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Autore: Bombay    24/08/2014    3 recensioni
“A loro era stato concesso di incontrarsi e vivere una vita lunga, prospera e felice. Erano stati compagni per lunghi e meravigliosi anni ma, come tutto nell’universo conosciuto e sconosciuto, il cerchio della vita si chiudeva e nessuna creatura, né uomo né vulcaniano, poteva opporsi.”
[Post Star Trek VI - Rotta verso l’ignoto]
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Star Trek VI - Rotta verso l’ignoto
Genere: fantascienza, angst, malinconico, triste
Tipo: one shot
Personaggi: James T. Kirk, Spock
Coppia: slash
Pairing: Kirk/Spock
Rating: PG, verde
Avvertimenti: movieverse, what if? Death fic
PoV: terza persona
Note: poiché la morte di Kirk in generazioni non mi ha soddisfatto affatto e poi pensare al Legame che si spezza così in lontananza, mi ha fatto pensare di scrivere questo finale alternativo e dare a Kirk e Spock un ultimo momento insieme.
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
 
Il cerchio della vita
di Bombay
 
Data stellare 2331, Vulcano
L’ambasciatore Spock rincasò tardi, l’assemblea diplomatica a cui aveva dovuto partecipare, si era protratta più delle sue previsioni.
Quella sera, come di rado gli capitava, era inquieto e l’unica cosa cui aveva pensato nelle ultime ore era che doveva rientrare al più presto.
La dimora era silenziosa e quieta, ordinata in attesa del suo padrone con passo svelto raggiunse la stanza da letto e sollevò un sopracciglio non trovando il suo compagno.
 
Sapeva dove poteva essersi recato, perché era il posto che entrambi amavano di quella abitazione: il giardino. Il caldo sole di Vulcano stava tramontando conferendo al cielo rosso del pianeta sfumature ancora più infuocate.
Spostò lo sguardo sul suo compagno addormentato sul dondolo ed i suoi occhi si intenerirono ed inumidirono.
James T. Kirk, il suo amico, il suo amante, il suo compagno… il suo t’hy’la.
Gli si sedette accanto provocando nel dondolo un sommesso ondeggiamento che però non desto il suo occupante.
“Jim?” lo chiamò dolcemente posandogli una mano sul braccio e l’uomo sollevò il capo canuto e socchiuse gli occhi appannati.
“È tardi” protestò con voce flebile e stanca.
“Lo so, ma mi è stato impossibile allontanarmi prima.”
“Il sole è tramontato.”
“Sì, ed è tempo di rientrare: la notte è fredda.”
“Voglio vedere le stelle un’ultima volta.”
A quelle parole il cuore verde del vulcaniano si contrasse in una morsa di dolorosa comprensione.
“Jim…”
“Concedimelo t’hy’la” lo pregò stringendo debolmente la mano del compagno nella propria, magra e segnata dal tempo.
L’ambasciatore si alzò e, rientrato in casa, prese delle coperte quindi tornò a sedersi avvolgendo entrambi e mentre Kirk osservava il cielo, lui non poteva fare a meno di contemplare il volto dell’umano temendo che scomparisse da un momento all’altro.
 
“Ti ricordi quando solcavamo quell’oceano stellato” iniziò accomodandosi meglio contro di lui.
“Sì.”
“Eravamo giovani, forti, sprezzanti del pericolo. Nulla ci poteva fermare” fece una pausa “Ora guardami.”
“Sarai sempre giovane e bellissimo ai miei occhi.”
“Invecchiando sei diventato un vulcaniano sentimentale.” lo prese in giro dolcemente “Ho sempre creduto che sarei morto in missione, durante un’esplorazione, o sul ponte di comando dell’Enterprise, come un eroe.”
“Tu sei un eroe, Jim; hai esplorato nuovi mondi, hai salvato civiltà, hai evitato che si scatenasse una guerra intergalattica. I cadetti si ispirano alla tua figura. Il tuo nome sarà ricordato per lunghi e luoghi anni in tutte le galassie conosciute.”
Jim sorrise a quelle parole: era vero. Aveva avuto tanto dalla vita, ma aveva anche perso tanto.
“Non sarei stato niente di tutto questo se non ci fossi stato tu al mio fianco.”
Il vulcaniano rimase in silenzio, percepiva chiaramente le emozioni di Jim e per quanto fosse doloroso, le lasciò fluire, abbassando i suoi scudi cercando di trasmettergli calma e serenità.
 
“I nostri amici e compagni di avventura vorrei che fossero qui” riprese e nella sua voce traspariva tutta la nostalgia.
Con il congedo avevano preso tutti vie diverse, sulla terra o nell’universo eppure mantenevano i contatti sempre.
Il primo ad andarsene era stato McCoy, per Jim era stato un duro colpo da subire e in cuor suo il vulcaniano lo sapeva che non si era mai ripreso davvero da quel lutto. Lui stesso nel perdere il dottore si era sentito come se un pezzetto di sé gli fosse stato strappato via.
Pochi mesi dopo, la notizia della morte del signor Scott li aveva colti impreparati. Il capo ingegnere era stato trovato morto nella sala macchine della USS Jenolan stroncato da un infarto. Il cordoglio era stato grande ed era stata l’ultima volta che erano stati sulla Terra.
 
“Ti ho mai detto quanto ti amo” mormorò Jim dopo un momento. La voce dell’uomo allontanò la mente dell’alieno da quei tristi pensieri.
“Sì” rispose e un lieve sorriso gli piegò le labbra “Ogni giorno da quando ci siamo incontrati, in ogni tuo gesto, in ogni tuo sguardo, in ogni tua parola.”
Una lacrima solcò la guancia del capitano e Spock la stemperò con le lunghe dita affusolate.
“Mi dispiace” bisbigliò stringendo la mano del vulcaniano con la poca forza che gli rimaneva.
“Il mio tempo è giunto al termine… il mio più grande rammarico è lasciarti solo.”
“Jim…” tentò di fermarlo l’ambasciatore.
“No… fammi parlare” lo pregò umettandosi le labbra secche “So cosa si prova quando il Legame si spezza.”
Spock chiuse gli occhi ricordando perfettamente l’espressione di Jim quando lui era tornato. Il terrore dipinto sul suo volto, la paura che non lo riconoscesse che tutto fosse perduto per sempre. Invece il Legame che era stato reciso dalla morte si era ricreato lentamente ed era stato come rinascere una volta ancora per entrambi. Riscoprirsi giorno dopo giorno.
“So cosa si prova… è spaventoso. Ho creduto di impazzire vorrei potertelo risparmiare.”
Il vulcaniano abbassò il capo e sospirò piano, si stava preparando da giorni a quell’eventualità, ma era ben conscio che non sarebbe mai stato pronto.
 
Kirk sollevò il pugno e l’aprì rivelando un oggetto.
“Prendilo, non è molto, ma ti ricorderà di me nei momenti più bui.”
Il vulcaniano prese l’oggetto e lo esaminò: era un medaglione dalle fattezze antiche sul retro vi era incisa una parola -T’hy’la-. Fece scattare il meccanismo e uno sportellino si aprì: un fascio di luce venne sprigionato per dare poi forma ad un’immagine olografica.
Il volto giovane e sorridente del suo capitano lo guardava dalla poltrona di comando dell’Enterprise.
 
Spock aprì la bocca per parlare, ma il fiato gli mancò in gola. Avvertì il legame palpitare violentemente, tendersi all’inverosimile ed infine spezzarsi con uno schiocco simile ad un colpo di frusta che gli sferzò l’anima.
Si piegò su se stesso sopraffatto dal dolore che riverberava in ogni fibra del suo essere fino al recesso più intimo del suo io. La mano posata sul suo braccio scivolò via pesante, il vulcaniano spostò lo sguardo velato dalle lacrime su quel volto tanto amato e vide il lieve sorriso che piegava le labbra pallide.
 
Strinse le dita attorno al medaglione, ancorandosi a quell’oggetto per restare in quella realtà per quanto dolorosa ed annichilente.
Con estrema fatica riprese il controllo di se stesso, sollevò lo sguardo verso il firmamento stellato e gli parve più buio e meno splendente poiché la stella più luminosa si era spenta per sempre.
Chiuse gli occhi permettendo alle lacrime di scendere libere, senza freno e senza vergogna.
Spock di Vulcano, il figlio di due mondi aveva perso l’unica persona che lo aveva sempre compreso ed amato.
Tornò a porgere i suoi occhi sul suo capitano, sembrava dormire quieto. Quante volte lo aveva guardato riposare? Tante.
Jim aveva ragione un legame spezzato è qualcosa di terribile e crudele, annichilente, in pochi sopravvivevano. Lui sarebbe sopravvissuto perché era questo che Jim voleva da lui, che non si lasciasse andare alla disperazione.
A loro era stato concesso di incontrarsi e vivere una vita lunga, prospera e felice. Erano stati compagni per lunghi e meravigliosi anni ma, come tutto nell’universo conosciuto e sconosciuto, il cerchio della vita si chiudeva e nessuna creatura, né uomo né vulcaniano, poteva opporsi.
“Addio t’hy’la”

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Note dell’Autrice: ehm salve. (dispensa fazzoletti di carta) Non so bene come mi è uscita questa fanfic però non mi è mai piaciuto il modo in cui Kirk è morto in “Generazioni”.
Volevo dare a due un ultimo momento insieme per quanto doloroso e triste. Ho fatto un po’ di calcoli per estrapolare una data stellare che non fosse campata in aria e so che Scott e McCoy vivono parecchio a lungo e ci sono in puntate delle “Next Generation” però non so mi è ventuo fuori così.
Alla prossima
Un kiss
Bombay
 
Ps: wow è la 500esima fic del Fandom qui su Efp.
 
   
 
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