ℐ thought that I could always count on you,
ℐ thought that nothing could come between us two.
W e said as long as we would stick together,
W e'd be alright,
we'd be ok.
ℐ thought that nothing could come between us two.
W e said as long as we would stick together,
W e'd be alright,
we'd be ok.
“Non credo nella felicità. Credo nella sofferenza, quella sì che si fa sentire – credo nel guardare al passato e torturarsi, scorticarsi le dita e la mente ed esplodere, tenersi al braccio di chi ti è accanto finché non va via”.
Finché non va via.
Ti rigiri fra le mani l’anello che ti aveva regalato – quello di plastica trasparente, banale, ricoperto di brillantini colorati. Ti aveva detto “questo è per te” e “prometti di tenerlo fino alla fine”, quasi quella fine – i capelli color del grano intrisi di sangue e lacrime amare, le braccia spalancate, la bocca serrata in una smorfia di dolore – fosse scritta nelle stelle che, quella notte del dieci Agosto duemilatredici, guardaste insieme. Non vedesti neanche una stella cadente, lei ne vide tre; ti chiese di esprimere un desiderio al posto suo perché – sosteneva – i benefici del fumo e l’alcool erano tutto ciò di cui aveva bisogno. Qualcosa che la tirasse su quando i ricordi più brutti tornavano a galla (i ricordi tornano sempre per invaderti l'anima, ferirti, stregarti il cuore, ucciderti), sottoforma di incubi e vecchie cicatrici; qualcosa in cui aveva trovato un futuro, perché un futuro – un futuro vero – non ce l’aveva. Sorridevi, gli angoli della bocca inarcati in un ghigno soddisfatto, quando ti ripeteva “sei l’unica in grado di capirmi”; riusciva a farti sentire speciale, nonostante indossassi vecchi jeans fuori moda e il giubbotto di tua madre. Adesso, l’anello di plastica stretto in una mano, attraversi la strada ove la sagoma del suo corpo – i capelli color del grano intrisi di sangue e lacrime amare, le braccia spalancate, la bocca serrata in una smorfia di dolore – è stata rinvenuta, la notte scorsa. L’ha fatto apposta, ne sei sicura; i ricordi più brutti hanno preso il sopravvento sulla parte più bella di lei fino a tirarla giù, in fondo, laddove l’ombra del tuo passato non aspettava che portarla con sé.
ℐ wonder why it always has to hurt,
for every lesson that you have to learn.
ℐ won't forget what you did to me,
how you showed me things,
ℐ wish I'd never seen.
ℐ won't forget what you did to me,
how you showed me things,
ℐ wish I'd never seen.
Ci avevi creduto, avevi creduto – fino all’ultimo – in quel “fino alla fine”. Avevi creduto che la vostra amicizia sarebbe durata per sempre (“L'amicizia è più tragica dell'amore perché dura più a lungo”, avevi sentito dire; adesso sai, le guance rigate di lacrime, che non è così), quei per sempre in cui la gente non spera più. E riaffiorano i ricordi delle giornate assieme, fra i banchi di scuola, sul ciglio di una strada di cui nessuno si cura più; e le risate, gli spintoni e gli abbracci, i pomeriggi trascorsi in silenzio – lo sguardo fisso davanti a sé, le ginocchia al petto, il ricordo di un vecchio dolore che fatica a venir fuori.
Quando raggiungi la strada, il vecchio palazzo da cui si è tuffata appare più grigio e tetro del solito; l’impronta del suo corpo giace sull’asfalto, circondata di fotografi impazziti. Ti fermi, il viso rigato di lacrime; scagli l’anello contro la parete di mattoni, oltre i nastri giallo acceso con cui le forze dell’ordine hanno impacchettato quel che resta del suo ricordo e scappi via, lontano, oltre la panchina sulla quale usavate sedervi dopo la scuola. È troppo tardi, pensi, troppo tardi.
ℬut I was stupid,
and you broke me down.
ℐ'll never be the same again.