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Autore: AllisonObriens_    24/08/2014    5 recensioni
¥ C’era stato un tempo in cui venire in quel luogo aveva smesso di fargli male. Un tempo in cui avrebbe anche smesso di venire, se non fosse stato per i fiori. Era quando aveva scelto di distaccarsi da tutto, per concentrasi sulla scuola, il calcio, per vincere il campionato giovanile.
Ma poi... dopo sua sorella, la nuova squadra, i nuovi compagni, tutto aveva ricominciato a fare male.
Perché ormai non si ricordava più i loro volti. ¥

Fanfiction angst su Kidou Yuuto, che davanti alla tomba dei suoi genitori ricorda il suo passato, e le uniche cose che possono farlo stare meglio sono le braccia di Fudou Akio e quei fiori di ciliegio tanto amati dalla madre.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Caleb/Akio, Jude/Yuuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 ¥ Until the end of pain ¥
 

Erano passati svariati anni.
Dalla Teitoku, dalla Raimon, dal Football Frontier International. Aveva continuato a giocare a calcio, anche finite le medie, durante le superiori. Sognava di diventare allenatore.
Aveva dei buoni ricordi di quei tempi: le partite, gli allenamenti, le gite... il fatto che grazie alla Raimon aveva potuto rincontrare sua sorella.
Già, la sorella. Legalmente non lo erano più, ma nelle loro vene, nella loro mente, erano ancora legati.
Legati da quell’avvenimento che cambiò le loro vite.
Si ricordava ancora le parole e le chiacchiere che la gente diceva alle loro spalle.

 
“Poveri bambini, come faranno ora?” “Cosa sarà di loro? Che brutto colpo per dei bambini.”


Aveva sei anni. Impiegò mesi per capire cosa fosse davvero successo quel giorno. Abbracciava continuamente sua sorella, che piangeva, trattenendosi dal fare lo stesso.
Nessuno gli diceva mai niente. Tutti li guardavano con gli occhi pieni di lacrime e dicevano cose che, per lui, non avevano senso.
Erano troppo vaghi.
Ripetevano cose come, “i tuoi genitori sono in posto migliore”, “la tua mamma e il tuo papà sono con gli angeli, ora”, “Non potranno tornare ma saranno sempre nei vostri cuori”.
Come poteva solo immaginare che tutte quelle parole messe a casaccio erano sinonimo della parola morte.
Lui aveva solo sei anni.


Ma dopotutto quello che era successo era ancora lì.
Lì davanti a quella tomba di pietra, con i fiori in mano stretti al petto, ancora un volta. Era impossibile, per lui, non passare. Sotto quel ammasso di terra c’erano i suoi veri genitori, non venire a trovarli sarebbe stato come fare un torto nei loro confronti.
Per quanto non potesse ricordarli con certezza, erano sempre nel suo cuore, e gli davano la forza di andare avanti.
Lesse per l’ennesima volta i loro nomi, per poi pensare al suo. Erano così diversi.
Non c’era più un legame scritto tra loro.
Abbassò i fiori che stringeva al petto, tenendoli con la sola mano sinistra, convincendosi di non piangere nei suoi nuovi occhiali.

C’era stato un tempo in cui venire in quel luogo aveva smesso di fargli male. Un tempo in cui avrebbe anche smesso di venire, se non fosse stato per i fiori. Era quando aveva scelto di distaccarsi da tutto, per concentrasi sulla scuola, il calcio, per vincere il campionato giovanile.
Ma poi... dopo sua sorella, la nuova squadra, i nuovi compagni, tutto aveva ricominciato a fare male.
Perché ormai non si ricordava più i loro volti.
Nella sua mente vedeva solo uno spazio opaco, né un sorriso, né degli occhi dolci.
Niente, assolutamente niente.
Kidou provava rabbia verso se stesso. Perché ricordava solo le loro mani, i loro corpi, ma niente che potesse identificarli, se non la consapevolezza che quei nomi scritti sulla lapide erano quelli dei suoi genitori.

Chiuse gli occhi, ascoltò il silenzio attorno a lui, trattenne di nuovo le lacrime.
Finché non sentì dei passi.
Ma non si girò, non aprì neanche gli occhi, sapeva già chi sarebbe arrivato.
La figura si fermò dietro di lui, probabilmente di spalle.

«Yuuto» Nessuna risposta.  «Non riesci a farne a meno, eh?»  Silenzio.
«Te lo concedo. Non mi permetto scherzare su queste cose»
«Uhm» Fu l’unica risposta che il ragazzo con i rasta diede, questa volta aprendo gli occhi.

«Verrai qui sempre?»
«Come ho sempre fatto» Silenzio, di nuovo. Si sentivano solo degli uccellini in lontananza. Probabilmente Kidou aveva ancora gli occhi bagnati, perché la sua voce tremava leggermente.
«Torniamo a casa, Yuuto» il ragazzo bruno si girò finalmente verso di lui, guardandolo mentre posava, ancora una volta, dei nuovi fiori di ciliegio sulla lapide.
«Subito, Akio» annuì, avvicinandosi poi al ragazzo, che aveva aperto un braccio per abbracciarlo. Fudou lo prese dietro la schiena, portandoselo vicino, per fargli appoggiare la testa sulla sua spalla.
Kidou si sentiva già meglio. Sentiva che i suoi genitori avrebbero accettato quella loro relazione, se avessero potuto. Perché quel ragazzo c’era sempre, non lo faceva stare male.

Perché Fudou Akio sapeva cosa voleva dire perdere tutto, sapeva capirlo.
E lasciandogli un bacio sulla fronte, i due si avviarono tra le strade di quella provincia di Tokyo, mano nella mano, verso la loro casa.
Lì avrebbero potuto scacciare tutta quella tristezza stando insieme.
E per un attimo, guardando gli alberi, a Kidou sembrò di ricordare il sorriso dolce della madre, e nel farlo strinse più forte la mano del suo ragazzo.
   
  Perché i ciliegi erano sbocciati ed erano il fiore preferito di sua madre.

 


Hello! Sono ancora qui!
Ho questa maledizione addosso che mi fa venire mille idee per delle fanfiction su Inazuma Eleven, e dire che è dal Go che non lo guardo. 
Btw, sono tornata con una KidouFudou - o come si scrive, mi sono dimenticata - angst e fluff. Perché evidentemente a mezzanotte mi vengono solo idee tristi. 
Tutta colpa delle fanart che ho visto c_c mi fanno male c_c 

Spero di aver resto bene l'angst, non ne scrivo molte... eh, spero che questa cosa vi sia piaciuta, se avete critiche, consigli, biscotti, io sono sempre pronta a riceverne!

A presto~
  
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