dalla sedia per spegnere il fuoco. Prese una tazza colorata  versando al suo interno, quasi tutto, il contenuto della moka. Si fece coraggio e con la tazza ancora ben stretta tra le dita camminò fino alla s stanza da letto. Le lenzuola di un giallo canarino coprivano un corpo esile, femminile. Appoggiò la schiena contro lo stipite della porta, sorseggiando lentamente il caffè, non poteva ancora credere a quello che era successo quella notte. Una lunga serie di pensieri affollavano la sua mente. "Cosa sarebbe accaduto quando lei si sarebbe svegliata? Cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Sarebbe scappata via? O sarebbe rimasta? Poteva solo immaginare le numerose opzioni. Si morse le unghie smaltate spezzandole. Vene riportata alla realtà dall'incessante squillare del cordless. Il caffè era diventato freddo. Sollevò il telefono dalla base e rispose.
«Chi è?».
«Che voce morta per essere una leader e un'aspirante  idol» scherzò  la persona dall'altro lato.
«Haruka ...» rispose Minako senza entusiasmo.
«Mi aspettavo più ardore nel pronunciare il mio nome, ma comunque volevo invitare te e le altre a un concerto: suonerà Michiru e i Tree Lights».
«Davvero? disse saltando in aria —. Aspetta, non lo so, ho un problema» la voce incerta allarmò immediatamente Haruka.
«Un nuovo nemico?»
«No, ecco. È accaduto» balbettò  giocando con le dita con il  bordo della tazzina.
«Oh».
«Hai consigli?» chiese sperando in un aiuto.
«Purtroppo no, non sono brava, forse Michiru o Usagi».
«Grazie» rispose delusa.
«Posso solo dirti di vivere quello che accadrà nel bene o nel male».
«Si».
«Allora fammi sapere. Buona giornata a entrambe».
         Pigiò il tasto rosso e riagganciò il cordless alla base. Sorseggiò le ultime gocce di caffè ormai imbevibile. Camminò avanti e indietro carica di tensione e nervosismo.  Cercò di ingannare il tempo pettinandosi i lunghi capelli biondi.  
«Minako Aino la dea dell'amore sopraffatta dai  miei stessi sentimenti. È  davvero ridicolo tutto questo! Se solo ci fosse Artemis! Invece è da Usagi con Luna a tenere d'occhio Chibiusa e Hotaru. Lui me lo avrebbe impedito!» sbuffò accasciandosi nuovamente in terra.
         L'orologio sulla parete dalle mattonelle di ceramica a fiori segnavano le 8: 14 e presto sarebbe suonata la sveglia e anche la dormiente si sarebbe alzata. Ingoiò un boccone amaro. Aprì il frigorifero e senza badare alle buone maniere bevve direttamente dalla bottiglia. L'acqua fresca scivolò lungo la gola che sentiva calda e aggrovigliata.  
«Minako!» la sgridò  la voce alle sue spalle. Non si voltò,  aveva paura di vederla. Le gambe vacillarono. Schiacciò troppo la bottiglia di plastica e l'acqua fuoriuscì bagnando il pavimento e i piedi scalzi. Sentì Rei sospirare.
«Dovresti fare più attenzione» disse con tono saccente.
«Si, scusa, pulisco subito».
         Strappò della carta bianca e assorbente o così almeno era scritto sulla contenzione, si inginocchiò e sempre senza guardarla asciugò il pavimento. Rei ticchettò le dita sui fianchi. Minako sapeva che si stava innervosendo per il suo atteggiamento ma non poteva farci nulla, si sentiva imprigionata.
«Adesso guardami» era un ordine.
         Non lo fece. Rei l' afferrò per una spalla e la spinse contro il tavolo, non aveva difese.
«Perché mi eviti».
         Abbassò lo sguardo spaventata. Era una domanda diretta troppo difficile da rispondere, eppure sapeva che non vi era scampo. Avrebbe voluto tanto accendere quella dannata sigaretta che troneggiava sul frigorifero per cercare di rilassare i nervi, purtroppo arrivò alla conclusione che avrebbe dovuto fare a meno della nicotina.
«Per quello che è accaduto questa notte»  gli occhi di Venere si rispecchiarono  in quelli di Marte e fu a quel punto che Rei sussultò.
«Immaginavo» disse senza scomporsi apparentemente.
«Ricordi?» chiese tra lo stupito e lo speranzoso.
«Si».        
 
***
 
         Le luci delle case, dei negozi, dei neon che lampeggiavano ininterrottamente rendevano Tokyo una città viva ed eterna. In uno dei locali più importanti il gruppo delle guerriere, in compagnia di Taiki, Yaten e Seya,  si era riunito per festeggiare il  compleanno di Usagi. Sailor Venus e  Sailor Moon avevano scelto il locale più famoso del momento, spendendo una cifra di denaro al di sopra delle loro possibilità. Le grida e la musica alta rendevano impossibile parlare, ma a nessuno importava, erano tutti in pista, anche Haruka e Michiru. Setsuna seduta al bancone del bar consumava il suo decimo drink. Il barman versava divertito il liquido nel bicchiere della donna che sembrava insaziabile. I Tree Lights avevano mandato in visibilio le fan che si accalcavano numerose. Makoto aveva spinto Ami in pista e insieme ad Usagi ballavano pestando i piedi  di chi incrociava il suo cammino, mentre Mamoru cercava di tenere a bada la furia scatenata della sua fidanzata e futura moglie. Solo più distante da tutti, sopratutto dalla confusione, seduta ad un tavolino prenotato per loro nell' aria riservata che si trovava  ai piani superiori, Rei Hino sorseggiava il suo terzo Long Island. Minako aveva ballato per ore divertendosi con le sue amiche e con i ragazzi più interessanti del locale. Cercava di riprendere fiato e alzò  lo sguardo verso l'alto e in quel momento incontrò gli occhi ametista di Rei.
«Rei! Forza scendi cosa fai lì da sola!» sventolò il braccio gridando a squarcia gola il nome dell'amica. Rei sentendosi in imbarazzo voltò la faccia. Minako sbuffò sonoramente.
«Rei sei sempre la solita noiosa, adesso ti trascino io in pista!» strinse i pugni piena di determinazione. Abbandonò un ragazzo belloccio con il quale stava parlando per salire le scale di corsa. Si sedette accanto a Rei affannando. Aveva sete. Il Mojito che aveva ordinato era ancora lì, mezzo pieno, lo portò alle labbra e bevve tutto d'un sorso. Rei incrociò le braccia al petto.
«Uffa, perché non vieni a divertirti con noi? Infondo stiamo festeggiando il compleanno di Usagi» insistette la guerriera di Venere indicando la loro futura regina. Usagi ballava rozzamente e probabilmente era anche ubriaca, il povero Mamoru cercava di controllarla.
«Se desideravi stare con loro non dovevi per forza salire»  disse Rei scostando i capelli corvini dal collo lasciando intravedere la scollatura del vestito. Minako allungò l'occhio.
«Eri così sola e triste, l'ho letto dal tuo sguardo. Avanti di a me, a Venere, cosa ti turba, forse un amore non corrisposto?» allargò le braccia platealmente, come se avesse un pubblico. La guerriera di Marte sospirò, ancora.
«Tu mi turbi».
«Se ti turbo tanto perché non vieni a ballare con me?» spinse il busto in vanti in maniera provocatoria. Gli occhi erano lucidi e intensi di chi aveva alzato un po' il gomito. In un attimo la sacerdotessa si trovò trascinata in pista, non aveva saputo resistere allo sguardo di Minako e ai Long Island che aveva bevuto. La musica a tutto volume la infastidiva e non capiva come le altre potevano divertirsi. L'aspirante Idol afferrò per un polso Rei avvicinandola ancora di più a se. Rei notò che Minako sapeva come muovere il suo corpo: era diventata davvero bella. I jeans attillati le fasciavano le gambe e i glutei, la camicetta nera aperta sul seno e la giacca di pelle le conferivano un'aria più adulta e ribelle. Avrebbe voluto affondare le mani nei capelli biondi di lei e baciarla ... "Cosa sto pensando?" si stupì di tali desideri  e cercò di giustificarsi: "forse ho bevuto troppo". Minako come consapevole di quello che l'amica stava pensando e poiché da tempo desiderava possedere  le labbra di Rei l'afferrò per i fianchi, facendo scivolare le mani sulle natiche dell'altra. I loro busti erano vicini si urtavano e scontravano. Aino intrecciò le dita in quelle di Hino. Rei si irrigidì.
«Qualcuno potrebbe vederci» cercò di allontanarla.
«Chi? Siamo nascoste da questo mare di gente».
«Haruka e Michiru» Rei  voltò lo sguardo oltre la folla nel tentativo di scorgere le guerriere del sistema solare esterno. Minako rise e senza preavviso la baciò sulle labbra. Un bacio veloce e fugace che lasciò la guerriera di Marte interdetta.
«Se hai tanta paura andiamo via da qui ... andiamo a casa mia».
«Stai scherzando? Tu hai bevuto troppo».
         Spinse leggermente Minako allontanandosi dal centro della pista. Era arrabbiata con se stessa e con l'amica, cosa le stava prendendo? Non era assolutamente da lei ... e da Minako? Non era abituata a bere e aveva sbagliato nel lasciarsi convincere da quelle due scalmanate, doveva tornare a casa. Prima che potesse aprire la porta del locale Sailor Venus le fu accanto, un braccio sotto al suo e una bottiglia di spumante in mano.
«Cosa stai facendo? Ti ho appena detto che è meglio che io torni  a casa. Il nonno starà in pensiero».
«Questa notte è solo nostra».
«Hai bevuto troppo». Si morse il labbro, non c'è la faceva più. Il corpo di Venus era troppo vicino al suo. Il suo viso e le sue labbra l'ammaliavano e la costringevano a cedere. "É questo il potere di Venere? Fare cedere le vittime in una ragnatela perfetta e ben orchestrata? Marte dovrebbe opporsi, no Marte non può più farlo. Il dio della guerra viene sconfitto da Venere" e si trovò nuovamente le labbra di Minako impresse sulle sue, questa volta con un bacio più passionale e spinto.
«Andiamo via da qui. Usagi non si offenderà ha Mamoru e le altre».
         In fretta abbandonarono il locale sotto lo sguardo attento e divertito di Haruka.
«Beate loro».
«Vuoi darmi una mano a trascinare Setsuna via da qui?» disse Michiru afferrando per le braccia via la compagna dal bancone. Haruka alzò le spalle aiutando la sua dolce metà. I suoi piani erano andati in frantumi.
         Mars e Venus erano salite sul primo Taxi  che le stava portando a casa di Minako. Durante la breve corsa si erano tenute la mano, baciandosi. Non allentando i loro corpi neanche per un minuto. Il tassista avrebbe avuto qualcosa di molto interessante da raccontare. Minako lasciò i soldi in mano al guidatore senza aspettare il resto. Era troppa la fretta e molta la paura che Rei potesse abbandonarla. Non sapeva quando erano nati quei desideri e quei sentimenti nei confronti della guerriera di Marte eppure sapeva che li provava e che quella, forse, sarebbe stata la sua unica occasione. Aveva giocato sporco.
         L'ascensore le portò al terzo piano. Inserì le chiavi nella serratura senza mai staccare le sue mani da quelle di Rei. Legandola a se. Il buio della casa  era perfetto per loro. Ogni luce era spenta. Solo un piccolo riverbero di luna illuminava i loro volti. Minako non aspettò di arrivare in camera da letto e tenendo abbracciata a se Rei fece scivolare la cerniera del vestito. La sacerdotesse si trovò con  i seni scoperti e Minako che l'accarezzava con desiderio e passione. Si trovò a rispondere a quei gesti sempre più sorpresa e spaventata. A ogni bottone aperto era un passo in più verso la camera da letto.
         I loro corpi quasi totalmente nudi erano stesi sul talamo e coperti dalle lenzuola. Mianko guidava il gioco.  Marte si trovava con le spalle al muro sovrastata da Venere. Gli occhi ametista di Rei la fecero sussultare e solo in quell'istante pensò che stava commettendo una grande sciocchezza.
«Perché ti sei fermata?» chiese Rei con le mani tra i capelli biondi e setosi. Venus non reagì. Hino la baciò timidamente e Aino rispose con passione. Le mani vagarono lungo i corpi, cercandosi e invocandosi per tutta la notte.
         La bottiglia di  spumante mezza vuota e i vestiti gettati sul parquet furono gli unici testimoni di quella notte.
        
***
 
         Rei attendeva una parola da Minako, si aspettava qualcosa dall'altra. La guerriera di Venere ancora tremava.
«Allora, non dici niente?»
«Per colazione ho del tè e dei biscotti e forse anche delle brioche. Se vuoi c'è anche il latte, sperando sempre che non sia scaduto» disse Minako sudando freddo, sperava di deviare l'argomento. Rei scosse il capo.
«Io vado a vestirmi è tempo che torni a casa. Non ho altro da fare qui». Camminò fino alla stanza da letto. Era delusa dall'atteggiamento di Mina. Si aspettava che la fermasse, che facesse qualcosa per farla restare  dopo quello che avevano condiviso... e invece la guardava andare via. "Infondo è meglio così" pensò mentre raccoglieva la sua biancheria intima.
         Minako l'osservava impaurita. Doveva fare qualcosa affinché  Rei non andasse via. La vide indossare i suoi jeans e una maglietta abbandonata sulla scrivania.
«Ti dispiace se indosso i tuoi vestiti? Non mi sembra il caso girare con  quell'abito di prima mattina» disse indicano il bel vestito che  aveva fatto perdere la testa a Venere. Minako non disse nulla e Rei lo prese per un si. La borsa era pronta e lei presto avrebbe varcato la soglia dell'abitazione quando la radio annunciò il buon giorno. La voce dello speaker suonò chiara e metallica al di là dell'apparecchio.
«Buon giorno a tutti voi ascoltatori! Oggi  vi auguriamo una buona domenica con una canzone americana: Bruno Mars con la sua Just The Way You Are!».
         Rei si incantò nell'ascoltarla. Restò  ferma e  immobile come una statua greca al centro della camera.  Per Minako quella era la sua ultima occasione per farla restare ancora.  Sailor Venus sapeva cantare e grazie alla musica poteva trasmettere i suoi sentimenti. Si fece coraggio e le  dedicò quella canzone. Conosceva a memoria le parole che la radio trasmetteva, non sapeva più quante volte l'aveva ascoltata pensando a lei.
«Perché?» disse Rei quando le note iniziarono a sfumare e a farsi sempre più lievi.
«Perché credo di essermi innamorata di te molto tempo fa e mi dispiace se ho approfittato di te mentre eri ubriaca» Minako sorrise ma in realtà voleva morire.
Rei abbassò lo sguardo imbarazzata e stupita. Le guance si tinsero di rosso.
«Non posso dire che mi sei del tutto indifferente e ieri notte non ero completamente ubriaca, non sono così come credi,  ma non conosco ancora bene i miei sentimenti e sai per me quanto è difficile espormi».
«Ti aspetterò, ma ti prego non andare già via». Aino sembrava una cerbiatta impaurita e tutta la spavalderia della notte prima era sparita. Rei l'abbracciò dolcemente.
«Quanto potrai aspettare?» chiese spaventata.
«Anche tutta la vita, infondo possiamo sempre rinascere» sorrise. I capelli scuri di Marte si confusero con quelli biondi di Venere e ancora una volta le loro labbra si incontrarono.
         Più tardi Haruka, durante il concerto,  ricevette un messaggio sull'Iphone con l'infondibile modo di scrivere di Minako : «Ha detto di aspettarla! C'è speranza! Questa sera restiamo a casa mia a guardare un film. Grazie per l'invito. Presto chiamerò Usagi ma non dirle ancora nulla. Grazie <3». Haruka scrollò le spalle divertita e soddisfatta di sé. I suoi consigli erano stati ancora una volta utili. Alzò lo sguardo verso l'alto e in quel momento una nuova stella nacque in cielo. 




 
   
 
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