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Autore: xBotan    24/08/2014    0 recensioni
Quattro persone, infiniti modi in cui le loro vite possono intrecciarsi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Elena disse che la cena l’avrebbe preparata lei. Era quello che faceva tutti i giorni dal sabato precedente, dopotutto; niente di strano. Quel giorno però lo disse sorridendo, con lo sguardo fisso su Emilio mentre le sue dita si perdevano nel pelo nero del gatto che le dormicchiava sulle ginocchia. Gli sguardi di Elena non erano mai casuali: quel martedì i suoi occhi ambrati schizzavano premeditazione. Lui la colse al volo e si offrì per andare a fare la spesa; Elena propose che Virginia lo accompagnasse. Non c’era scampo. Emilio si voltò verso il giardino sottraendosi al campo gravitazionale dello sguardo di Elena: Virginia era stesa sull’amaca a leggere. Da quella distanza Emilio vedeva solo i suoi polpacci troppo bianchi che si stagliavano all’ombra: li teneva alti, in un perpetuo esercizio di ginnastica.
“Sei sicura che per lei vada bene?”
Elena rise. Nonostante i suoi sforzi per apparire sempre e comunque la donna che sapeva tener tutto sotto controllo, l’irriducibile direttrice d’orchestra dei destini del mondo, la sua risata era repentina e infantile; un getto d’acqua spruzzato per scherzo da un tubo per innaffiare. Sto solo giocando, sembrava spiegare. “Certo che va bene” rispose poi. Emilio decise che l’avrebbe lasciata giocare.
La partita era cominciata quando aveva accettato quella buffa vacanza a quattro. Elena e Leonardo, lui e Virginia. Tutto organizzato da Elena, come sempre: la casa dei suoi genitori era libera per una settimana, e l’invito era stato esteso a tutta la loro compagnia di amici – Emilio si chiedeva spesso se fosse un caso che nessun altro avesse accettato oltre lui. La bambina pasticciona che tirava i fili dei loro destini aveva deciso che era ora che lui smettesse di ignorare Virginia. Virginia non avrebbe mai preso una decisione simile: troppo orgoglio, troppa fluidità.
Emilio si immaginò la strada verso la drogheria con lei accanto. Lui avrebbe tenuto la conversazione ben lontana da qualsiasi allusione sentimentale; lei gli avrebbe sussurrato codardo senza aprir bocca e a cena sarebbero stati ben attenti a non sfiorarsi. E di certo lei avrebbe raccontato tutto ad Elena, che a sua volta avrebbe allontanato Leonardo con un bacio ogni volta che lui si avvicinava per origliare, e la loro danza senza fine sarebbe continuata uguale a se stessa per un altro giorno.
“Cosa combini?” La testa rossa di Leonardo sbucò alla spalle di Elena e le piantò un bacio sul collo.
“Matrimoni” rispose prontamente Emilio.
“Cerco solo di organizzare la cena!” Elena arrossì e Leonardo rise.
“Sempre la solita, sempre a pasticciare” Leonardo accompagnava ogni parola ad un bacio ed Emilio decise che era il momento di lasciare i due alla loro bolla infrangibile di felicità.
Entrò in casa per vestirsi, e sbirciò ancora Virginia dalla finestra della sua camera. Non c’era una vera ragione per cui sapeva di non poter stare con lei: lo sentiva e basta. Era una creatura delicata, Virginia, innocente e vivida al tempo stesso. Non sapeva stare al mondo come Elena, ma sapeva sopportarlo più di lei: se avesse dovuto confrontare le loro attitudini nei confronti della vita, avrebbe detto che Elena ci sguazzava dentro mentre Virginia si librava al di sopra di essa. Si completavano naturalmente: Elena faceva le trecce a Virginia e le insegnava l’arte del nuoto; Virginia tirava fuori Elena quando si immergeva troppo e le accarezzava le spalle. Chissà perché non si mettono insieme tra di loro, pensò all’improvviso Emilio. Poi davanti alla finestra passarono Leonardo ed Elena mano nella mano, lui con gli occhi brucianti su di lei, pronto a mangiarla nel primo angolo appartato; lei che osservava gli alberi di limone all’entrata del giardino e fingeva di non essere consapevole del suo desiderio.
Elena aveva quel dono particolare di completare un po’ tutti: avrebbe potuto avere Emilio stesso con una risata e uno sguardo penetrante al momento giusto; Emilio e qualsiasi altro uomo si fosse messa in testa di ottenere: eppure aveva scelto Leonardo, Leonardo che era fuoco ardente e null’altro, secondo l’opinione comune. L’opinione comune non poteva nulla, tuttavia, contro l’opinione di Elena: e se lei aveva trovato il diamante al centro del fuoco di Leonardo, voleva dire che quel diamante esisteva.
Quanto a Emilio, lui si chiedeva spesso se avesse qualcosa a che fare con loro tre – a dirla tutta, a volte gli sembrava di aver poco a che fare con il resto del mondo; o forse ne era parte a tal punto che non poteva cambiarlo in nessun modo e doveva limitarsi ad osservarlo da lontano. Aveva capito che Virginia era innamorata di lui circa due anni prima. Erano in pizzeria ed Elena e Leonardo stavano insieme da poco – attraversavano una fase di acuto incollamento per le labbra. Lui e Virginia erano seduti vicini, come capitava spesso – lui cercava di rubarle la tecnica per volare e non si rendeva ancora conto di quanto lei fosse pronta ad insegnargliela – e lei teneva gli occhi fissi sulla sua migliore amica stretta a quello strano ragazzo arruffato che non aveva detto una parola per tutta la serata.
“Che ne pensi di lui?”, aveva chiesto Emilio. Virginia lo aveva guardato. I suoi sguardi avevano un significato diverso da quelli di Elena: erano più chiari e più vuoti, e se avevano un messaggio era caustico e freddo. Quella sera lei era truccata appena, un tocco di matita intorno alle ciglia e le guance spruzzate di rosa: senza trucco Virginia era candida come una nuvola, pensava Emilio. Ricordava la rotondezza delle sue guance accentuata dal fard, e le ricordava mentre si avvicinavano sempre di più alle sue. Ecco, aveva capito, sta per baciarmi. Virginia frenò il viaggio del suo viso mentre le sue labbra rosee erano ad un soffio da quelle di Emilio.
“E’ interessante” sussurrò poi. Le due paroline fluirono direttamente nella bocca di lui. Avrebbe potuto sporgersi e baciarla, quella volta, ma non lo fece. Si allontanò di colpo e per la prima volta lesse quella muta parola negli occhi di lei: codardo. Codardo. Emilio si infilò una t-shirt pulita e decise di andare a chiamare Virginia per la spesa. Se gli avesse parlato lei per prima di quell’argomento l’avrebbe baciata, decise ancora. Avrebbe provato, almeno. Avrebbe raccolto il sapore delle sue labbra e si sarebbe divertito nel vedere la faccia di Elena a cena, il modo in cui avrebbe manovrato i fili, le occhiate gentili e adoranti che le avrebbe rivolto Leonardo e l’improvvisa timidezza che avrebbe invece colto Virginia.
Era un martedì assolato di agosto e Emilio volle improvvisamente bene a tutti e tre, all’acqua di Elena e all’aria di Virginia e al fuoco di Emilio. Voleva vederli felici e quindi avrebbe baciato Virginia, lasciando perdere le strane sensazioni; quel lampo negli occhi di lei che gli diceva che no, non potevano stare insieme, loro due.
Attraversò la casa di corsa, scompigliò i capelli di Elena che si metteva il grembiule per iniziare a cucinare e sbucò sul piazzale davanti al giardino. Virginia non era più sull’amaca. Emilio pensò di chiamarla, poi scelse di cercare di coglierla di sorpresa e aprì di scatto la porta della rimessa, la prima che si trovò davanti. Non sapeva perché Virginia avrebbe dovuto trovarsi nella rimessa, ma era giovane e felice e aveva appena deciso di essere anche innamorato, quindi aprì la porta. Virginia era seduta sul tavolo a sinistra della porta; i suoi capelli biondi brillavano nella penombra, immobili.
La testa rossa di Leonardo, invece, era colpita dal sole e si muoveva veloce sulla sua. Sembrava una lingua di fuoco.
  
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