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Autore: Slytherin Pride    25/08/2014    1 recensioni
[Galaxia (yaoi webcomic)]
V-113.
Classificato come uno tra gli asteroidi più malfamati di tutta la galassia a causa di tutto il traffico di droghe, armi e prostituzione legalizzati dal sovrano stesso è controllato quasi completamente dalla lega Osmion, che agisce secondo le direttive del Re. Chiunque ne entri a far parte avrà accesso pressoché a qualsiasi cosa necessiti o gli sia utile, tale è il potere della lega. Ovviamente, entrare è tutto tranne semplice. E ancora meno semplice è scalare la gerarchia per riuscire a ottenere una posizione elevata. Più si va in alto, maggiore è la libertà decisionale che viene concessa, fino ad arrivare al leader della lega, il quale risponde del suo operato solamente al Re.
L’attuale capo di tutta l’Osmion si trova in questo momento al mare, in vacanza sulle scogliere di V-113.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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The Black Cliffs Of V-113
 
Intro:
V-113.
Classificato come uno tra gli asteroidi più malfamati di tutta la galassia a causa di tutto il traffico di droghe, armi e prostituzione legalizzati dal sovrano stesso è controllato quasi completamente dalla lega Osmion, che agisce secondo le direttive del Re. Chiunque ne entri a far parte avrà accesso pressoché a qualsiasi cosa necessiti o gli sia utile, tale è il potere della lega. Ovviamente, entrare è tutto tranne semplice. E ancora meno semplice è scalare la gerarchia per riuscire a ottenere una posizione elevata. Più si va in alto, maggiore è la libertà decisionale che viene concessa, fino ad arrivare al leader della lega, il quale risponde del suo operato solamente al Re.
L’attuale capo di tutta l’Osmion si trova in questo momento al mare, in vacanza sulle scogliere di V-113.
~-~-~-~-~-~-~-~
Non era stata un’idea sua.
Qualcuno al quartier generale dell’Osmion aveva proposto una gita al mare, probabilmente Nalcha data la sua passione per i cambi di panorama, la voce si era sparsa abbastanza velocemente e quando era giunta a Valdar, questo aveva ben pensato di fermarla avvisando tutti che non erano concesse scampagnate in orario di lavoro. La notizia, pur non essendo delle migliori, non era stata contestata minimamente: gli ordini del capo sono assoluti.
Esattamente tre giorni dopo, lo stesso capo partiva con due valige, una tenda e un saccone di dimensioni considerevoli alla volta della spiaggia.
Il viaggio era andato tutto sommato bene, un piccolo ingorgo a metà strada, ma lo stemma dell’Osmion lo aveva fatto passare facilmente. Arrivato a destinazione, senza stare ad ammirare il panorama maestoso che si poteva ammirare dall’alto della scogliera, si era messo a piantare la tenda, ignorando il saccone che aveva preso a muoversi leggermente.
Finito di accamparsi, si era ormai fatta sera e aveva deciso di accendere un fuoco, il saccone che ora si contorceva vistosamente.
All’ennesimo spintone che rischiava di far crollare la pila di coperte e cuscini che aveva preparato fuori dalla tenda, Valdar si decise ad aprire la borsa.
Ne emerse un furioso ragazzo dai capelli verdi, sbraitando in modo davvero poco virile.
- Viaggiato comodamente, Principessa? - chiese Valdar, sogghignando vistosamente.
Tra il fiume di insulti che seguì, si potè distinguere solo un “come osi” e un “ti farò giustiziare”.
- Non puoi farmi proprio niente, ti devo forse ricordare perché sei qui? -
Il ragazzo si ammutolì, per poi dirigersi verso il fuoco, sperando di trovare qualcosa da mangiare.
Il principe Geron di Galaxia, legittimo erede al trono, si trovava sull’asteroide V-113 in quanto esiliato dal suo stesso regno per aver avuto rapporti sessuali prima del raggiungimento della maggiore età, precisamente con la persona seduta in quel momento accanto a lui.
- Che c’è da mangiare? - sbottò Geron, ancora su tutte le furie, non riuscendo a capire cosa fossero i pesci che si stavano arrostendo sul fuoco.
- Kalamaria, sono molluschi marini. I tentacoli sono velenosi ma, tolti quelli, sono ottimi alla griglia. -
- Li hai presi tu? -
- Certo che no, li ho comprati. Non ho intenzione di rischiare l’avvelenamento per prendere la cena. -
Non potendo fare altro che aspettare che i kalamaria fossero pronti, Geron si guardò attorno per vedere in che razza di posto lo avesse portato.
Anche se il buio circostante gli impediva di vedere oltre il raggio d’illuminazione del fuoco, riuscì comunque a osservare tutto l’accampamento: oltre al falò con i pesci sistemato tra due poltroncine tascabili opportunamente aperte, c’era l’automobile di Valdar e, proprio di fianco, una tenda grande abbastanza per quattro persone.
Una tenda.
Una.
- Hai intenzione di lasciarmi congelare? -
- Non direi proprio, principessa. Non vedi la tenda? -
- È una sola tenda, e noi siamo in due. -
- Ti hanno insegnato a contare, vedo. -
- Se la tenda è una sola, come facciamo a… -
Continuare la frase sarebbe stato inutile, ormai era chiaro: avrebbero dormito assieme. Protestare non sarebbe servito a molto, e rifiutarsi avrebbe portato solo a prendersi una qualche malattia strana dovuta al freddo e all’umidità.
Il ragazzo decise quindi di controllare l’interno di quello che sarebbe stato il suo alloggio per controllare che quantomeno ci fossero due letti divisi.
Ogni speranza fu vanificata nel momento esatto in cui varcò la soglia.
Ammucchiati a sinistra c’erano due valige semivuote, un’uniforme della lega Osmion e i contenitori delle sedie. Dall’altro lato era posizionato un unico, grande materasso ad acqua, preparato con una coperta e numerosi cuscini dall’aria molto morbida, e, accanto al letto, un piccolo comodino quadrato con sopra le scatole da cui era stato estratto tutto l’arredamento, se così si poteva definire.
Geron stava meditando se uscire dalla tenda, furibondo, o chiudercisi dentro senza far entrare l’altro per la notte quando la voce di Valdar che lo informava che la cena era pronta gli ricordò quale fosse la priorità del momento: il cibo.
Così il principino tornò dal fuoco e iniziò a mangiare con il suo rapitore, non prima di aver bofonchiato un “io dormo per terra”.
~-~-~-~-~-~-~-~
La nottata passò abbastanza tranquillamente, con grande sorpresa di Geron: questi si era aspettato ogni genere di commento, allusione e comportamento da parte di Valdar, ma non che se ne andasse a dormire subito dopo cena senza neanche scambiare due parole.
Non che volesse parlare, certo, ma un semplice “buonanotte” sarebbe stato educato.
Invece si era subito diretto nella tenda e pochi minuti dopo era addormentato, al contrario del principe che ancora non riusciva a credere ai suoi occhi e che impiegò diverse ore a prendere sonno.
Il risveglio fu altrettanto sconvolgente: Valdar, mattiniero come sempre, gli aveva portato un vassoio con quattro pasticcini e due tazze di caffè fumante direttamente nella tenda e lo aveva appoggiato accanto al cuscino improvvisato (la divisa precedentemente appallottolata) di Geron, lasciando che fosse il profumo della colazione a svegliare il ragazzo.
Questi, dopo essersi accertato che non ci fosse nulla contenente droghe o veleni vari, si era convinto a mangiare, ma tenendo sempre d’occhio Valdar, il quale non sembrava però avere intenzioni ostili e, anzi, si era messo a mangiare come se fosse normale.
Finita la colazione uscirono entrambi dalla tenda e Geron poté finalmente ammirare il panorama circostante.
La tenda si trovava in cima a una scogliera non molto alta, apparentemente l’unica su cui crescesse l’erba. Tutto attorno era disseminato di scogli e rocce che permettevano di scendere fino ad arrivare a una piccola spiaggia a golfo e, infine, al mare. L’acqua però era strana, non azzurra come Geron si sarebbe aspettato, bensì di un blu scurissimo.
Non ci volle molto al principe per capire il motivo di quella colorazione così strana: ogni singolo pezzo di roccia appartenente alla spiaggia o alla scogliera era di colore nero, con sottili venature biancastre che lo faceva brillare alla luce del sole che ormai era già alto.
Mentre fissava l’orizzonte, ancora senza parole, Geron sentì la voce di Valdar che si avvicinava.
- Non sono stato molto… Ospitale, finora. Ho pensato che questo fosse un modo carino per scusarmi di come ti ho trattato da quando sei qui. -
- E c’era bisogno di legarmi, imbavagliarmi e mettermi dentro un sacco? -
- Se te lo avessi chiesto saresti venuto? -
No.
Non lo avrebbe mai seguito.
Lui non si fidava di quell’uomo, lo aveva già tradito una volta e aveva dovuto pagare un prezzo fin troppo alto per la sua ingenuità.
Eppure, questa era la prima volta che Valdar dimostrava di vedere Geron come una persona e non solo come un burattino. Era stato… Gentile. Forse per qualche giorno avrebbe potuto evitare di preoccuparsi costantemente e rilassarsi un po’… Magari godersi una gita in quel posto stupendo non era una cattiva idea, e nel frattempo avrebbe potuto conoscere meglio colui che lo aveva portato fin lì e che, pur essendo la fonte di tutti i suoi problemi, sembrava anche volenteroso di farsi perdonare.
- Possiamo scendere, se vuoi. L’acqua sembra stupenda. -
A interrompere i suoi pensieri fu nuovamente Valdar.
Tutto sommato, ormai era in esilio, aveva perso il suo regno e tutti i suoi averi, non poteva succedergli più niente di peggio e decise quindi di provare ad ascoltare quello che l’altro gli aveva detto, tornando nella tenda per cercare qualcosa da mettersi di adatto a una spiaggia.
Valdar, dopo avergli dato un costume e una maglia presi da una delle valige ed essersi cambiato a sua volta, rimase fuori accanto ai resti del fuoco della sera precedente ad aspettare.
Ok, doveva riconoscerlo, fare il carino gli riusciva piuttosto bene.
Avrebbe anche potuto farci l’abitudine, se si fosse rivelato produttivo.
E quasi sicuramente sarebbe stato così.
Grazie al sole.
Non era mai stato il tipo da scuse, e sicuramente non rivolte a un ragazzino. Il vero motivo per cui si trovava lì in quel momento era un altro.
Poche settimane prima di venire a conoscenza dell’intenzione di alcuni membri dell’Osmion di fuggire per una breve vacanza al mare, aveva fatto visita ad Emis per il check-up mensile. Il dottore, pur essendo in genere molto riservato, sembrava entusiasta riguardo a una sua recente scoperta resa possibile dalla presenza del ragazzo dai capelli verdi proveniente da Galaxia, al punto da raccontargli nel particolare tutti i risultati ottenuti.
- Sembra che - aveva spiegato nel suo evidente accento russo - i membri della famiglia reale di Galaxia abbiano un tipo di epidermide estremamente sensibile. Si arrossa molto facilmente, anche solo sfiorandola, a seconda della temperatura dell’oggetto, o persona, con cui viene a contatto. Ci sono materiali particolari la cui semplice vicinanza provoca un’irritazione e al sole si brucia molto facilmente. Una cosa molto strana che ho notato è che le ustioni provocate dalla luce solare sembrano inibire in qualche modo i recettori cerebrali legati al controllo dell’equilibrio ormonale dell’individuo, anche se… -
Se di tutto il discorso, Valdar non aveva ascoltato pressoché nulla, la parola “ormonale” aveva risvegliato il suo interesse.
- Aspetta, hai detto che le ustioni causano uno squilibrio ormonale? -
- Solo quelle solari, ma sì, è esatto. -
- Che tipo di squilibrio ormonale? -
- Da quanto ho potuto constatare, anche la più piccola bruciatura provoca un improvviso rilascio di androgeni. Non sono però riuscito a constatare gli effetti pratici di questa secrezione sull’organismo, ho appena fatto in tempo a rilevarla prima che Geron corresse via. Era rosso in viso, temevo avesse una leggera febbre, non capisco perché avesse così fretta… -
- Lascia stare, doc, non capiresti comunque. -
Così Valdar era venuto a conoscenza della scoperta a suo avviso più interessante mai fatta prima: il principino si eccita al sole.
A quel punto, l’idea di una gita al mare era arrivata come una manna dal cielo ad annunciargli la possibilità di mettere in atto il suo piano.
~-~-~-~-~-~-~-~
Da quella mattina non avevano lasciato la spiaggia neanche per il pranzo, avevano preparato uno zaino con dentro qualcosa da mangiare e dopo essersi sistemati erano andati a farsi un bagno.
Dopo aver sentito la spiegazione di Valdar, Geron era determinato a sforzarsi di essere il più comprensivo possibile nei confronti dell’altro in modo da riuscire a godersi la vacanza inaspettata.
La mattina passò tranquillamente, entrambi si comportavano come se fossero amici, cercando di mantenere un rapporto pacifico e dimostrarsi disponibili nei confronti dell’altro.
Ovviamente però, data la completa assenza di alberi e l’accidentale dimenticanza di Valdar che non aveva preso nessun tipo di crema protettiva, la pelle del principino era totalmente esposta.
Fu verso le quattro di pomeriggio che si cominciarono a vedere i primi effetti.
Geron era andato a farsi l’ennesimo bagno in mare, mentre Valdar era rimasto a riva, dicendo di essere stanco e di volersi sdraiare per un po’.
Dopo pochi minuti il ragazzo era sparito dietro uno scoglio e non era più uscito, costringendo l’altro a entrare in acqua per controllare se fosse successo qualcosa.
Si diresse verso il punto in cui era sparito il principe e quando girò l’angolo si ritrovò davanti a uno spettacolo che non avrebbe neanche mai osato sperare.
Geron era sdraiato di schiena su uno scoglio, completamente rosso in viso, con gli occhi semichiusi lucidi e la fronte sudata. Appena Valdar fece un passo avanti, il ragazzo si voltò, allarmato, temendo che fosse uno sconosciuto o, peggio, qualche creatura marina.
Vedendo chi era in realtà diventò ancora più paonazzo, cercando di mettersi a sedere sulla roccia.
- V-Valdar… -
Sentendo la voce del principe, Valdar capì che il suo piano aveva funzionato alla perfezione. Si avvicinò allo scoglio, incurante delle proteste del ragazzo che gli diceva di stare lontano, afferrò Geron per un piede e lo fece scivolare lentamente verso di lui finché le gambe non rimasero penzolanti dal bordo della roccia fino a finire in acqua.
- Che ti succede? - sussurrò chinandosi su di lui per poi soffiargli direttamente sull’orecchio arrossato.
- Non ti senti bene? -
Il ragazzo, che aveva cominciato a respirare più velocemente, chiuse gli occhi sentendo l’altro così vicino.
- C-caldo… -
- Hai caldo, dici? Magari l’acqua fresca ti può aiutare. -
Prese un po’ d’acqua con le mani e gliela versò lentamente sul torace, facendo scorrere il rigagnolo fino ad incontrare il costume.
- Così però non riesco a rinfrescarti come si deve. Meglio se lo togliamo. -
Detto ciò allungò le mani per prendere l’elastico dei pantaloncini, ma fu fermato all’istante dal principe.
- N-non… Osare… -
Valdar ghignò.
- Non voglio fare niente di strano, solo aiutarti a sentirti meglio. -
Geron non fece in tempo a controbattere che il suo costume era già stato tolto.
Se prima aveva cercato di nascondere il suo stato, ora non aveva più modo di nasconderlo: era innegabilmente eccitato, e la presenza di Valdar sopra di lui non era d’aiuto.
- Allora, principessa, mi permetterai di aiutarti? -
~-~-~-~-~-~-~-~
Due giorni dopo, Valdar  si ripresentò alla sede centrale dell’Osmion, dichiarando di essere stato assente per raccogliere dati  riguardanti una ricerca del dottor Emis, con il quale doveva consultarsi immediatamente.
Una volta arrivato all’ambulatorio, prima che il medico potesse chiedergli qualsiasi cosa, l’unica cosa che disse fu - Dammi qualcosa per le bruciature solari. - mentre si toglieva la maglia dell’uniforme per mostrare la schiena completamente rossa.
La domanda del dottore su cosa fossero quelle strane strisce violacee sulle scapole non ebbe mai risposta se non una bassa, compiaciuta risata.

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YEAH!
Anzichè continuare la mia storia mi dedico alle one-shot, ma VA BENE! :D
La prima ff su EFP riguardante l'universo di Galaxia, webcomic bellissimo in proseguimento (link: http://galaxia.smackjeeves.com/archive/#ch_72125 , ogni pagina viene pubblicata in inglese e in italiano), consiglio a tutti di leggerlo! :D
Bene, spero che vi sia piaciuta! I commenti sono sempre graditi quindi, please, lasciate una recensione! Piccola piccola! Cortissima! Ma lasciatela! ;_;
Š☆P
   
 
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