Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Phae    25/08/2014    4 recensioni
Stringo con le braccia il mio corpo scarno e poggio la fronte contro il vetro opaco.
Ti sentiresti così oppresso tu, quaggiù.
Io stavo bene qui. Prima di farti del male, prima di sentire Lei fremere dentro di me, prima di sentirLa sussultare ed esultare per ogni mia sofferenza, per ogni mio dolore.
⋇Seconda classificata al contest "Una canzone per noi" indetto da Nuel2 sul forum di EFP⋇
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Sons '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Seconda classificata al contest "Una canzone per noi" indetto da Nuel2 sul forum di EFP-

Ispirata dalla citazione: Ti ho lasciato, ti ho ripreso troppe volte. Ho perso il conto, ma tu sei sempre lì. Farti male mi fa male. Tutto questo dimmi che senso ha. Ti muovi dentro me, intenso odore di noi. Con i tuoi sguardi che accarezzano l'animale in me. (Non credo nei miracoli, Laura Bono)


Non scrivo a scopo di lucro e i personaggi di questa storia non mi appartegono.


Per aggiornamenti sui miei lavori e spoiler sui prossimi capitoli delle mie fic, potete trovarmi sulla mia pagina Facebook: Phae.
_______________________________________________________________________________________________________

Bestia.
(p.o.v Draco)



 
*
 
Sei bello, di una bellezza quasi disarmante.
Ti osservo mentre chini la testa sui libri durante le lezioni, fingendoti concentrato. Ti osservo mentre con aria trasognata guardi fuori dalla finestra. Ti osservo quando mi lanci occhiate timide, nascondendoti agli sguardi di quelli che tu definisci amici. Dico definisci, perché questa parola è da tempo priva di qualunque significato per me.
I tuoi occhi sono sempre così limpidi, così intensi. Anche quando mi guardi e vedi il mostro che sono diventato, quando vedi l’artefice di tutto il dolore che hai provato. Mi guardi e il tuo sguardo si incupisce, qualcosa nelle tue pupille dilatate mi spaventa. Boccheggi, quasi a cercare aria, vorresti avere le parole giuste per dirmi qualcosa.
Non le hai, ed io non ho il coraggio di ascoltare.
Ti volti di nuovo, poi mi guardi ancora. E ad un tratto capisco cos’è quell’ombra, quell’alone di tristezza: malinconia.
E tu non menti, Harry. Tu non menti mai.
Non sei come me, non mentiresti mai a me.
 
Sei dentro di me, occupi tutto il mio spazio vitale e sei riuscito a privarmi di qualunque cosa. L’unica battaglia che hai perso è stata contro la mia arroganza.
L’unico ostacolo che fa sì che adesso io sia qui a guardare te e tu a guardare me. Per una successione infinita di giorni che si ripetono tutti uguali tanto da definire una dimensione in qualche modo statica, o per lo meno insana.
L’arroganza è ciò che davvero mi impedisce di riavvicinarmi al suono della tua voce, al tocco fresco e delicato delle tue mani forti. Mani di uomo, non di ragazzo.
Sei dentro di me quando sono solo, quando rimango così a lungo sotto al getto della doccia da pensare di stare per sciogliermi e scivolare. Mi riempi, mi completi.
Mi rendi così terribilmente debole, così insignificante, così arrendevole.
Vorrei affondare in te, smarrirmi, precipitare dentro al tuo corpo così stretto e non riemergerne.
Ma ogni volta il corpo sotto di me non è il tuo, il petto che graffio, la bocca su cui soffoco i miei gemiti non è mai la tua.
Non sono tue le gambe, non è tua la schiena forte, non sono tuoi gli ansimi e non è la tua lingua quella che sento su di me.
Vorrei che lo fosse, vorrei che mi strappassi il petto e ti liberassi da me. Ma come ogni volta non sono nel mio letto –sei tu l’unico a cui ho mai permesso di entrarci- e il corpo dentro a cui mi riverso è solo Blaise, da cui mi allontano quasi con ribrezzo dopo essermi liberato dalla nebbia dell’orgasmo.
Blaise che mi aspetta sempre, Blaise che apre le gambe per me ogni volta che sento che non riuscirò mai più a raggiungerti, Blaise che mi accoglie e non chiede niente.
Blaise che, come te, ho ferito.
Blaise che presto o tardi verrà soffocato dalla Bestia che c’è in me. Così come ha soffocato te.
 
È tardi quando mi avvicino alle vetrate della sala comune, e mi ritrovo a desiderare per l’ennesima volta di non vedere il fondo del Lago Nero ma piuttosto le montagne e le ombre del castello che verso sera lambiscono il campo da Quidditch.
Vorrei poter guardare fuori dalla tua finestra, vorrei poter ammirare il profilo del tuo corpo sotto alle coperte e ascoltare il tuo respiro calmo.
Ma non posso, non potrò mai farlo. La Bestia mi ucciderebbe. Mi artiglierebbe lo stomaco dall’interno facendomi gridare per il dolore e la disperazione, mi costringerebbe ad ucciderti. E sarebbe questo poi ad uccidere me.
Stringo con le braccia il mio corpo scarno e poggio la fronte contro il vetro opaco.
Ti sentiresti così oppresso tu, quaggiù.
Io stavo bene qui. Prima di farti del male, prima di sentire Lei fremere dentro di me, prima di sentirLa sussultare ed esultare per ogni mia sofferenza, per ogni mio dolore.
Il mio alito appanna il vetro e non riesco più a scorgere le sagome degli avvicini davanti ai miei occhi. Rabbrividisco, è una sera di primavera piuttosto inclemente.
Torno in camera mia e getto una rapida occhiata alla sagoma che si staglia tra le tende del baldacchino: Blaise non dorme.
-Ti aspettavo.
-Non dovevi.
-La Bestia mi reclama?
-La Bestia ti reclama sempre. Sono io a non volere te ora.
Lui fa un cenno di assenso con il capo, vorrebbe dirmi che ha compreso e che capisce ma la verità è che tutto questo lo lascia ogni volta in balia di una corrente troppo forte per lui.
Vorrei salvarlo, ma volevo salvare anche te e non ci sono riuscito.
Avresti meritato di più.
 
Mi lascio sprofondare nella poltrona bevendo a piccoli sorsi da una bottiglia di Whisky Incendiario che da tempo ho preso l’abitudine di nascondere in camera.
Sento le sue dita sciogliere le mie articolazioni e massaggiarmi il corpo ed io tento di lasciarmi andare.
Voglio ricordare, voglio capire perché ti ho fatto male.
 
**
1° Settembre, Espresso per Hogwarts
 
Campanellini d’argento.
Non ci avevo mai fatto caso prima, ma la signora che da anni spingeva il carrello dei dolci lungo il corridoio del treno portava un bracciale ornato da campanellini d’argento che risuonavano lievemente ad ogni suo passo.
Mi avevi chiesto tu di notarlo, era il segnale convenuto.
Da quando ci eravamo vicendevolmente scoperti-ti avevo trovato nascosto in uno dei bagni del terzo piano uno degli ultimi giorni dell’anno precedente. Piangevi lacrime amare per la morte di Sirius Black ed io ti avevo soffiato ad un orecchio che andava tutto bene, che da quel momento sarebbe andato tutto bene. Tu, stretto contro il mio petto, mi avevi chiesto di tenerti lì per un tempo infinito- avevamo preso ad incontrarci di nascosto non appena potevamo.
Facevamo l’amore nel ripostiglio delle scope o nel mio letto, quando riuscivo a cacciare Blaise dalla stanza e a farti entrare di soppiatto. Qualche giorno dopo mi rivelasti che possedevi un mantello dell’invisibilità e io avrei voluto strozzarti per tutte le possibilità andate sprecate, ma un tuo bacio bastò a calmare la mia ira.
Aprivi sempre le gambe per me, quasi oscenamente, e mi guardavi sgranando gli occhi. La tua innocenza era così contrastante con le reazioni del tuo corpo.
 
Poi arrivò l’estate, e fu il tempo delle lettere.
Mi scrivevi spesso ed io ti rispondevo con altrettanta frequenza, fino al giorno in cui mio padre venne a parlarmi.
Fu lui ad aprirmi le mascelle e ad infilare la Bestia dentro di me. È a causa sua che è nata e ha preso potere.
Dalla discussione di quel giorno appresi quattro cose: la prima, i lividi sul viso sono tanto dolorosi quanto fastidiosi, e spariscono lentamente; la seconda, appartenere ad una famiglia come la mia richiede il suo prezzo ed esige delle attitudini sessuali ben precise; la terza, scoprii che in me convinveva quanto di più sbagliato c’era al mondo e capii che l’attrazione verso un altro uomo era da considerarsi qualcosa di sporco.
La quarta, avrei convissuto con quel dolore per sempre.
Col passare dei giorni e con la presa di consapevolezza da parte mia che non avrei mai potuto modificare le mie inclinazioni, avrei compreso il reale peso di ciò che celavo dentro di me.
Un peso che avrebbe preso una forma e una consistenza sempre più drammatica, diventando la Bestia.
Imparai che l’unico modo per alleviare il dolore che mi graffiava l’anima era la violenza, e fu per questo che lo feci.
Quel giorno smisi di rispondere alle tue lettere, e alla fine tu hai accetto il mio silenzio. Fino ad una settimana prima della partenza per Hogwarts.
Mi hai scritto che ti mancavo, che volevi vedermi. Che mi avresti aspettato sul treno.
Mi hai detto che avresti preso posto nello scompartimento subito prima del mio e mi hai pregato di attendere il suono dei campanellini d’argento. E di andare in bagno, quando l’avessi sentito.
Lo feci, andai in bagno e ti raggiunsi.
Tu stavi lì, raggiante. Traboccante d’amore e desiderio.
Eri così puro, così integro. Come io non ero mai stato e non sarei stato mai.
Ti presi il viso tra le mani e ti baciai con dolcezza, con urgenza, scostandoti i capelli dal viso.
-Perché l’hai fatto, Draco?
La tua domanda era un sussurro tra le mie labbra.
-Fatto cosa?
-Sparire. Sei sparito. Pensavo di morire.
La tua debolezza risvegliò la Bestia. Risvegliò l’orrore dentro di me.
Era tutto così tremendamente sbagliato.
Il battito del mio cuore accellerò visibilmente e il sudore sulla mia fronte era tangibile. Strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche delle mani. Non volevo farti male.
Dovevo farti male.
-Harry, va via. Ti prego
Le mie parole erano strascicate, costrette ad uscire in rapida sequenza dall’ultimo barlume di lucidità dentro me.
-Cosa? Perché?
Lacrime dai miei occhi, tu me li baciasti piano.
-Cosa ti succede?
-C’è… c’è la Bestia dentro di me. Non la senti?! Non la senti raspare contro le pareti del mio stomaco? Scappa!
Ma tu non sei scappato.
Né in quel momento né ora riesco a capire il perché, poi non ci fu più tempo per pensare.
Il dolore dentro me esplose e io lo riversai sull’unica creatura che in tutta la mia vita avesse dimostrato di potermi amare: tu.
Ti ho preso con forza, sbattendoti contro il muro e aprendoti le gambe.
I tuoi gemiti erano una droga, così come gli spasmi del tuo corpo irrigidito per la violenza della mia presa.
Non ti ho baciato, non ti ho stretto a me, non ti ho tranquillizzato.
Ti ho violentato.
Sono entrato dentro di te senza prepararti, beandomi delle tue grida e del tuo dolore, sperando nelle tue lacrime.
-D-draco… ti prego! Ti prego, basta!
Le tue parole aumentavano solo la mia lussuria.
Quel giorno ti ho strappato via la tua innocenza, l’ho affogata nel sangue che colava tra le tue cosce.
E ti ho ucciso, definitivamente, quando ti ho lasciato a terra annaspando alla ricerca di aria, il mio seme che ancora colava da te e si tingeva di rosso.
Me ne sono andato, e la Bestia si è placata.
 
***

Scopro che posso ancora piangere, ed è una scoperta dolce. Disarmante.
Lascio che le mie lacrime righino il mio volto mentre le tue mani –e sono le tue mani stavolta, non quelle di Blaise. Le tue- mi accarezzano i capelli e le labbra.
Sei davanti a me, innocente e puro come quando il mio tocco su di te era ancora solo fatto di dolcezza.
Ti ho lasciato, ti ho ripreso troppe volte. Ho perso il conto, ma tu sei sempre lì.
Farti male mi fa male.
Dimmi che senso ha tutto questo, perché non lo capisco. Non ci arrivo.
Sono io questa volta ad aprire oscenamente le gambe per te, a voler soffrire per te. Vorrei morire per te, vorrei che mi avessi già ucciso.
Ti muovi dentro di me, intenso odore di noi nella stanza, sulla tua pelle, nella mia bocca.
Coi tuoi sguardi che accarezzano l'animale in me.
E per un attimo la Bestia svanisce ed io mi sento libero, aggrappato a te che sei dentro me. Mi sento libero come non lo sono mai stato in vita mia.
Ma è solo un attimo, il buio torna a gravare sul mio spirito.
Non voglio farti male. Non stavolta, non così.
Ma la forza per chiederti aiuto non ce l’ho, l’ho persa in quel bagno sull’Espresso per Hogwarts. O forse ancora prima, quando ho varcato l’ingresso della stazione di King’s Cross.
Biascico qualcosa e forse tu capisci, perché poco dopo sei chino su di me.
 
E tutto si quieta.
 

______________________________________________________________________________________

Quello che mi piace di questa one shot è che sono riuscita (o per lo meno, penso di essere riuscita) a concentrarmi quasi esclusivamente sulla psicologia di Draco.
Gli avvenimenti sono estremamente vaghi, descritti approssimativamente.
Ed il punto è proprio questo: volevo che ognuno fosse libero di interpetare quello che avrebbe letto come meglio avrebbe ritenuto, e di conseguenza mettendoci del suo.
A seconda di quello che ciascuno prenderà da questa storia, potrà leggere ed interpretare i fatti in modo differente.
Non è esplicitamente scritto quello che accade a Draco quando suo padre gli parla; dopo aver fatto leggere questa one shot ad un paio di amici, tutti hanno interpretato la frase "Fu lui ad aprirmi le mascelle e ad infilare la Bestia dentro di me. È a causa sua che è nata e ha preso potere." in modo decisamente diverso.
C'è chi ha pensato ad una violenza verbale, chi  ad uno stupro da parte di Lucius che scatenò in Draco la stessa reazione nei confronti di Harry.

La mia versione preferisco non darla, ma lasciare scritto tutto così come mi è venuto.
Così come le parole hanno cominciato a fluirmi in testa e ho lasciato che si depositassero su un foglio.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Phae