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Autore: Ecri_and_Chary    14/01/2005    0 recensioni
Abbi fede nell'antico racconto, segui la cresta del Sole al tramonto...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti

Capitolo 1: Il viaggio

 

“Io continuo a dire che ci siamo perse... Era il sentiero ad est, non quello a metà via!” Sbuffò Charon adirata, incrociando le mani al petto e guardando malamente Ecrisia, affianco a lei.

“Fantastico...adesso siamo disperse nella foresta.”

“Beh, anche prima eravamo nella foresta, perciò non prendertela con me...” Disse la strega abbandonando le mani sui fianchi e guardandosi intorno con aria investigatrice.

“Si, con l'unica differenza che prima sotto i piedi avevamo un sentiero, ora invece non vedo nulla...”

Ecrisia si avvicinò a Charon pestando i piedi.

“E questo che diamine è secondo te?” Guardandola con aria spavalda pestò con maggior forza il piede destro per terra. La maga la guardò stralunata allontanandosi di qualche passo.

“Quello è un formicaio, tonta di una strega!”

Ecrisia prese a correre avanti e indietro cercando di togliersi i vari nemici attaccati alle gambe. “Argh!!formiche, formiche!!!!” Urlò, giusto prima di andare a sbattere contro un albero.

“Se avessi continuato a dare retta a te e alla tua infallibile bacchetta magica saremmo già in un altro mondo da un bel pezzo.” Sbottò Charon incamminandosi verso nord.

“Senti cocorita di una  maga, potevi dirigere tu la spedizione, dato che hanno chiamato prima te dall'alto.” La strega indicò il cielo con un sorriso ironico dipinto in faccia.

“Hanno chiamato entrambe perché siamo le migliori!” Fece lei sistemandosi il vestito e proseguendo sculettando, poi si girò nuovamente. “Ecrisia, ciò non toglie che dobbiamo arrivare al tempio Mentolato entro la prossima luna piena, che sarà tra due giorni, per cui non possiamo fare le buffone in giro per il rea...” Si bloccò di scatto vedendo l'amica divorare un panino ai funghi. “Ecrisia!” la chiamò urlando a squarcia gola, facendo allontanare tutti gli animali nelle circostanze.

“Dimmi!?”

“Che diavolo stai facendo lì seduta?O.o*”

“Mi riposo, non lo vedi? E’ da tre giorni che girovaghiamo senza senso, posso godermi almeno un minuto di pace?” Guardando Charon con aria stralunata addentò il panino.

“Aspetta un secondo...alzati da quella roccia.”

Ecrisia fece per alzarsi, e mettendo via il panino brontolò contro la maga. “Cosa vedi questa volta? Un'altra premonizione? Un cavallo con due popò? Uno dei pannolini dei burattini di Putrash firmati Dementi&Gioiosi?” Fece con tono stanco e ironico.

“No. La pietra su cui eri seduta non è una pietra qualsiasi.” Accucciandosi indicò il segno blu sulla roccia “Vedi questo? Dev'essere uno di quei segnali che indicano la vicinanza di un sentiero, o addirittura della strada principale!” Sfiorò la pietra levigata, sfavillando un sorriso accecante.

Ecrisia si abbassò poggiando i gomiti sulle ginocchia ed osservò la pietra. Quando si rese conto di cosa fosse il segno blu dipinto sulla roccia, deglutendo a fatica si rivolse all'amica. “Charon… Ti consiglio di non toccarla più, quello non è un segnale qualsiasi…”

“Ah no? Non seguo pi...”

La maga non fece tempo a finire la frase, che una voragine si aprì sotto i loro piedi facendole precipitare in un tunnel oscuro.

Scivolarono e rotolarono, procurandosi graffi e lividi, e perdendo così la cognizione del tempo; vennero poi "sputate" fuori dal tunnel naturale finendo entrambe sopra una massa spugnosa di color verde/marrone.

Charon, ancora frastornata si stropicciò gli occhi, per poi aprirli; sgranò lo sguardo clinando il capo verso il gabbiano che le si trovava in fronte con aria perplessa. L'animale rimase li a fissarla per qualche istante, per poi lanciare un urlo e volare via verso il tramonto.

Ora di fronte a lei si stendeva il mare, illuminato dagli ultimi raggi di sole che preannunciavano il crepuscolo notturno.

Volse il capo verso sud e con aria sconvolta fissò quello che pareva essere il porto principale del regno.

“Ben svegliata.” Fece Ecrisia piazzandolesi davanti.

“Ma...cosa..” Charon si massaggiò la fronte. La caduta le aveva fatto venire mal di testa.

“Cosa ti avevo detto?...Non toccare, non fidarti delle rocce...e tu no...” Sventolando l'indice coronato da una ghirlanda di alghe davanti agli occhi verdi dell’amica.

“Oh santissimi, ma siamo completamente dalla parte opposta del tempio…” Sospirò lei, coprendosi il volto con le mani colme di alghe.

“Suvvia, non è poi così grave, magari al porto troveremo un asino che ci porti, visto che tu ti rifiuti di salire sulla mia adorata scopa!”

“Nh...Dove siamo?” Fece mentre cercava di scrollarsi le varie alghe di dosso.

“Sopra una massa di alghe...dato che ne siamo piene.” La strega si alzò, e sculettando in faccia a Charon fece per allontanarsi.

“Ecri, hai un riccio di mare impiantato sul popò.”

“E così questa è Zeon..” Chiese cercando con lo sguardo Ecrisia, che malgrado il dolore cercava di togliersi il riccio dal di dietro; dopo esserci riuscita si sistemò il grande cappello nero a punta, guardando le navi nel porto.

“Beh, se siamo in un porto, e c'è una grande città con le navi... Non può essere che Zeon, dato che tutte le altre città portuali sono state conquistate dai pirati.” Pronunciò quelle ultime parole con un filo di emozione.

Charon la fissò per poi volgere lo sguardo alla sua destra, e lanciando un urlo soffocato tentò di aggrapparsi al braccio della strega. “Per tutte le spugne di mare..” Cadde a terra, trascinata per i piedi da un oggetto non identificato.

Alzò lo sguardo verso la nave che le si stagliava di fronte, poi la sua visuale venne intercettata da un pirata che la fissava con aria divertita.

“Senti... Potresti slegare la mia corda dal tuo piede?” Disse il giovane tenendo la cima ed indicando nel frattempo il piede di Charon. Lei lo fissò sbigottita.

“Allora non sono l'unica ad essersi impigliata in qualcosa.” Sbottò Ecrisia cercando di togliersi il riccio che le si era nuovamente appiccicato addosso, portando poi lo sguardo sulla nave con occhi lucidi.

“Questa meraviglia è tua?”

“No...” Rispose lui. “Quella.. è mia...” Fece poi indicando qualcosa affianco alla nave. La strega osservò meglio in direzione del dito del ragazzo.

“Ma…quella è una zattera!!O.o” Gridò Charon mentre si slegava la corda dal piede. Quando fu libera di camminare si avvicinò alla catapecchia galleggiante parcheggiata al fianco delle grande nave pirata.

“Permettetemi di presentarmi, bellezze.” Fece il giovane balzando giù dalla nave e sprofondando sotto le alghe. Le due lo guardarono sparire sotto di loro perplesse. “Ecco la fine di chi vuole fare il fighetto” Protestò Ecrisia con tono ironico.

“Su dai, tiralo fuori, il nostro compito è aiutare.”

Quindi la strega estrasse la bacchetta facendola tintinnare, e tirando fuori il pirata dalle alghe lo tenne sospeso in aria. “Non sembri una persona per bene!” Fece Charon guardandolo malamente, mentre gli si avvicinava sistemandosi i lunghi capelli blu.

“Nemmeno voi lo sembrate, donzelle...E mettetemi giù, strega.”

“Lo farò non appena avrò finito il mio interrogatorio.” Rispose l’interessata.

“Ehm…Ecri, hai di nuovo il riccio attaccato alle chiappe.” Fece Charon indicando il di dietro dell'amica.

“Oddei..” Ecrisia lasciò cadere il pirata nuovamente nella massa spugnosa, staccò il piccolo animaletto di forza, e se lo mise sul palmo della mano, guardandolo malvagiamente. “Ehi tu, mostriciattolo, non vorrai mica provocare una strega potentissima??” Lo fissò inarcando le sopracciglia e puntandogli due dita in fronte.

“Com'è carino! Possiamo tenerlo?Eh?” Fece poi, guardando Charon con gli occhi sbrilluccicosi.

“D'accordo” Annuì la maga, osservando il piccolino con un’espressione dolce. “Basta che non lo trasformi in capra...” Mentre diceva le ultime parole, venne presa ai fianchi dal giovane che la guardò con aria maliziosa.

“Mi aiutate a rubare quella barca?”

Charon si allontanò di scatto, ricadendo sulle alghe. “Devi essere impazzito! Forza, andiamocene Ecrisia..”

Quest'ultima la seguì sistemandosi il riccio in testa e rimettendosi poi il cappello nero, al che puntò la bacchetta sulle alghe.

“Mucchio d'alghe sparisci tra le palme!”

D'un tratto i tre si trovarono in mezzo ad un gregge di pecore che ruminavano palme nane.

“Credo di aver sbagliato qualcosa..”

“Ci risiamo…”

Charon si fece spazio tra le pecore che tentavano di mangiarle il vestito, lo sollevò di poco ed aumentò il passo. Al suo fianco, in preda ad un attacco di sbadigli, Ecrisia si voltò verso il pirata che le seguiva silenziosamente. Lui ricambiò lo sguardo, poi affrettò il passo e si fermò di fronte alle due, bloccandogli la strada.

“Facciamo un patto!”

“Che cosa volete ancora..?” Charon lo fissò, sfinita.

“Dunque, il mio nome è Crexo Speck, e sono un pirata!Ho bisogno del vostro aiuto per rubare quella nave, che un tempo era mia.”

Ecrisia lo guardò perplessa, trattenendo a stento una risata “Speck? Pancetta?°ç° Un momento...pensavo che i pirati fossero persone rudi, capaci di tutto e di grande intelletto, un po’ rozzi e amanti del bere... Ma in realtà non sapete nemmeno rubare una nave?”

Sul trio calò il silenzio profondo, mentre un alito di vento si faceva spazio lungo le fronde che limitavano il sentiero. In lontananza, i versi di qualche animale annunciarono il calar della sera.

“Comunque....” Continuò Crexo. “Io aiuterò voi, se voi aiuterete me.”

“Chi insinua che necessitiamo del vostro aiuto?” Proferì Charon, guardandolo con aria superiore.

La strega ed il pirata scoppiarono in una fragorosa risata.

“Ma ci hai viste, Charon? Siamo in viaggio da quattro turbolentissimi giorni, e non siamo ancora arrivate a destinazione! Tra l'altro tu hai alghe ovunque, il tuo vestito è stato per metà divorato da quella capra laggiù che continua a ruminarlo, ed io ho un riccio tra i capelli che oramai non vuole più lasciarmi!”

“Se magari non avessi sbagliato strada...” Disse la maga con un tono spaventosamente tranquillo.

“Ebbene, io vi scorterò a destinazione e voi mi aiuterete con la barca.” Con aria spavalda, Crexo prese le mani delle due, e le sfiorò con un bacio. “Conosco ogni luogo del regno, sarete in ottime mani.”

Le due ritrassero le mani, e guardandosi negli occhi fecero spallucce. “Siamo sicuri che la barca è tua?” Interdì la strega guardandolo dubbiosa.

“Chiedetelo in giro se volete.”

“D'accordo” Fece Charon sbuffando, poi puntò l’indice sul naso del pirata. “Ma non farti strane idee, bello, siamo una maga e una strega, perciò mantieni il patto se non vuoi finire male.”

“Certo dolcezza” Tese poi una mano verso di lei, che la afferrò in segno che il patto era sancito.

Una maga, una strega e un pirata s’incamminavano così verso Zeon, mentre anche gli ultimi spiragli di luce cominciavano a spegnersi, ed il rumore delle onde che si infrangevano sulla baia diventava quasi impercettibile.

 

 

Era ormai tarda sera, ed i tre, dopo essersi rifocillati e rinfrescati, si diedero appuntamento alla taverna del Rummycot del porto: un luogo frequentato da pirati e mercanti di vario ceto, che nella pausa tra un viaggio e l’altro trascorrevano le loro serate di fronte ad un boccale di birra, a raccontare le loro vicissitudini a chiunque fosse disposto ad ascoltarli.

Una tipica locanda costruita dagli antichi avi, mattone per mattone, trave per trave; al bancone in un vaso di terracotta erano poste inutilmente delle rose appassite che un tempo dovevano essere state bianche, probabilmente per dare maggior raffinatezza al luogo. Le finestre tonde coronate di qui in là da corde, quasi a far ricordare le coperte delle navi, davano alla banchina del porto avvolta ormai dalla bruma della notte.

Nell'aria aleggiavano fumo e odori di ogni tipo, dall'odore di cibo e unto all'insopportabile esalazione di alcool che ognuno dei presenti aveva in corpo.

Il vociare degli astanti si sentiva fin dall'esterno.

La vecchia porta si aprì cigolando, e nell'aria si sparse un effimero odore di muschio bianco.

Charon entrò nella taverna, sostando qualche istante sulla soglia ed increspando le labbra in una smorfia abbassò il cappuccio del mantello color sabbia, quindi richiuse la porta dietro di se, ed incedette lentamente fra i vari tavoli con le sue movenze alquanto particolari (provocatorie e da civetta O.O).

Raggiunse il tavolo di Crexo, che seduto accanto ad una finestra fissava con aria svogliata il bicchiere di fronte a lui.

“Ecrisia? Non è venuta?” Gli chiese la maga, mentre prendeva posto sullo sgabello affianco al suo.

Il pirata senza alzare lo sguardo indicò il molo. “E’ andata alla nave; sta facendo un incantesimo...Credo.” Sollevò il bicchiere, bevendo un paio di sorsi del liquido giallastro che conteneva, poi portò lo sguardo sulla ragazza.

“Faresti bene a contenerti riguardo al modo di vestire…” Disse, osservando i presenti nella taverna. “Qui non sono abituati a vedere bellezze del genere.” Charon si guardò intorno con aria perplessa, notando che ogni brusio era improvvisamente cessato, e tutti i presenti la stavano squadrando dall'alto al basso con aria bramosa.

“Per tutte le straocette fiammeggianti...” Si sistemò meglio il mantello.

“Non c'è nulla da guardare, gente!” Fece il pirata tirandola verso di se, e portandole un braccio alle spalle. “La signorina è già impegnata.” Si udì un brusio di voci mentre i presenti osservavano il giovane con un’aria poco rassicurante, poi ognuno tornò al suo bicchiere e alle sue chiacchiere.

Crexo prese la bottiglia sul tavolo, versando da bere nel bicchiere della ragazza.

“Bevete, vi rinvigorirà.” Le intimò con un sorriso disarmante.

“Che cos'è?” Fece lei, afferrando il bicchiere tra le mani, e lasciandosi sfuggire una smorfia di disgusto a causa dell’odore emanato dalla bevanda. “E’ repellente...”

“E’ una grappa particolare, fatta con gli estratti di un'alga che si trova solo da queste parti.” Disse lui, non smettendo di sorridere.

“No, no, ne ho abbastanza di alghe per oggi...” Charon fece per allontanare il boccale riposandolo sul tavolo, ma fu fermata dalla mano del suo vicino.

“Bevi, ti aiuterà ad alleviare la stanchezza che si accumulerà lungo la strada.”

“Mph...” La ragazza bevve il contenuto del calice tutto d'un sorso.

“E’ buona!” Fece sorridendo. Poi osservò la bottiglia, la prese e se ne versò un altro bicchiere.

 

Il tempo passava, e le bottiglie si facevano numerose sul tavolo dei due.

“Dobbiamo raggiungere il tempio Mentolato, subito!!” Urlò la maga, battendo i pugni sul tavolo.

“Ci arriv...” La bocca di Crexo fu tappata dalla mano di Charon, che salì sulla sedia. “Putrash potrebbe essere ovunque!” Urlò lei, indicando tutti i presenti che la fissavano sconvolti. Con estrema velocità il pirata si alzò mettendosi la maga sulle spalle. “Scusate signori, la ragazza ha bevuto un po’ troppo... Se non vi dispiace, ora togliamo il disturbo...”

“Lasciami subito, Putrash è...” Crexo le tappò la bocca con un tappo di sughero, impedendole di finire la frase.

“Putrash??” Fece un pirata seduto al tavolo di fronte al banco.

“Non preoccupatevi, è pazza...” Disse lui avviandosi verso la porta.

“Lasciami!” Urlò Charon, che aveva sputato il tappo facendolo rimbalzare sulla testa di un povero malcapitato.

“Non è pazza, è una maga!Ci ucciderà tutti, ha detto che Putrash tornerà!! Prendeteli!!”Urlò un vecchio marinaio, che alzatosi in piedi li guardava con aria perfida. Al tuonare di quella vecchia e catarrosa voce tutti i presenti nel loco si alzarono, certi spezzarono sedie prendendone le gambe e brandendole come armi, altri presero le corde attorno alle finestre procedendo verso i due.

“Quella è una maga, attenti a non incrociare il suo sguardo..” Bisbigliò uno degli uomini.

“Vi consiglio di non avvicinarvi, o...” Crexo fece una pausa, notando che Charon stava cantando in preda all'effetto della grappa. “O questa maga... Vi lancerà una maledizione contro!”

All'unisono la banda di rozzi indietreggiò d'un passo, ognuno divenne bianco pallido in volto quando d'un tratto la porta della taverna si spalancò, e sulla soglia apparse una figura oscura. In seguito un soffio di vento spense tutte le candele nel luogo, lasciando ogni cosa nell'oscurità più profonda.Un improvviso e rimbombante tuono ruppe il silenzio, un fulmine squarciò il cielo illuminando per un istante l’interno della catapecchia, al che la figura sulla soglia avanzò facendo indietreggiare tutti i presenti.

“Ma che diavolo succede?” Chiese Ecrisia guardandosi intorno. “Ehi, voi due che ci fate qui? E questa gentaglia bavosa che vuole?”

Crexo, cercando di farsi strada nel buio, si diresse a passi svelti verso l’uscio, tenendo ancora Charon sulle spalle.

“E’ sorto un problema…”

La strega lo guardò ebetamente. “Ehm...Si, lo so, il temporale..colpa mia...mi piace l'atmosfera....comunque sia, ora la nave è protetta da un incantesimo...C'è solo qualche scimmia urlatrice nella stiva...e qualche muflone nella cabina del capitano...”

“Cosa? No, non centrano le scimmie… Qui ci vogliono uccidere!!”

“Quei babbei lì?” Indicò un punto imprecisato nel buio.

“Come diamine li vedi?”

“Ho la vista di un gatto, sono una strega io, signorino...Non una combina disastri con un cappello nero.”

“Avrei obbiettato per la seconda!” Replicò Charon che scalciava a vuoto.

“Charon, faresti meglio a stare zitta viste le tue condizioni...”

“Sono due streghe!!Prendetele!!” L'urlo del vecchio maleodorante di prima proruppe nel buio, incitando la rozza banda all’inseguimento dei tre, che, usciti dalla taverna, si ritrovarono a calpestare mattoni sconnessi misti a fanghiglia nella notte buia e tempestosa delle vie del porto.

Ecrisia si fermò per un istante, cercando di focalizzare la strada.

“Dunque, io sono venuta da quella parte... Non, forse era quella... Mh, forse dovrei seguire gli urli delle scimmie?”

Charon si portò una mano alla bocca, trattenendo una risata. “Phh…Ha detto scimmie!”

“Questa qui è andata...”

Poco distanti da loro, riecheggiavano le voci della folla che si stava pian piano avvicinando.

Crexo si voltò appena per vedere la porta del Rummycot spalancarsi, ed il brigante che capeggiava l’armata puntare un dito verso di loro, mentre con l’altra mano sfoggiava un’asta d’acciaio che doveva aver recuperato da qualche parte nella locanda.

“Direi che non sono venuti a portarci i regali di Natale.” Fece il pirata coprendosi la fronte con la mano libera. “Con questa pioggia non si vede niente…”

“..Sì, è quella la strada giusta!” Urlò Ecrisia soddisfatta, puntando l’indice al viottolo alla sua destra.

“Spero che tu abbia ragione... Lo spero per noi.” Presero così a correre nella direzione indicata dalla strega, sotto la pioggia che si riversava incessantemente sui tetti delle vecchie case che bordeggiavano la via e sul selciato davanti ai loro piedi.

Proseguirono senza sosta fino ad un incrocio, con la banda che li seguiva ad una decina di metri.

“E adesso?” Domandò Crexo, respirando affannosamente a causa del dolce peso che portava sulle spalle.

“...Di là!” Svoltarono a sinistra, continuando a correre, ormai completamente fradici fin sotto ai vestiti.

Per un istante ebbero l’impressione che le voci si stessero allontanando. E probabilmente in quell’istante era stato così, ma... non sarebbe durato a lungo.

Erano in un vicolo cieco.

“Fantastico... Il tuo senso dell’orientamento è pari a quello di un elefante, combina disastri dai capelli viola.”

Fece rivolto alla strega, che stava fissando stupita la parete che le si stagliava di fronte, come per chiedersi se fosse reale o meno.

“Ehi, non eri mica tu quello che conosceva alla perfezione tutte le strade del regno?” Replicò lei, sistemandosi il cappello che si stava afflosciando a causa della pioggia.

“E come faccio a vederci con questa pioggia??”

Charon in tutta risposta si mise a canticchiare allegramente.

“Nella vecchia fattoriaa, ia ia ohh...”

Lo “splash” prodotto dai passi pesanti sul pavimento bagnato si faceva sempre più forte, ed il rimbombare delle voci sempre più vicino.

“Che facciamo adesso? Noi siamo soltanto in tre, mentre loro saranno si e no una trentina!”

“Con chi credi di parlare, ragazzino? Io sono una strega! Posso liberarmi di tutti quegli straccioni lì in un dondolio di straocetta!”

“Strao..cosa?”

“Siete nostri...” Fece una voce roca alle loro spalle. I due si voltarono, mentre venivano accerchiati dal mucchio.

“Dovrete passare sul mio cappello!” Rinfacciò loro Ecrisia, sfoderando la bacchetta.

Crexo mise a terra Charon, infagottata nel lungo mantello che le arrivava fino ai piedi.

“Ora stai qui buona mentre ci occupiamo di questi rompiscatole, ok?”

Lei annuì. “Oookei...”

Poi il pirata si scostò il mantello, ed estrasse qualcosa dalla cinta. Un coltello lungo poco più di una spanna, ma ben affilato. Piccolo ma efficace.

Alcuni uomini avanzarono a passi incerti verso di loro, o meglio, verso di lui, il quale sembrava tenere in mano l’arma meno pericolosa.

“Prendeteli.” Era la voce del vecchio che capeggiava la banda, che si faceva strada tra i suoi uomini per assistere alla scena.

“Accomodatevi pure...” Li incitò il pirata, e loro fecero come ordinato.

Ecrisia gli si piazzò davanti, battendolo sul tempo. Crexo fece un passo avanti, ma lei girò il capo di lato facendo un debole cenno che stava a significare che aveva la situazione sotto controllo.

“Ah-ha...” Fece muovendo contemporaneamente la testa e la bacchetta a destra e a sinistra in segno di dissenso. “Da qui non si passa...”

“Togliti di mezzo, donna!” Urlò uno degli uomini. La sua voce riecheggiò sorda nel vicolo, disturbata solamente dal rumore della pioggia.

La strega fece ruotare lievemente la bacchetta davanti a sé.

Il brigante non fece in tempo a fare un altro passo che si ritrovò a mezz’aria. Emise un grido strozzato, mentre Ecrisia faceva un passo in avanti e lui veniva scaraventato all’indietro addosso ai suoi compagni, facendone cadere buona parte a terra.

“Strega...!” Mugugnò qualcuno da dietro. Un’altra decina di uomini sfoderò le armi e si fece avanti.

“Chi è il prossimo?” Ecrisia armeggiò nuovamente con la bacchetta. Qualcuno dei briganti si bloccò, spaventato. “Ora vi trasformo tutti in capre...”

La piccola asticina di legno emise qualcosa di molto simile a una scintilla. La strega la guardò, poi la scosse violentemente.

“Eh no, non puoi abbandonarmi proprio adesso...!” Protestò, non badando al brigante armato di ascia che le si stava pericolosamente avvicinando.

“Muori...!!” Gridò lui, fiondandosi sulla strega. Crexo intercettò il colpo, bloccandogli il braccio.

“Che succede?” Fece, voltandosi verso Ecrisia che continuava ad agitare la bacchetta su e giù.

“Piccolo inconveniente...Succede quando uso troppo la magia in una giornata...E quell’incantesimo che ho fatto alla nave, beh, quello mi ha portato via un sacco di energie... Ma non fa niente, ho altre risorse!”

“Sarebbero?” Chiese il pirata, non distogliendo l’attenzione dagli uomini che tentavano di farlo fuori.

Ecrisia frugò nelle tasche del vestito nero, schivando una sediata lanciatagli da un ometto basso e paffuto, e ne estrasse una boccetta contenente uno strano liquido viola. A vederla da vicino, sembrava la boccetta di un profumo.

“Vuoi tentare di ammaliarli con un profumo ai frutti di bosco??”

“Sta a vedere...” La strega sollevò il tappo della boccetta e vi soffiò sopra, lasciando che il suo contenuto si disperdesse nell’aria. Si formò una sottile nuvola di fumo violaceo, e gli uomini che li circondavano caddero a terra, privi di sensi.

“Che roba è?” Domando Crexo, scostandosi dal brigante che poco prima lo attaccava, ed ora stava stramazzando al suolo.

“Pozione soporifera.” Rispose la strega sfoggiando un sorriso.

Lo scroscio della pioggia si espandeva regolarmente lungo le mura del viottolo, sempre più assordante.

“Mi sono stancato dei vostri giochetti...” La voce roca del vecchio pirata si levò da in mezzo al gruppo. Alcuni scagnozzi si spostarono per lasciarlo passare. “Uccideteli!”

Ordinò agli uomini rimasti, compresi quelli che si erano rialzati, riportandoli comunque sulla ventina, un numero di gran lunga superiore ai due.

In più, ora non avevano un granché di armi con cui contrattaccare, il che li rendeva doppiamente svantaggiati.

“Forza...” Sibilò Crexo mentre il mucchio gli veniva incontro come fosse una cosa sola.

La pioggia si faceva sempre più violenta, ed i lampi provocati dal temporale illuminavano ad intermittenza i vicoli del porto.

Un fulmine squarciò il cielo color pece disperdendosi nella pioggia.

Passi.

La mandria arrestò momentaneamente la sua corsa.

Qualcosa alle spalle del pirata aveva attirato la loro attenzione. Qualcosa che, almeno temporaneamente, li aveva fermati.

“Mi avete stancato...”

Crexo si voltò, al suono di quella voce così fredda e familiare.

Un paio di occhi verdi balenò nell’ombra del cappuccio di un lungo mantello color sabbia.

Gli ci volle qualche istante per realizzare... Con la scusa della battaglia, se n’era quasi dimenticato.

La ragazza che poco prima giaceva addormentata accanto al muro del viottolo, ora stava in piedi di fronte a lui, e con un aria tutt’altro che di ben svegliata.

Charon gli lanciò un’occhiata gelida mentre gli passava di fianco, avanzando poi qualche altro passo verso la banda che la fissava attonita.

Ecrisia rivolse ai malcapitati un sorrisetto divertito.

“Non dovevate farla svegliare!”

Quando la maga si fermò di nuovo a pochi metri da loro, il muro che bloccava il vicolo sprofondò rovinosamente nel terreno sottostante, provocando una lieve scossa.

Uno strato di polvere e macerie si levò nell’aria.

Quando si disperse, di fronte a loro non rimaneva che un muretto di mezzo metro, facilmente scavalcabile.

E ciò significava...

“Via libera!” Fece Ecrisia saltellando.

“Ho idea che non sia ancora finita...” Crexo non si era mosso di un millimetro, a differenza del vecchio pirata che si stava facendo strada lungo i suoi scagnozzi imbambolati, dirigendosi verso i tre con fare minaccioso.

Al suo passaggio, alcuni uomini si rianimarono, o almeno, si spostarono del tanto necessario a non essere scaraventati faccia a terra dal loro capo.

“Muovetevi, razza di idioti!!” Grugnì alquanto disgustato, mentre si faceva spazio a forza di spintoni.

Si avvicinò lentamente a Charon, fermandolesi di fronte. Raccolse poi il catarro e sputò di gran forza sul terreno già ricolmo d’acqua.

“Ora te la vedrai con me, bambolina...”

“Con piacere.” Rispose lei, atona.

Poi si voltò verso i suoi compagni, tornando ad un espressione vagamente più umana.

“Quando sentite il tuono, salite sul muretto.”

I due si guardarono stupiti, cercando di cogliere il senso della frase.

“Ok...”

“Stai vaneggiando, ragazzina?!” Ululò il pirata, brandendo la fedele ascia e scagliandosi contro l’interessata con tutta la rabbia che aveva in corpo.

L’acqua piovana che ricopriva il selciato ondeggiò lievemente.

Gli astanti guardarono preoccupati il liquido sotto i loro piedi allontanarsi per formare una colonna d’acqua attorno al vecchio, impossibilitandolo a proseguire oltre.

“Che diavolo succede?!” Sbraitò sbigottito e infuriato allo stesso tempo. “E voi cosa fate lì impalati, uccidetela!!”

Agli ordini del boss gli uomini si rimisero in sesto, ed afferrando saldamente le proprie armi avanzarono in direzione della maga. Il rumore di ferri che battevano si fece luogo tra lo scroscio della pioggia.

Poi lo sentirono.

Un altro tuono, esattamente come aveva previsto Charon.

“Pronta?” Fece Crexo tendendo la mano a Ecrisia, che si sistemò per bene il cappello a punta, prima di afferrarla. La strega si voltò ad osservare un’ultima volta la situazione, prima di fare ciò che le aveva detto l’amica.

“Spero che tu sappia quello che stai facendo, Chary!” Gridò mentre si alzava il vestito, in procinto di salire sul muretto.

“Lo so...” Sussurrò lei, mentre attorno le balenava una luce di color giallo intenso.

“Il fulmine...” Borbottò uno degli uomini con lo sguardo rivolto al cielo.

“Sta cambiando direzione!”

 

“Co..che diamine…” Il vecchio non ebbe il tempo di ponderare la frase, che un abbacinante raggio di luce gli si proiettò davanti e riempì il vicolo.

Ecrisia si coprì gli occhi con un braccio. Nonostante in quel momento non vedesse a pochi metri da lei, sentiva distintamente le urla dei banditi.

Urla strazianti.

Quando la sua visuale fu di nuovo libera, poté vedere la banda di pirati stramazzare unimamente al suolo.

Qualche scintilla lampeggiava ancora qua e là sul lenzuolo d’acqua.

“Complimenti bambolina!” Urlò Crexo levando un pugno al cielo. “Ottima idea!Con tutta quest’acqua devono aver preso proprio una bella scossa!”

“Li hai stesi!” Fece la strega battendo il 5 al compagno.

Charon non ebbe la minima reazione. Continuò a fissare il vecchio capo della banda, mentre raccoglieva le sue poche forze per alzarsi in piedi.

“Mostri!” Fece, ricambiandola con uno sguardo colmo d’ira, e guardando poi i due compagni dietro di lei.

“Questa volta vi è andata bene... Ma la prossima volta non ci saranno né stupidi profumi né tuoni, o qualunque altra insulsa stregoneria!! Vedrete solo sangue... il vostro.”

“Se lo dici tu...” Ridacchiò di tutta risposta Crexo, mentre scendeva dal muretto avvicinandosi alla ragazza.

“Raduna la tua marmaglia di dilettanti e vattene, prima che cambiamo idea...” Fece Ecrisia sventolando la fedele bacchetta, che lanciò un paio di scintille, segno che aveva ripreso a funzionare.

Ormai, al vecchio non rimaneva altro che accettare il suo consiglio.

 

“Sono...stanca..” Bisbigliò Charon. E lo era davvero. Le gambe non la reggevano più in piedi.

Ecrisia e Crexo la tennero per le braccia, evitando che cadesse a terra.

In quel momento, il gruppo era già lontano.

“Ehi, tutto ok, piccola?” Domandò il pirata, dopo averli visti sparire definitivamente dietro l’angolo.

“Buona..notte...” Fece lei, prima di crollargli addormentata tra le braccia.

“Sarà meglio lasciarla dormire per un po’...” Disse Ecrisia, tranquillizzando il compagno visibilmente preoccupato. Poi continuò, sorridendo. “Ancora disponibile a scortarci fino al tempio?”

“Ovviamente, cherie.” Detto ciò si mise Charon in spalla.

“Allora che aspettiamo? Forza, la notte è giovane!”

Così, s’incamminarono lungo il viottolo semidistrutto, verso una strada che, almeno stavolta... Si sperava fosse quella giusta.

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti!Eccoci con la nostra prima storia seria!OòO In questo primo capitolo forse non si è capito un granchè della trama, ma serviva più che altro come presentazione dei personaggi principali…^-^

All’inizio avevamo progettato di inserire un prologo, ma siccome un prologo decente è difficile da scrivere, abbiamo deciso di narrare le vicende antecedenti a questo viaggio, e il suo scopo, nel secondo capitolo, all’arrivo al Tempio. Ah, due piccole note:

- La frasetta nel commento sono le ultime due strofe di una filastrocca che sarà fondamentale nel corso della fic. ._.

- Crexo si pronuncia Creso, e Charon non si legge “Sharon” ma bensì con la ch.XD Questo perché tutti quelli che hanno letto finora hanno cannato le pronunce. x°

Bon, non so che altro dire... Spero che questo capitoletto (mica tanto etto ._.) vi sia piaciuto!Vi saremmo molto grate se lasciaste qualche recensioncina!*ò* Gracias! *Le autrici*

 

 

  
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