Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Ninox    25/08/2014    1 recensioni
La storia partecipa al contest "Per favore, qualcuno salvi Petunia Evans!" indetto da Liberty_Fede sul forum di Efp.
Tratto dal testo...
In mente aveva solo un nome, Jack.
Jack era un bambino gentile, solare e simpatico.
Petunia e Jack giocavano sempre insieme, erano inseparabili, fino alla morte di quest'ultimo. [...] 'Perché sei partito senza di me, Jack ?
Non avevi detto che insieme saremmo stati grandi viaggiatori ?
Perché non hai a mantenuto la promessa ?
Perché mia lasciato da sola ?
Perché non ci possiamo sposare più ?
Presto saprò che mi sveglierò da questo sogno, e piango, perché so che non sto dormendo
Mi manchi.
- Petunia'
Genere: Demenziale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Nuovo personaggio, Petunia Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nickname forum/efp : Noemi_Weasley_Baston, Forum. Little_Black_Moon (richiesta per il cambio in Ninox ), Efp
Pacchetto : Sciacallo 
Personaggi : Nuovo personaggio, Petunia Dursley, Lily Evans 
Rating : Verde 
Generi : Drammatico, Malinconico, Slice of life
Contesto : Altro contesto

Era partito all'improvviso, lasciando a tutti il ricordo del suo splendido sorriso.


“Presto saprò che mi sveglierò da questo sogno
non provare a ripararmi, 
non sono rotta 
Ciao, sono la bugia che vive per te così che tu possa nasconderti.
Non piangere
Improvvisamente so che non sto dormendo”
- Hello , Evanescence. 

«Petunia! Petunia! Guarda!» una bambina dai capelli rossi saltellava euforica chiamando la sorella, che in quel momento se ne stava seduta sul prato assorta nei suoi pensieri.
«Cosa c'è, Lily ?» chiese una bambina magra ed alta dai capelli scuri, Petunia Evans. 
«Ho fatto una magia!» esclamò Lily Evans, mostrando alla sorella Petunia il piccolo fiore che teneva nella piccola mano sinistra color bianco a latte. 
«M-magia ?! Non scherzare Lily!» disse Petunia, non spiegandosi perché sentisse uno strano dolore al petto. 
«Ti dico che è vero! Guarda!» disse Lily, poi chiuse a pugno la mano destra. Quando la riaprì, essa conteneva un fiore uguale a quello che c'era nell'altra mano.
Petunia indietreggiò terrorizzata. 
«Sei un mostro!» urlò, prima di voltarsi e correre il più veloce possibile.
Ormai senza fiato, Petunia si sedette sull'erba, rannicchiandosi contro il tronco di un albero.
Gli occhi sgranati fissavano un punto impreciso nel vuoto, mentre il respiro era affannoso ed accelerato.
Gocce di sudore freddo imperlavano il viso della bambina, mentre il cuore le faceva male. Quello che sentiva Petunia Evans era dolore. Il dolore per una perdita che le aveva segnato l'infanzia, se non la vita.
In mente aveva solo un nome, Jack.
Jack era un bambino gentile, solare e simpatico. 
Petunia e Jack giocavano sempre insieme, erano inseparabili, fino alla morte di quest'ultimo. 
«Un brutto incidente » avevano detto i genitori, in lacrime distrutti dal dolore.
«No! Non è vero!» aveva urlato la piccola Petunia in lacrime, per poi correre via.  
Da quel giorno quel grande albero era diventato il rifugio della bambina.

«Cosa vuoi fare da grande, Jack ?» aveva chiesto una volta la bambina al suo migliore amico. 
«Partirò e volerò, guidando un aereo, e farò taanti viaggi» rispose fiero il bambino - allungando la 'a' di tanti -, per poi imitare un aeroplano in volo.
Le braccia erano aperte a simulare le ali, mentre Jack correva sul prato.
 

I due avevano soltanto sei anni quando ciò accadde, ma Petunia lo ricordava come se fosse successo il giorno prima. 
L'unico viaggio che però fece Jack, fu quello che, volando, lo portò in paradiso. 

«Staremo sempre insieme, vero Jack ?» chiese una Petunia di cinque anni, mentre si dondolava sull'altelena.
«Ma certo! E un giorno ci sposeremo!» rispose il bambino con convinzione. 
«Davvero? » chiese Petunia , e Jack annuì. 
Petunia sorrise, continuando a giocare sull'altalena.


Jack, però, l'aveva lasciata sola.
Con chi si sarebbe sposata Petunia ?
Non dovevano restare sempre insieme ?
Era partito all'improvviso, lasciando a tutti il ricordo del suo splendido sorriso. 
Però, a Petunia sembrava che qualcosa non quadrasse.
Sentiva che Jack non era morto cadendo dalla casetta sull'albero, nel giardino dei nonni.
A Petunia sembrava che fosse stata presente quando la morte di Jack avvenne.
Era una stupidaggine, si ripeteva, perchè lei quel giorno era a casa sua. Invece, aveva ragione, soltanto che lei non lo ricordava.

Petunia saltellava felice e spensierata, diretta a casa del suo amico del cuore.
Il sorriso radioso sembrava brillare di luce propria. 
Jack era appena tornato da una lunga vacanza, e Petunia era felicissima all'idea di rivedere l'amico.
Canticchiava felice un motivetto inventato sul momento.
Petunia scorse l'amico da lontano, poco prima di girare l'angolo.
«Jack!» urlò felice la bambina cominciando a correre.
Il ragazzo, però, non rispondette, perchè una luce verde lo colpì dritto al petto.
L'uomo davanti a lui si mise il rametto di legno - o questo parve che fosse alla bambina -, che poco prima aveva emanato la luce verde che colpì il piccolo Jack, nella tasca destra della sua lunga toga viola scuro.
I ricami neri donavano alla toga un aspetto più tetro, che emanava una strana sensazione di disagio soltanto a guardarla.
Il proprietario dell'indumento non era da meno.
I capelli erano scuri e lunghi fino alle spalle, ed andavano ad incorniciare il viso pallido dell'uomo, su cui spiccavano due grandi occhi azzurro ghiaccio. 
Anche gli occhi incutevano timore : erano inespressivi, glaciali, distaccati ed indifferenti.
«Jack!» urlò Petunia, quella volta preoccupata, vedendo l'amico cadere rovinasamente sul prato. 
Gli occhi erano spalancati e vitrei, e sul viso era impressa un'espressione di puro terrore.
Petunia corse, fino ad arrivare al corpo inerme dell'amico.
Si inginocchiò, con una mano sulla bocca spalancata.
Le ginocchia della bambina si sbucciarono, per colpa delle mattonelle in pietra del piccolo sentiero che portava alla porta della casa dei Matthews.  
«Oblivion » fu l'unica cosa che sentì la piccola Petunia, prima che tutto diventasse nero.
Sentì appena l'urlo straziato della signora Matthews alla vista del corpo senza vita del suo bambino.


Dell'accaduto, però, Petunia non ricordò nulla.
La bambina sentiva come se il suo cuore fosse un piccolo animale che gli sciacalli stavano divorando. Lacerato e masticato.
Avrebbe voluto "partire" con il suo caro amico.
Magari, nel posto in cui si trovava, Jack poteva compiere tutti i viaggi che volesse, e che aveva sempre desiderato compiere. Magari, invece che volare su un aereo, lo faceva usando delle candide e morbide ali dalle piume bianche.
Le sarebbe piaciuto viaggiare con lui.

«Posso venire anche io ?» chiese Petunia mentre Jack correva sul prato.
«Ma certo! Insieme saremo dei super viaggiatori! » esclamò felice il bambino.
Petunia sorrise, e poi anche lei aprì le braccia, imitando le ali di un aereo.
I due bambini ridevano mentre volavano grazie alla loro fantasia di bambini, più colorata e ampia di quella di un adulto. 


Il bianco era un pò come il colore che rappresentava Jack :
Bianco come il suo l'animo, come l'amicizia che lo legava a Petunia, o come i denti che il bambino scopriva sorridendo. 

«Petunia!Aiuto! » aveva urlato Jack, mentre era sulla collina dietro casa Evans.
I due bambini di sei anni stavano giocando a nascondino, quando Jack interruppe il gioco.
Petunia uscì dal suo nascondiglio correndo verso l'amico.
«Cosa c'è ? Mi hai fatto prendere uno spavento!» disse la bambina mentre riprendeva fiato.
«Guarda!» disse il bambino per poi scoprire i denti.
Jack indicò la "finestra" che aveva lasciato l'incisivo appena caduto. 
«Ora diventerò senza denti come il nonno » piagniucolò il piccolo Jack.
Petunia rise, e Jack mise il broncio incrociando le braccia al petto. 
«Non c'è niente da ridere » disse voltando la testa verso sinistra, non guardando più l'amica. 
«Ma poi ti ricrescerà, me lo ha detto la mia mamma » disse Petunia con voce fiera, dato che la sua mamma sapeva tante cose.
«Davvero ?» chiese Jack con voce speranzosa.
Petunia annuì. 
«Te lo giuro » rispose la piccola con voce sicura e rassicurante.


Petunia sorrise con nostalgia al ricordo delle giornate passate con Jack.
Le mancava terribilmente, ma forse era giusto che andasse così. 
La bambina si chiese come mai la parola magia le facesse quello strano effetto, terrorizzandola e facendola stare male.
Forse aveva esagerato a dare del mostro a Lily, dopotutto la sorella non aveva fatto nulla di male, pensò Petunia. Eppure, per quanto provasse ad auto-convincersi, non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che la magia non fosse nulla di buono.
Petunia si alzò, vedendo che il sole stava tramontando.
La bambina ammirò le sfumature rosse ed arancioni che aveva acquisito il cielo.
Quei colori le ricordavano Jack, che una volta le aveva detto che il "color tramonto" fosse il suo preferito.
 
Un bambino ed una bambina sedevano vicini sul prato verde di primavera.
Vari fiorellini di tanti colori diversi spuntavano qua e là in mezzo all'erba verde. 
I due bambini ammiravano meravigliati il sole tramontare, mentre il cielo azzurro scuro assumeva sfumature rosse ed arancioni.
«Guarda Petunia, non piacciono anche a te ?» chiese Jack indicando con il dito i colori del tramonto. 
«Si, sono bellissimi » disse Petunia, ammirando quei colori che tanto le piacevano.
«Io li chiamo "color tramonto" » disse Jack , e Petunia si voltò verso di lui.
«Color tramonto... » disse Petunia con tono pensieroso «Si , mi piace! » affermò sorridendo
.

Petunia scosse la testa, sentendo che il ricordo di Jack le faceva ancora troppo male.
Si voltò per poi cominciare a camminare verso la propria casa, lasciandosi dietro il sole che tramontava.
Aprì la porta d'ingresso, e andò direttamente in camera sua.
Si andò a coricare nel proprio letto, con l'intento di non alzarsi. Rifiutò persino di cenare, anche se in tavola c'era il suo piatto preferito. 
Qualche giorno dopo, a casa Evans, non si parlava d'altro che della lettera che era arrivata a Lily da parte della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 
Petunia, ogni volta che l'argomento 'Magia' venisse anche soltanto sfiorato, abbandonava la stanza in cui avveniva la discussione, con il solito straziante dolore all'altezza del petto. 
Era triste, e molto, ma sapeva che il ricordo di quel bambino tanto speciale le sarebbe rimasto sempre nel cuore. 
Un giorno, Petunia scrisse una piccola lettera indirizzata a Jack, che poi depositò sulla lapide dell'amico. Le sfuggì qualche lacrima, quando lo fece.
Vedere il nome di Jack su quel pezzo di pietra la faceva stare male. Qualsiasi cosa che riguardasse, o le facesse ricordare l'amico, la faceva stare male.

'Perché sei partito senza di me, Jack ?
Non avevi detto che insieme saremmo stati grandi viaggiatori ? 
Perché non hai a mantenuto la promessa ?
Perché mia lasciato da sola ?
Perché non ci possiamo sposare più ?
Presto saprò che mi sveglierò da questo sogno, e piango, perché so che non sto dormendo
Mi manchi.
- Petunia'


Questo era il contenuto della lettera che Petunia lasciò sulla lapide di Jack. E per quanto vento potesse esserci, il piccolo foglio di carta non volò mai via.

“Essere stati amati tanto profondamente ci protegge per sempre, anche quando la persona che ci ha amato non c'è più. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
- Albus Silente.
 








   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ninox