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Autore: Erule    25/08/2014    4 recensioni
- Guardami bene, Stiles. Ti sembro uno che ha voglia di scherzare? - disse Scott facendo un movimento circolare con il dito di fronte al proprio viso, con gli occhi assottigliati.
Stiles deglutì.
- Non direi, amico. -
- Bene. - replicò Scott, flettendo il busto in avanti. - L’ultima fetta di pizza è mia! -
Scott si sporse per afferrarla, ma Stiles si buttò sul tavolo nello stesso momento, con il risultato di ritrovarsi entrambi con le teste che dolevano. Melissa scese le scale con un cesto di panni sporchi fra le mani e scosse la testa, senza nemmeno parlare. Ormai aveva capito che con quei due era completamente inutile. Stiles prese la fetta di pizza e la tagliò a metà, porgendone un pezzo a Scott.
- Offerta di pace. Prendere o lasciare. - disse.
Scott alzò un sopracciglio, poi scrollò le spalle ed accettò.
- Giuro che la prossima volta comprerò una pizza più grande. -
- Lo dici ogni volta. Il problema è che non ci ricordiamo mai se prendiamo quella extra large o quella extra extra large. -
- Questa era decisamente una medium, comunque. - fece Scott, sparecchiando la tavola.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Derek Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
The challenge
 
<< Una partita? >> chiese Stiles, buttando l’attrezzatura da Lacrosse sulla panca dello spogliatoio. << Ad appena una settimana dall’inizio della scuola? >>
Scott represse il bisogno di ridere.
<< Sì, Stiles. È solo un’amichevole, però. Stai tranquillo. >>
<< Okay, senti, io sono entrato in squadra per miracolo. Non sono ancora pronto per buttarmi nella mischia! >> esclamò, cambiandosi. Si levò la tenuta da Lacrosse ed indossò il cambio.
<< Amico, te l’ho già detto. L’altra squadra è cento volte più indietro di noi. Ce la faremo e vedrai che il coach ci darà anche qualche compito in meno. >>
<< Io quello non lo sopporto proprio. Mi ha preso di mira, ti dico. >> replicò Stiles, mentre Scott si allacciava le stringhe delle scarpe. << Giuro. Non è mica come la Cotton. Se ne avessimo avuta una così qualche anno fa, credo che i miei voti sarebbero molto più alti. >>
<< Sì, anche i miei. >> concordò Scott. << A proposito, Derek mi ha aggiornato sugli ultimi sviluppi. Hai saputo? >>
<< Sì, lo so. Non è detto che sappia qualcosa, però. Magari è solo una tizia strana che crede negli esseri sovrannaturali. Non per essere antipatico, ma hai visto come si veste? >> chiese. << Con tutto il rispetto, sembra una scolaretta in gita. Persino Lydia la prende in giro! >>
<< Io so solo che è sospetta. >> rispose Scott, prendendo lo zaino. << Il primo giorno ti ha chiamato subito Stiles. Come faceva a sapere il tuo nome? >>
<< Lo avrà letto sul registro. >>
<< Sì, ma come faceva a conoscere la tua faccia? E non penso che sia amica di tuo padre. C’è qualcosa di strano. >>
<< Scott, le coincidenze non esistono, ma non credo davvero che lei sia una persona di cui avere paura. La terremo d’occhio. >> disse. Scott annuì. << E poi, sai, non riuscirei a resistere se fosse anche lei una dei cattivi. Vorrei trovare davvero qualcuno di cui ci possiamo fidare. >>
<< Lo credo anch’io. E spero che sia come dici. Vorrei davvero potermi fidare di lei. >> replicò Scott. << Oh, credo che Derek sia turbato. >>
<< Cosa? Come hai fatto a capirlo? Derek è sempre e solo infelice. Credo che si ucciderebbe, se sorridesse. >> replicò Stiles, ironico.
Scott scosse la testa.
<< Stiles, hai capito che la Cotton si chiama Paige? >>
<< Be’, sì. E allora? >>
<< Ti ricorda chi era Paige, per Derek? >>
Stiles lo guardò a lungo, confuso. Poi gli uscì un Oh amareggiato dalla bocca. Scrollò le spalle, veramente dispiaciuto per Derek.
<< La vita innocente che gli ha cambiato il colore degli occhi. >> rispose Stiles tristemente. Scott annuì, aggiustandosi lo zaino in spalla. << La ragazza che amava. >>
 
<< Certo che te le scegli sempre insegnanti. >> disse Peter, prendendolo in giro. << Spero che ti insegnino qualcosa di utile, perlomeno. >>
Derek gli lanciò un’occhiataccia, ma non parlò. Prese il fascicolo e lo sfogliò, soffermandosi solo su alcune parole importanti.
Paige Cotton.
27 anni.
Orfana.
Malata.
Peter notò che la sua espressione adesso era cambiata. Lo vide preoccupato, mentre deglutiva piano, fissando il foglio di fronte a sé. Quella mattina, Derek era andato dritto dallo sceriffo a chiedergli il dossier su Paige per sapere qualcosa in più di lei. Dovevano stare attenti, nel caso fosse stata un essere sovrannaturale. Non che a lui interessasse, ma non voleva che fosse un altro intralcio per lui o per Derek. E poi, era rimasto impressionato dall’accoppiata: un’insegnante di nome Paige. Era stato come unire le sue due ex fidanzate. Lo aveva ovviamente canzonato per quello, ma Derek non la vedeva in quel modo. Lui sapeva solo che quella ragazza si chiamava Paige. E lui non aveva mai dimenticato quel nome.
<< Cosa succede, Derek? >> chiese, realmente interessato. Derek chiuse il fascicolo, lo prese in mano e si alzò.
<< Ho scoperto una cosa. >>
<< Di che si tratta? >>
Derek prese la via della porta e non gli rispose.
 
Allison si sedette sul letto, mentre Lydia continuava a cercare nel suo armadio in modo frenetico. Sapeva che aveva qualche pensiero per la testa che non la faceva stare tranquilla, ma avrebbe aspettato che fosse lei a parlarne. L’avrebbe fatto. La guardò a lungo, cercando di capire cosa potesse ancora procurarle delle preoccupazioni. Insomma, la sua migliore amica era appena tornata dal mondo dei morti e lei ne era contenta, certo, ma non era come se si fossero riviste dopo nemmeno un giorno, era come se fossero passati davvero quei due mesi. Forse Allison pretendeva troppo da lei. In fondo, lei era caduta in un sonno profondo, mentre Lydia aveva dovuto combattere ogni giorno contro il dolore della perdita. Sono esperienze che ti cambiano, in un modo o nell’altro.
<< Hai bisogno di fare shopping. La moda è cambiata, siamo in autunno. E questi vestiti non ti andranno più. Sei cresciuta. >> disse Lydia, accorgendosi solo dopo di quello che aveva detto. Si fermò, smettendo di smuovere gli abiti nell’armadio di Allison.
<< Lydia, se non me ne vuoi parlare io lo capisco, dico solo che forse dovresti farlo. >> replicò Allison.
Lydia annuì ed andò a sedersi accanto a lei. Prese un bel respiro, prima di cominciare a parlare. Era vero, ne aveva bisogno. Eppure, fino a quel momento non era riuscita a farlo. Le faceva ancora male un punto fra la gola ed i polmoni. Probabilmente era il cuore, ma lei cercava di non farci caso. In questo modo, sarebbe stato meno reale.
<< Non è che io non sia contenta che tu sia qui, Allison, dico sul serio. Non devi pensarlo. >> disse Lydia.
<< Non lo penso. >> replicò Allison con un sorriso.
<< Lo so, ma io non ci riesco. È difficile. Tu sei qui adesso ed io dovrei essere davvero la ragazza più felice del mondo, ma non lo sono. È così strano. Voglio dire, quando sei morta non ho potuto fare a meno di urlare a pieni polmoni ed ora che tu sei qui, non ho sentito niente. Avrei voluto sentire qualcosa, una voce, che mi diceva che tu eri tornata. >>
<< Non so se questo è un potere da Banshee, ma non importa. Facciamo finta di essere normali e di sentire quello che sentono le persone normali, che non hanno nessun superpotere. Non potevi sapere che io ero viva, Lydia. Nessuno lo sapeva, perché nessuno avrebbe potuto. >> pronunciò Allison, accarezzandole una mano. Lydia buttò fuori l’aria.
<< Forse devo solo abituarmi al fatto che tu sia qui. >>
Allison annuì.
<< Forse sì. >> disse. << Però, credo che ci sia qualcos’altro che ti turba. Mi sbaglio? >>
Lydia deglutì, guardandosi le scarpe.
<< C’è qualcos’altro, sì. >>
<< Cosa? Perché se è per Stiles, l’ho già notato. >> disse Allison, alzando più volte un sopracciglio. Lydia scosse la testa, sorridendo.
<< Non è per Stiles. Lui mi è stato molto vicino in questo periodo, ma non c’è niente fra di noi. >>
<< Lydia, ti guarda ancora come se fossi il più grande miracolo di questo mondo. C’è solo quello fra di voi. >>
Lydia fece scivolare le unghie sul palmo dell’altra mano.
<< No, non è per quello. È che sento delle voci nella mia testa che sussurrano qualcosa, ma non riesco a decifrarle. Parlano di qualcosa di bianco e di qualcosa di interrotto. Non capisco. Credevo che fosse un filo o un codice, ma adesso non ci sto capendo più niente. >>
Allison cercò di pensare cosa potesse essere. Di sicuro erano delle parole molto strane da mettere insieme in una frase. Pensò ai cavi spezzati di un telefono, una linea interrotta, ma ancora non quadrava.
<< Ne hai parlato con Scott o con Derek? >>
<< No. Voglio scoprirlo da sola. >>
<< Lydia… >>
<< Voglio farlo da sola. >> replicò, determinata. << Sono io la Banshee, posso farlo da sola. >>
Allison roteò gli occhi.
<< Come vuoi tu. >>
<< Andiamo a fare shopping! >> esclamò Lydia battendo le mani, d’un tratto gioviale ed allegra. << Ne hai davvero, davvero bisogno. >>
 
<< Parrish, potresti venire qui un momento? >> chiese lo sceriffo, chiamandolo dal proprio ufficio. Jordan ubbidì ed entrò. << Potresti metterlo via al posto mio? Grazie. >> domandò, porgendogli un fascicolo giallo.
<< Sì, signore. >> rispose, prendendolo in mano. << Paige Cotton? L’insegnante? Cos’ha di strano? >> chiese, leggendo il nome sulla prima pagina.
<< Niente. Era per Derek. >>
<< Perché lo voleva? >>
<< Non lo so. Non è importante. >> rispose il padre di Stiles, riordinando alcune vecchie scartoffie.
<< Riguarda l’attacco di quell’animale, non è vero? >>
Lo sceriffo alzò lo sguardo, cercando di capire perché gli stesse ponendo tutte quelle domande. Jordan ricambiò il suo sguardo senza paura.
<< Sì. >> rispose.
<< Era un lupo? >>
<< Se lo sai già, perché me lo chiedi? >>
Jordan sorrise con un angolo della bocca.
<< Perché voglio esserne sicuro. >> rispose. << Signore, mi perdoni, ma credo di avere una mezza idea di chi fosse. >>
Lo sceriffo si accomodò sulla sedia, facendo un gesto della mano come per spingerlo a proseguire.
<< Dimmi tutto. >>
<< La settimana scorsa ci è arrivata l’informazione di una persona scomparsa. È un avanzo di galera, un certo Dannis Colton. Be’, mi sono permesso di indagare e ho scoperto che qualche giorno fa è stato avvistato nei dintorni del nostro ospedale a Beacon Hills. Non credo sia una coincidenza. >>
<< Be’, andiamo a chiederglielo. >> disse lo sceriffo, alzandosi. Jordan si grattò la nuca.
<< Credo che non sia più possibile, signore. >> rispose Jordan, in modo grave. Lo sceriffo lo guardò bene in faccia. Sembrava davvero più giovane di quanto era in realtà. << Perché è morto, signore. Hanno ritrovato il corpo un paio di giorni fa. >>
 
Era ormai sera inoltrata quando la partita cominciò. Stiles era sicuro che qualcosa sarebbe andato storto – come al solito, d’altronde -, ma voleva fare bella figura agli occhi di Lydia. No, non di Lydia, di Malia, di Malia! Era lei la sua fidanzata, adesso. Se così si può chiamare. Insomma, avevano una relazione complicata. Lei era più una che baciava o mordeva, non che gli raccontava cos’aveva fatto durante la giornata o che gli recitava poesie. Non che Lydia fosse una di quelle, sia chiaro. Lei era solo più… comunicativa. La guardò su gli spalti e vide che era intenta a levarsi le scarpe: le zeppe non le erano mai piaciute. Era rimasta un animale dentro, per quanto lui avesse cercato di farle capire come avrebbe dovuto comportarsi. In fondo, dalla figlia di Peter poteva immaginarsi molte cose peggiori, ma lasciò perdere.
Invece Lydia, oh, lei era tutta un’altra storia. Era elegante, bella, aggraziata. Erano diventati più amici adesso, ma continuava a sentirla distante e poi, ogni volta che poteva, lo prendeva ancora in giro. Almeno Malia sembrava tenere davvero a lui. Glielo dimostrava continuamente. Non l’avrebbe mai lasciato solo, lo sapeva e lei, cosa più importante, glielo aveva detto. Lydia era ancora un’entità che non gli apparteneva, qualcosa di meraviglioso, ma pur sempre fuori dalla sua portata. E questo lo rendeva tremendamente triste. La guardò e stranamente lei lo stava già fissando. Alzò una mano per salutarla, sorridendo appena. Lei si strinse nelle spalle, probabilmente per il freddo della sera, alzando gli angoli della bocca. Erano ancora più finti di prima, loro due. E questo non poteva essere cambiato.
La partita iniziò. Sentì a malapena il fischio d’inizio ed il coach che gli urlava nelle orecchie Stilinski, corri! Non lasciare che quelle tue gambe flaccide ti rallentino! Be’, in quanto a gentilezza, il coach era imparagonabile. Così strinse la stecca fra le mani e si buttò nella mischia. Avvertì il vociare della gente sugli spalti, tutti i suoni amplificati, il vento che veniva colpito dalle stecche, i movimenti rapidi di Garrett e di Scott di fianco a lui. Li superò velocemente, non seppe neanche lui come, gli passarono il disco e segnò con una semplicità che non aveva mai usato prima d’ora.
<< Grande! >> gli urlò dietro Scott, con un gran sorriso. Suo padre lanciò un grido da poco lontano, seguito da un Quello è il mio ragazzo!
Stiles guardò verso gli spalti e notò che Lydia stava applaudendo. Alzò la stecca con entrambe le mani, mentre Malia lo osservava in modo curioso. Non aveva ancora imparato ad esultare alle partite. Scosse la testa, sorridendo d’istinto. Per una volta si sentiva davvero utile.
E poi, be’, fu solo un secondo in cui non capì cosa stava succedendo. Improvvisamente, qualcuno lo atterrò e lui sentì le costole gridare contro la pelle.
Lydia urlò a pieni polmoni.
 
La solita scema. Cos’era andata a fare in quel posto? Mah. Come al solito, faceva qualcosa senza sapere né come né perché. Roteò gli occhi. A volte era troppo severa con se stessa, ma quella sera avrebbe davvero dovuto starsene a casa a guardare un film. Se ne stava lì, la crostata fra le mani e la borsa che le sfiorava il fianco destro. Si guardò intorno, quasi tremando. E se Derek non fosse stato in casa? Cos’avrebbe fatto? Se ne sarebbe andata, ovviamente. Non se ne parlava nemmeno.
La porta si aprì con un tonfo secco. Peter la guardò a lungo, assottigliando gli occhi. Paige deglutì, porgendogli la crostata di more. Quel colore così scuro le ricordava tanto l’animo misterioso di Derek.
<< Per voi. Volevo ringraziare Derek, ma se lui non c’è, non importa. Mi perdoni per il disturbo. >>
Paige gli lasciò la crostata e si voltò, ma Peter la fermò prendendole la borsetta. Per un attimo le era sembrato di aver visto un artiglio, poi scosse la testa. Le tremavano le gambe e probabilmente lui se n’era accorto.
<< Entra pure, Paige. >> disse Peter, con un sorriso che non prometteva niente di buono. << Derek sarà qui a momenti. >>
 
<< Ditemi che sta bene! Ditemi che sta bene! >> continuava a gridare Lydia, mentre Stiles veniva portato via sulla barella. Allison la prese per una spalla, fermandola. Scott aveva già abbandonato la partita per correre verso di lui. << Allison, gli hanno rotto qualcosa, me lo sento! E se muore? Non ce la faccio. >> disse Lydia, muovendosi a scatti. Il pensiero di poter perdere anche Stiles era capace di toglierle il respiro, di comprimere la cassa toracica e schiacciare i polmoni.
<< Lydia, andrà tutto bene. Se sono le costole, le aggiusteranno. Non preoccuparti. >> replicò Allison, accarezzandole una spalla. << Andrà tutto bene. È forte, se la caverà. >>
<< Sì, certo… GARRETT! >> urlò, andando verso il ragazzo. Allison la seguì immediatamente, aspettandosi il peggio. << SEI UN IDIOTA! Cosa ti è saltato in mente! >> sbraitò, spintonandolo.
<< Ehi, ehi, ehi, calmati. >> disse Garrett, alquanto stizzito. << Ho già detto che non l’ho fatto apposta, okay? È capitato. >>
<< Fai parte della sua stessa squadra! L’hai fatto apposta! >> abbaiò Lydia, puntandogli un dito contro.
<< E perché avrei dovuto farlo? Sentiamo. >> replicò, incrociando le braccia.
<< Perché aveva segnato! Perché sei geloso di lui! Non lo so, ma è colpa tua! >> rispose Lydia. << E giuro che se gli è capitato qualcosa, tu ne pagherai le conseguenze. >>
<< Lydia, basta. Ha detto che non l’ha fatto apposta. >> disse Allison, non capendo perché Lydia stesse reagendo in quel modo.
<< Tu non c’eri, Allison. Non hai sofferto per due mesi la morte di un’amica. Non sai cosa si prova. >> ribatté, guardandola con occhi fiammeggianti. Poi sembrò tornare in sé per un secondo, con quelle guance rosa da bambolina ed il viso triste. << Se perdo Stiles, perdo tutto. >>
Lydia corse nella stessa direzione di Scott, mentre Garrett la prendeva in giro. Allison sospirò, mettendosi le mani nei capelli. Era quello il vero motivo per cui era arrabbiata: aveva sofferto per mesi e poi tutto era tornato alla normalità. Ed aveva paura che perdere Stiles significasse perderlo per sempre, perché non avrebbe saputo come farlo tornare indietro. Era davvero a pezzi.
Si voltò e vide che Malia la stava fissando, gli occhi tristi e sì, in qualche modo, consapevoli.
 
<< Quindi, tu insegni letteratura, giusto? >> chiese Peter, in piedi di fronte a lei. Paige annuì, graffiandosi le ginocchia, seduta sul divano. Peter lo notò. << E ti intendi anche di storia, no? Storia di esseri sovrannaturali, per caso? >>
Paige alzò lo sguardo. Peter aveva qualcosa di strano, quella sera. Non avrebbe saputo dire se più o meno del solito, ma le incuteva timore. Se Derek non fosse tornato subito, probabilmente sarebbe crollata.
<< Perché vorresti saperlo? >>
<< Perché voglio capire se sei una minaccia oppure no. >>
O forse era già crollata.
La porta si aprì con uno scatto secco. Derek alzò lo sguardo e si meravigliò di vederla lì. Paige si alzò subito, lisciandosi la gonna, a disagio.
<< Ti ho portato una crostata. >> disse, grattandosi il braccio già rosso. << Volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita. So che non è molto, ma ci ho provato. >>
Derek annuì.
<< Sì, va bene. >> replicò. << Cos’hai fatto al braccio? >>
<< Oh, questo? Niente, è che sono nervosa. Tendo a grattarmi quando lo sono. Adesso vado. Ciao. >> disse frettolosa, avviandosi verso l’uscita.
Derek la seguì per le scale, fermandola per un braccio.
<< Perché non me lo hai detto? >>
Paige lo guardò, confusa.
<< Di cosa stai parlando? >>
<< Della malattia. >>
<< Non capisco per quale motivo avrei dovuto. E comunque, come fai a saperlo? >> chiese, sorpresa.
Derek guardò da un’altra parte.
<< Ho letto il tuo fascicolo. >>
Paige tirò uno strattone, liberandosi.
<< Cosa?! >> urlò. Perché l’aveva fatto? Cosa gli importava?
<< Hai una malattia degenerativa, Paige. Ho fatto delle ricerche, ma non sapendo da dove viene, né chi fossero i tuoi genitori, è difficile constatare cos’hai. Somiglia ad una certa sclerosi sistemica, che colpisce soprattutto le donne e si manifesta verso i trent’anni. Le macchie rosse sulla pelle sono solo il primo sintomo. Gli organi interni vengono contagiati e si induriscono, portando anche ad una chiusura dell’apparato respiratorio. In alcuni casi non c’è cura. >> replicò Derek, con cuore pesante. La guardò con un misto di amarezza e consapevolezza di non poterla aiutare. Non se lei non avesse voluto. << Paige, hai 27 anni e stai morendo. >>
 
<< Scott, allora? >> chiese Allison, seguita a ruota da Lydia.
<< Sta bene. Più o meno. >> rispose, mentre Kira e Malia si avvicinavano. << Mia madre dice che potrebbe avere un problema alle costole, ma niente di grave. Adesso gli stanno facendo degli esami. >>
<< Possiamo vederlo? >> chiese Malia.
<< Purtroppo no. >> replicò Scott, sospirando. << Possiamo solo aspettare. >>
Allison lo abbracciò. Dalla sua voce poteva sentire la sua fragilità, la sua paura e la sua tristezza per non poter fare niente. Probabilmente aveva già cercato di fargli provare meno dolore, ma con tutti quei dottori in giro, non poteva rischiare di farsi cogliere in flagrante. Avvertì lo sguardo di Kira addosso. Si era accorta che le piaceva Scott. A dire il vero, non ci voleva molto per accorgersene. Certo, lei non poteva tornare come se niente fosse dopo due mesi, anche se l’assenza non era dipesa da lei, per “rubarglielo”. Però Lydia le aveva assicurato che fra loro due non c’era niente, quindi non stava facendo nulla di male. Stava solo confortando un amico. Un amico per cui provava qualcosa di più, ma non gliel’avrebbe detto. Non ancora.
Si staccò da lui e gli sorrise. Sperò di farlo stare meglio solo in quel modo, dandogli speranza, ma non era semplice. Melissa li raggiunse in quel momento. Lydia la guardò con aspettative, le mani congiunte come in preghiera.
<< Può entrare solo una persona. >> disse. Nessuno di loro si fece avanti, anche se stavano guardando tutti Malia. << Lydia, ha chiesto di te. >>
 
Paige lo spintonò.
<< Credi che non lo sappia? >> chiese, con gli occhi brucianti di lacrime. << Lo so benissimo e sta peggiorando! Non posso fare niente per stare meglio. >>
<< Paige, posso aiutarti. >>
<< No. >>
<< Perché saresti venuta qui, altrimenti? >> sbraitò Derek.
<< Perché sono orfana e ho fatto delle ricerche sull’esistenza degli esseri sovrannaturali! Dalle documentazioni risultava che Beacon Hills, in qualche modo, ne fosse piena e così mi sono trasferita qui! È per questo motivo che conosco tutto di voi! Era questo che volevi? Una confessione? Be’, l’hai avuta! >>
<< Qualcuno ha cercato di ucciderti, per essere venuta qui. C’è qualcos’altro che dovrei sapere? >> chiese Derek, cercando di sembrare calmo.
Paige si afflosciò contro il muro.
<< Perché vuoi saperlo? Perché ti sto a cuore? Perché provi pietà per me? >>
Derek la guardò negli occhi, che non erano azzurri come aveva pensato, ma blu. Un blu elettrico e pieno d’energia. Aveva un colore così acceso, che non sembrava quello di qualcuno che stesse lentamente morendo.
<< Perché sei una brava persona e non voglio che ti accada qualcosa. >>
 
Lydia gli sfiorò la mano. Stiles sembrava che stesse dormendo, il pallore cereo del viso in netto contrasto con il rosso della divisa da Lacrosse. Aveva una fasciatura all’altezza delle costole, dove la pelle era violacea. Probabilmente era vero, non era nulla di grave e lei se l’era presa troppo. Stiles aprì gli occhi e si voltò verso di lei, un lieve sorriso ad illuminargli il viso.
<< Ehi. >> disse Lydia, dolcemente.
<< Sei venuta. >> rispose Stiles, le labbra asciutte.
<< Sì. Perché hai chiesto di me? >>
<< Perché hai applaudito. L’hai fatto solo una volta, prima di oggi. >>
Lydia s’inumidì le labbra, alzando le spalle.
<< Credo sia stato istintivo. Hai segnato ed io ho applaudito. Tutto qui. >> rispose. << Non so se l’hai notato, ma non accade molto spesso. >> replicò, ma non con cattiveria. Stiles sorrise.
<< No, non è per quello. >> ribatté Stiles, cercando di sedersi. Mormorò qualcosa fra le labbra, rabbioso, per poi tornare alla posizione iniziale, sconfitto. << Sei arrabbiata con Allison perché è come se lei se ne fosse andata senza avvisare e forse tornata dal nulla e cerchi di stare vicino a me, solo perché in questi mesi tu avevi solo me. >>
Lydia scosse la testa, anche se era sorpresa che Stiles avesse davvero capito il motivo del suo malumore. Forse non l’aveva capito bene nemmeno lei stessa.
<< No, non è vero. >>
<< Sì che è vero. >> ribatté l’altro, ridendo. << Tu fai sempre così. Neghi la realtà e neghi con me, perché non vuoi che ti faccia notare le tue debolezze. Non devi farlo, Lydia. Tu sei forte quanto tutti gli altri sono deboli, ma quando tutti gli altri sono forti, tu puoi permetterti di essere debole. >> disse Stiles, guardandola come non la guardava da tanto tempo. Avrebbe voluto abbracciarla, farle capire che lui le sarebbe stato sempre accanto, che l’avrebbe sempre amata, ma non riusciva a muoversi per via delle costole.
Lydia abbassò il capo, con gli occhi che piano piano si inumidivano per le lacrime. Probabilmente, se Stiles se ne fosse accorto le avrebbe detto che era sempre bellissima e lei non sarebbe riuscita a nascondersi ancora. Cercò di rimanere forte, buttando indietro i capelli, sorridendogli.
<< Grazie Stiles, ma sto bene. >> disse, apparendo più dura di quello che avrebbe voluto. Stiles annuì, quasi deluso. Era pur sempre di Lydia che si stava parlando. Lydia avrebbe voluto fargli capire che non lo stava allontanando ancora e che non ne poteva più di farlo, ma quello era il suo ruolo. E poi, lui aveva una fidanzata che lo stava aspettando. E non era lei. << Spero che ti rimetta presto. Ho bisogno di qualcuno da punzecchiare, a scuola. >>
Si alzò dalla sedia ed uscì, lasciando Stiles a sospirare. Avrebbe fatto promettere ad Allison di non dire una parola di quello che era successo mentre lui era svenuto. Non una parola. Mai.
 
<< Ti fidi ancora di lei? Dopo tutto quello che abbiamo scoperto sul suo conto, Derek? Mi stai prendendo in giro, per caso? Perché vorrei sapere se ho il nemico in casa. >> disse Peter, mentre Derek rientrava al loft.
<< Sei tu il mio nemico, Peter. >> replicò Derek, avanzando verso di lui con un’espressione irata.
<< Come, prego? >> domandò Peter sulla difensiva, assottigliando gli occhi.
<< Cosa volevi da lei? Cosa mi stai nascondendo? >> chiese Derek, aprendo e chiudendo più volte la mano destra, mostrando gli artigli e ritirandoli. Gli occhi di Peter si voltarono in un azzurro luminoso.
<< Non voglio che ti giri intorno. È una stupida umana che sta morendo. Mi preoccupo per te. >> rispose Peter.
<< E da quando ti preoccupi per me? >> domandò Derek, ironico. << Se vuoi continuare a mentirmi, devi perlomeno smettere di ronzare intorno a quello che mi interessa. >>
<< Ah, quindi lei ti interessa? Buono a sapersi. >>
<< Non provare a toccarla, Peter. Giuro che ti faccio a pezzi, se mi provochi altri problemi. O lo farà Scott. >> lo minacciò Derek. Lo sentì ringhiare.
<< Un giorno ti accorgerai che a stare dalla mia parte si vince sempre, non importa quante volte perda. >> replicò Peter, poi prese la giacca ed uscì.
Derek si avvicinò alla scrivania e la buttò all’aria. Tutta quella storia gli aveva fatto davvero perdere le staffe. Alcuni fogli volarono via da un cassetto, fogli che Derek non aveva mai visto. Si avvicinò e li prese fra le mani, leggendoli. Sgranò gli occhi e si sentì cadere.
Kevin Mayers.
Dannis Colton.
Jonathan Homb.
Stuart Fulton.







Angolo autrice:
Ebbene sì. Vacanze finite, ritorno sul sito xD
Dunque, in questo capitolo sembra che non succeda niente, ma in realtà vengono svelate un paio di cosette molto importanti. Uno: Paige è malata e sta morendo. La malattia che ho citato esiste veramente (mi sono documentata su internet, quindi non date tutte le informazioni per certe), ma non è quella che ha Paige. Si scoprirà più avanti che cos'è veramente. Due: Peter. Peter è sempre il cattivo onnipresente, ma che rimane sullo sfondo (da qualche stagione a questa parte). Qui si capisce che sta preparando qualcosa di losco. Avete già capito cosa? xD
Povero Stiles, ci va sempre di mezzo... Però la parte Stydia mi piace molto *_* Che ne pensate?
Grazie a tutti quelli che recensiscono o mettono la storia fra le seguite/preferite/ricordate ed ai lettori silenziosi. 
Ditemi cosa ne pensate del capitolo! :)
Alla prossima!
Erule
  
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