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Autore: Sora_D_Aoi    24/08/2014    5 recensioni
Marineford: l'imminente esecuzione del prigioniero Portgas D. Ace ha portato l'Imperatore Edward Newgate a intervenire con tutte le sue flotte per salvarlo. La battaglia si dimostra fin da subito violenta e senza esclusione di colpi. Inoltre, l'intervento di una delle Undici Supernove Monkey D. Rufy complica ulteriormente la situazione. Tuttavia, nello scontro fra Marina e pirati, una terza persona si unisce segretamente, nascosta da un cappuccio nero, e inizia a fare strage di marines. Il suo scopo? Liberare il condannato. Perché? Semplice, se proprio quell'idiota deve morire lo farà per mano sua, quando lo prenderà a sberle per il macello combinato. E lo stesso vale per Mugiwara.
[Sì, so che l'ambientazione è stata usata fino allo sfinimento, ma ci sono troppe persone che amano quel fiammifero, e io sono tra loro (perché ci hai fatto questo, Oda ç_ç?!)]
Nient'altro aggiungere... Spero che la storia sia di vostro gradimento!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Fuggiti dalla guerra e curati da Trafalgar Law, i tre fratelli vengono portati sull’Isola delle Donne, Amazon Lily, sotto invito dell’Imperatrice Pirata Boa Hancock che è intenzionata a proteggerli in quanto innamorata di Rufy.

Aoi rimane spiazzata davanti all’atteggiamento affettuoso e devoto col quale la Principessa Serpente le si rivolge, ma presto le sue preoccupazioni ritornano a galla. Rassicurata dal sapere che Ace è sano e salvo ancora dentro il sottomarino, Aoi teme a chiedere cosa sia accaduto dopo la sua perdita di conoscenza, ma Jinbē, pur senza spiegarsi in modo dettagliato, le fa intendere che Barbabianca non ce l’abbia fatta e abbia lasciato i suoi figli durante la guerra, causandole così un’enorme sofferenza.

La ragazza si allontana da tutti, desiderosa soltanto di sfogarsi e di far riemergere il ricordo della prima volta che è salita sull’imponente Moby Dick, chiedendo scusa a tutti per non aver mantenuto la sua promessa e venendo ad un certo punto avvolta dalla persona a cui deve le scuse più grandi, Ace, da poco ripresosi. 
 
⑬ - LA VITA CONTINUA
IL GIURAMENTO DI UN FRATELLO MAGGIORE

*POCHI MINUTI PRIMA*

Fece appena in tempo a mettere un piede fuori dal ridicolo sottomarino giallo di Trafalgar Law, prima di venire stritolato in quello che capì essere un abbraccio di Rufy: “ACEEE!!! Ti sei svegliato, finalmente!!! Non sai quanto mi”-

“R-Ru... fy... n-non... r-respi... ro...! A-allen... ta la pre... sa...” rantolò con un fil di voce, il viso bluastro e l’esofago schiacciato da quella morsa d’acciaio applicata dal suo fratellino, il quale con i suoi poteri lo stava letteralmente strangolando.

“Ah, scusa!” si scusò il più giovane, dandogli finalmente modo di respirare “Mi sei mancato tanto...! Ero così preoccupato che ho sognato che quel tipo di magma avesse ucciso sia te che Aoi...” ammise trattenendo un singhiozzo, ricevendo così un debole pugno in testa.

“Non provare a piangere! Non sei più un bambino, ormai! E comunque... mi dispiace tantissimo per quello che hai passato per salvarmi... e ti ringrazio infinitamente per quello che hai fatto...! Sono orgoglioso di avere un fratellino come te!” gli sorrise lui, prima di venire soffocato di nuovo.

“ACE!!! Sei vivo!!!”

“N-non per molto se continui a stringermi così...!”

“Ace-San! Sono felice di vederti in piedi! Mi sembri stare meglio!” esclamò sereno Jinbē sistematosi in un angolo della costa.

“Ah, Jinbē! Sì, sto molto meglio rispetto a un paio di giorni fa! Ti ringrazio per esserti preso cura del mio fratellino dopo che sono svenuto!”

“L’ho fatto con piacere! Così come hai fatto tu tempo addietro Rufy-Kun si è guadagnato il mio più profondo rispetto! Anche se i meriti vanno soprattutto a Trafalgar-San che ti ha curato e a Boa Hancock che ci ha accolti sulla sua isola!”

Lo sguardo del moro si puntò sulla Principessa Serpente, che gli sorrise solare: “Questo ed altro per i fratelli del mio... C-cioè, di Rufy! Puoi trattenerti qui per tutto il tempo che vuoi! Tutto il cibo e le comodità dell’isola sono a vostra più completa disposizione!”

L’unica cosa che ottenne da Law, spaparanzato contro un albero lì vicino, fu un irritante sorrisetto strafottente che lo fece pentire di averlo guardato.

Sorrise grato alla Kuja: “Ah... Ti ringrazio! Piuttosto... Aoi...”-

Rufy chinò il capo, perdendo il sorriso solare apparso poco prima, mordicchiandosi nervoso le labbra: “A-Aoi... si è svegliata...”

“Davvero?!” chiese entusiasta lo zolfanello, guardandosi attorno alla ricerca della sorella “Ma dov’è? È ancora nel sottomarino?”

Il silenzio che ottenne in risposta lo fece riflettere, fino a fargli domandare: “Jinbē... Che cosa è accaduto dopo che sono svenuto? S-so già che il Babbo... Ma i miei compagni...”-

“È stato Akagami no Shanks a mettere la parola fine alla guerra, Ace-San... Ed è sempre stato lui che ha fatto sì che Aoi venisse portata in salvo tramite Bagy il Clown e che ha permesso ai tuoi compagni di scappare e di dare una degna sepoltura al Babbo... Anche Sengoku era stanco di quella carneficina, tanto da acconsentire alle sue richieste... Per quanto riguarda Aoi-San... ha intuito dal mio tono quanto era accaduto al Babbo, e appena gliel’ho confermato è scappata via... Credo volesse sfogarsi in solitudine... Non immaginavo che vi fosse così legata... Probabilmente si sente in colpa per la sua... A-aspetta, Ace-San! Dove vai?!”

“C’è bisogno di chiederlo?! Rufy, non seguirmi! Questa cosa riguarda solo me e lei!” rispose soltanto Pugno di Fuoco allontanandosi rapido, ignorando i muscoli che chiedevano pietà. Non aveva ancora ben compreso che tipo di rapporto l’avesse legata al Babbo, ma immaginò perfettamente quali fossero i pensieri e i sentimenti della sua sorellina in quel momento, e non era affatto giusto che a pagare le conseguenze delle sue azioni sconsiderate fosse lei.

Tutto ciò che voleva, in quel momento, era poterla abbracciare come non aveva ancora avuto modo di fare, e farle capire quanto le fosse grato.

Ci volle poco perché venisse guidato dalle sue grida colme di dolore.

**

La fece girare verso di sé, avvolgendola nell’abbraccio più deciso e amorevole del mondo, facendola affondare nel suo petto fasciato che profumava vagamente di cenere. Le baciò delicato il capo, immergendo le dita nella lunga chioma arruffata e annodata giocherellando distrattamente con alcune ciocche. La cullò, piano, sperando che quel supplizio terminasse presto. Non era lei a dover chiedere scusa. Non era lei a doversi sentire così maledettamente in colpa.

Non era lei che doveva soffrire a quel modo.

Il Babbo era morto solo ed esclusivamente a causa sua. Sia lui che i suoi compagni avevano cercato di fermarlo prima che si mettesse alla ricerca di Barbanera, ma Ace non aveva dato loro ascolto, troppo furioso per la scomparsa dell’amico Satch e troppo sicuro delle sue capacità. Eppure, nonostante ciò, nonostante tutto fosse accaduto unicamente per causa sua, tutta la sua famiglia era andata a salvarlo a dispetto delle inevitabili perdite. Lui, che era sempre stato tormentato dal dubbio di poter o meno vivere, era stato risparmiato in cambio di tante vite preziose.

Ma anche se lo doveva a tutti i suoi compagni in quel momento, vedendo quanta sofferenza Aoi stava provando e come si stesse attribuendo delle colpe che lei non aveva, avrebbe soltanto voluto morire trafitto da Akainu. Forse dando la sua vita quella del suo amato Babbo sarebbe stata risparmiata.

L’unica cosa buona, in tutto quel supplizio, era che almeno i suoi fratellini si fossero ripresi, e che la sua piccola Aoi fosse lì, al sicuro, benché stesse soffrendo ingiustamente.

“P-per... donami... Ace... I-io...”-

“Tu non hai nessuna colpa, Aoi... Anzi... non potrò mai ringraziarti abbastanza per tutto quello che hai fatto... Hai protetto il Babbo con tutte le tue forze... e hai anche salvato la vita a questo buono a nulla di tuo fratello maggiore... Io... ti devo davvero tanto... E sono certo che anche tutti gli altri, compreso il Babbo, ti siano estremamente grati per tutto...”

“P-però... p-però...!”-

“Però non è giusto che tu ti attribuisca colpe che non hai... Tutto quello che è accaduto è solo ed esclusivamente colpa mia... E-e non mi potrò mai perdonare il fatto... che per la mia inutile vita ne siano state sacrificate così tante... Io... sono talmente insignifican”-

“N-non osare proseguire!” sbottò lei alzando la testa, rivolgendogli uno sguardo irato ma umido di lacrime “Devi smetterla di considerarti un abominio che dovrebbe sparire dalla faccia del Creato e la causa di tutto il male nel mondo! Tu devi vivere, vivere!!! Hai capito, coglione masochista che non sei altro?! Non devi mai più, e ripeto, mai più darti dell’inutile o pensare che devi morire!!! Il fatto che tua madre sia morta per te ti dovrebbe essere sufficiente! Ha dato la sua vita per te, perché ti ha amato fin dal primo momento in cui sapeva di attenderti!!! E anche se lo odi, sono certa che anche tuo padre ti abbia amato...! La tua vita... la tua vita è importante per tutti coloro che erano laggiù al momento della tua rischiata esecuzione, e non solo! Quindi vivi senza rimpianti!!! Non lo devi solo a me o a Rufy, ma anche al Babbo e a tutti quelli che hanno dato la loro vita per salvarti, che ti amano e che ti hanno amato!!! Lo devi a tua madre, a tuo padre, a Sabo, a te stesso...! Non importa che sangue ti scorre nelle vene! Non importa se tuo padre era il Re dei Pirati! Tu sei tu! Tu sei Portgas D. Ace conosciuto come Pugno di Fuoco!!! T-tu, stupida faccia da schiaffi... s-sei... il mio adorato fratellone, che nonostante tutto amo con tutto il cuore! P-perciò... perciò non ti perdonerò mai, se oserai pensare di nuovo una cosa del genere!!!”

“Aoi...”-

“Giuramelo...” bisbigliò appena, tirando su col naso, riaffondando il viso nella sua spalla “Giurami che vivrai, e che non farai mai più una stronzata del genere... Giuramelo, Ace... è tutto ciò che ti chiedo... e che il Babbo vorrebbe... I-io... n-non voglio più perdere nessuno...”

Per quanto in quel momento gli sembrasse ingiusto, Aoi aveva ragione. Doveva vivere non solo per tutti coloro che si erano sacrificati per lui, ma soprattutto per quelli che erano ancora in vita e che continuavano ugualmente ad amarlo. Lo doveva al Babbo, a Sabo, a sua madre, ai suoi compagni e soprattutto ai suoi fratellini, ai quali l’aveva promesso anche tempo prima.

“... Te lo giuro...” bisbigliò alla fine il moro, stringendola ancora a sé e asciugandosi con l’altro braccio le lacrime sfuggite al suo controllo “... E ti giuro anche... che non permetterò che vi accada nulla fino a che non avrete raggiunto i vostri obbiettivi... Io... farò tutto ciò che è in mio potere per far sì che Rufy diventi il Re dei Pirati... e impedirò a chiunque di farti altro male... Non permetterò mai più che ti portino via, Aoi... lo giuro... E ti aiuterò a scoprire chi sei veramente, fosse l’ultima cosa che”-

“N-non ci provare, idiota! Dicendo così... metti in conto la possibilità di rimetterci la pelle... E io... io ti proteggerò sempre e comunque, che tu lo voglia o meno, inutile Succo di Frutta andato a male...” sospirò la biondina, strofinandosi via i rimasugli del suo pianto  “A-adesso... basta piangere... Il Babbo non vorrebbe mai vederci in questo stato... Anche perché sto molto meglio ora che mi sono sfogata... Io... diventerò ancora più forte e vivrò come ho sempre voluto, così come ho promesso al Babbo e a Shanks, e impedirò a chiunque di fare del male alla mia famiglia... Ora che ci penso devo parecchi favori a quella Testa di Papavero di un Imperatore...”

“Anche tu in debito con lui...?” domandò il maggiore accennando ad un sorriso, sentendosi già più tranquillo alle affermazioni appena fatte dalla sorella sulla sua salute.

“Sì... Oltre ad avermi portato sull’Isola di Dawn permettendomi di conoscervi, in quello stesso periodo ha anche salvato Rufy da un mostro marino, se non sbaglio... Non mi sono ancora sdebitata.”

“Capisco... io l’ho già ringraziato per questo... ma temo che dovrò ripagarlo di nuovo, la prossima volta che c’incontreremo...”

“Ah... e come mai?”

“È andato personalmente sulla nave del Babbo per metterlo in guardia da Teach, quando io lo stavo ancora cercando... E ho saputo anche che ha tenuto impegnato l’Imperatore Kaido per permettere al Babbo di venirmi a salvare... Infine, è stato sempre lui a mettere la parola fine alla Guerra di Marineford.”

Aoi alzò il capo, gli occhi sgranati in due enormi pozzanghere celesti: “L-la guerra è finita grazie a lui?!”

“Non lo sapevi? Io l’ho saputo da Jinbē prima di venire a cercarti... Dopo che... il Babbo ci ha lasciati... I miei compagni si sono messi in fuga perché troppo stanchi e sconvolti per continuare, ma i marines, sotto incitamento di quel bastardo di magma, hanno continuato ad attaccare e a mietere nuove vittime... io sono svenuto proprio a causa di un suo attacco, anche se fortunatamente non mi ha leso nulla oltre a una piccola parte dello stomaco. Nel frattempo è arrivato Trafalgar Law che si è mostrato disposto a salvarci, ma Akainu ha ferito abbastanza gravemente anche Jinbē che ci stava trasportando e che ci ha fatto da scudo con il suo corpo... Ha colpito di striscio anche Rufy, causandogli una bruciatura sul petto simile alla mia... Soltanto con l’intervento di un giovane marine amico di Rufy la battaglia è cessata, perché con le sue parole ha preso il tempo necessario a Shanks per arrivare e per darti in custodia a Bagy il Clown che ti ha portata sul sottomarino di Law sotto sua richiesta, vedendo una speranza di poterti salvare... Inoltre... pare che abbia ottenuto il permesso di dare una degna sepoltura al Babbo da Sengoku in persona... Anche quel vecchio di un Grand’ammiraglio sa capire quando mettere la parola fine, a quanto pare. Marco e gli altri devono essere andati via con lui.”

Aoi riordinò lentamente tutte le informazioni ricevute, rabbrividendo al pensiero di essere stata parzialmente toccata, poiché in quel momento priva di metà corpo, da quel citrullo megalomane che durante la guerra non aveva fatto altro che combinare cazzate e mettersi in ridicolo.

“Capisco...” sospirò alla fine, poggiando timidamente il capo sull’incavo della sua spalla “Alla fine ci è andata relativamente bene... e sono felice che almeno loro ce l’abbiano fatta... Tu... come ti senti...?”

“Fisicamente mi sto riprendendo bene, mentre interiormente sono un po’ scosso e un po’ sollevato... Ho pianto tanto quando mi sono svegliato la prima volta per il Babbo e per i miei compagni... e anche per te e per Rufy... Quando Trafalgar mi ha detto che eravate sotto terapia intensiva mi sono sentito morire... Ma per fortuna vi siete svegliati prima di me...! È stata la più rassicurante sorpresa che avreste potuto farmi...! Però... Aoi...”-

“Piantala! Ti ho già detto che devi smetterla di attribuirti tutte le colpe di questo mondo! Quel che è successo è successo, e l’unica cosa che possiamo fare è rialzarci e andare avanti... Appena staremo entrambi meglio raggiungeremo il Pennuto e gli altri, e chiederemo loro di portarci sull’isola in cui l’hanno sepolto... Lo ringrazieremo per tutto quello che ha fatto per entrambi e lo rassicureremo sulla nostra salute, così come per Akagami, se avremo modo di incontrarlo... In fondo, due bravi figli devono sempre ringraziare tutto quello che un genitore fa per loro... No?”

Ace le sorrise, commosso, accarezzandole con estrema delicatezza il visino pallido per paura di romperla: “Non sai come invidio questa tua forza d’animo... Grazie...”

“Tsk... In teoria dovresti essere tu il forte uomo che guarda al futuro, sai? Comunque... Torniamo indietro, prima che quel marmocchio del nostro fratellino combini qualche stupidaggine pure qui. Mi si accappona la pelle se penso a tutte le stronzate che ha combinato fino ad ora!”

“Purtroppo per noi è fatto così...!”

Durante il tragitto entrambi lentamente si rilassarono, rassicurati dalla presenza dell’altro, e cercarono di non pensare più a tutto il dolore e all’amarezza che sentivano ancora in fondo al cuore, distraendosi con pensieri piacevoli, primo tra tutti il potersi rivedere in tranquillità dopo dieci anni di lontananza.

“Ace...” iniziò lei, potendo finalmente osservare il suo fratellone da vicino. Era cambiato parecchio dal ragazzino arrogante e irascibile che era un tempo, e la permanente sensazione di calore che quell’infinito abbraccio le aveva lasciato era una prova. Oltretutto aveva sviluppato un fisico alto e muscoloso, ben proporzionato e gradevole alla vista, anche se nel viso dai tratti virili riuscì comunque a riconoscere alcuni particolari infantili, come il caldo sguardo nero in quel momento un po’ spento e le due spruzzate di lentiggini sulle guance, oltre che le labbra morbide e perfette lievemente screpolate. Per il resto era diventato un giovane uomo piuttosto ben piazzato...

A quella constatazione scosse violentemente il capo, voltandolo poi dall’altra parte, sorpresa e turbata dalle osservazioni appena fatte. Aveva davvero pensato quelle cose di suo fratello?! Doveva essere proprio fusa per cadere così in basso...

“Dimmi.” rispose lui, facendola ripigliare un poco.

“... S-sei cambiato...”

“Beh, sorellina, sono passati dieci anni... Non avrai mica pensato che sarei rimasto piccolo e gracile, spero!” ghignò soddisfatto lui, stringendo il pugno e gonfiando i muscoli del robusto braccio sinistro, sul quale si potevano intravedere sotto le bende le lettere del suo nome assieme ad una S sbarrata, che lei intuì essere in onore di Sabo.

“N-non intendevo fisicamente, idiota...! Dov’è finita quell’arroganza che mi portava a desiderare di prenderti a pugni ogni due secondi? Insomma... credevo che appena ci fossimo rivisti avresti iniziato a prendermi in giro per la mia altezza e ad affibbiarmi odiosi nomignoli... I-invece... prima mi hai tenuta abbracciata a te come un orsacchiotto...” ammise senza guardarlo in faccia, pentendosi istantaneamente di quanto detto. Era davvero così conciata da fare certe affermazioni?! 

Il moro si bloccò, concedendosi qualche istante per osservarla. Effettivamente la sua sorellina non era cambiata molto fisicamente: era rimasta minuta e gracile, con le esili braccine candide e il visino di porcellana leggermente rovinato dai segni della battaglia, così come la piccola boccuccia rosea perennemente imbronciata. Doveva essere sul metro e cinquantacinque, visto che a fatica gli arrivava al petto, e in quella larga maglia nera riuscì soltanto ad intravedere due piccolissime sporgenze nella zona pettorale e dei fianchi, indice che di femminile il suo corpicino doveva aver sviluppato ben poco. Oltretutto caratterialmente era rimasta identica, a parte un’ulteriore maturità e forza interiore che aveva sempre dimostrato fin da piccola. L’unica novità era la lunga chioma che le arrivava al sedere, che lui aveva lasciato ad un arruffato caschetto biondo cenere che l’aveva sempre fatta sembrare un bambino dai tratti esageratamente graziosi. 

Lei intanto si era fermata e lo stava fissando, arrossendo lentamente e rivolgendogli uno sguardo imbarazzato mascherato da occhiataccia: “E-ehi... Che accidenti hai da guardarmi così, Succo di Frutta...?!”

Neppure il suo modo di arrossire e la dispensa di nomignoli con cui era solita chiamarlo erano cambiati. Era rimasta la sua unica e inimitabile coraggiosa sorellina che s’imbarazzava per un nonnulla.

Le sorrise, dolce, attirandola con una mano verso di sé e chinandosi per schioccarle un affettuoso bacetto nella chioma scompigliata: “Niente! Tu invece sei rimasta la mia dolcissima sorellina che finge di fare la dura! E con i capelli lunghi stai decisamente meglio che con quel caschetto spelacchiato che ricordo, Raperonzolo!”

Aoi s’irrigidì e rimase in silenzio, shockata più da quel gesto che non dal nuovo nomignolo appena affibbiatole, prima di divenire rossa fino alle orecchie e strillare: “C-che accidenti ti salta in mente, stupido Succo di Frutta andato a male con la faccia da schiaffi?! C-che accidenti era quello?!”

“Un bacetto?” domandò retoricamente lui, per nulla imbarazzato dal suo gesto.

“T-tu... tu hai ricevuto un sacco di botte in testa mentre eri ad Impel Down, vero?!”

Di tutta risposta il pirata sorrise malandrino: “Come la fai tragica! Mi preferivi quando ti davo dell’Asse da Stiro e ti spintonavo perché ne avevo voglia?”

“T-tu... tu...!!! Ah, ci rinuncio!!! Sei un caso senza speranze, idiota! E-e prova a rifarlo o a chiamarmi con quel soprannome idiota e giuro che ti faccio rimpiangere i ’pugni amorevoli’ del vecchio, sottospecie di un fratello pervertito!!!”

“Va bene, va bene... A proposito di pervertiti... In che rapporti sei con quel Trafalgar?!” sbottò il fiammifero ricordandosi delle parole e del ghigno bastardo che Law gli aveva rivolto quando gli aveva chiesto informazioni su lei e Rufy. Notò solo in quel momento che non aveva mai visto la maglia nera che Aoi stava indossando “E soprattutto perché accidenti sei vestita così?!”

“Perché ti scaldi tanto?! Siamo soltanto conoscenti che nutrono un quasi reciproco rispetto... anche se quel bastardo ha buttato via tutti i miei vestiti perché ha detto che il magma di Akainu me li aveva ridotti a brandelli! Anche se erano inutilizzabili non aveva il diritto di toccarli!!! Ah, e poi c’è stato quell’episodio nella vasca...”-

“E... e-episodio nella vasca...?!” ripeté lui, sentendosi sempre più sprofondare. Cosa aveva fatto quel chirurgo bastardo alla sua dolce e innocente sorellina?!

“Sì...” ammise lei, arrossendo un poco “Per permettere al mio corpo di ricomporsi Law mi ha messa in una vasca con sostanze nutritive che hanno accelerato il processo di rigenerazione. Ero totalmente immersa nell’acqua e respiravo grazie ad una mascherina che mi dava ossigeno. Poco dopo essermi svegliata è arrivato lui... e...”

“E...?!” la incitò lui, sempre più ansioso. Ebbe il sentore che in qualsiasi caso avrebbe carbonizzato il Chirurgo della Morte, benché il ‘filo’ su cui era sospesa la vita di quest’ultimo dipendesse dalla risposta che la sua sorellina gli avrebbe dato.

“E beh... mi ha fatto notare che ero nuda. Credo volesse farmi qualcosa di perverso, così ho usato quelle poche energie che avevo recuperato per usare un ‘Kairyuu Ippon-Seoi’ (Proiezione della Corrente) usando l’acqua della vasca e l’ho spedito fuori dalla porta che ho chiuso accuratamente a chiave. Sono rimasta in quella stanza fino a che non so quanto tempo dopo ho sentito le grida di Rufy, e ho indossato l’unica cosa che c’era. Credo che sia sua.”

“Q-quindi... a-a conclusione di tutto... q-quel... quel bastardo... quel bastardo ti ha vista nuda...?!” fremé di rabbia e imbarazzo il moro, andando letteralmente a fuoco. Era questione di secondi.

“Sì... anche se pensandoci alla fine è grazie a lui se sono viva, quindi... Inoltre tre anni e mezzo fa, quando sono scappata da Marijoa e ho rischiato di affogare, le correnti mi hanno portata lontana e fatta finire in prossimità del suo sottomarino... È stato lui a raccogliermi e a curarmi, e... mi stai ascoltan”-

“TRAFALGAAAR!!!” esplose alla fine Ace con tutto il fiato che aveva in gola, mettendosi a correre all’impazzata come Rufy quando si era svegliato qualche ora prima, le spalle e le braccia accese da minacciose lingue di fuoco.

Non seppe, la giovane ex assassina, come si ritrovò a rincorrerlo: “A-aspetta, Ace! Che vuoi fare?!”

Alla fine un piccolo sorriso le nacque sulle labbra. Nonostante fosse consapevole che né lei né Ace avrebbero mai scordato il dolore della loro perdita, in quel momento s’impose di non pensarci, perché alla fine quello stupido fiammifero di un fratello maggiore era salvo, così come quel mocciosetto di gomma del suo fratellino, e non avrebbe potuto chiedere altro.

Almeno una promessa l’aveva mantenuta.
  
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